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È un Annus Horribilis? - Il nostro pagellone della stagione

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Sarà che, passata appena una settimana dal Giro di Lombardia, siamo già in crisi d'astinenza e che il ciclomercato - bontà sua - per quanto si impegni non riesce a coinvolgerci a tal punto da lanciarci in chissà quali ghirigori con la mente; sarà anche per il fatto che ogni finale di stagione merita un bilancio, un giudizio, un semplice excursus cronologico (o anche no) di ciò che è avvenuto negli ultimi mesi, di quello che ci ha fatto emozionare, saltare dalla gioia, oppure disperare, tirare pugni sulla scrivania (ogni riferimento all'UCI - voto 1 per l'insipienza, a cui non diamo zero soltanto perché, ahinoi, è comunque il massimo organismo del ciclismo e ci dobbiamo convivere - non è puramente casuale).
Il 2006 ha detto tante cose, vediamo quelle belle e - of course! - quelle brutte:

Boonen - 8,5
Son due le immagini più belle del 2006 dell'ex Campione del Mondo: la prima è immortalata sul traguardo di Rasteau, 4a tappa della Paris-Nice, quando riesce ad auto-rilanciarsi in una volata ormai persa (per il 99,9% dei ciclisti in gruppo) a 250 metri dall'arrivo dopo un salto di catena e una quasi caduta: impressionante! L'altra è sicuramente il Giro delle Fiandre dominato con la maglia iridata, con quell'azione solitaria ed incredibile sul Koppenberg. La nota dolente arriva con gli sprint falliti al Tour de France, così come la rincorsa alla maglia verde. Ma ha vestito la maglia gialla, s'è piazzato 2° alla Roubaix, ha vinto 21 corse in stagione (tra cui il terzo GP Harelbeke consecutivo), e quindi...

Sastre - 7+
Carlos Sastre Candil (CSC, of course), "Stakanov" per gli amici, è riuscito nella non facile imprese di scalzare Marino Lejarreta dal trono di "più regolare" nei tre Grandi Giri disputati: 43esimo al Giro d'Italia col capitano (Basso) vittorioso; 3° al Tour de France (sub-judice, visto che in realtà sarebbe arrivato 4°) e 3° alla Vuelta a España. Purtroppo ha all'attivo 0 tappe vinte, e questo un pochino pesa, ma d'altronde l'ispanico è uno che in 10 anni di professionismo ha vinto appena 4 corse, ed uno sfizio se l'è tolto anche quest'anno: la Klasika Primavera (ed ha rischiato il podio a San Sebastián).

Hincapie - 5
Quante volte avrà rivisto quell'assurda caduta, il newyorkese, che l'ha visto protagonista a km 45 dall'arrivo del velodromo di Roubaix? Quel manubrio che si spezza, il salto nel vuoto, in avanti, l'acrobazia per evitare danni peggiori e cadere di lato, con la spalla invece che col viso, e poi quelle lacrime di frustrazione su quel ciglio di strada. Prima, il podio al Fiandre (3°), dopo, il fallimento al Tour de France (partiva con velleità di classifica, ha finito ??esimo) e infine, dopo il campionato statunitense, un'altra vittoria sfumata per via di una caduta: il Giro del Benelux (niente di paragonabile alla Roubaix, però). Annata storta.

Petacchi - 5,5
Non potrà certo raccontare di aver vissuto una stagione coi fiocchi, AleJet, e magari un po' di nostalgia verso quella maglia bianca con quella goccia blu sul petto gli è anche venuta, tra i tanti stop che ha dovuto per forza di cose osservare. E dire che era iniziato tutto bene, col GP Costa degli Etruschi e le sverniciate a Boonen in Spagna, poi la Sanremo (2°) sfumata per via di una squadra non proprio impeccabile, poi il tentativo al Nord sfociato nel 3° posto alla Gand-Wevelgem, e poi la caduta con la frattura della rotula al Giro d'Italia, poi il lento recupero, il ritorno al successo in Sassonia, e di nuovo un infortunio, alla Vuelta, stavolta da "bischero". Riesce comunque a piazzare 13 vittorie, ed essere il secondo plurivincente di stagione.

Napolitano - 6+
Se è vero che il difficile è confermarsi, e non rivelarsi, il "cinghialotto" siciliano trapiantato sul Lago d'Iseo è riuscito nel compito più difficile: 7 vittorie nel 2005 in maglia L.P.R. e 7 vittorie nel 2006 in maglia Lampre-Fondital, con quel bis alla Coppa Bernocchi a far bella mostra di sé nella bacheca del velocista classe '81. E all'interno della stagione si concede anche il lusso di piazzare tre sprint mica da ridere (5° alla Sanremo, 9° ad Amburgo, 8° a Tours) in tre classiche, con una dedizione verso la pista che l'ha portato ai Mondiali di Bordeaux e al vestire la maglia rosa, per qualche tempo, al Giro d'Italia delle piste.

