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Team piccolo, sforzi grandi - Con Manzoni nell'ammiraglia Lpr

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L'appuntamento è alle 9.15 al Camping Sant'Anastasia, ma per un insolito scherzo del destino arriviamo molto prima, altroché puntualità. Sono le 8.45 e già girovaghiamo tra bici, camper ed ammiraglie, salutiamo meccanici e massaggiatori che preparano i panini e le borracce per l'allenamento che verrà. Poi scende Nardello, mica uno qualunque. Scende a provarsi gli scarpini nuovi, appena mandati dallo sponsor. Poi torna su, ché c'è ancora tempo prima dell'uscita. Incontriamo finalmente Mario Manzoni, ds con cui ci eravamo accordati telefonicamente. «Salite con Paolini o preferite venire con me?», ci chiede. «È indifferente, ma magari per chiacchierare un po' con la squadra è meglio salire con lei, se non le spiace», rispondiamo. Non gli spiace, evidentemente, perché ci fa subito spazio al posto passeggero, mentre con Paolini sale il "mitico" Gibì («Inutile che vi dica il cognome, tanto mi conoscono tutti come Gibì»), meccanico che lavora con Davide Boifava da trent'anni, praticamente una vita.
Controlliamo se la radio che ci mette in contatto con l'altra ammiraglia funziona, e si parte. «Oggi lavoriamo un po' sull'agilità, sul ritmo di corsa, con delle doppie file e con un po' di dietro macchina. In fondo ieri abbiamo fatto 230 km con la salita delle Querce nel finale; non troppo lunga, ma sicuramente dura, soprattutto a fine allenamento. Va bene se prendiamo la Pontina?». «La Pontina?», chiediamo quasi stupiti. «Mi hanno detto – si quasi giustifica Manzoni – che fino a Latina è molto scorrevole e possiamo utilizzarla sia per le doppie file che per i dietro macchina. Fino a che punto è sfruttabile?», ci chiede il ds bergamasco sfruttando la vicinanza col luogo di residenza di chi scrive. «Noi la Pontina non la percorriamo neanche in macchina, figuriamoci in bici. Tra semafori, spartitraffico, autovelox, camion e traffico, direi che la Pontina è proprio la strada meno indicata per il lavoro che vuoi far fare ai ragazzi», e prendiamo la cartina consigliando al ds un bel tratto di strada, tutta pianura e sede stradale abbastanza larga, che porta da San Felice Circeo fino ad Acciarella, alle porte di Nettuno.
Tranne un piccolo fuori programma a Borgo Montenero (piccolo sbaglio di strada), Manzoni è contento del diversivo effettuato. Contatta Paolini via radio: «Vai Paolo [il nome di Paolini è Enrico, ma Manzoni abbrevia il cognome, ndr], iniziamo a farli girare». Due colpi di clacson, indicazione con la mano che dice "girare" e Ferrara – referente del ds in gruppo – urla ai compagni: «Doppia filaaaaaa!!».
Il primo gruppo gira, il secondo – guidato da Paolini – altrettanto, qualche centinaio di metri più dietro. Soltanto Daniele Nardello ha preferito rientrare: è stato poco bene negli ultimi giorni, non ce la fa a forzare e prima di tornare in albergo s'è avvicinato a Manzoni ed ha detto un po' affranto: «Ho proprio la gamba vuota, oh!».
Mentre Manzoni rimbrotta un po' Samuele Marzoli («Agile, agile, e mani basse quando si fa la doppia fila!»), gli chiediamo cosa ne pensa della squadra, come l'ha vista durante questo ritiro: «La squadra mi piace molto – confida il ds – anche perché sono arrivati corridori importanti come Nardello e Gutiérrez Cataluña che sanno trasmettere anche qualcosa ai giovani, probabilmente me compreso. Certo, da ieri il clima è un po' più pesante perché ci è arrivato l'annuncio che non saremo al Giro d'Italia... i ragazzi ci tenevano, gli sponsor anche, Boifava non vi dico... però fa parte del gioco, anche se sinceramente lasciare fuori dai giochi il 2° classificato dello scorso anno è una cosa che mi spiego difficilmente».
