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No Martinelli No Party - Il diesse Lampre a cuore aperto

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Ha l'aria di chi, tornando a Terracina, nell'Hotel Fiordaliso, debba convivere quasi necessariamente con i ricordi del passato: bellissimi in un senso, tragici in un altro. Il clima gioviale della Lampre lo aiuta sicuramente, ed un po' lo aiuta anche l'incredulità di ciò che è successo: «Se ci pensiamo, a febbraio saranno soltanto 3 anni che Marco non c'è più, ma per la mole di parole, per il ricordo che ha lasciato, sembra ne siano passati come minimo dieci, di anni dalla sua scomparsa».
I suoi ragazzi giocano a biliardino, qualcuno sfoglia i calendari che abbiamo portato in ritiro per omaggiare i corridori (con un divertente Napolitano che urla: «Io l'ho pagato come un tifoso, voi ve lo prendete gratis, barboni!!»), mentre altri colleghi fanno domande a Morris Possoni sul divanetto di fronte ed altri ancora fanno foto alle coppie che si alternano al calciobalilla. A cena "Martino" fa di tutto per sfuggire a Federico Borselli, factotum di casa Lampre-Fondital che l'indomani sfiderà la coppia di ds (lo stesso Martinelli e Fabrizio Bontempi) insieme al meccanico Pengo. La tenzone si deciderà con una cronosquadre sul lungomare di Sabaudia, con i corridori delle due compagini estratti a sorte dalle mani innocenti dei figli del gestore del complesso alberghiero. A Borselli e Pengo càpitano Ballan, Bossoni, Corioni, ed anche Cunego, tant'è che Borselli porge ironicamente un bicchiere d'acqua a Martinelli: «Come farai senza capitàno?».
Ai ds càpitano Stangelj e Napolitano, ma anche Possoni e Marzano, due che contro il tempo fanno fatica, eccome. Martinelli se la prende bonariamente col fato e con le estrazioni, ma poi accetta anche l'ulteriore sfida di Borselli: «Se vinco io – gli propone il duttile toscanaccio – al prossimo ritiro mi fai fare tre giorni da corridore professionista, con tanto di massaggi». Martinelli accetta, ma rilancia: «Sceglieremo i giorni a caso già prima del ritiro e del programma. Saranno tre giorni non consecutivi, ma se ti capitasse un lungo [allenamento, ndr] dovrai farlo senza lamentarti». «E chi si lamenta? – ribatte il toscano – Sempre meglio il lungo da corridore che pulire l'autobus da magazziniere!!», e partono le risate di tutte le tavolate.
Dopo cena ci si sistema su un divanetto, e si dà inizio all'intervista.
Ci pare di percepire un clima ottimo. La preparazione fisica, invece, come procede?
«La preparazione finora è stata molto buona, anche perché il tempo bellissimo di dicembre e gennaio ha permesso a molti corridori di lavorare in maniera ottimale anche da casa».
Il morale degli uomini di punta come le è sembrato?
«Buono, anche se in questi primi ritiri è anche importante non caricare eccessivamente la responsabilità sui capitani, ma distribuirle in maniera quasi uniforme su tutto il gruppo. È importante far capire agli uomini di punta che dalla loro parte hanno una sicurezza in più che deriva dalla protezione in gruppo, anche in allenamento, piuttosto che da qualche acquisto mirato. Ma più di questo non serve, almeno ora».
Baldato e Massimiliano Mori sono stati due acquisti mirati per gli sprint di Bennati e Napolitano?
«Baldato lo conosciamo tutti: ha esperienza da vendere e soprattutto è un corridore universale, di quelli che sono buoni per tutte le corse. Sarà importante dapprima per tutta la parte delle classiche, soprattutto per il Belgio, in appoggio a Ballan e Bennati, e poi potrà essere giocato come uno degli ultimi uomini per le volate, quindi anche in appoggio a Napolitano. Stesso discorso, in merito alle volate, è stato fatto per l'acquisto di Massimiliano Mori, uomo esperto e veloce che è già stato al servizio di Cipollini e che sa come si svolge un certo tipo di lavoro».
Dall'anno scorso è in squadra con voi Castañeda, che se non è un oggetto misterioso poco ci manca.
«Castañeda è un ragazzo tutto da scoprire. È arrivato in Italia un po' sull'onda dell'entusiasmo per quanto fatto vedere da José Rujano durante il Giro d'Italia 2005, ma qui da noi non si è ancora ambientato al massimo. Ha buone doti un po' su tutti i terreni, ma è da verificare».
Del campione italiano under 23 Gavazzi cosa ci dice?