Valverde - 9
Avesse vinto Vuelta e Mondiale sarebbe stato da incorniciare e placcare d'oro, ma la sua stagione è comunque ottima, anche se quel Giro di Spagna sa più di sconfitta che di un 2° posto conquistato. Ai Paesi Baschi si prepara per le Ardenne con un buon 2° posto, poi coglie la delusione olandese all'Amstel e - quando ormai nessuno sapeva che pesci prendere col murciano - cala una doppietta da brividi sulle strade valloni di Freccia e Liegi. Sullo slancio, si porta a casa pure il podio (3°) del Romandia. Il Tour gli rende una clavicola fratturata, la Vuelta gli dà 2 tappe, il 2° posto già citato e tanti giorni in maglia amarillo. Il bronzo del Campionato del Mondo è un'ulteriore conferma delle qualità di questo 26enne della Caisse d'Epargne. Succede a Di Luca nel ranking Pro Tour istituito dall'UCI dallo scorso anno.

Simoni - 5
Non siamo affatto abituati a vedere il trentino chiudere con 0 successi stagionali (almeno su strada). E dire che al Giro ha sempre dimostrato quella consistenza tipica della sua carriera, chiudendo con un 3° posto e col focus delle polemiche per la diatriba con Basso dopo la tappa dell'Aprica. Dapprima, l'esordio (a 34 anni suonati) alla Milano-Sanremo ed alla Liegi-Bastogne-Liegi, con quest'ultima corsa che l'ha visto anche buon co-protagonista. Poi, niente di più rilevante, su strada, ma di tanto rilevante in Mountain Bike: vittoria alla Rampilonga e maglia di campione italiano. Non era un novizio (avendo già provato tale disciplina negli anni passati), ma complimenti per la duttilità.

Basso - 8
Il ragazzo timido che non vinceva mai quest'anno ha subìto il compimento della propria maturazione. 3 tappe di montagna e il successo finale al Giro d'Italia, con tanto di accuse di "cannibalismo" da parte di Simoni. La sua stagione era iniziata anche abbastanza presto, con un discreto piazzamento alla Tirreno-Adriatico, la vittoria al Critérium International ed il 10° posto alla Liegi. Dopo il successo al Giro, niente più corse, con quel Tour da cui è dovuto scappare dalla porta secondaria per volere del suo team e degli sponsor, per via di Operacíon Puerto. Sarebbe stato bello vederlo al Giro di Lombardia, sarà bello vederlo di nuovo in caccia di Giro e Tour nel 2007.

Cancellara - 8,5
Riesce in un fondamentale non riuscito a molti corridori sin qui: battere Boonen quando il belga è dato per favorito. E riesce a farlo alla Parigi-Roubaix, staccandosi di ruota tutti sul Carrefour de l'Arbre, in una sintesi lunga 17 km, fino a Roubaix, di potenza, eleganza e stile sulla bici. Prima del "capolavoro", un doppio 6° posto a Fiandre e Gand che nel 2007 gli varrà uno dei posti d'onore per l'Inferno del nord, quando si parlerà di favoriti. La delusione dell'assenza al Tour, la mezza beffa della crono persa per 5 decimi alla Vuelta, e poi quella cronometro incredibile, pure troppo, di Salisburgo, dove ha veramente annientato tutti nella ricorsa alla medaglia d'oro ed alla maglia iridata contro il tempo.

S. Sánchez - 8
Del tipo: se non avesse vinto a Zurigo (o in una qualsiasi altra classica) sarebbe stata un'ingiustizia. Del tipo: se ci fate caso, il nome dell'asturiano l'avete già letto in qualche ordine d'arrivo, nelle parti alte, di qualche Liegi passata, ed era inevitabile che vincesse qualche classica, prima o poi. 4° alla Parigi-Nizza, in fuga alla Sanremo, 6° ai Paesi Baschi, 2° alla Freccia Vallone, e poi la tappa di Cuenca alla Vuelta, il 7° posto in classifica generale, quell'anticipo ai Campionati del Mondo e il 4° posto finale, e poi Zurigo e il 2° posto al Giro di Lombardia. Completo e coraggioso.

