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Gil, crescita continua - Tappa e maglia a Koldo, Ullrich è lì

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Bisognerà che cominciamo a farci i conti per davvero, con questo Koldo Gil. Il vincitore dell'ultima Bicicletta Basca, nonché ganador del Sammommé al Giro d'Italia 2005, a 28 anni dimostra di aver finalmente raggiunto la maturità piena, e dà un buon saggio di sé anche al Giro di Svizzera.
In una delle tre tappe (più la crono) caratterizzanti di quest'edizione della corsa elvetica, Koldo ha messo la firma in calce ad un piano praticamente perfetto della Saunier Duval: la formazione di Gianetti ha avuto un bell'architettare, per mettere in mutande la T-Mobile di Ullrich (tutti per uno, coi vari Sinkewitz, Kirchen, Guerini che sacrificano le loro rispettabili ambizioni a quelle dell'ex ciccione di Rostock) e soprattutto la Würth delle tante punte, da Vicioso in maglia gialla (ma lo sapeva, che ce l'aveva solo in prestito), a Contador in attesa di uno squillo potente, a Jaksche su cui si può puntare sempre a occhi chiusi, a Caruso che ancora una volta si conferma più in palla di Scarponi.
I big non potevano evitare di lasciare il suo fisiologico spazio alla fuga partita al mattino, con Rasmussen in cerca di antiche sensazioni, Moos voglioso di riscatto dopo un avvio di Suisse bruttarello, Albasini che scatta su ogni possibile traguardo volante, e altri comprimari del calibro di Bellotti, Gerrans e Pérez Moreno. Del resto il tracciato quello offriva: due salite importanti nei primi chilometri non possono certo chiamare all'azione gli uomini di classifica, che si muoveranno solo sull'ultimo colle, che svetta a un passo dal traguardo.
La Saunier schiera due uomini di tutto rispetto: Koldo, appunto, e Gómez Marchante. In più non mancano scherani del valore di Zaugg, Cañada e De La Fuente, e in effetti è proprio uno di loro, per la precisione Zaugg, a dare uno scossone a un gruppo sin troppo imborghesito dietro ai gregari T-Mobile che tengono un ritmo sempre uguale, salita, discesa o pianura. Sulle prime rampe dell'Albulapass, lo svizzero è partito deciso, ha guadagnato 20", ma siccome anche se bravo, Zaugg non è certo Merckx, non è durato più di tre chilometri in avanscoperta.
Serviva davvero quell'azzardo? Probabilmente sì, visto che la presenza del loro compagno lì davanti ha fatto sì che Gil e Gómez se ne stessero con le mani in mano nella prima parte di salita. Una questione più psicologica che che sostanziale, per essere sinceri, ma le tattiche di squadra si muovono anche su tali coordinate (anche se in realtà l'azione di Zaugg ha provocato un certo aumento del ritmo nel plotone, e molti ne hanno sofferto). Che fosse precisamente un progetto studiato a tavolino da Gianetti e i suoi, se n'è avuta la conferma nel momento in cui, ripreso lo svizzero, è partito in contropiede Gómez.
Iniziativa importante, per uno degli uomini in prospettiva più importanti dei prossimi anni. Ma le gambe non sono quelle del Paesi Baschi (o del Tour - stando a quanto spera lo stesso José Ángel), e in pochi colpi di pedale i T-Mobile lo mettono a tacere: ma non si tratta più di storie di gregari: sono direttamente i capitani a scendere in campo, nella fattispecie Ullrich, che contrattacca forte, portandosi l'uomo ombra Jaksche appresso; ma la perfezione della tattica Saunier si sostanzia nella presenza del terzo uomo, che poi in realtà è il primo. Koldo.
Gil si mette alla ruota dei due tedeschi e non molla un metro. Gómez, bravissimo, accusa il colpo sulle prime, ma ha abbastanza lucidità da riuscire a ritrovare il filo del discorso e a riportarsi sul terzetto, rappresentando un fondamentale ausilio per il compagno. I Saunier ringraziano anche l'incapacità di Ullrich di cambiare ritmo e di sparigliare. Si organizzano, e qualche chilometro dopo ripropongono lo schema: attacco di Gómez, che funge da specchietto delle allodole; e stavolta, quando Jan e Jörg si riportano sotto, immediata ripartenza di Gil. E questa è la volta buona.
Mancano 14 km al traguardo, dei quali 4 di salita, e Koldo fa realmente il vuoto. Quello che guadagna, lo spagnolo lo conquista tutto nel tratto di ascesa, perché nella picchiata qualche secondo lo perde. Riprende Gerrans, ultimo superstite della fuga mattutina, lo stacca, si lancia verso il traguardo. E il margine che sa scavare tra sé e gli altri significa anche una tranquillissima maglia gialla, che fino a sabato mattina resterà salda sulle sue spalle: domani la frazione è interlocutoria, con troppa discesa e pianura dopo l'ultima vetta di giornata.
E sabato, nella Ambri-Ambri, vedremo le ultime schermaglie in salita, in una tappa molto difficile. Ma in questo Tour de Suisse, francamente, si è visto qualcuno andare più forte di Gil in salita? Non si direbbe. Addirittura lo spagnolo potrebbe quindi mettere altro fieno in cascina su quegli spauracchi tedeschi che lo tallonano in classifica (Jaksche a 34", Ullrich a 54") e che minacciano di scavalcarlo nella crono domenicale che chiuderà la corsa.
Gli altri sono lontanucci, a partire da Gómez (2' netti), e in ogni caso non hanno dimostrato una grande competitività, certo non pari a quella esplicitata dai primi 4 della classifica. Evans, ottimo al Romandia, è saltato miseramente oggi. Contador è sempre lì lì per spiccare il volo, ma non decolla mai, e nella tappa odierna proprio non ha convinto. Di uomini che possano far saltare il banco con azioni clamorose, neanche a parlarne. La lotta, quindi, come si capisce, si riduce a quei quattro: i due Saunier (con Gómez che a questo punto farà il luogotenente di Gil) contro i due teutonici (con Ullrich tanto per vincere o quantomeno per riprendere la maglia di leader (e si è fermato a soli 2" dall'obiettivo), sarà respinto nettamente meglio di Jaksche a cronometro, ma con quest'ultimo che ha ancora un margine sul connazionale).
Tra domani e sabato, avremo il fuori i secondi. Domenica la resa dei conti. Il tutto in un Giro di Svizzera che non presenta il più bel tracciato della sua storia, e che a livello di partecipazione sconta la parziale sovrapposizione col Delfinato. Ma se dovessimo aprire il faldone riguardante il calendario Uci, faremmo notte.

Marco Grassi



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