Giro bello? Sì, però... - Alto il rischio di un finale scontato
Versione stampabileTogliamoci il dente e parliamo subito del Giro 2007 da un punto di vista tecnico. Poi dopo, via via che l'ennesima arrabbiatura di questa annata disperante si sarà sciolta in una rassegnata malinconia, affronteremo altre questioni.
Procediamo per punti.
In linea generale, il prossimo Giro, malgrado un paio di arrivi in salita veramente difficili, sarà meno duro di quello andato in archivio in questo 2006. Meno salite, meno cronometro, meno di tutto. Ma non siamo nella condizione di doverci lamentare, in fondo ci sta pure che un'edizione della corsa rosa venga fuori meno ardua di un'altra, insomma, è nell'ordine delle cose, e poi mica si può pretendere sempre l'abbuffata di 12 mesi fa (abbuffata sulla carta, poi in parte decurtata sulla strada per motivi contingenti).
Si parte dalla Sardegna, da Caprera, e l'ultima volta che il Giro ebbe a che fare con Garibaldi (partenza da Nizza) fu nel 1998, e non diciamo altro: solo che sia un buon auspicio.
E si parte con una cronosquadre breve, secondo l'uso recente della Vuelta. Bene così. Due tappe per velocisti, e poi un troppo anticipato primo giorno di riposo (un po' come avvenne nel 2006). Quindi una prima fase di Giro abbastanza nella norma, il solito arrivo in salita facile (Montevergine di Mercogliano), cavalcate di qua e di là dalla dorsale appenninica (si passa pure dal Terminillo, anche se lontano dal traguardo), svariati appuntamenti per velocisti, e poi la carovana prende la strada per le Alpi.
Il propedeutico passaggio per Genova ci farà scoprire l'arrivo inedito del Santuario di Nostra Signora della Guardia, prima di un classico sconfinamento in Francia attraverso Agnello e Izoard fino a Briançon. La novità più bella è rappresentata forse dalla cronoscalata di Oropa, 13 km alla tredicesima tappa (per chi crede nella cabala), due giorni prima del simil-tappone dolomitico, meno di 200 km con due colli prima dell'ascesa finale al Passo Tre Croci/Tre Cime di Lavaredo: un arrivo che mancava da decenni, e quindi bentornato, tantopiù che è veramente molto duro.
Le Tre Cime chiudono la seconda settimana di Giro, e fin qui non avremmo nulla di cui lamentarci. Ma il riposo dell'ultimo lunedì prelude a una chiusura anticipata del Giro 2007: tappa per fughe verso Lienz (altro classico sconfinamento in Austria), e poi il ferale Zoncolan, affrontato per la prima volta da Ovaro, ovvero dal versante che da un decennio almeno rappresenta uno spauracchio, quasi una leggenda metropolitana vista la sua durezza. E va bene, va ancora bene.
Ma chiederemmo a Zomegnan: passi l'idea di un Giro più semplice dell'ultimo, ma perché decidere di farlo finire il mercoledì? E sì, perché solo un colpo di fortuna renderà decisiva la crono veronese del sabato, dopo altre due tappe intermedie e prima della passerella meneghina. Spieghiamo: in teoria una tappa di montagna può sempre prevedere ribaltoni, crisi clamorose che costano minuti su minuti: chi si ricorda di Passo Coe 2002? O anche dello Stelvio 2005? Invece una cronometro, per di più messa al penultimo giorno, e di 42 km (una lunghezza non trascendentale), non garantisce certo ribaltoni, a meno che i protagonisti non arrivino all'appuntamento ad un'incollatura l'uno dall'altro.
E noi ovviamente speriamo che sia così; ma non possiamo non prendere in esame il fatto che rischiamo seriamente di arrivare alla sera di mercoledì 30 maggio col finale di Giro già scritto: a 4 tappe dalla conclusione! Insomma, speriamo di non doverci trovare, da qui a 6 mesi, a dover riformulare il giudizio da "scelta azzardata" a "scelta sciagurata" relativamente a questo finale così soft deciso da Zomegnan e soci.
In ogni caso, in bocca al lupo al Giro 2007, e quindi a tutti noi. E passiamo ad altro. Ma ne parliamo a parte.