Zabel - 7-
Vince ormai poco, pochissimo (anche se piazza 2 zampate alla Vuelta), e forse è per questo che tutti, ma proprio tutti, gli vogliono un gran bene: è vero, difatti, che si riesce a voler bene molto più facilmente a chi perde con signorilità piuttosto che a chi vince anche con un po' di arroganza. Però se avete modo di rivedere quattro scene dello Zabel 2006, dategli un'occhiata: la prima al Giro del Mediterraneo, col buco fatto in testa al gruppo, dopo una curva, per permettere ad un ragazzino che di cognome fa Rigotto di andare a vincere la tappa di Sanremo; la seconda al Giro delle Fiandre quando arriva mano nella mano con Flecha, in una sorta di solidarietà per essere entrambi fuori dalla top-10, sorridendo; la terza ad Amburgo, dove soltanto il fotofinish stabilisce chi tra Freire, Pozzato ed "Herr Sanremo" ha vinto l'ex prova di Coppa del Mondo e, mentre Freire lo indica, lui sorridendo fa di no col dito e lo indica a sua volta, di nuovo sorridendo; e poi Salisburgo, e quel 2° posto dietro a Bettini che ce lo ha fatto amare di riflesso, con quegli abbracci e quelle feste verso il livornese, che sembrava quasi fosse italiano. Chapeau, Erik.

McEwen - 7,5
Eccolo uno che inizia a vincere a gennaio e non smette neanche ad ottobre. E per fare il boomerang col proprio emisfero, Robbie si diverte a mietere successi in Italia, in Francia, in Romandia, ed anche in Belgio, perché no, magari annichilendo Boonen per andare a vincere la sua terza Parigi-Bruxelles. Certo, magari si può discutere sui perché le varie Sanremo, Gand, Amburgo e Parigi-Tours non l'hanno visto protagonista, ed in effetti un po' il naso lo storciamo. Però la maglia verde è comunque un ottimo antidoto.

Ballan - 7
Potremmo definirlo "l'altra faccia di Stakanov", cioè quel lato dell'instancabile lavoratore russo che non punta ai GT, bensì alle classiche ed alle brevi corse a tappe. È mancata nuovamente la vittoria di peso (anche se il Laigueglia è una bellissima corsa), ed anche se ci è andato molto vicino (2° ad Harelbeke e in una tappa al Tour) è parso sempre un gradino sotto ai favoriti principali. 3° alla Tirreno, 8° alla Sanremo con quello scatto sul Poggio che ci ha fatto venire la pelle d'oca, 5° al Fiandre, 3° alla Roubaix, nei 20 sia all'Amstel che alla Liegi, e di nuovo in corsa ad Amburgo con l'azione sul Waseberg, e poi il piazzamento in Benelux, il podio in Polonia, quella progressione a Salisburgo che ha stroncato tutti, o quasi, in maglia azzurra. Lo aspettiamo vincente in una grande corsa. I grandi corridori devono puntare quelle.

F. Schleck - 7,5
Ottima stagione per l'erede di Ivan Basso in casa CSC, con quelle due perle confezionate tra aprile e luglio che splendono ancora, lì in bacheca, e che ogni tanto avranno bisogno di una lucidata nel bagaglio dei ricordi: la prima, l'Amstel Gold Race, è la vittoria (praticamente la prima in assoluto da pro', se escludiamo il campionato nazionale lussemburghese) che gli ha finalmente conferito una dimensione da vincente, dopo i tanti piazzamenti mietuti in passato. La Freccia e la Liegi sono state di assestamento (4° e 7°), per poi andarsi a prendere l'Alpe d'Huez, al Tour de France, davanti un certo Damiano Cunego. Il bilancio finale con la top-10 è la ciliegina sulla torta.

Ullrich - 5
Pugno duro? O ci accontentiamo? È sempre uno degli atleti più difficili da valutare, è uno che anche se corre il 20% delle corse in calendario riesce a portarsi a casa 3 successi. Pochissimi, per uno come lui, ma non male, se si considerano i tentativi. Bagna il ritorno al Giro d'Italia con il successo di Pontedera, poi va a prepararsi per il Tour in Svizzera, vincendo crono e corsa (anche se con molta fatica). Poi arriva Operacíon Puerto, e lo stop forzato. Sveglia Jan, il tempo passa, s'è stufato di aspettarti.

K. Gil - n.g.
Corre una primavera da buon protagonista (molto combattivo alla Freccia), dominando poi alla Bicicletta Basca e mettendo in serissima difficoltà Jan Ullrich al Giro di Svizzera. Poi, anche lui, viene risucchiato dal vortice di O.P. e non si vede più. Corridore divertente, da rivedere senz'altro.

Leipheimer - 6
Più da brevi corse a tappe che da GT, e se ne è accorto finalmente anche lui. Molto buona, anche tatticamente, la vittoria al Delfinato, così come apprezzabile è stata la strenua resistenza al malanno che l'ha messo al palo per la top-5 del Tour de France, dove ha cercato anche qualche sortita, nelle fughe, per una vittoria parziale. La tappa e il 2° posto al Giro di Germania proseguono la falsariga del 2005: quelle due corse sono le occasioni dove vedere lo statunitense al meglio. Niente per cui strapparsi i capelli, insomma.

