La settimana di MagicEwen - Robbie, terzo squillo. Ora la crono
La Bretagna, terra di ciclismo e di uomini rudi, accoglie a Vitré la quinta volata in sette tappe, e la terza vittoria di Robbie McEwen al Tour 2006. Nulla che non fosse ampiamente prevedibile, ma i grigi travet che imbolsiscono il consiglio d'amministrazione della ASO (la società che organizza la Grande Boucle) non sanno proprio cosa significhino le parole «brivido dell'imprevisto».
Così è se vi pare, e noi più che rammaricarci e protestare contro questo scontatissimo copione, non possiamo fare. Lo sviluppo della sesta tappa in linea è stato quello consueto: grande bagarre in partenza, con tanti avventurieri pronti a partire per le crociate, e situazione che si stabilizza quando finalmente prendono il largo tre uomini che vanno bene al gruppo: Backstedt, vincitore di una Roubaix, Brard, campione nazionale francese in carica, e Geslin, bronzo agli ultimi Mondiali.
Con la Quick Step e le altre squadre dei velocisti a controllare attentamente, non si poteva sfuggire al solito ricongiungimento a un passo dal traguardo, appena prima che si preparasse il volatone (e c'è da dire che, forse per farci riprendere dalle troppe emozioni - si fa per dire - vissute negli ultimi giorni, gli organizzatori hanno piazzato sul percorso solo un Gpm, al contrario delle tappe precedenti in cui i traguardi volanti in salita, seppur risibili, erano almeno tre o quattro e davano un certo rilievo tecnico in più).
Il volatone, dunque: gran lavoro dei Lampre per un ritrovato Bennati (caduto l'altro giorno ma di nuovo abile e arruolato) negli ultimi 5 km, ma quando Ballan è partito ai 400 metri per lanciare il compagno, si è visto passare a velocità doppia da un treno belga chiamato Gert Steegmans: ovvero l'uomo che stava trascinando McEwen a scattare da posizione invidiabile ai 150 metri, e a vincere in maniera nettissima. Bennati secondo, quindi il gioco Lampre non era proprio peregrino, e Boonen terzo, a raccogliere ancora le briciole (se la maglia gialla, ancora ben difesa, può essere così mal definita).
Domani c'è la crono: da Saint-Grégoire a Rennes, 52 km per metà accidentati e per metà piatti. La classifica ne sarà rivoluzionata, e verrebbe da dire: finalmente!, se non fosse che ancora una volta il Tour dà la possibilità ai suoi coccolatissimi cronoman di segnare il break e poi giocare in difesa sulle salite. E siccome le salite sono pochine e per di più malmesse, si può intuire come il pallino ce l'abbiano sempre i soliti esponenti della categoria dell'orologio.
Se diamo un'occhiata alla classifica, vedremo che - nell'ordine attuale - Rogers, Hincapie, Savoldelli (perché no?), Landis, Karpets, Honchar, Evans, Millar, Zabriskie, Klöden, Fothen, Leipheimer, Bruseghin (massì!) e Menchov saranno pronti a giocarsi la maglia gialla: sono tutti lì, e non c'è un faro come in passato, quindi massima incertezza.
Popovych è tutto da decifrare, qualche anno fa avremmo scommesso su di lui sin dalla cronometro, ma qualche passetto da gambero nelle ultime stagioni l'ha evidenziato, e quindi non possiamo dire, al momento, se l'ucraino possa impostare la sua corsa (che è comunque la corsa di un favorito) già sulla prova contro il tempo, o se punterà a difendersi domani per poi colpire in qualcuna delle tappe pirenaiche o alpine; di sicuro, tra quelli che tra Saint-Grégoire e Rennes non potranno dire alcunché di interessante, ci saranno, ahinoi, Simoni e Cunego, e Mayo, e Caucchioli; loro sì, di certo correranno in difesa, in attesa delle salite, ma pur sempre coscienti che giusto un miracolo, nell'economia di un Tour come questo, potrebbe proiettarli nelle zone altissime della classifica.