Rick il Rosso va a scuola - Riccò: «Da Simoni imparo tanto»
Versione stampabileUn esordio da professionista con il botto: inizio stagione condito dalle ottime prestazioni alla Tirreno-Adriatico (terzo in due tappe) e al Giro di California (secondo nella generale) e culminato con la vittoria nella quinta tappa della Coppi&Bartali, in volata ristretta davanti a nientemeno che Bettini. Poi l'esperienza al Tour, un Lombardia corso da protagonista e la vittoria nella Japan Cup, a suggellare un 2006 alla grande.
Riccardo, com'è battere un campionissimo come Bettini, specie al primo anno da "pro" e anche alla luce di quello che il Grillo è riuscito a fare nel prosieguo della stagione?
«Neppure me lo aspettavo; per me sono state una soddisfazione e un'emozione grandissime: battere Bettini, su un arrivo a cinque chilometri da casa mia... Quel giorno un po' di fortuna, la gamba che rispondeva benissimo e sono riuscito a stargli davanti».
Qualcuno all'epoca ha parlato di una sorta di passaggio di consegne: tu cosa risponderesti?
«No, beh, è ancora presto. Bettini ha ancora almeno un paio d'anni buoni e io sono ancora giovane e tutto da scoprire... vediamo. Certo ci metterei la firma per un palmares come il suo».
A proposito di palmares: dovessi pensare alla corsa che ti darebbe più soddisfazione vincere nella tua carriera, cosa sceglieresti?
«Sicuramente mi piacerebbe vincere un Giro d'Italia e, a parte quello, una Liegi».
Per il 2007?
«L'intenzione è fare un buon Giro, visto che è stata reintrodotta la maglia bianca, mentre prima andrò a far esperienza ad Amstel, Freccia e Liegi, dove pure vorrei essere protgonista. Per quanto riguarda il resto della stagione, si valuterà dopo la corsa rosa».
Sappiamo che i tuoi valori di ematocrito oscillano naturalmente poco sopra e poco sotto il 50 e che tra i dilettanti, in assenza di un certificato da parte della Federazione, sei stato fermato diverse volte. In tutto questo, fino all'interessamento della Saunier e direttamente di Gianetti, è vero che hai perso un passaggio da professionista?
«Beh sì, nel 2005 avevo già firmato con Reverberi, per la Panaria, ma poi per questi problemi non se n'è fatto nulla. Alla fine è stato quasi meglio così: ho accumulato un altro po' di esperienza tra i dilettanti e sono arrivato più maturo tra i "pro"».
Quindi non hai chiesto i danni alla Federazione per questo...
«No, l'ho presa con filosofia...».
Hai detto che tra i tuoi obiettivi a lungo termine il Giro d'Italia è quello principale: in quest'ottica, quanto s'impara seguendo le ruote di Simoni, in corsa e in allenamento?
«Tanto. Io sono uno che non parla molto, come lui. L'esperienza che ha Gilberto per quanto riguarda il Giro non ce l'ha nessuno: non posso che studiarlo, nella pedalata, nei rapporti che usa e carpire quanti più segreti possibili».