Landis - 4,5
Possiamo fare un pochino i saccenti e dire che, se anche il mormone Floyd non fosse stato pizzicato dall'antidoping, ci eravamo accorti dal numero di borracce bevute ed utilizzate dallo statunitense che qualcosa, verso Morzine, proprio non andava? Se possiamo, concedeteci lo slancio; se non possiamo, allora diciamo che uno che vince Parigi-Nizza e Tour de France concedendosi soltanto la vittoria di una tappa, per di più il giorno dopo una cotta clamorosa, è un vincitore troppo misterioso per essere funzionale alla credibilità del ciclismo. Ciononostante, gli auguriamo la migliore degenza per la grave operazione all'anca subita di recente.

Cunego - 6+
Vince 6 corse, ma niente di importante. Persino Napolitano, con le dovute proporzioni, vince meglio del bimbo prodigio del 2004. Nessun acuto al Giro, seppur condito dal 4° posto finale. Un po' meglio al Tour, con una partenza mediocre ed un finale bellissimo, impreziosito dal 2° posto sull'Alpe d'Huez e dal 4° di Morzine. La maglia bianca è soltanto una carezza per chi ha già vinto Giro e Lombardia. Molto buono il podio di Liegi (3°), invece, e speriamo di vederlo sempre più spesso protagonista nelle corse che han fatto - e fanno - la storia del ciclismo.

Bennati - 6,5
Pronti via e già s'ammala, di brutto, per via di una bronchite che lo mette fuori gioco da Sanremo a Roubaix, praticamente tre quarti del programma stagionale dell'aretino. Prima della malattia, con Napolitano, aveva provato a mettere in difficoltà Petacchi ed il suo treno riuscendoci alla Vuelta Valenciana, con un anticipo ad 1 km dall'arrivo. Bella anche l'azione in discesa che gli ha permesso di conquistare il Memorial Pantani; un po' un ossimoro per una ruota veloce, ma tant'è. Tre vittorie Pro Tour in Catalogna e Polonia, con in mezzo la caduta al Tour che l'ha tolto dai giochi per Amburgo, altro capitolo di una sfiga che ci vede davvero bene. La delusione, mitigata dalla vittoria di Bettini, per l'esclusione Mondiale fatta esplodere sul traguardo di Alba, al Giro del Piemonte, con la mente rivolta già al 2007.

Nibali - 7
Compirà 22 anni a novembre, il siciliano, ed alla seconda stagione tra i pro' s'è tolto la soddisfazione di vincere le prime due corse (e la terza la sfiora) della propria, ci scommettiamo, luminosa carriera. Si narra, e si percepisce guardandolo correre, che tatticamente non sia proprio il massimo, un po' alla Bettini se vogliamo, ma con molta meno - e vedi un po'! - esperienza. Alla Coppi&Bartali, giornata da tregenda, parte proprio con Bettini, ma poi il livornese si rialza; lo squaletto no, rischia in discesa ed arriva tutto solo. E lo stesso fa a Plouay, giovandosi della presenza di Garzelli nel gruppo che lo inseguiva (o quasi), andandosi a prendere la prima (semi)classica del proprio palmarés. Bagna anche l'annata con l'esordio in maglia azzurra, seppure a cronometro. Lo aspettiamo al Giro.

Pereiro Sio - 6,5
Vittorie stagionali: 1 - Classifica finale Tour de France. Strano, eh? Eppure (sub-judice) è proprio così. La prima stagione post-Lance Armstrong al Tour vede primeggiare questo spagnolo di 29 anni, che vanta(va) una vittoria alla Classica delle Alpi, nel 2004, come successo più prestigioso, probabilmente a pari merito con la tappa di Pau del Tour 2005. Nulla da dire, ha fatto di necessita virtù, ma è troppo comico per essere vero. Vincere il Tour con una fuga bidone. Ci perdonerà l'Aso, ma ci viene da ridere.

Pozzato - 8
Fosse un indiano, il suo nome potrebbe essere "Sciogli le trecce ai cavalli"; ma il novello Umberto Balsamo (e daje!) si è finalmente definito, vincendo una bellissima Milano-Sanremo a 24 anni e mezzo e rischiando di vincere allo stesso modo la Gand-Wevelgem (4°). Nei 15 anche a Fiandre e Roubaix, si è un po' nascosto fino a Salisburgo, concedendosi soltanto il "lusso" del podio (3°) di Amburgo. L'anno prossimo, in Liquigas, lo aspettano le conferme.

