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Il Tour perde pure Valverde - Tappa a Kessler, maglia a Boonen

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Ci sia consentita qualche riga di amara ironia: siccome il Tour de France, in seguito agli sviluppi dell'inchiesta antidoping spagnola denominata Operación Puerto, pullulava di campioni e corridori di grido (fuori Basso, fuori Ullrich, fuori Mancebo, fuori - senza colpa alcuna se non quella di militare in una squadra, la ex Liberty Seguros disgraziatamente gestita dal guru del doping Manolo Saiz - Vinokourov), Alejandro Valverde ha pensato bene di cadere a 20 km dalla fine della terza tappa e rompersi la clavicola destra.
Per i quattro che non lo conoscessero, Valverde è lo spagnolo che guida il ranking Pro Tour, che in aprile ha vinto Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, e che in assenza di più quotati avversari, era assurto al rango di favorito numero uno del Tour de France. Ma il diavolo quest'anno ha deciso di mettersi proprio di traverso sulla strada della Grande Boucle. E così in un momento di relativa calma del gruppo, con una fuga in atto (di cui parleremo più precisamente) che stava esaurendosi, Valverde si è agganciato col francese Joly, ed entrambi sono finiti per terra.
Ci sarà senz'altro una legge di Murphy che dice che se cadono un campione e un brocco (con tutto il rispetto per Joly, s'intende), se uno dei due deve farsi male, sarà il campione ad andarci di mezzo. E' andata esattamente così: il francese si è rialzato e, dopo un attimo di attesa (tra la perplessità di uno che forse si sentiva un po' in colpa, e il tempo tecnico necessario all'arrivo della sua ammiraglia con una bici di riserva), è ripartito. Valverde no.
Si è alzato, lo spagnolo di Murcia, ma la fitta alla clavicola destra è stata subito fortissima, una scarica di dolore che lo ha sospinto nuovamente al terreno, sul ciglio della strada, nello sconforto dettato dal male fisico, sì, ma soprattutto dalla consapevolezza che il Tour, ancora una volta, gli stava sfuggendo via. Già, ancora una volta: perché anche nel 2005, appena pochi giorni dopo aver battuto Lance Armstrong a Courchevel, sulle Alpi, ed essersi accreditato come uno dei possibili pretendenti alla maglia gialla, Valverde cadde e si fece male al ginocchio, dovendosi poi ritirare.
Sul ciglio di quella strada, ieri, Valverde - tenendosi tra le lacrime la clavicola - è rimasto pochi minuti, il tempo per capire che non sarebbe più ripartito. Dopodiché è arrivata l'ambulanza, e lo spagnolo è stato condotto in ospedale.
Il Tour va avanti, ha superato momenti peggiori (appena quattro giorni fa, mica un secolo), il campo dei possibili vincitori si restringe (Leipheimer? Popovych? Evans?), o si allarga, a seconda dei punti di vista (Savoldelli? Simoni? Cunego?). Ma la resa dei conti per la classifica è ancora molto lontana, e per il momento vanno in scena battaglie interlocutorie.
Da Esch (Lussemburgo) a Valkenburg (Olanda), la fuga cui accennavamo ha coinvolto Voigt, Pineau (che sui vari Gpm di giornata ha conquistato la maglia a pois), Laurent, Etxebarria e Arrieta. Quest'ultimo ha resistito più di tutti, ma è stato ripreso a 2 km dal traguardo. Il contropiede, sul Cauberg, ha lanciato Kessler: il tedesco, già all'attacco nel finale della tappa di lunedì, stavolta ha fatto bene i calcoli e la sua stoccata è risultata perfetta.
Kessler ha vinto precedendo di 5" il gruppo sgranato, e Boonen, quarto, ha approfittato del passaggio a vuoto di Hushovd per prendersi la maglia gialla. Migliore dei nostri Bennati, terzo, che ancora una volta si mangia le mani per l'ennesima (siamo a tre) occasione sfumata: ma finché al fianco dell'aretino ci sarà un Ballan in queste condizioni, a lavorare per lui, le opportunità di vittoria per Bennati continueranno a non mancare.

Marco Grassi

 

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