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Un'emozione fortissima - Dopo due anni Mayo torna grande

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Chi non si è commosso, oggi, non ha cuore. Chi non ha visto in quella casacca aperta e larga sui fianchi un battito d'ali verso la vetta di La Toussuire non ha negli occhi e nell'intelletto la bellezza della poesia, non può essere altrimenti.
Anche da queste parti, da due Delfinati fa fino a ieri, se non oggi, si era fatta già l'elegia funebre di Iban Mayo, troppo lontano da quello dell'Alpe d'Huez 2003 per essere vero. Non cantavamo né danzavamo sulle note de "La morte del cigno", visto che nelle varie schede di presentazione, noi testoni, il nome di Mayo ce lo mettevamo, e mettiamo, sempre, anche soltanto per una tappa.
Ed oggi, bontà sua, il basco sull'orlo di una crisi di nervi (dalla mononucleosi in poi è stato tutto un dramma psico-fisico) si è mobilitato sul Col de la Croix de Fer, seguendo Valverde, uno che nello scenario della Spagna che pedala si è affrettato a mantenere le promesse fatte qualche anno prima dallo stesso Mayo.
Volò ad una Liegi, Mayo, quella vinta da Hamilton nel 2003, e Alejandro l'ha vinta nel 2006; volò ad un Tour, Mayo, quello dell'Alpe d'Huez e del 6° posto in classifica generale nell'anno "zero" 2003, e Alejandro si era preso Courchevel davanti a Lance, come Iban, ed una maglia bianca in più, l'anno scorso, poi non portata a Parigi (o comunque evitando di lottare con Popovych) per un infortunio al ginocchio.
La tappa è stata mossa sin da subito, grazie all'ex-leader Gilbert sul Col du Galibier e poi grazie ad un Moreau in stato di grazia che ha provato a fare la differenza da lontano. Leipheimer però è stato impenetrabile per tutta la tappa, anzi, per tutto il Delfinato, anche se poi si è ostinato a fare da ombra a Piepoli come se il pugliese, in qualche altra vita magari, gli avesse rubato la fidanzata. Con Mayo e Valverde, festa nazionale spagnola grazie alla compresenza di Sevilla ed Arroyo, quest'ultimo compagno di Alejandro nella Caisse d'Epargne, nel drappello di battistrada; e se la presenza del gregario del leader Pro Tour era riconducibile ad una tattica, ottima, di squadra, la presenza del "niño" in casacca magenta era un bel revival di qualche recondito sogno degli appassionati di salite.
È toccato ad Arroyo, e non poteva essere altrimenti, lasciare per primo la compagnia dei fuggitivi, mentre da dietro, tra uno dei mille scatti di Piepoli (con "Leipheimer-ombra" sempre alle calcagna) e un bell'allungo di Azevedo, in contrapposizione con la prestazione maiuscola di Mayo, si consumava nelle retrovie del gruppetto maglia gialla il dramma di Denis Menchov: scalfito dalle botte patite lungo una caduta, minato nell'animo dal passo di Leipheimer e Moreau, che nel frattempo gli toglievano il sogno di vittoria e la seconda piazza.
Così, come ad uno specchio, con Sevilla già staccato da qualche chilometro, Mayo si alzava sui pedali con un rapporto lungo e lasciava Valverde a poco più di 4 km dall'arrivo; l'immagine riflessa è quella di Menchov che, all'indietro però, lascia la compagnia di Mancebo e non riesce neanche a tenere il passo di Voeckler.
Mayo vola, quella casacca aperta sui fianchi gli conferisce un aiuto quasi meccanico grazie alle correnti ascensionali; Valverde è nel mezzo, col suo passo, con la calma di chi sa che il suo obiettivo è ancora distante un mese; Piepoli ci prova, ma non riesce a rientrare, e allora ci pensa Moreau a distanziare ancora un po' di più il russo della Rabobank che, dal canto suo, chiama una sorta di "gruppetto" con Hincapie e Sylvain Chavanel, tra gli altri, arrancando. Mayo invece ha un solo pensiero: non vince da due anni. Dove altro poteva scacciare tale iettatura? Dove, se non al Delfinato, poteva riprendere a sorridere, e far sorridere? Mayo pedala facilmente, anche lui punta al Tour, ma non può permettersi di far calcoli. Oggi è il suo giorno, e rimandarlo sarebbe da avventati.
Mayo, in maggio, avrebbe voluto correre il Giro, ma il suo sponsor in Italia non ha mercato, e non ha potuto. Mayo, in luglio, correrà il Tour de France, e pur volendo stare con i piedi per terra ci sono sempre quelle correnti ascensionali che ci solleticano le ali, quelle dei sogni. Mayo, in giugno, ha corso un Delfinato in crescendo: male a cronometro, staccato sul Ventoux, arrabbiato per la presenza davanti a se di Turpin, a Briançon, ieri che è arrivato secondo.
Oggi, primo. Come il più forte.

Mario Casaldi



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