Viva Viva... il Contador! - E Arekeev centra la fuga della vita
Tra il Campello e Mende ci sono circa 1000 km e quasi due settimane di differenza nel calendario Uci; e poco altro. Iniziamo dai piedi della salita conclusiva: al primo posto, nella penultima tappa della Volta Valenciana, un bravissimo e generosissimo Daniele Bennati, che nei giorni di "ferie" (cioè quando non si arriva allo sprint) si fa comunque trovare pronto per dare una mano ai propri compagni che curano la classifica generale. Oggi pure.
Alla Valenciana scattò (anche se in maniera troppo brutta per essere vera) Cunego, e il gruppo lo lasciò cuocere per qualche centinaio di metri prima di andare a riprenderlo; oggi s'è mosso Redondo, giovanotto spagnolo di belle speranze che difende i colori dell'Astana, con Evans abile nel prendergli la scia. Nel frattempo, Casar e Moinard si dannavano l'anima per resistere in testa alla corsa quasi mordendo il manubrio, unico gesto che gli era permesso dopo una fuga parecchio dispendiosa.
Poi, a differenza della Valenciana, è stato proprio Valjavec (in Spagna aveva Cunego davanti) a forzare il passo, e l'unico a seguirlo sin da subito è stato Rebellin. Un Rebellin non molto sorprendente, in verità, viste le buone prove offerte in Svizzera tra Chiasso e Lugano ed in Portogallo ad Algarve. Però un Rebellin convinto, determinato, quasi cattivo. Un Rebellin che avrebbe anche lasciato Valjavec leggermente davanti a sé, al fine di controllare la situazione alle proprie spalle: Evans non troppo brillante, Pellizotti un po' troppo legnoso, Samuel Sánchez in difficoltà, Sánchez Gil e Millar mai realmente competitivi, quest'oggi.
Poi da dietro è arrivato Contador tutto agile e scattante sui pedali, come se il sellino scottasse; a quel punto Rebellin ha capito che Valjavec non avrebbe avuto scampo, e s'è portato sulla scia del giovane spagnolo appena adottato da Bruyneel in casa Discovery; con loro anche Frank Schleck.
Sotto lo striscione dell'ultimo km, altra sparata di Contador: rapida, fulminea, energica, tonica. In una parola: "giovane". Dietro di lui, un solo corridore, con una pedalata più potente, ma anche più lineare, più razionale, più esperta. In una parola: Rebellin.
La nuova "pulce" spagnola, però, ha una verve che oggi è difficile contenere. Altra piccola stoccatina, ed il capitano Gerolsteiner è costretto a lasciarlo andare. Un chilometro lunghissimo, quello che porta a Mende, bellissimo arrivo proposto dall'Aso in questa Parigi-Nizza. Gli ultimi 200 metri sono tosti per Contador, corridore che a soli 24 anni ne avrebbe già di storie da raccontare in una sua eventuale autobiografia, se è vero che ha rischiato di smettere l'attività agonistica per problemi ai polmoni (si parlava addirittura di lasciarci le penne), e poi un paio d'anni fa quasi si tranciò una mano, scellerato ragazzo, perché per sistemarsi una noia meccanica infilò due dita nei raggi della ruota posteriore, e poi la militanza nella Liberty di Saiz ed il limbo – lui come tanti altri corridori – in cui s'è trovato per mesi, praticamente per tutta la seconda metà del 2006. Dicevamo degli ultimi 200 metri, quasi miracolosi per Rebellin, in grado di riportarsi fino ad un palmo dallo scalatore spagnolo, ma costretto comunque ad accontentarsi della seconda piazza.
In terza posizione la vera sorpresa di oggi: in casa Caisse d'Epargne ci si aspettava Sánchez Gil, è spuntato David López García, spagnolo che Echavarri ha strappato all'Euskaltel e che ricordiamo in fuga nella tappa di Gemona del Friuli che diede la seconda vittoria di tappa a Schumacher nel Giro 2006; spagnolo che finora vantava come miglior piazzamento in salita un 4° posto di tappa. Indovinate dove? Esatto! Indovinate su quale Alto? Proprio lui! La Valenciana ed il Campello.
