Het-Pozzato apre il Nord - E intanto Bennati strapazza AleJet
Quando vince (successe anche ad Amburgo un anno e mezzo fa) c'è sempre qualcuno con un guanto di spugna a tergergli il sudore, a massaggiargli le gambe, mentre lui si sistema la chioma per essere bello sul podio. Ma Filippo Pozzato è così, e vivaddio, se tiene alla sua immagine ed alla sua beltà anche dopo una corsa di 200 km sul pavè e dopo una serratissima lotta con quasi tutto il gotha del ciclismo del Nord: Flecha, Boonen, Nuyens ed O'Grady sono i cognomi dei corridori rimasti al palo oggi.
Filippo li ha uccellati come successe lo scorso marzo a Sanremo, come provò a fare lo scorso aprile a Wevelgem: la sparata negli ultimi 400 metri (o anche meno) sta diventando un marchio di fabbrica, uno stupendo copyright che Pippo fa benissimo ad apporre alle sue azioni, se è vero che spesse volte si trova in gruppetti con corridori più veloci di lui; e lui è sì anche abile allo sprint, ma se si ha la dinamite nelle gambe per più di 250 metri, perché non provarci?
E difatti Pippo ci prova, sempre più spesso, anche perché da quest'anno potrà farlo con pressoché totale libertà. Per un attimo difatti l'Het Volk è sembrata una disfatta per la Quick Step: Flecha ed O'Grady erano davanti con una decina di secondi di vantaggio e filavano via d'amore e d'accordo; dietro Cooke faceva da zavorra (con conseguente preoccupazione che ci marciasse, perché poi allo sprint l'australiano è veloce) al trio Boonen-Nuyens-Pozzato, in rigoroso ordine alfabetico. Poi ci siamo lustrati gli occhi, abbiamo dato una spizzata al calendario ed abbiamo letto 2007; e a guardarle bene, anche le maglie di Nuyens e Pozzato erano diverse da quella di Boonen, ed anche diverse tra loro. Probabilmente un anno di fa di questi tempi Nick e Pippo avrebbero lavorato per riportare Tom il capitano alle ruote dello spagnolo naturalizzato belga e dell'australiano più europeo che ci sia. E invece il crescente carisma di Nuyens e quello conclamato di Pozzato ha consigliato ai due giovanotti di cercare i propri spazi – che dovevano e devono essere necessariamente importanti – altrove: in casa Cofidis il belga che vinse qui due anni fa, in casa Liquigas il veneto che raggiunge Ballerini e Bartoli tra gli italiani che si sono aggiudicati la classica belga che dà il via al paradiso (per chi guarda) del Nord.
E così mentre VanDerFlecha si ostinava a voler consegnare la vittoria ad un troppo passivo O'Grady, evidentemente un po' stanco, due cavalcavia permettevano a Boonen e Pozzato di forzare un pochino e liberarsi così della compagnia di Cooke, riportarsi sulla scia (almeno di sguardi) dei due battistrada e, soprattutto, dare motivazioni a Nuyens che, con una sparata agli 800 metri dall'arrivo, mangiava qualcosa come 80 metri di vantaggio a Flecha ed O'Grady in 150 metri: azione da capogiro per il neocapitano della squadra francese, azione che probabilmente avrebbe avuto esiti migliori se Boonen, furbescamente fatto passare avanti da Pozzato, non avesse riportato il biondo di Sandrigo (ma anche se stesso, Tom mica fa beneficenza) a ridosso degli ormai tre uomini davanti.
E così al momento del ricongiungimento i tre davanti scartavano a sinistra, evidentemente per guardare in viso i due ultimi arrivati; soddisfazione che Pippo non lasciava, visto che non appena la sede stradale di destra gli si spalancava davanti al muso, dava vita ad una progressione molto, ma davvero tanto, simile a quella che schiantò Nocentini prima e Petacchi poi sul rettilineo di via Roma, a Sanremo, anche se probabilmente quella di oggi è partita un pochino più vicina, come metraggio, alla linea d'arrivo.
Boonen, a 20 metri dalla sua ruota, era troppo stanco per accodarsi; Flecha, cuor di leone, ci ha pure provato, ma stavolta più che un grande cuore serviva un buon lazo ed un'ottima mira.
