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Dall'agguato esce Garzelli - Di Luca perde da Gibo e Mazzoleni

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Una certezza di questo Giro è che non esistono tappe interlocutorie. Possono esserlo quelle da velocisti, che diventano interessanti e regalano spunti di discussione soltanto negli ultimi 3 km, tra lotte per la posizione, treni, sprint, eventuali sorpassi e frequenti cadute. Però se in una tappa c'è un Gpm, anche se lontano, anche se lontanissimo dal traguardo, allora il Giro 2007, non sa star fermo, per la gioia di chi guarda la Corsa Rosa, da casa e dal vivo.
Capita che questa tappa sia segnata sul calendario di tanti corridori, specialmente di quelli fuori classifica, che vedono nel Passo di San Marco e sulla salita La Trinità di Dossena, senza dimenticare l'ultimo dentello di Bergamo Alta, i trampolini ideali per spiccare il volo verso il successo parziale, lì sulle strade che qualche anno fa, prima del ritorno sul lungolago di Como, testimoniavano i vincitori del Giro di Lombardia.
E allora s'inizia a danzare da subito, e i calibri grossi sparano sin dalle prime battute le loro cartucce migliori: ci prova Nocentini, senza fortuna; poi si forma un drappello con Bettini, Caucchioli, Rasmussen, ed anche Piepoli e Sella, e difatti non vanno lontano. Appena ripresi i due di classifica, ancora Bettini, Caucchioli e Rasmussen, stavolta con Rubiera, Parra, Szmyd, Baliani, Pinotti, Arvesen, Mayo e Losada. È il km 91, all'arrivo ne mancano un centinaio, e la fuga è ben assortita. Perfetto, si può andare.
Dietro nessuno ha grande interesse nel tirare forte. Alla Liquigas va benissimo il drappello che s'è formato, alla Lampre anche, in fondo, visto che c'è Szmyd che potrà servire qualche km più avanti. Un po' meno bene alla Saunier Duval, forse, che inizia a veder scorrere i giorni che separano il gruppo da Milano e non può permettersi di lasciare il solo basco davanti (che, lo ripetiamo, sarebbe stato utilissimo invece verso Fiorano Modenese), anche solo in una tappa mista come quella di oggi.
Il gruppo Maglia rosa viene trainato dall'Acqua&Sapone di Garzelli, ex compagno di Danilo Di Luca alla Liquigas, diretta in ammiraglia da Palmiro Masciarelli, correggionale del killer di Spoltore. Viene in mente ad una sorta di alleanza: "Noi vi aiutiamo oggi, voi ci aiuterete più in là, magari per una tappa", e invece è lo stesso Garzelli a farci accantonare il libro di Machiavelli che avevamo rispolverato dallo scaffale vicino la finestra, con uno scatto a dir la verità un po' telefonato, ma che ci dà l'assoluta certezza che oggi non si andrà a spasso verso Bergamo. Anche perché alle calcagna del varesino si portano i vari Schleck, Simoni, mentre la Liquigas e la Lampre rimangono abbastanza unite accanto ai loro capitani. Non succede nulla di trascendentale, insomma, sul Passo di san Marco, ma si scaldano i motori, si tirano tanti colli, si manda fuori giri qualcuno, si costringe Di Luca e la Liquigas a spendere energie, soprattutto mentali, perché se è vero che Danilo si è dimostrato, finora, almeno il "padroncino" del Giro, è anche vero che le distanze con gli altri contendenti non sono incolmabili e la squadra verdeblu di Zanatta sta iniziando a patire la stanchezza di quei primi giorni in Maglia rosa, che forse sarebbe stato veramente ottimo evitare.
Parra, da davanti, prova l'azione in solitaria stile-Dolomiti 2005, ma il colombiano non è più quello di allora ed è costretto ad aspettare gli altri. La sua azione fa perdere un po' di terreno a qualche corridore, Bettini e Mayo su tutti, che comunque rientrano in discesa, poco dopo lo scollinamento del Gpm.

Galeotta è la discesa, quindi. Perché il gruppo dei migliori, che nel frattempo non ha mai fatto guadagnare vagonate di minuti ai battistrada, s'era riportato a circa un minuto.
In una discesa così lunga ce lo si aspetta, un attacco di Savoldelli, a maggior ragione dopo la caduta di Pinerolo che l'ha fatto uscire di classifica il giorno successivo nello sconfinamento in Francia, a Briançon. Quello che non ci si aspetta, probabilmente, è l'attacco sincronizzato Acqua&Sapone-Astana, con Codol che s'avvantaggia già lungo gli ultimi metri di salita ed inizia di gran carriera la discesa in prima posizione. Di Luca ripropone la tattica della mantellina poco prima dello scollinamento, ma stavolta sono gli altri a mettere in mezzo lui, e non viceversa.
Codol si guarda indietro poche volte, l'attacco è stato studiato alla perfezione. Savoldelli s'affianca a Mazzoleni, gli dice che sta per forzare, e il buon Eddy gli si incolla, coraggiosamente, alla ruota. Il Falco di Rovetta raggiunge e stacca Codol, e nella foga si porta appresso anche il suo ormai capitano Mazzoleni ed un abilissimo Franco Pellizotti, che non sarà Di Luca, ma qualche castagna dal fuoco alla Liquigas la toglie, almeno per ora.