In Spagna, due settimane fa, a circa 1000 km a sud-ovest di Mende, secondo di tappa e nuovo leader della generale, alla fine della tappa vinta da Contador, fu Alejandro Valverde. Oggi è Davide Rebellin. In fondo, quando si ha classe, nove anni in più non pesano così tanto. Ma già da domani si dovranno avere gli occhi bene aperti: Discovery e Lampre (Valjavec è 3° nella generale) possono giocare Leipheimer e Vila come liberi, e la Gerolsteiner non potrà lasciare spazi.
E mentre Pellizotti si spogliava della maglia gialloceleste che veste il leader della corsa "verso il sole" per consegnarla a Rebellin, in Umbria, precisamente a Marsciano, un russo di nome Arekeev imitava il suo connazionale Kolobnev nell'impresa riuscita ieri sulle strade di Francia e costringeva un certo Robbie McEwen a cedergli, proprio a lui, emozionatissimo ragazzo dell'est con le orecchie piccole ed i capelli biondi spettinati, alla prima vittoria da pro', la maglia giallorossa di leader della corsa "dei due mari", la Tirreno-Adriatico.
Corsa, quella italiana, che in due giorni ha fatto registrare – probabilmente – il nuovo record di cadute: roba che neanche al Tour de France, notoriamente celebre, soprattutto per via delle rotonde che tanto bene fanno al traffico (pare), ma che tanto intralcio danno alle corse professionistiche: in 48 ore una clavicola saltata (ieri, a Vladi Efimkin), un ferito abbastanza serio (oggi, il messicano Aldape Chávez, che comunque è cosciente) ed un numero incredibile di scivoloni e scivolati, partendo da Gasparotto e Boogerd per arrivare a Scarponi e Thomas Dekker, fino alle cadute odierne – nientepopodimeno che in uno sprint per il 5° posto! – di Gutiérrez Palacios e Lequatre, caduto due volte in due giorni (al francese sono consentiti tutti gli scongiuri per far sì che non si compia il ripetutissimo detto).
Tornando ad Arekeev, applausi al ventiquattrenne che Palmiro Masciarelli, in casa Acqua&Sapone, si sta coltivando e, oggi più che mai, coccolando, anche perché la tappa e la maglia di oggi legittimano in maniera più che seria l'invito delle "furie rosse" al Giro d'Italia: non solo Garzelli, dunque, ma anche le volate di Balducci, il coraggio di Muraglia (in fuga ieri), la voglia di Scarponi (che oggi s'è mosso nel finale con Visconti e Gasparotto) e il passo di Arekeev.
Passo che ha consentito al russo di lasciare, a 13 km dall'arrivo, la compagnia di Baliani, Contrini e Krauss, gruppo di compagni-attaccanti che di certo non sono gli ultimi arrivati all'interno di una fuga, abbonati come sono agli attacchi da lontano (oggi Baliani, che correva praticamente sotto casa, è partito addirittura al km 1!) e – ahiloro – anche ad essere spesso ripresi.
Invece oggi il gruppo s'è fatto male i conti (e in stagione non è la prima volta che succede, un po' dappertutto) e i quattro davanti hanno potuto godere di un buon margine da gestire (oltre 13'). Arekeev era probabilmente il più lento in un eventuale sprint ristretto, e quando la conformazione geografica dell'Umbria gli è venuta in soccorso, offrendogli una percentuale d'ascesa sufficiente per poter forzare, se n'è andato tutto solo a prendersi la giusta gloria.
Ora Arekeev ha un minutino da poter amministrare con la maglia di leader sulle spalle, anche se è ipotizzabile che l'Acqua&Sapone non dia tutta se stessa per proteggere il russo, ma anzi sfrutterà la maglia per tenere ancora più coperti Garzelli e Scarponi, più che candidati a recitare i ruoli dei "guastatori", soprattutto verso San Giacomo.
Domani, intanto, salita di 3 km verso Macerata che precederà il rettilineo d'arrivo: i velocisti saranno tagliati fuori, ma corridori come Freire, Zabel ed O'Grady, per non parlare ovviamente di Bettini, potrebbero tenere. Se battaglierà anche Pozzato, sarà ancora più divertente.