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Lo sciopero è finito - Cagliari, la "AleJet" riprende i voli

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Il mare, che gran medico. Il migliore, forse. Non c'è depressione che non possa essere lenita da uno sguardo lanciato all'orizzonte azzurro e placido del mare in certe giornate di fine primavera, quando il caldo fa solo bene e non è un fastidio, e quando la serenità torna da sé, a rendere migliore la vita e le cose che si fanno. «Fabbricare fabbricare fabbricare, preferisco il rumore del mare». È Alessandro Petacchi a parlare, anche se pare si tratti di una versione apocrifa delle sue dichiarazioni di oggi.
Che l'abbia detto o no, che l'abbia pensato o meno, il senso di questo 14 maggio è tutto lì: un uomo che 24 ore prima si sentiva praticamente sperso al cospetto di un destino (quello del vincente) scritto per lui da altri, e in cui non si ritrovava più a suo agio; e che 24 ore dopo riconosce invece il se stesso che fu, quello che quando partiva non lo vedevano più in faccia, la nuca più famosa del West, ma anche degli altri 3 punti cardinali.
Alessandro Petacchi, mister de profundis, è risorto. Sul lungomare di Cagliari, dopo che la carovana rosa ha costeggiato alcuni dei più bei litorali della Sardegna, Petacchi ha improvvisamente rivisto la luce. Un po' come quando dimentichi il codice del bancomat, ci pensi e ci ripensi e continui a sbagliare l'ordine delle cifre; e poi quando smetti di stare fissato su quel numero, ecco che il numero torna in mente, come per magia, e come la più naturale delle cose.
AleJet a Bosa aveva sputato il rospo: «È Petacchi che non c'è». Che sia stata quell'ammissione piena di dignità e di amarezza, urlata anche se detta con un filo di voce, a liberarlo di tutte le tensioni? Non è da escludere.
Perché non poteva che essere mentale il problema di un corridore che un giorno parte in quarta e arriva con la retromarcia; e che il giorno dopo, invece, si mette in testa e si fa quasi 300 metri di volata senza cedere un metro a quelli che vengono da dietro. Esattamente quello che, a Cagliari, nella terza tappa del Giro, è avvenuto dopo 181 chilometri a dir poco entusiasmanti.
La volata, vissuta testa a testa con Förster, tedesco che ha provato a rinviare ancora le lacrime, rabbiose, copiose, nervose e liberatorie di Petacchi dopo il traguardo, e conclusasi con Richeze ottimo terzo e McEwen solo quarto, è venuta dopo una giornata in cui ci eravamo riempiti gli occhi dell'atletismo sfrontato di due giovani di 22 e 24 anni. Mikhail Ignatiev e Giovanni Visconti, partiti con altri tre (Aggiano, Pichot e Buffaz) e che per poco, in due, non riuscivano a far saltare il banco, quando nel finale gli ex compagni di fuga avevano gettato la spugna, e il vento per un attimo si era rivoltato contro le speranze degli attaccanti: e infatti ha avuto ragione lui, respingendo i sogni di gloria dei ragazzi, che sono stati ripresi ai 4 km: che peccato, che spreco, ma anche che gioia vedere che ci si prova, che non ci si arrende all'idea di un epilogo ineluttabile; che gioia la gioventù, davvero.
E il resto è il terzo atto della sfida tra Di Luca e Gasparotto, con quest'ultimo che si è piazzato meglio e ha ristrappato la maglia rosa al suo capitano (tanto la perderà mercoledì). Il resto è Petacchi che oltre al successo si prende pure la maglia ciclamino, togliendola dalle spalle di Magic; il resto è un trasferimento sulla terraferma che implicherà, domani, un giorno di riposo.
E il resto è la notizia che il Coni ha chiesto la sospensione per Basso e Scarponi, richiesta su cui si esprimerà la Federciclo, mentre in Spagna si aggrava la posizione di Valverde in relazione a Operación Puerto. Come si fa a non preferire il rumore del mare?

Marco Grassi    



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