Codol non molla, perché l'attacco era stato pianificato davvero bene, ed anche se Savoldelli va troppo forte, Garzelli è comunque lì attaccato, e c'è anche Gilberto Simoni. Azioni che più interessanti non possono essere, se è vero che Di Luca non c'è (ma ha Pellizotti davanti) e Cunego, così come tutta la Lampre, è rimasta al palo.
I fuggitivi sono ormai nel mirino di Savoldelli, Mazzoleni e Pellizotti, che a loro volta hanno alle calcagna il trio composto da Codol, Garzelli e Simoni. I sei dietro si uniscono al km 136, mentre qualche km prima una bruttissima caduta aveva tolto dai giochi Bellotti (bici spezzata a metà, impatto contro un muretto che speriamo non abbia lasciato conseguenze gravi) ed Arekeev, già Maglia bianca di questo Giro.
Pellizotti non muove un muscolo, ovviamente, e si accontenta di stare a ruota; da dietro la Lampre si organizza, e manda subito Tiralongo a collaborare con Noè, Nibali e Miholjevic. Il distacco c'è, ed anche se oscilla tra i cinquanta secondi e il minuto e dieci, quindi niente di irrimediabile, rimane l'agitazione. Anche se Di Luca è sembrato sempre tranquillo a ruota dei suoi gregari, così come Cunego non ha dato segni di particolare ansia, vista la folta presenza di compagni al suo fianco.
Algeri ferma Mayo, che si fa sfilare fino al gruppetto degli inseguitori e si mette subito a dare cambi regolari a Savoldelli e Codol, gli uomini dedicati al lavoro fino ai piedi della Trinità, nell'abitato di Dossena. Sembrano correre tutti bene: la Saunier, che ha Mayo e Simoni, l'Astana, che ha Mazzoleni e Savoldelli, e l'Acqua&Sapone, che ha Garzelli e Codol. E anche la Liquigas, in fondo, perché Pellizotti lì davanti può dar fastidio e può far perdere secondi, rompendo i cambi e fungendo da spaventapasseri tattico.
Chi manca completamente è la Lampre, che non riesce a piazzare nessuno alle ruote dei migliori in discesa, mossa che sarebbe stata importante. Se non Cunego (ma perché no?), uno tra vila e Bruseghin doveva essere impiegato in quel ruolo. Ipotizziamo Vila, visto che Bruseghin curava maggiormente la ruota di Di Luca; ma chissà quali erano le direttive in casa Lampre, e chissà perché lo spagnolo non è stato sfruttato (ma magari s'è fatto sorprendere lui stesso, senza - in quel momento - particolari colpe dei ds) come diversivo. È in classifica, e presumibilmente con lui davanti neanche la Saunier avrebbe avuto tutta questa grande smania di collaborare per la buona riuscita del tentativo di sortita.
Invece l'unica illuminazione tattica della giornata Lampre è quella di fermare Szmyd in salita, una volta che i contrattaccanti hanno ripreso i fuggitivi della prima ora e ne hanno staccato anche qualcuno (davanti rimangono solo Bettini, Parra e Baliani), e riportarlo nel gruppetto di Cunego. Mayo e Codol, dalla testa della corsa, terminano il loro lavoro e proseguono del proprio passo, mentre dietro è lo stesso Szmyd a tirare per il ricongiungimento.
La Liquigas perde i pezzi: Noè è già andato, Nibali e Miholjevic pure, e Wegelius ha ormai terminato le energie dopo 7 km di salita ad alternarsi con Tiralongo e Szmyd. Zanatta e Di Luca decidono di fermare Pellizotti a 2 km dal Gpm, e il biondo friulano non ha proprio l'espressione di uno contento della scelta della squadra, ma sicuramente non si può lasciare sola la Maglia rosa. In casa Lampre, intanto, nessuno esce dal torpore generale. Nessuno, una volta isolato Di Luca, prova un, anche timido, allungo. Doveva provare Bruseghin, a quel punto. Se Di Luca avesse seguito, contropiede di Cunego; se Di Luca avesse lasciato fare, tanto meglio per il campione italiano a cronometro.
Pellizotti imita Szmyd e, subito dopo essere riassorbito, si piazza in testa a tirare. Allo scollinamento, il vantaggio dei battistrada è ancora stabile sul minuto, ma davanti c'è Savoldelli e la discesa è lì che lo aspetta. Discesa che aspetta anche Petrov, che scivola e si porta in terra Schleck: entrambi ripartono subito, ma che spavanto per il giovane campioncino lussemburghese.
Patxi Vila fora, Pozzovivo patisce la velocità in discesa, ma rientreranno, insieme a Schleck e Petrov, sul gruppo di testa. Il vantaggio è sempre sul minuto. Davanti Savoldelli, Simoni e Garzelli hanno fatto andatura regolare in salita e si danno i cambi anche in discesa, anche se, magari per non rischiare troppo, il loro vantaggio cala di qualche secondo nella picchiata verso Bergamo.