Rujano - 3
Cosa voleva fare, lo scricciolo venezuelano? Correre il Tour per la top-10 per puntare alla maglia amarillo alla Vuelta? In quale film, José? Con quale preparazione? Riesce a far parlare di se, in questa stagione, soltanto per questioni contrattuali, ritiri più o meno repentini, azioni più o meno sconsiderate da "fugaiolo" che per le qualità fatte vedere al Giro 2005. Urge serietà, perché si fa presto a finire nel calderone delle "meteore".

Florencio - 7
Pesca la giornata della vita (?) andandosi a prendere, con una delle volate meno impostate e sensate degli ultimi lustri, la Clasica San Sebastián davanti a Garzelli e Kashechkin, semplicemente piazzandosi in testa al gruppo prima dell'ultima "S" che precede il (breve) rettilineo finale e riuscendo a restarci, davanti a tutti, fin sotto il traguardo. La cosa ha messo in crisi praticamente tutti i commentatori Rai battezzati col nome Auro (ma glielo vogliamo dare questo 7 pieno anche a Bulbarelli, che quest'anno finalmente ha preso una posizione? A cui ovviamente si aggiunge l'8 per il sempre ottimo Cassani, soprattutto quello di Salisburgo). Per testimoniare che quella giornata d'agosto non venne per caso, partecipa attivamente alla meraviglia tattica organizzata dalla Spagna mondiale, con quel buco e quelle grida all'auricolare per favorire Sánchez e Valverde (e Zabel, e Bettini, bontà del livornese).

Popovych - 4
No, Yaro, non ci siamo proprio. Se stai studiando da neo-Armstrong, cambia maestro, o cambia obiettivo. Evidentemente quel 3° posto al Giro 2003 deve avergli dato un po' alla testa, perché l'ucraino trapiantato in Toscana da dilettante dominava nelle corse di un giorno, e da pro' non ci ha quasi mai provato. È anche abbastanza veloce, sembrerebbe perfetto per le classiche, e invece "sua maestà il Tour" si è impossessato anche del suo cervello. L'anno scorso la maglia bianca, quest'anno una tappa (vinta in maniera un po' rocambolesca, diciamo così); e nel 2007? Se arriverà Basso in Discovery, gli toccherà lavorare, altroché.

Voigt - 6,5
Si investe di uno dei gesti di maggior fair-play dell'annata, lasciando (?) a Gárate il successo sull'Alpe di San Pellegrino, erta montagnosa da brividi. Poi vince al Tour la tappa che consegna il bonus di mezz'ora a Pereiro, per poi ritrovarsi "cannibale" al Giro di Germania, vincendo allo sprint, in montagna e a cronometro. Un trascinatore.

Mayo - 4
Eccone un altro che, mentre ne parli, rischi sempre di offendere qualcuno: sia questo qualcuno la propria intelligenza, piuttosto che le emozioni che suscita, o magari il ricordo del corridore che fu e che - speriamo - possa farsi rivedere in maglia Saunier l'anno prossimo. Vince anche qualche bella corsa, ma fallisce di nuovo miseramente gli obiettivi preposti. Ha un bell'orgoglio al Delfinato, ed inscena un bell'attacco a San Sebastián, ma è troppo poco per uno come lui.

Schumacher - 7,5
Vince 9 corse come Bennati, ma il loro peso specifico è abbastanza superiore. Si rivela al Giro d'Italia, con l'arrivo sulla cittadella di Namur, e si prende anche la rosa, concedendosi poi il bis, a fine Giro, in fuga, a Gemona del Friuli. Poi arrivano la tappa e la classifica finale in Benelux e le tappe più la classifica finale in Polonia. Non male per un '81, a cui il 2007 chiederà nuove, e più importanti, affermazioni per testarne la consistenza.

Honchar - 6+
Cosa chiedere di più al bergamasco Serhiy? Vince entrambe le cronometro del Tour de France (vestendo la maglia gialla) e veste la maglia rosa dopo la crono del Giro d'Italia. Sui podi delle citate corse salta come fosse un ventenne alle prime armi, e non un 36enne pressoché a fine carriera. A differenza del compagno Klöden (5 pieno, nonostante il podio al Tour), ci mette voglia ed intraprendenza. Strana l'assenza al Mondiale a cronometro di Salisburgo.

Di Luca - 4,5
Male, proprio male, Danilo caro. Parte al Giro che sembra voler spaccare il mondo e si deve accontentare delle briciole (la Liquigas la salva Pellizotti, 6+ più per stima che per costanza); ci riprova al Tour, abbandonando prima ancora di capire che succede; poi parte alla Vuelta, per preparare il Mondiale, e forse inaspettatamente si ritrova con una maglia amarillo sulle spalle ed una tappa in salita a cui brindare. E dire che, con apparentemente poca forma, aveva preso un 6° ed un 9° posto tra Freccia e Liegi. Il podio agli italiani (3°), e poi il Mondiale, Zurigo (34°), l'Emilia (2°) più il Lombardia (9°) danno il rimpianto di ciò che poteva essere e - per volontà di Danilo - non è stato.