«Un ragazzo con la testa sulle spalle, scelto per dare un segnale di continuità ad un lavoro con i giovani che abbiamo deciso di intraprendere già da un po', partendo da Cunego fino ad arrivare a Possoni. Un ragazzo che inizierà a correre prima di tutto le classiche italiane, per poi prendere confidenza col resto del calendario».
Ci ha nominato Possoni, non possiamo fare a meno di chiederle di più su questo scalatore.
«Possoni mi piace molto, è un corridore con grosse qualità, e poi come Bono proviene da un ambiente che conosco molto bene, quello dilettantisco dell'Unidelta di Bruno Leali, per cui so che ha ancora dei grandi margini di miglioramento. Quest'anno per lui potrebbe esserci l'esordio al Giro d'Italia, cerchiamo di dargli quel primo impatto verso le corse importanti in maniera graduale, un po' come fatto per Cunego nel 2003».
Quali saranno gli spazi di Matteo Bono?
«Bono può essere un ottimo uomo-squadra se riuscirà a fare un piccolo saltino di qualità. Non ha doti da vincente, ma può essere un ottimo comprimario, uno di quei fondamentali corridori che sanno farsi sempre trovare pronti, tappare qualche buco, dare sempre il meglio in ogni situazione».
Oltre a Possoni, al Giro d'Italia dovrebbe esserci anche Marco Marzano, giusto?
«Marzano il posto per i nove del Giro d'Italia può soltanto perderlo. L'anno scorso è stato molto bravo in un paio di brevi corse a tappe del Pro Tour e quest'anno correrà la maggior parte delle corse che farà Cunego fino al Giro d'Italia. Certo, ci sarà da verificarne la condizione ad inizio maggio, ma se non accadrà niente di particolare Marzano sarà al Giro. Lo stesso discorso è fattibile per Napolitano. Per la prima volta, infatti, quest'anno "snaturerò" le mie abitudini e poterò un velocista, nonostante Cunego».
Un Napolitano alla McEwen, potremmo definirlo?
«Sì, se si vuole far capire che dovrà sbrigarsela da solo o quasi. Il fatto è che al Giro d'Italia una vittoria di tappa è importante e l'anno scorso che non è arrivata è mancata tanto, come soddisfazione. Napolitano ha tutte le qualità per fare bene nelle volate, anche perché a seconda delle tappe potrebbe usufruire del lavoro di un Bruseghin, tanto per dirne uno che va forte sul passo, soprattutto dai meno 10 km all'arrivo fino ai meno 3 km. Poi da lì dovrà monetizzare l'esperienza in pista, ma ho fiducia nel ragazzo, anche perché è un orgoglioso ed ha già annunciato che non darà mai colpe alla squadra, in caso di débâcle».
Lo stesso Napolitano ci ha già detto che, a differenza dello scorso anno, seguirà un calendario diverso da Bennati.
«È vero. Per Bennati si è pensato più ad una prima parte da protagonista, con la Sanremo e le classiche del Belgio per poi giocarlo nelle volate al Tour de France, dove l'anno scorso fu sfortunatissimo. Invece Napolitano lo vorrei maggiormente, se non unicamente, focalizzato sul Giro d'Italia, magari concedendogli i Mondiali su pista qualche mese prima, anche se forse "Napo" non sarà molto d'accordo con me. Lui vincerà tantissimo, è un predestinato delle volate, ma a volte dovrebbe avere un poco più di calma».
Cunego, Tiralongo, Bruseghin, Napolitano, Marzano, Possoni: ne mancano tre per il Giro d'Italia.
«Puntualizzo subito che la sicurezza è rappresentata soltanto da Cunego, mentre per gli altri sarà da valutare la forma in prossimità del Giro, anche se per corridori come Tiralongo, Bruseghin e Vila è facile prevedere il via dalla Sardegna. Tra coloro che non sono stati nominati ci sono Szmyd, Valjavec, ma soprattutto Figueras. Credo molto nel napoletano, ho anche avuto accesi confronti con la dirigenza per tenerlo in squadra dopo un 2005 tempestato di infortuni e l'anno scorso ha dimostrato, più che per le belle vittorie, una discreta continuità, sui cui dovrà comunque continuare a lavorare ed impegnarsi. Per Valjavec invece mi aspetto un 2007 decisamente superiore all'anno che è appena concluso, mi aspetto che possa tirare fuori qualcosa di buono. Non nascondo che un'annata come quella scorsa mi deluderebbe veramente tanto».
Figueras al Giro, quindi. Passando dalle Ardenne o no?
