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Vino, colpo di grazia - Domina con Kash, Vuelta in tasca

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La casa è quasi completata, a questo punto mancano solo gli infissi. Ma dopo che oggi Vinokourov ha messo un tetto sopra alle sue precedenti imprese, finendo di fatto la costruzione dell'edificio Vuelta, sarà difficile che qualcuno riesca a infilarsi dalla finestra in questa nuova dimensione del più forte atleta kazako di sempre.
L'ultimo arrivo in salita della Vuelta 2006, a tre giorni dalla fine della corsa, rappresentava l'ultima possibilità per Valverde, inferiore ad Alex nella crono di sabato (almeno sulla carta...), per ridare lui una stoccata all'avversario, riportarsi in maglia oro e in posizione da fortino arroccato, pronto a difendere coi denti i secondi che lo avrebbero diviso dall'attuale leader della classifica.
Visto il Vinokourov degli ultimi giorni, era impensabile che andasse in crisi (per quanto tutto nel ciclismo possa accadere), e quindi Valverde sapeva che tutto si sarebbe deciso sul filo di tempi minimi, e a quello puntava, senza troppi grilli per la testa. Non era il caso di sognare l'impresona, bastava rimettere spazio tra sé e quell'invasato venuto dall'est, e tra un minimo di distacco e un pezzetto di abbuono, si sarebbe potuto imbastire di nuovo un discorso relativo al primo successo in un grande giro del ragazzo di Murcia.
E allora Caisse d'Epargne al servizio del leader Pro Tour, a lavorare duro sin da prima dell'abbrivio della Sierra; all'attacco stavolta c'era una fuga senza nomi di rilievo o luogotenenti di primo piano dei big, quindi non erano presumibili tattiche troppo fantasiose. Bisognava menare di brutto, e poi se la sarebbero vista i capitani, tra di loro.
Ai 15 km dalla vetta, riecco Mayo, uno scatto e poi il ritorno di Egoi Martínez, che negli ultimi giorni ha tolto la maglia di miglior scalatore a Caucchioli e che continua ad andare a cercare punticini Gpm (la salita è in effetti divisa in due, e a metà c'è un traguardo di seconda categoria). Schermaglie in attesa del grande attacco, fin troppo annunciato da un iperforcing della Caisse. Agli 8 km Luis Pérez Rodríguez, che pure aveva detto che ci avrebbe provato, spara la sua cartuccia, ma è un po' bagnata, gli vale il ricongiungimento con Egoi (intanto Mayo salta), ma non si prende il largo.
Il ritmo degli uomini di Unzue in testa al plotone via via sempre più scremato è da matti. Prendono tutti, colpiscono tutto quello che si muove davanti a loro, anche Gómez Marchante che ci prova timidamente ai 6 chilometri e mezzo. Alle spalle della schiera di maglie nere Caisse, quella bianca di Valverde, e dietro quella gialla di Vinokourov.
Ormai è questione di attimi: tra un po' parte Valverde, tra un po' parte, sì, di sicuro ora piazza il suo attacco, se non ora quando?, e tutti aspettano il murciano, e forse qualcuno inizia a ricordarsi della Lampre al Giro, quando gli uomini di Martinelli spianavano la strada agli assalti di Cunego che poi puntualmente non c'erano, perché invece partivano gli altri, Basso, Piepoli, Simoni... Vuoi vedere che anche qui il copione diventa una cosa del genere? Troppo temporeggia Valverde, ma quando parte, quando?
E infatti ai 5800 metri non è lui a muoversi, ma Kashechkin, che se ne va portandosi a ruota Sastre. Valverde, niente. Vinokourov respira, e 300 metri più avanti stronca la Vuelta con un altro dei suoi terribili allunghi. Valverde boccheggia, doveva attaccare e si ritrova attaccato. Viene in mente quella vecchia storia di un calcio andato, "Mister, ma non dovevate presidiare le fasce, bloccare il centrocampo e ripartire in contropiede?", - Eeeh, ci hanno rubato l'idea...
I kazaki sono attenti, non si lasciano sfuggire niente, hanno rubato l'idea ai poveri spagnoli, ed ora spadroneggiano in terra iberica come nemmeno i mori 600 anni fa. Per Vinokourov portarsi sul compagno Kashechkin e su Sastre, e staccarli di slancio, è esercizio sin troppo scontato. Pesta e allunga, Alex, ricacciando il suo praticamente omonimo sempre più indietro, oltre mezzo minuto in due chilometri.
Ai 3 km, passato il momento peggiore, Valverde dà segni di ripresa: pedala meglio, è più sciolto, viene su bene, riguadagna qualcosa, i secondi non sono più 30, ma diventano 27, poi 25, poi 22... Contemporaneamente Vino pare di colpo impacciato, frenato, in difficoltà: possibile? 20 secondi su Valverde. Kashechkin, staccati Sastre e Gómez Marchante, si riporta sul suo capitano. Lo rinfranca, o forse era tutto studiato a tavolino, vedremo perche; Valverde prende e supera Sastre, il morale cresce dalle parti di Murcia.
Mancano 2 km, tutto può succedere ancora, anzi no, perché Vino fa partire i titoli di coda: si rimette come meglio non potrebbe, e torna a sfondare la bici con le sue pedalate straripanti. Kashechkin lo tiene quasi a fatica, il margine torna a crescere, in pochi metri il vantaggio su Valverde, che vive il suo personalissimo supplizio di Tantalo, si ristabilisce: mezzo minuto. Il margine è di sicurezza, tanto che Vino può rinunciare a 8" di abbuono e lascia vincere il compagno (come fatto 24 ore prima con Danielson, leale alleato trovato per strada). Ecco l'idea nata forse nelle stanze dei bottoni, lasciamo vincere Kashechkin, che ha la maglia di campione nazionale kazako, e infatti taglia il traguardo indicandola e onorandola, chissà il premier Ajmetov che starà facendo, chissà se ha già disposto un volo per domenica, per venire a omaggiare questi due figli prediletti, primo e secondo al traguardo e, a parti invertite, primo e terzo in classifica: si era mai vista una manovra di conquista simile in quel remoto angolo di Asia centrale?
Valverde accusa quest'altro colpo, di certo continua a maledire la sua insipienza tattica di ieri e la sua mancata tenuta a livello mentale: l'Alejandro visto oggi meritava di giocarsela fino alla fine, questa Vuelta che ha fortemente caratterizzato, invece dovrà cimentarsi nell'impossibile impresa di rimontare quasi un minuto a Vino nella cronometro di Madrid, sabato. Non ce la può fare.
E, beffa finale, deve vedere un altro andare a eguagliare Cunego, finora unico corridore in attività ad aver vinto un grande giro (il Giro) e una classica monumento (il Lombardia): i due galletti nel pollaio spagnolo hanno entrambi una Liegi nel palmarés. Solo uno ora sommerà alla Doyenne la Vuelta. E quell'uno, se non avvengono improbabili sismi, sarà Alexandre Vinokourov.

Marco Grassi    

 

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