Rebellin - 6+
Sarebbe da applaudire, sin a fregarsi le mani, soltanto perché a 35 anni è sempre lì a popolare le parti alti degli ordini d'arrivo, siano questi di corse prestigiosissime (6° all'Amstel, 3° di tappa al Giro, 2° di tappa alla Vuelta), solo prestigiose (11esimo ai Paesi Baschi, 12esimo alla Tirreno), o di preparazione (2° a Chiasso, 4° a Lugano, 6° ad Algarve). Certo, un po' poco per uno che due anni fa inanellava Amstel-Freccia-Liegi in una settimana, ma nel ciclismo non è sempre domenica, e bisogna saper anche difendersi. E allora bravissimo Davide, che dopo quel Mondiale così bello ti sei andato a prendere un podio (3°) a Zurigo, un gran successo sul San Luca, al Giro dell'Emilia, e poi - tanto per concludere in bellezza - un 5° posto al Lombardia, corso in verità in maniera un po' troppo rinunciataria.

Rasmussen e Gárate - 6,5
Una tappa di alta montagna per ognuno, il primo al Tour (La Toussuire), il secondo al Giro (San Pellegrino). E per entrambi l'effigie del primato tra gli scalatori, la maglia a pois per il danese (per il secondo anno consecutivo), la maglia verde (più il 5° posto finale) per lo spagnolo. Nel resto della stagione si vedono poco, ma i rispettivi team avevano anche altri obiettivi.

Nocentini - 7+
È metà marzo e, guardando la Sanremo, uno si trova ad esclamare: "Eccolo lì, Rinaldo, sempre davanti ma mai vincente". E lo dici perché il 3° posto al Laigueglia, il 5° al Giro del Mediterraneo (con un 2° di tappa) ed il 14esimo della Tirreno vanno in quella direzione. Poi invece arriva la Bocchetta ed il Giro dell'Appennino, e Rinaldo svolta; dopo la corsa ligure, inanella una doppietta tra Veneto e Placci che costringe Ballerini a convocarlo per Salisburgo, anche perché nel frattempo altri piazzamenti hanno costellato l'annata del toscano, che fino alla fine lotta col belga Eechkout (7 per la stagione costante) per la vittoria del circuito continentale europeo, per quello che vale. Bentornato.

Boogerd - 5,5
Anche se ha più di 34 anni, e potrebbe valere per lui lo stesso discorso fatto per Rebellin, qualcuno gli spieghi - per favore - come si legge tatticamente una corsa, perché alcune volte lo guardi gareggiare e ti trovi a chiederti per quale squadra corra, o per quali fini, addirittura. Fotografia: alla Liegi, sull'ultimo strappo, partono a ripetizione un po' tutti, da Basso a Martín Perdiguero, da Cunego a Frank Schleck. Risultato? Li prende tutti lui (con la collaborazione di Sinkewitz, voto 6 per la crescita), e poi arriva 5° allo sprint. Wow. Ormai corre per il piazzamento, si sarà anche rassegnato, però non fa bene vederlo così passivo (anche a Zurigo e Lombardia, in fuga con tanta gente più veloce di lui, non prova neanche lo scatto; e l'unica classica che può realmente vincere, il Giro dell'Emilia, non la corre... mah...).

Guesdon - 7
Si è preso una rivincita grossa come due o tre case, altroché, questo francese di 35 anni che 9 anni fa si concesse il lusso di vincere una Parigi-Roubaix in volata su Jo Planckaert, Museeuw e Tchiml, non male davvero per un allora 26enne. Da quel momento in poi, pochissimo altro, e quest'anno a malapena una vittoria in Gabon, agli antipodi del ciclismo. Però... però ad aprile era tornato nella top-10 della Roubaix (7°)... ed allora quella bella vittoria di forza su Arvesen, sull'Avenue du Grammont della Tours, è forse un gioco del destino, o magari è davvero il segnale di qualche numero da parte del francese. Uno dei pochi, negli ultimi anni, a potersi vantare di aver vinto una Monumento e mezza.

Hushovd - 7,5
A parte l'inspiegabile apatia verso il Mondiale (ha ciccato Salisburgo come aveva ciccato Madrid: completamente), il norvegese piazza alcune vittorie davvero memorabili in questo 2006, ed altre scene che entrano di diritto nel lotto del "te lo ricordi" da Bar Sport. Vince 7 corse, e tutte Pro Tour, a partire dal fotofinish con Petacchi alla Tirreno-Adriatico fino ad arrivare al fotofinish con Greipel (certo meno nobile) alla Vuelta a España. In mezzo, la Gand-Wevelgem vinta di potenza pura, una tappa in Catalogna ed una al Delfinato in preparazione del Tour, e - nella stessa Grande Boucle - la tappa d'apertura (con conseguente maglia gialla) e quella di chiusura (ai Campi Elisi), che non gli sarà valsa la maglia verde, ma un sacco di brividi lungo la schiena.

