Che lingua parli Bennati? - Nelle Fiandre quella del vincente
E sì, in effetti mancava solo lui all'elenco dei corridori di casa nostra che, nell'ambizione di un posto al sole negli appuntamenti capitali del Nord, se ne ritagliano uno nelle gare di avvicinamento. Ieri erano stati Paolini e Ballan a piegare ai loro voleri il gruppo che esordiva nella Tre Giorni di La Panne; oggi è toccato a Daniele Bennati tornare a dar prova di sé, dopo averlo fatto molto e bene in avvio di stagione, tra il Giro del Mediterraneo e la Parigi-Nizza.
Dopodiché l'aretino si era presentato alla Milano-Sanremo con le credenziali di chi avrebbe potuto lottare per vincere, o quantomeno per arraffare un gradino del podio. E invece nella Classicissima è venuta fuori una prova incolore, malinconica, in cui il velocista della Lampre non si è proprio mai visto, né sulla Cipressa, né sul Poggio, né prima, né dopo, né tantomeno in via Roma.
E va bene, pazienza. Probabilmente è stata una forma influenzale a radere al suolo le potenzialità di Daniele negli ultimi 10 giorni, ma ora che si avvicina a larghe falcate il Giro delle Fiandre, sarà il caso di lasciar perdere ogni titubanza e di ritrovare lo smalto perduto.
E infatti puntualmente Bennati è tornato in sella, non solo nel senso proprio della frase. Il Fiandre è un suo pallino ben noto, già l'anno scorso, in pieno inverno, Daniele aveva fatto uno stage sulle strade del Belgio, provando e riprovando sentieri tortuosi e muri fiamminghi, con o senza pavè. Poi ancora una volta fu la salute a mancare, e ciao sogni. O meglio, arrivederci, perché ora, un anno dopo, siamo ancora qui, e la volontà del corridore è quella di riprendere il cammino dove si era interrotto.
Per rientrare in sintonia con questa regione e le sue logiche ciclistiche, quindi, niente di meglio di questa piccola Tre Giorni di La Panne, corsa sempre divertente che ricalca i tracciati della Ronde e che sta alla medesima un po' come la Tirreno sta alla Sanremo: serve cioè a valutare per benino chi sta in forma e chi no, chi cresce e chi cala, chi si nasconde e chi fa il sicuro di sé.
Già ieri Bennati era stato tra i più attivi, malgrado non si fosse su un percorso che preannunciasse uno sprint di gruppo: ma l'azione dell'aretino, all'attacco nel finale, era volta a proteggere la fuga già in atto del suo compagno Ballan, che poi sarebbe andato a giocarsi la tappa in coppia con Paolini.
Oggi invece la chiave tattica era ben diversa: in avanscoperta c'erano, dalla notte dei tempi, Sergey Lagutin e Jarno Van Mingeroet, che rullavano bene, tanto da avere a 50 km dal traguardo un vantaggio di quasi 10 minuti, e da conservarne sette e mezzo ai meno 35: una proiezione che, a 10" persi ogni chilometro, dava ai due ottime possibilità di arrivare al traguardo prima del gruppo. Ma un po' il vento, un po' la riorganizzazione del plotone (che ha passato l'intera giornata a frazionarsi in drappelletti, proprio a causa del vento), un po' la voglia di Liquigas e Lampre di non lasciare chissà quanto spazio a Lagutin (che in classifica era a 2'30" da Paolini), hanno fatto sì che l'azione di chi inseguiva risultasse enormemente più efficace di quella di chi fuggiva.
E così la consueta cronaca di una morte annunciata è iniziata, per compiersi quando alle due squadre italiane sono andate a dare il cambio quelle dei velocisti, con la Unibet (per Casper e Cooke) su tutte; e ci ha messo del suo anche Tom Boonen, che evidentemente aveva voglia di sciogliere i muscoli e, tirandosi fuori dalla preventivata volata finale, ha preferito dare una lunga trenata in testa al gruppo, dando la mazzata finale agli ormai traballanti sogni di Van Mingeroet e Lagutin. I quali si son visti riprendere a 4 km dal traguardo, in un momento in cui la Quick Step sembrava tenere in mano le redini della situazione.
C'era da organizzare la volata, per lanciare De Jongh, che ogni tanto vede ripagata la sua fedeltà al capitano con delle giornate in cui tutta la Quick Step si mette al suo servizio. Forse colpito da tale generosità a 4 giorni dal Fiandre, l'olandese ha sbagliato l'impostazione dello sprint, partendo troppo lungo e prestando il fianco al prepotente ritorno di Bennati: il toscano ha sprigionato tutta la sua potenza negli ultimi 200 metri, dando addirittura l'impressione di vincere facile.
E se Daniele sarà certamente contento per questo ritorno importante, anche il suo compagno Ballan si starà fregando le mani, visto che avere un compagno temuto dagli avversari, significa poter adottare tattiche più fantasiose in gara, o comunque poter scegliere se andare all'arrembaggio o stare coperti, se mandare l'esca allo sbaraglio o se tenersela vicina per il convulso finale. Tutte opzioni che un anno fa il veneto non potè vagliare, visto che in pratica correva da unica punta della Lampre, e quindi dovette avocarsi per intero l'onere della prestazione (uscendone peraltro in maniera eccellente).
Infine, segnaliamo l'ottimo controllo della situazione da parte di Paolini, che ha ben tenuto le posizioni di testa e ha approfittato dell'ennesimo frazionamento del gruppo, nel finale, per prendere altri 5" di vantaggio su Ballan che lo segue in classifica. Poi probabilmente domani perderà tutto il margine (specialmente nella crono conclusiva), ma resta la buona impressione che l'uomo Liquigas sta destando in questi giorni: lui - come Bennati - potrebbe tornare in primo piano mercoledì prossimo nella Gand, più che domenica nel Fiandre. Ma in entrambe le corse, c'è da giurarci, sarà tra gli uomini più marcati.