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Thor centra il bersaglio - Tappa a Hushovd, Petacchi quarto

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Anche i più pazienti tra i pazienti perdono la pazienza. Quindi figurarsi se Thor Hushovd può essere esentato da questa massima lapalissiana, lui che ha infilato per tre volte consecutive la casella del secondo posto negli ordini d'arrivo delle prime tre tappe in linea della Vuelta 2006. Battuto una volta da Bettini, una da Ventoso e una da Zabel, il norvegese aveva fin qui dovuto masticare soltanto l'amaro della piazza d'onore, appena mitigato dall'oro della maglia di leader, indossata fino a Béjar.
Ora che ha perso il primato in classifica, Hushovd ha però iniziato a vincere: ci sarà una legge fisica a regolare tali evenienze, o è tutto solo frutto del caso? Probabilmente sì, è tutto casuale, anche se un giorno o l'altro qualcuno metterà a punto un modello matematico che spieghi l'incidenza, a livello fisico e soprattutto mentale, della gestione della corsa sul risultato finale della squadra (e del capitano) che deve occuparsi di tale gestione.
Nel tourbillon di velocisti che si sono avvicendati sulle prime pagine della Vuelta (e tra i quali non ci sarà più McEwen, finito purtroppo fuori tempo massimo ieri: proprio un momento no per l'australiano), presente col 2 fisso Hushovd, mancava invece ancora il tedesco Greipel, che è spuntato praticamente dal nulla per piazzarsi alle spalle di Thor e davanti a Erik Zabel, uno che invece ama esserci, anche se di rado vince (ma a Cáceres ha dato una bella lezione a tutti, l'altro giorno).
Ma è inutile nasconderci che il posto dell'ordine d'arrivo che più ci intriga è il quarto, quest'oggi: e sì, perché è proprio lì che possiamo leggere uno dei nomi più attesi di questa Vuelta, quello di Alessandro Petacchi. Ci sono voluti oltre 100 giorni, ma AleJet è tornato a sprintare. Da quel disgraziato incidente al Giro d'Italia, quando in seguito a una caduta si ruppe la rotula, lo spezzino non aveva più gareggiato, impegnato in una difficoltosa riabilitazione. Il rientro alle corse è coinciso proprio con la Vuelta, ma se nel cronoprologo a squadre AleJet aveva ben impressionato, mostrandosi reattivo e fresco, nei giorni successivi non ha disputato nessuna delle tre volate che ci sono state, mettendosi però al servizio del compagno Zabel.
Oggi, invece, il primo sensibile cambio di rotta: di vincere ancora non se ne parla, la condizione è quella che è e Petacchi deve anche recuperare certi automatismi; però a León lo spezzino ha disputato lo sprint, e anche benino. Al termine di questa tappa tranquilla, schiacciata tra due arrivi in salita e animata dalla fuga solitaria del francese Claude, AleJet non ha tirato la volata a Zabel, ma ha lavorato in proprio, mettendo in cascina un buon quarto posto, che vale poco come risultato in sé, ma che rappresenta un ottimo viatico per eventuali successive affermazioni.
Oltre al ritorno di Petacchi nei quartieri alti dello sprint, ci piace segnalare anche il secondo tentativo, in questo avvio di Vuelta, di Enrico Franzoi, che nel finale ha riprovato, dopo essersi già messo in luce l'altro giorno. Il ragazzo sta dimostrando voglia di fare e gamba più che discreta, e la sua esperienza su strada si arricchisce giorno dopo giorno, ora che l'autunno e la stagione del cross sono vicini: un corridore davvero a tutto tondo, avercene di ragazzi così.
Domani si arriva in cima all'Alto de El Morredero, 18 km di salita che daranno un altro scrollone sensibile alla classifica. Eravamo partiti tra pochi squilli di tromba, ci ritroviamo dopo una settimana con un Di Luca in cima alla classifica. Il Killer di Spoltore ha già messo le mani più che avanti, "non mi interessa la classifica, volevo vincere una tappa per dimostrare a Ballerini che ci sono anch'io per il Mondiale".
Ora, anche un analfabeta del ciclismo capirebbe che se l'abruzzese si rendesse conto che la forma c'è, e che non si deve tirare il collo per reggere il ritmo degli altri favoriti, sarebbe il primo a comprendere l'enorme scialo che sarebbe mollare proprio sul più bello. Va bene (no, in realtà non va propriamente benissimo, ma fingiamo che sì) la programmazione, ma ritrovarsi un tesoro tra le mani e non sapere che farsene sarebbe un peccato esiziale, specie per un corridore come Danilo, che assicura di essere adatto ai giri, ma finora non ha saputo ritagliarsi più di un quarto posto in una grande gara a tappe (al Giro 2005): ora ha davvero l'occasione per centrare un risultato di prestigio. Certo, se saltasse nessuno potrebbe recriminare, ma se deliberatamente decidesse di non spingere a fondo, allora sì: caro Danilo, hai mai sentito parlare di treni che passano e bisogna essere scaltri abbastanza da prenderli al volo?

Marco Grassi    



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