Freire - 7+
È uno degli anni più vincenti per Oscar, che torna ad un'attività più o meno continua dopo l'intervento subito al gluteo (asportazione di un neo) al termine della scorsa stagione. I fiori all'occhiello sono sicuramente la vittoria ad Amburgo su Zabel e Pozzato e le due volate al Tour de France, lui che con gli arrivi compatti nei Grandi Giri non aveva mai avuto un gran feeling. Sarebbe stato bello vederlo (battuto, ovviamente) a Salisburgo, ma l'ennesimo infortunio (stavolta al collo) l'ha messo fuori gioco.

Garzelli - 6+
Diciamo che fa quantomeno piacere rivederlo spesso e volentieri nelle parti nobili degli ordini d'arrivo, seppur non di gare di primissimo piano, e che finalmente è parso convinto a voler puntare alle corse in linea, sfruttando le proprie qualità, invece di fossilizzarsi sulle corse a tappe. Le quattro vittorie (spiccano il GP di Francoforte e la Tre Valli, ovviamente) vanno bene, così come i piazzamenti a San Sebastián (2°) e all'Alpe d'Huez (3°, dopo un'ottima fuga dal mattino). Anche vederlo bene alla Milano-Torino (6°, per poi fallire la Tirreno), alla Milano-Sanremo (7° allo sprint dopo un'azione sul Turchino) e al Giro del Lazio (5° così come agli italiani) ci fa ben sperare per un 2007 dedicato alle corse di un giorno, seppur - al 99% - relegato alle corse che l'Acqua&Sapone di Masciarelli riuscirà a disputare.

Riccò - 6,5
Già l'essere in grado di saper festeggiare il primo successo da pro' al primo anno utile è qualità non comune. Se poi il successo viene battendo un gruppetto di fuggitivi composto da Bettini, Pellizotti e Nocentini, allora qualche numero ci deve necessariamente essere. Molto bravo per tutta la stagione, inizia bene alla Tirreno (3° di tappa a Paglieta e Torricella Sicura) e finisce bene al Giro dell'Emilia (5°), alla Milano-Vignola (3°) e alla Japan Cup (1°), mettendoci nel mezzo un bel tentativo sullo Jaizkibel a San Sebastián ed un'onorevole 13esima piazza finale.

Paolini - 6+
Che vinca poco è fuori discussione, e che abbia parecchia sfortuna anche. A marzo è già sul podio (3°) della Sanremo, poi però una foratura lo mette fuori gioco al Fiandre, altro grosso obiettivo di stagione. Dopo la pausa primaverile, piazza la zampata a Camaiore e la volata (3°) alla Bernocchi, mentre al Tour si lancia soltanto in qualche volata di gruppo e zero azioni da lontano. Azione da lontano che lo porta al successo alla Vuelta, nella tappa di Guadalajara, per poi incappare in un calo di condizione che non gli impedisce comunque di essere tra i 9 eroi di Salisburgo.

Gómez Marchante - 6
Brinda al primo successo "pesante" con la conquista - a cronometro - del Giro dei Paesi Baschi. E poi in realtà non fa più granché sino alla Vuelta, corsa in maniera anche abbastanza spregiudicata, che gli vale un buon 5° posto finale.

Gilbert - 6,5
È uno dei corridori più talentuosi del palcoscenico europeo, e spesso riesce a piazzare la zampata anticipando il gruppo compatto. Pecca un po' sul fondo, e nelle classiche monumento si ritrova spesso nelle posizioni di rincalzo, ma è comunque battagliero, e per un classe '82 può anche bastare, se nel frattempo si mette in carniere corse come l'Het Volk, il GP Fourmies e il GP Wallonne. In casa Française Des Jeux, però, un irriconoscibile McGee (voto n.g., che fine hai fatto Brad?) non riesce proprio a ritrovare la strada della competitività.

Menchov - 5,5
Lo salva esclusivamente il successo a Pla de Beret, al Tour de France, ed il successo - suggestivo - al Mont Ventoux al Giro del Delfinato. Il resto sono piazzamenti anonimi - compreso il 5° posto (6° reale) al Tour - per un corridore del suo potenziale, e soltanto a San Sebastián, con Mayo e Sastre, prova ad osare un po' per andarsi a prendere la vittoria. Da rivedere, o da rivalutare.