«Amstel Gold Race e Freccia Vallone possono vederlo tra i protagonisti, mentre alla Liegi correrà insieme a Cunego. Ma d'altronde, se togliamo Ballan che già l'anno scorso ha fatto vedere moltissimo nelle classiche, in quelle corse dovranno essere bravi a farsi trovare pronti corridori come Corioni, come Franzoi, come Bossoni. Tutta gente che ad inizio stagione dovrà essere in grado di ritagliarsi il proprio spazio».
A proposito di corridori da classiche, entriamo nel capitolo "cessioni" iniziando da Commesso e Carrara.
«Per entrambi c'è poco da dire, così come per Petrov: hanno ricevuto un'offerta economica che la Lampre non riusciva a pareggiare, così tutti e tre hanno deciso di accasarsi altrove».
Stesso discorso per Ruggero Marzoli?
«Un po' meno. Marzoli qui da noi era stretto; non voglio dire che in Lampre-Fondital sia stato abbandonato al suo destino, per carità, ma sicuramente in una squadra Professional potrà trovare maggiori spazi. D'altronde per arrivare a certi corridori, con un determinato budget, si devono fare anche delle scelte. Non si può sempre salvare la capra, se punti ai cavoli».
Lo sa che tra i nuovi acquisti ci siamo dimenticati di citare Caruso?
«Eh già (sorride). Il fatto è che l'acquisto di Caruso è stato quello più sofferto, perché prima di ufficializzarlo abbiamo dovuto attendere tutte le garanzie sul fatto che il ciclista siciliano non fosse implicato nell'Operación Puerto. Devo dire che lui si è sempre professato più che innocente, praticamente tirato in mezzo senza motivi; sarà un corridore molto utile anche in vista del Giro d'Italia, volendo. Un altro candidato alla rosa di poco fa».
Ballan e Bennati per la prima parte di stagione, Cunego dalla Liegi al Giro, e poi?
«Al Tour de France ci saranno spazi per Valjavec e Figueras, nel caso saltino il Giro per far spazio ad altri corridori, così come torneranno arruolabili Ballan e Bennati. Al Tour andremo per la ricerca di qualche vittoria parziale, sarebbe bello anche portare una maglia come fatto lo scorso anno, e chissà che Bennati non possa puntare con decisione alla maglia verde. Per la Vuelta, invece, ci potrebbe essere di nuovo Cunego, ma senza l'assillo della classifica generale: giocarsi una tappa e prepararsi per il finale di stagione con Zurigo, Emilia e Lombardia è una cosa che lo affascina e mi affascina, anche perché quelle corse sembrano fatte su misura per lui».
Non ha pensato di provare Vila per la classifica generale della Vuelta?
«È quello che sto cercando di far capire a "Patxi" sin dalla metà dello scorso anno, ma forse anche di più. Alla Parigi-Nizza ha dimostrato di saper fare il capitano, ma il problema principale di Vila è che lui ama il Giro ed il Tour. Stesso discorso per Bruseghin: sono gli unici due corridori che, al momento di stilare il programma della stagione, ti dicono subito: "Mettimi Giro e Tour". Di solito accade il contrario, sono pochissimi quelli che vogliono abbinare due fatiche così grandi in poco tempo. Ma evidentemente è una questione di equilibrio. Sanno che essendo in palla per il Giro basta poco richiamo per essere competitivi al Tour, mentre preparare la Vuelta vorrebbe dire riprendere gli allenamenti da capo, o quasi, dopo uno stacco più o meno lungo».
Il suo organico è di 25 corridori, il minimo per un team Pro Tour. Pensate di intervenire sul mercato o state bene così?
«A me la mia squadra piace molto. Se adesso alzo la testa e mi guardo intorno vedo gente che va forte su tutti i terreni. Una squadra pressoché completa in tutti i reparti, penso veramente di avere in mano un'ottimo team. L'unica pecca è che verso agosto, quando ci saranno molte contemporaneità in calendario, l'assenza di cinque uomini si farà sentire. Anche se con l'arrivo di Bandiera a metà stagione e l'inserimento di qualche stagista le cose potrebbero migliorare».
Quanto è dura programmare degli obiettivi come il Belgio e il Giro quando i contendenti sono corridori come Boonen, pressoché imbattibile, e Basso, che se è di nuovo quello del 2006 sarà dura acciuffare?
«È una domanda che mi fa piacere, perché mi permette di far capire, anche ai miei ragazzi, che l'arma vincente, spesso, è credere e pensare a sé stessi, non agli avversari. In fondo nello sport è anche possibile che il Mantova sconfigga la Juventus in Serie B. E devo dire che giorni fa, in un'altra intervista, sentivo Cunego rispondere ad una domanda simile posta da un vostro collega più o meno in questo modo: "Spero che nel 2008 questa domanda lei debba rivolgerla a Basso". Sì, 18' di distacco del 2006 sono tanti, ma chissà che non si riesca ad invertire la rotta: non solo acciuffare i favoriti, quindi, ma costringere loro ad acciuffare noi».