Prima del podio Pozzato ha analizzato la corsa: «La mia squadra, la Cofidis e la Quick Step hanno corso molto bene: in ogni fuga c'era qualche compagno mio, di Nuyens e di Boonen e per la prima metà di corsa abbiamo potuto far lavorare squadre come la Rabobank. Poi nell'ultimo tratto di pavè siamo rimasti noi davanti, una lotta difficilissima contro dei grandi campioni che mi ha visto vincitore». Non solo Sanremo per Pozzato, ma anche Fiandre e Roubaix: «Al Fiandre manca ancora più di un mese e prima dell'8 aprile ci sono tante altre corse. Io in Belgio verrò per vincere, ma come oggi ho esultato io, la prossima volta potrà toccare ad un altro; vincere non è mai semplice, soprattutto quando ci si gioca la corsa tra grossi corridori. Desidero ringraziare la squadra – ha continuato Filippo – per il meraviglioso compito svolto oggi».
E mentre Pozzato si giocava l'Het Volk, alla Valenciana si consumava la tripletta di Daniele Bennati, ancora una volta ai danni di Alessandro Petacchi, ancora una volta in rimonta, ancora una volta con un bel distacco di margine, addirittura stavolta con un bel distacco tra la ruota posteriore dell'aretino e la ruota anteriore dello spezzino della Milram.
Bennati è indicato come "grande promessa" sin dalle prime pedalate da pro', riserva nella Nazionale campione del mondo a Zolder nel 2002, dopo un paio di anni sfortunatissimi ha ripreso nel 2005 a disputare belle volate, ma non solo, visto anche il 3° posto alla Gand-Wevelgem del "pasticcio Mattan" e il 2° posto alla Parigi-Tours dietro Zabel, dopo la deludente prestazione al Mondiale di Madrid.
Daniele Bennati ha ancora 26 anni (è nato in settembre) e quest'anno, dopo l'ennesimo anno disgraziato, ha iniziato a vincere già in febbraio al Giro del Mediterraneo. Però le volate alla Volta Valenciana hanno un sapore diverso, anche perché ottenute contro il velocista più forte del mondo, Alessandro Petacchi. In effetti ciò che si sta consumando tra il 33enne spezzino ed il 26enne aretino sembra un po' il remake del passaggio di consegne, avvenuto tra il 2003 e il 2004, tra l'allora 35enne lucchese Cipollini e il taciturno 29enne di La Spezia.
Con questo non vogliamo accostare Cipollini a Bennati, né lo stesso aretino con Petacchi. Lo stesso Bennati, interpellato a fine tappa, ammette: «Battere Petacchi è una sensazione particolare, ma è bello vincere, comunque, indipendentemente da chi si batte. Sono contento di aver vinto tre tappe, me ne bastava una, però una volta visto che ero in grado di vincere sarebbe stato un peccato non provarci di nuovo. Accostarmi a Petacchi è difficile – ha riflettuto Daniele – perché lui ha vinto tanto, e soprattutto ha vinto una Milano-Sanremo. Quest'anno spero davvero di poter giocarmi la vittoria nella Classicissima». Però la curiosa analogia (anno più, anno meno) tra tosco-liguri, anche se praticamente AleJet è toscano d'adozione, rimane.
Tre volate ad una, con quell'una impura perché in cima ad uno strappetto, è un bel bottino per Daniele Bennati, che ha un dignitoso biglietto da visita da presentare tra venti giorni alla partenza di Milano al cospetto dei già plurivittoriosi in stagione Freire, Boonen, lo stesso Petacchi e il Pozzato che lo precede nell'articolo; ed anche Bettini e Valverde, che velocisti non sono (né plurivittoriosi, per il momento), ma veloci sì, eccome. E se il toscano di La California s'è divertito a vincere nella California "vera", il murciano s'è intanto portato a casa la classifica generale della Volta Valenciana, seppur sconfitto in salita da Contador, altro giovanotto spagnolo di cui parleremo più diffusamente tra maggio e luglio.
Tutti grossi nomi, a cui se ne aggiungeranno inevitabilmente altri (ci viene in mente Hushovd, ancora in ombra, tanto per dirne uno) tra la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico: perché è sì vero che l'Haut Var, l'Het Volk, il Laigueglia, il Mediterraneo, l'Andalucía e la Valenciana sono corse più e meno importanti e vincerle dà morale a tutti, ma è altrettanto vero che le menti di tutti coloro che sanno che possono giocarsi la Milano-Sanremo sono rivolte là, sulla Riviera.