Vinokourov - 8
È un anno un po' particolare per il kazako, che vince (e praticamente corre) soltanto in Spagna. E vabbè che è passato da una squadra tedesca ad una spagnola, ma sinceramente il centellinarsi per il grande appuntamento del Tour de France non ci è piaciuto poi molto, anche perché ha prodotto delle prove (come ad esempio al Delfinato) che hanno rasentato veramente il grottesco. Poi l'orgoglio del campione, una volta escluso in maniera cervellotica dal Tour, ha saputo trovare la forza e la tenacia per andarsi a prendere tre tappe alla Vuelta a España, più la classifica finale, lasciando la vittoria - al termine del capolavoro di Granada - al compagno di fuga. Sullo slancio, anche il bronzo mondiale a cronometro. Raggiunge Cunego nella ristrettissima cerchia dei corridori in attività che hanno vinto un GT ed una classica Monumento.

Millar - 6,5
Dopo due anni di squalifica, torna e vince. Vince a crono, la specialità che l'aveva rivelato al mondo che pedala, e lo fa per pochi decimi su Cancellara, futuro campione del mondo contro il tic-tac. La Vuelta ci regala questa piccola grande gioia, non tanto perché autentica, ma quanto perché davvero romantica. Le parole del britannico ("Senza doping si può vincere") sono finalmente riconcilianti con un mondo strano, quello del ciclismo, dove sembra che debbano passare solo ed esclusivamente i messaggi negativi. Nella prova in linea del Mondiale è poi buon protagonista nella fuga dell'ultimo giro, poi annullata a 6 km dall'arrivo. Riga dritto David, a noi ci basta.

Vila - 6
Al sesto anno da pro' festeggia la prima vittoria e lo fa in una bellissima tappa della Parigi-Nizza. Capitano più per coincidenze che per scelte tecniche, lo spagnolo regala alla propria squadra ottimi piazzamenti sia alla corsa francese (2°), sia ai Paesi Baschi (9°), sia al Giro d'Italia (10°, nonostante il gregariato per Cunego). Dopo il Tour stacca la spina, comprensibilmente, anche se l'avremmo visto volentieri all'opera - da capitano - alla Vuelta a España, evitandogli il "ricciolo" francese.

Kashechkin - 7+
Una quantità ed una qualità di piazzamenti da far venire i brividi. Tre belle vittorie (tappa alla Parigi-Nizza, campionato kazako, tappa di montagna alla Vuelta) che gli daranno morale anche per l'immediato futuro, soprattutto nelle brevi corse a tappe e nelle classiche. 11esimo alla Liegi, 5° al Romandia, 3° al Giro di Germania, 3° a San Sebastián, 3° alla Vuelta a España. Peccato salti in maniera così netta il finale di stagione.

Evans - 6,5
Vince bene il Giro di Romandia, controllando in salita e dando la stoccata a cronometro. Al Tour de France si nasconde un po' troppo, non rischiando quasi mai di mettere il muso fuori. Il 4° posto (5° reale) è testimonianza del non-altissimo (eufemismo) livello dei partecipanti alla Grande Boucle 2006. Si piazza qua e là (8° ai Paesi Baschi, 10° in Svizzera, 2° in Polonia) nelle brevi corse a tappe del Pro Tour, fatto che gli dà parecchi punti per il ranking, ma non troppa considerazione tra gli "uomini chiave" di un movimento.

Bettini - 9
Volevamo chiudere in bellezza, ed abbiamo lasciato Paolino per ultimo, come colui che ci ha dato l'ultima gioia, con quel Lombardia vinto di forza e prepotenza, più col cuore che con le gambe (anche se senza gambe sarebbe saltato eccome, altroché). Inizia a vincere a febbraio (Trofeo Sóller, GP Lugano), e continua a marzo (due tappe alla Tirreno); la stessa corsa dei Due Mari lo mette out per una caduta, e addio sogni di gloria targati Sanremo. Ad aprile lo vediamo 7° al Fiandre, 8° all'Amstel, 12esimo alla Freccia e 2° alla Liegi, dietro al solo Valverde. E poi la tappa di Brescia a maggio, in volata, al Giro, e poi gli Italiani a giugno, e la pausa di luglio per preparare il finale di stagione. Ad agosto arriva la vittoria, ancora in volata, alla Vuelta, e poi il capolavoro di Salisburgo (giornata con la quale assegnare un bel 10 a Ballerini, visto che quella corsa gli vale l'annata e forse più), con gli interessi restituiti a Valverde per quella volata di Ans. Finito? Macché. Una tragedia gli rovina fragorosamente sulla schiena, ma lui riparte e - dopo un paio di passaggi a vuoto a Zurigo ed Emilia - torna in gruppo al Beghelli e si va a prendere, in maglia iridata, il Giro di Lombardia. Ha vissuto altre annate stupende e vincenti, Paolino, ma questa rasenta la perfezione.

Mario Casaldi    

 

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