Da ex ruota veloce, gli chiediamo un giudizio sui velocisti, o passisti veloci, che ha in squadra: «Samuele Marzoli è sicuramente il più veloce del lotto, ma purtroppo soffre ancora un po' gli strappi e i ritmi dei professionisti sui percorsi misti. Anche psicologicamente per lui non è facile. È passato dalle tante vittorie a livello giovanile ai piazzamenti ed alle realtà più competitive del professionismo. Un successo gli darebbe tantissimo morale, sarebbe molto importante per lui. Marcato lo conosciamo già abbastanza bene, e lui come Bozic sono corridori in grado di tenere anche su percorsi più duri e dire la loro in volata o - meglio ancora - in gruppo ristretto. Poi c'è Callegarin che l'anno scorso in qualche occasione, ad esempio alla Coppa Bernocchi, ha fatto davvero bene ed adesso non lo nomino tra i primi soltanto perché ha avuto qualche problemino che sta sistemando. Tutto sommato non male, anche perché i vari Bailetti, Ferrara e Solari, che velocisti non sono, riescono comunque a fare delle belle volate, in caso di gruppetti ristretti, magari dopo corse più dure».
Proprio Bailetti ci suscita qualche curiosità, visto che nel 2006 non è riuscito a bissare le belle prestazioni del 2005: «Non ha avuto particolari problemi fisici, ma purtroppo non tutte le annate sono uguali. Nel 2005 aveva fatto non bene, ma benissimo, mentre nel 2006 non è proprio riuscito ad esprimersi su quei livelli. Quest'anno avrà altre belle occasioni. Il ragazzo c'è, gli spazi non mancheranno, ed in estate lui e Ferrara potranno essere le punte della squadra in molte corse».
Gli chiediamo dei neoprofessionisti: «Rossi è un ragazzo interessante, un passista veloce che però deve essere ancora inquadrato e che sto imparando a conoscere soltanto in questi giorni di ritiro. Mentre Proch già va molto forte, pare non abbia subìto il peso del passaggio di categoria, ed è un ragazzo che potrà essere molto utile alla squadra».
Ragazzi che passano, ragazzi che si ritirano. Dalla fusione tra la Androni Giocattoli e il Team Lpr (quello di Piscina) sono rimasti "a piedi" Cristian Bonfanti, Nicola Scattolin, Michele Maccanti, Daniele De Paoli e Ruggero Borghi. Chiediamo spiegazioni soprattutto sui primi tre, vista la giovane età: «Purtroppo quando si uniscono due squadre lo spazio per tutti non c'è quasi mai, e qualche scelta va fatta. Bonfanti è una ruota veloce che non ha mai vinto, e purtroppo per un velocista la selezione è naturale quanto dura. Scattolin è un ottimo ragazzo ed una persona squisita che però ha sempre fatto tanta fatica ad abituarsi ai ritmi dei professionisti. Lui è un grandissimo appassionato, ragazzo serissimo che si allena sempre con regolarità e precisione e l'anno scorso col 4° posto al Memorial Pantani pensavamo di averlo recuperato appieno, di aver ritrovato lo splendido corridore che avevamo visto tra i dilettanti. Sarebbe stato bello, e invece s'è fermato lì. Maccanti ha fatto molto bene nelle classiche del Nord lo scorso anno, ma per lui non so dirvi con esattezza cosa sia successo visto che il ragazzo non lo conosco bene e neanche la sua storia contrattuale, essendo un ex corridore di Piscina e non dell'Androni».
Intanto i 15' di doppia fila si sono intervallati con 10' di riposo, poi altri 15' di doppia fila, a ritmi leggermente più alti, poi durante la seconda pausa si avvicina Dietziker: «Sudo ancora molto, sono costretto a bere molto. D'estate sarà come sempre duro per me...».
Arriviamo ad Acciarella, svoltiamo a sinistra verso Foceverde per poi puntare di nuovo Borgo Sabotino e fare un quarto d'ora di dietro macchina. Prima di dare il via si avvicina Bozic, chiede una borraccia di tè: «Sto bene, penso anche gli altri». Manzoni sorride, perché può lavorare come vuole.