Com'è il suo rapporto con Saronni?
«Buono, e devo dire che conoscendolo, è migliorato. Essendo stato io soltanto un poco più che discreto corridore, vedevo Saronni come un "ciclista campione", e basta. Ed invece mi sono ricreduto, soprattutto grazie ai tanti incontri/scontri avuti sin qui con lui. Il campione, che in fondo adesso è il mio capo, mi ha spesse volte aiutato con Damiano Cunego e nella sua gestione. Il fatto è che a volte i campioni tendono a capirsi un po' prima, mentre chi nella vita è stato un discreto corridore non dico che non capisce certe cose, ma magari ci mette un secondo di più. Saronni è stato molto utile in questo. Se lo si prende dal lato buono, secondo me la sua esperienza di "ciclista campione" può aiutare eccome».
Cosa ne pensa della situazione attuale del ciclismo?
«Penso che si stia facendo di tutto per alimentare una gran confusione, un gran caos, e la recente esclusione della Unibet.com dalle invitate per la Parigi-Nizza, una squadra Pro Tour in una corsa Pro Tour, almeno fino allo scorso anno, sta lì a dimostrarlo. La verità è che l'Uci non ha voluto in nessun modo andare incontro alle richieste degli organizzatori dei Grandi Giri e delle Federazioni, che chiedevano nient'altro che lasciare le licenze Pro Tour a 18 squadre, sfruttando il ritiro della Phonak e della Liberty Seguros. Invece l'Uci ha fatto di testa sua, ha dato le licenze all'Astana ed all'Unibet.com, ed ora gli organizzatori dei GT si sono messi sul piede di guerra, e il mancato invito del team svedese in una corsa dell'Aso è soltanto il primo passo. E ci stiamo rimettendo tutti».
Una situazione che pare irreale da quanto è paradossale, non crede?
«Sì, e devo dire che mai come negli ultimi tempi penso molto ad una cosa che vi riferisco in maniera sfacciatamente sincera. Il pensiero è: "Ma io, Giuseppe Martinelli, sono in grado di fare bene questo mestiere?". Mi spiego: io ho tra le mani un parco corridori che vale milioni di euro, e questi corridori devo farli vincere o comunque renderli protagonisti in determinate corse, concordando il tutto con uno sponsor. Devo allenarli e motivarli, ma lo faccio soltanto grazie all'esperienza. Io non sono un "professionista" nel vero senso della parola: io non ho studiato per diventare un "professionista" dell'allenamento o del marketing, né della psicologia. A volte credo che per fare il passo decisivo, il ciclismo debba andare a ricercare dei "professionisti" veri, gente in grado di parlare con degli sponsor senza farsi mettere in mezzo e senza svendersi, ovviamente abbinandoli a persone, e faccio il mio esempio, che hanno esperienze sul "campo", o su "macchina" se preferite, che andrebbero a gestire la parte puramente tecnica e ciclistica, lasciando ad altri incombenze particolarmente delicate. Questo è un esempio che riguarda me in prima persona, ma che ovviamente può essere allargato anche a tante altre squadre, così come a tanti enti del ciclismo e dello sport in generale. Anche per quello che riguarda il Codice Etico, è palese che il ciclismo si sia dato delle regole verso le quali nessuno ha pensato alle eventuali conseguenze negative; nessuno si è fatto la domanda: "Ma siamo capaci di mantenerle e di applicarle, queste regole?". La risposta, visto che uno dei maggiori indiziati per l'Operación Puerto è Manolo Saiz, uno dei creatori del Codice Etico, sarebbe stata: "No", mi pare evidente».


Prima di andare via, Borselli ci invita ad assistere all'ennesima partita a biliardino. Si anticipa lo scontro dell'indomani: Borselli-Pengo contro Martinelli-Bontempi. "Martino" dimostra di saper far gol anche dalla difesa, ma la sfida termina 2-1 per gli altri. In fondo, nient'altro che un anticipo di ciò che sarebbe successo, da lì a poche ore, sul lungomare di Sabaudia. Borselli e Pengo vincono con la squadra di Cunego, Martinelli e Bontempi perdono la sfida. Il ds bresciano perde anche la scommessa col "factotum" toscano: al prossimo ritiro avrà per tre giorni un "professionista" in più.


Mario Casaldi

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