Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Diego Caccia
Versione stampabile «Il ciclismo per me è roba di famiglia, lo praticavano già mio nonno e mio papà», esordisce Diego Caccia, sorseggiando un succo di frutta rinfrescante, all'ombra di una veranda in una torrida tarda mattinata di luglio. Venticinque anni compiuti esattamente oggi (lunedì 31 luglio 2006) - buon compleanno!! - prima stagione nella massima categoria, se la sta cavando bene nonostante il grande salto fresco di qualche mese. Scopriamo insieme qualcosa in più riguardo a questo serio e simpaticissimo corridore della Barloworld, dal fisico longilineo con molte potenzialità e ampi margini di miglioramento.
«I miei primi sport sono stati il nuoto, il calcio e il basket», racconta, «finché a dieci anni sono andato da solo a prendermi una bicicletta, informando mio papà: "Da domani inizio a correre!". Lui era felice, gli brillavano gli occhi, soprattutto perché avevo preso la decisione da solo. In sella ho sempre ottenuto piazzamenti, ero un corridore discreto e col tempo sono migliorato, negli ultimi tre, quattro anni da dilettante andavo bene: il penultimo anno ho conquistato tre vittorie, nove secondi posti e molto spesso ero nei dieci. Da under 23 sono stato all'Almenno Irn, alla Pagnoncelli e alla Bottoli, poi alla Italfine». Risultati di tutto rispetto insomma, grazie ai quali finalmente, nel 2006, dopo qualche tira e molla, Diego è approdato all'agognato mondo professionistico.
Quand'è che questo sport hai iniziato a non viverlo più come un gioco?
«Da tre anni a questa parte. Da allievo mi convocarono per il campionato nazionale e io per tutta risposta dissi: "No grazie, quel giorno io parto per il mare!"».
Sei un neoprofessionista, ma l'aria della massima categoria l'hai già respirata qualche anno fa.
«Ho fatto uno stage con la Saeco, sarei dovuto passare, ma poi la squadra si è fusa con la Lampre e il tutto è saltato».
Che tipo di corridore sei?
«...Ultimamente sono un cronoman. Seriamente, sono completo, adatto a percorsi ondulati e anche alle cronometro».
Avverti molto il salto di categoria?
«Per adattarsi adeguatamente ci vogliono anni. Nei percorsi in cui vincevo ora mi stacco. Ci vuole tempo anche per capire che corridore sei. Devi azzerare tutto, cominciare da capo e raggiungere quelli che vanno più forte di te».
Come ti trovi in Barloworld?
«Benissimo. Sono tutti molto professionali, sto bene sia con i corridori che con tutto il resto dello staff».
Come ti sei preparato per l'ottima cronometro dei campionati italiani?
«Mi sono allenato con Volpi, spesso dietro motore. Anche Guercilena mi ha dato una mano. Sono soddisfatto dell'esito dei miei allenamenti, quel sesto posto è stata una piacevolissima sorpresa».
Altre gare pro' di cui conservi ricordi particolari?
«La Freccia, l'Amstel, la Tre Giorni di La Panne, che sono le classiche per eccellenza e che fino allo scorso anno guardavo in televisione. Là il ciclismo è venerato, soprattutto in Belgio, dove ti senti quasi una star anche se non sei nessuno».
Chi è il tuo idolo fra i ciclisti?
«Bugno».
Qual è il ricordo più bello legato a questo sport?
«Forse il giorno in cui ho firmato per passare: si realizzava il mio più grande sogno».
Che passioni coltivi al di fuori del ciclismo?
«Amo far impazzire i miei amici. No, le poche volte in cui sono a casa mi piace stare tranquillo. Mi appassiona anche il nuoto».
Il tuo piatto prediletto?
«Il risotto ai funghi della mamma».
Che musica ascolti?
«Vasco, Liga, gli Articolo 31 e la musica italiana in generale».
E il tuo libro preferito?
«"Un indovino mi disse" di Tiziano Terzani».
Cosa leggi per tenerti informato sul tuo sport?
«Cicloweb e tanti altri siti, e la Gazzetta».
Come hai programmato il finale di stagione?
«Sono stato quindici giorni a Livigno, ho esordito con il Brixia e adesso spero di fare bene le classiche in Italia».
Hai già pensato alla vacanza di fine stagione?
«No, sarà rigorosamente last minute, l'importante è che ci sia la compagnia poi è valido qualsiasi posto. Quel che conta è stare con i miei quattro disperati amici».