Altro doppio colpo di clacson, altro gesto con l'indice verso Ferrara, altro urlo del napoletano, il gruppo si piazza dietro al paraurti e Manzoni accelera: 50 km/h che diventano 60 in un attimo, poi accelera a 70 km/h, Beuchat tira fuori la lingua per cercare aria, si becca anche un semaforo rosso che rompe un po' il ritmo del gruppo, costretto a fare attenzione (fermarsi proprio mai, eh?) all'incrocio prima di tirare dritto. Manzoni allunga un pochino il quarto d'ora, lo porta quasi a 20 minuti. Tant'è che Paolini lo contatta via radio: «Li facciamo fermare?». Il ds ci pensa un po', poi sorride e annuisce: «Ok, dài, sono stati bravi!».
«Manca ancora un po' a Sant'Anastasia, quasi quasi prima della fine gliene faccio fare un'altra», pensa ad alta voce Manzoni. Poi si avvicina a Ferrara: «Come state?». «Bene, anche se un po' di stanchezza c'è», gli risponde uno dei capitani Lpr. «Voialtri?», si rivolge agli altri atleti il ds. «Bene», risponde Bailetti. «Basta, però», dice sorridendo Beuchat.
«Paolo [sempre riferito a Paolini, ndr], chiedi al tuo gruppo come stanno», poi Manzoni ci guarda e sorride. «Sono stanchi, perché?», risponde anche un po' preoccupato il secondo ds. «Tra un po' gliene facciamo fare un'altra, ok?». «Ok – fa Paolini col tono un po' dimesso – anche se...». «Oh, Paolo, devi essere convinto!!», sorride Manzoni. «Sì sì, dài, facciamola!», conclude Paolini con decisione.
Manzoni si riavvicina a Ferrara, gli comunica la "bella" notizia, il napoletano gli fa: «Va bene, dài, ma la facciamo un po' più calma, magari». Manzoni annuisce, parte il clacson, ancora l'urlo, si ricomincia. Manzoni si avvicina al nazionale di Salisburgo: «Lello, va bene farla più piano ma l'importante è la cadenza di pedalata. Sempre la stessa, eh!».
Il Team Lpr passa anche questa sessione di doppia fila, Traficante si avvicina a Manzoni e gli chiede se può fare un altro po' di dietro macchina verso Sperlonga. Gli altri girano verso l'albergo, Traficante e Bailetti si piazzano dietro Manzoni, mentre Paolini precede Marcato (perfettamente recuperato dopo la caduta di Donoratico), Dietziker e Solari. Beuchat dapprima si era avvicinato al finestrino del ds per prendere una camera d'aria ed una borraccia: «Ho sentito che domani piove, quindi allungo oggi e riposo di più domattina. Salgo su verso Fondi, ci rivediamo in albergo».
Il rush finale è di Traficante con la volata lanciata. Si arriva a toccare i 120 km/h, roba mica da ridere, prima del semaforo rosso e del "lancio" a favore del poderoso passista.
Torniamo in albergo, Nardello rende conto a Manzoni del proprio status e gli suggerisce di sostituirlo per il Laigueglia, si pranza e Ferrara, Chiarini e José Enrique Gutiérrez Cataluña recitano la parte dei mattatori della tavolata. Ferrara sorridere per la vittoria dell'azzurro Nocentini sul Mont-Faron, poi si scurisce in volto quando legge la notizia delle invitate al Giro. Lo spazio caffè è appannaggio di Tiberio che simula il curling con uno scopettone e di Chiarini che racconta degli stratagemmi satellitari per guardare Fx (canale che a tarda sera trasmette "documentari" sull'anatomia femminile...) in camera (tra l'ilarità generale). Poi passiamo alle interviste.
Salutiamo tutti ché è tempo di andar via. Manzoni ci ringrazia per la visita e ci dà appuntamento alle corse: «Tifate per noi, mi raccomando!», ci dice sorridendo.
All'uscita del Camping troviamo Beuchat che rientra in albergo. Erano le 12.45 quando si è isolato, sono le 16 passate mentre torna. «Ciao Roger!», è l'urlo che passa dal finestrino. L'ultima immagine nello specchietto è lo svizzero che si gira ed agita la mano.



Mario Casaldi

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