La lezione di Millar - Crono, solo Vino avvicina Valverde
David Millar, David Millar... un momento: stiamo parlando di "quel" David Millar? Ovvero l'uomo che si era autonomamente imbucato in un tunnel apparentemente senza ritorno, il giorno in cui decise di confessare che sì, usava Epo, e che per questo non riusciva più a guardarsi allo specchio. Quanto di melodrammatico ci fosse in quell'atteggiamento (in fondo lo scozzese rischiava ugualmente la squalifica) e quanto di calcolato, non è dato saperlo; in ogni caso il rispetto di fronte ad una storia del genere è d'obbligo.
È d'obbligo perché comunque ha mostrato una via, e quindi una via percorribile se è vero che Millar l'ha percorsa fino in fondo, ed ora è di nuovo qui, a raccontarci cose diverse da quelle che diceva quando sognava di vincere il Tour de France. Ora sa che non sarà possibile per lui coronare quell'antico sogno, e ha avuto la forza di spirito di reimmaginarsi in una veste diversa da quella che aveva voluto indossare contro le leggi della (sua) natura.
Millar, dopo l'Eposbornia, è tornato quello che era alle origini: un cronoman. Uno che va forte contro il tempo, che sa tenere un gran passo, ma che non può pensare di spianare le montagne, e si deve accontentare di essere un protagonista minore di questo ciclismo, ma comunque protagonista, quando la giornata è quella giusta.
Lo scozzese è diventato un paladino del ciclismo senza additivi, poi magari scopriremo che era un ciarlatano e si faceva bello continuando a prenderci in giro (tutto è possibile nella vita), ma per ora è bello credere a Millar, e lo si può fare proprio per l'essenza per l'appunto credibile della sua parabola: oggi lui vivacchia a centro gruppo, non arriva coi velocisti nelle tappe più difficili perché ha - di suo - qualcosa in più (e questo nessuno lo poteva mettere in dubbio), ma ci vuole dimostrare che per stare nel plotone, per andare ogni tanto in fuga, e per riuscire anche a vincere quando è possibile, non serve il doping. È una lezione da tenere a mente in un ciclismo che - comunque - continua a propinarci medie da brivido che a tutto servono meno che alla sua trasparenza.
Millar ha vinto la cronometro di Cuenca alla Vuelta, ha vinto facendo una prestazione praticamente uguale a quella di Fabian Cancellara, che infatti ha chiuso con lo stesso tempo e non si dispiacerà troppo (lui che quest'anno si gloria di un'indimenticabile Parigi-Roubaix) se i centesimi hanno premiato il britannico; alle loro spalle la lotta vera, quella per la classifica, con un Vinokourov che secondo pronostico è stato il migliore dei big, anche se è andato un po' meno forte delle attese, arrivando ad avere 20" su Valverde a metà corsa e salvandone all'arrivo solo 8".
O meglio, è stata la maglia oro a stupire, con una prestazione vigorosa e orgogliosa, cresciuta alla distanza, segno che se c'è una cosa che manca a Valverde non è certo la condizione: il murciano perde da Vino, ma guadagna su tutti gli altri, e la crono che doveva essere un problemino per lui si risolve nell'ennesimo 1 in schedina: le distanze tutto sommato non abissali non mettono Alejandro al riparo da sorprese (Vino a 1'38" è molto più che una mina vagante), ma certo ora è più difficile attaccarlo. Kashechkin gli rende altri 13" ed ora lo insegue a 48" in graduatoria; Sastre ha perso poco eppure ha lasciato sul campo oltre mezzo minuto che non sarà per niente facile recuperare; Gómez Marchante ci ha rimesso più di un minuto, Brajkovic più di un minuto e mezzo, Di Luca quasi due.
Se la Vuelta cercava un padroncino, ha finalmente (dopo tanto sospirare) trovato in Valverde l'uomo dell'annunciazione. E se il leader Pro Tour passa indenne quest'ultima settimana, entrerà dritto dritto in un club iperesclusivo (che al momento conta un solo iscritto: Cunego), ovvero quello dei corridori in attività che accoppiano un Grand Tour ad una Classica Monumento: dopo la Liegi di aprile, Valverde intascherebbe la corsa di casa, quella in cui si rivelò come possibile protagonista delle grandi gare a tappe. Gli altri saranno d'accordo? E soprattutto, il premier kazako pensa di fare un'altra puntatina alla Vuelta?