A 5 km dall'arrivo, all'attacco di Bergamo Alta, il vantaggio è di 50". Saranno i battistrada a giocarsi il successo di tappa, ma a Simoni interessa anche, se non soprattutto, scavare un distacco sensibile tra sé e gli altri avversari alla Rosa. E così Gibo parte sul pavè, roba da Fiandre o quasi, con uno stoico Garzelli che con le spalle e con i denti cerca di restargli incollato alla ruota e un Bettini coriaceo, ma un po' svuotato, che non tiene le ruote né dell'uno né dell'altro.
Scatta, a livelli diversi, una sorta di "tutti contro tutti", perché Di Luca rompe gli indugi e va a scattare per contenere il distacco da Simoni & Co.; il più lesto a seguirlo è Riccò, poi Schleck e Bruseghin. E Cunego? Cunego non c'è neanche oggi, e i giorni continuano a passare. Schleck si lascia sfilare, mentre davanti Simoni ha un centinaio di metri di vantaggio su Garzelli, che a sua volta ne ha un centinaio su Bettini, che ne rifila altrettanti al gruppo di Savoldelli e Mazzoleni, che distanziano di una quaratina di secondi il terzetto formato da Di Luca, Riccò e Bruseghin.
Segnale importante, questo, in casa Lampre. Bruseghin oggi non ha tirato un metro, né sul San Marco né su La Trinità. Neanche quando la Lampre ha lavorato duro, lui è sempre rimasto incollato a Di Luca, oppure una bici davanti Cunego, ma senza mai lavorare in prima persona. L'impressione è che il ruolo di Bruse, da qui a Milano (Verona esclusa, ovviamente), sarà quello di curare solo e soltanto la ruota di Danilo Di Luca. Il tutto rimanda ad una sfiducia generale verso Cunego, perché il buon Marzio non ci pare proprio in grado di staccare questo Di Luca in salita. Però.
Però c'è un podio da difendere, un podio che vede Bruseghin con 1'45" di vantaggio sullo stesso Cunego, attualmente 4°, che però ha alle calcagna (a soli 2", ormai) un certo Gilberto Simoni. Insomma, sarà anche vero che Cunego uscirà in questa benedetta terza settimana, ma il tappone delle Tre Cime di Lavaredo è domani, che è domenica, e la terza settimana inizierà lunedì, questo è certo. E quindi la Lampre prova a fare necessità virtù. Oggi ha corso da sparring partner della Liquigas e di Di Luca, non sfruttando il buono dei 4'22" lasciati dal gruppo a Bruseghin e vila nella tappa di Fiorano Modenese. E questo dipende dalle comunicazioni in casa blufucsia, se è vero che Cunego continua a ripetere, anche alla fine della tappa odierna, che è contento di aver limitato i danni. Insomma, c'è la parvenza che in casa Lampre si abbia la certezza che questo Giro non si vincerà, e quindi continueranno a scortare Damiano Cunego, che però, non scattando, di fatto sta certificando se non la leadership, almeno il grado di battitore libero a Bruseghin, e questo grado, ogni giorno che passa, è sempre più palese e più reale.
La tappa, che abbiamo lasciato per un attimo in sospeso, vede il successo di Stefano Garzelli (un altro che ha sprecato anni importantissimi di carriera per rincorrere il secondo Giro piuttosto che le classiche delle Ardenne), che nell'ultimo chilometro (con delle moto in posizione sospetta che sono valse al varesino quantomeno come punto di riferimento) ha rosicchiato il vantaggio al trentino e l'ha passato con una volata imperiosa a 70 metri dall'arrivo.
Al terzo posto un generosissimo Bettini, mentre Simoni non si concedeva ai microfoni per una presunta arrabbiatura verso una delle due moto (una era della tv, l'altra della giuria): facciamo un doppio applauso a Gibo, dunque. Uno per la tappa, uno per la lucidità di correre sul pullman a riguardarsi il finale prima di aprire bocca. Perché tutti sappiamo che Gibo è in grado, con le parole, di fare quasi più male che con le gambe.
Alla fine della fiera oggi possono dirsi più o meno tutti contenti: Garzelli ha avuto la tappa che desiderava e che oggi ha cercato in maniera splendida, Simoni è riuscito a staccare per la prima volta Di Luca, e in vista di domani il morale sarà sicuramente schizzato all'insù, Di Luca ha contenuto in 50" (distacco più abbuono) il ritardo da Gibo, in una tappa che avrebbe potuto fargli molto più male, se solo la Lampre avesse avuto le idee più chiare.
Ecco, la sconfitta di giornata è proprio la Lampre, che ha corso in difesa quando in realtà deve attaccare e che non ha avuto il coraggio di rischiare con uomini diversi da Cunego.
Anche se quel Bruseghin che segue Di Luca nel finale, incurante di Cunego che s'attarda alle loro spalle, vale molto più di qualsiasi distacco e di qualsiasi ordine d'arrivo. Il principino deve riprendersi il suo regno, non più a parole, ma a suon di pedalate. Non c'è più tempo per aspettare la terza settimana.

Mario Casaldi

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