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Freire furetto amburghese - Oscar vince la Cyclassics su Zabel

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Dire che c'è l'entusiasmo di parlare di una corsa, dopo l'ennesimo scandalo doping che, dopo Basso ed altri, ha investito Landis, è dire una mezza bugia: mezza, però, perché questo sport ci piace, lo amiamo, ed in fondo siamo sempre lì a cercare una televisione su cui guardare la corsa prima del dovuto, il più possibile, scoprire prima degli altri quanto manca all'arrivo e chi c'è davanti.
E poi oggi la magistratura spagnola ha confermato che Caruso è estraneo all'Operación Puerto, e se continuiamo a storcere il naso - con tutta la forza possibile - per le esclusioni e le colpevolezze prima delle sentenze (se Caruso avesse dovuto partecipare al Tour, ovviamente non avrebbe potuto), in fondo siamo anche contenti che si facciano - sottovoce, per carità, non ci deve sentire troppa gente, sennò che impressione diamo? Dei non-dopati? Non sia mai... - i nomi nel senso contrario: per scagionare. Speriamo allora che Caruso non sia l'ultimo della lista (iniziata da Ballester e Contador, e proseguita fino a Paulinho ed altri).
Oggi s'è corso però, e ad un certo punto, neanche troppo lontano dall'arrivo, per un attimo - il tempo di accorgerci che non c'erano Quick Step e Rabobank lì davanti - abbiamo anche pensato che quel drappello di sei corridori, di sei italiani, di sei bandiere tricolori, si sarebbero potute giocare le loro carte allo sprint: e sarebbe stato uno sprint atipico, molto combattuto. I nomi erano di prim'ordine: Figueras, recentemente tornato al successo durante il Brixia Tour, Manuele Mori, Celestino, Paolini, il più veloce del gruppetto, e la coppia di compagni in maglia Gerolsteiner composta da Moletta e Rebellin. Almeno tre dei favoriti alla vigilia, dunque. Però mancava un Nuyens (Bettini veleggiava a fondo gruppo già ad una quarantina di km dall'arrivo, facendo capire che oggi lui non l'avrebbe proprio fatta, la corsa), un Posthuma, un Arvesen: Quick Step, Rabobank e Csc non ci stavano, insomma, ad essere tagliate fuori dal successo finale.
La giornata non era iniziata bene per l'Italia, visto che Andriotto (in fuga con Bodrogi e Sweet durante le battute iniziali) è stato costretto al ritiro per via di alcune escoriazioni patite in seguito ad una caduta occorsagli per colpa di... una moto della tv tedesca!!! Sorpasso alla sinistra del varesino per favorire la ripresa, telecamera bassa, sede stradale neanche troppo stretta, ma sorpasso avventato: un qualcosa della moto (forse proprio la telecamera, a giudicare dalle immagini della tv tedesca) aggancia il corno sinistro del manubrio del corridore italiano che casca inevitabilmente a terra: assolutamente comprensibile, anche per via dei decibel dell'imprecazione, la sorpresa, il rammarico e la rabbia di Andriotto. E pesante tirata d'orecchie per la coppia sulla moto. Un po' più di attenzione no, eh?
Poi si sono succeduti gli attacchi di alcuni coraggiosi, tra cui Vierhouten e Bernucci prima e Gilbert poi, raggiunto dopo il penultimo passaggio sul Waseberg dal tedesco Wegmann: bel duetto, arrivato a guadagnare anche 41", ma il gruppo si è reso conto del valore dei giovani corridori, e non ha lasciato fare, chiudendo con Kessler della T-Mobile in prima persona. Appena ripresi i due, difatti, è partito Kirchen, compagno di squadra di Matthias, ma senza fortuna.
Bella Italia all'ultimo passaggio del "muro d'Amburgo": Ballan (e chi sennò?, parlando di muri...) ha allungato in maniera decisa, seguito da Pozzato: pareva di rivederli sul Poggio, verso Sanremo, come qualche mese fa, anche se la sparata del ciclista della Lampre è stata meno fulminea e tenuta maggiormente a bada dal resto del gruppo. Scollinano davanti anche Moreni e Napolitano: ottimo.
Si forma il gruppetto di sei italiani che v'abbiamo elencato prima. C'è accordo, tirano tutti (anche se, inizialmente, Celestino tentennava un po'). Ma tirano anche dietro, Quick Step e Rabobank su tutte. Strano che Pozzato non abbia proseguito inserendosi nel drappello di battistrada: difatti con Freire in gruppo le possibilità allo sprint si riducono al lumicino. I sei davanti danno l'anima, ma non basta. Si ricompone il gruppo sotto i colpi olandesi della Rabobank, poi Bettini precede il "treno" Lampre composto da Ballan e Commesso, che nell'ultimo chilometro e mezzo provano a fare velocità per Napolitano, bravissimo a stare davanti (poi un po' scarico nel finale, ma bravo lo stesso). È la volta di Tosatto; Rebellin e Paolini, forse stanchi per il tentativo di fuga, fanno un po' a sportellate, senza danni. Pozzato parte lungo, Zabel dà subito l'impressione di saltarlo, ma patisce la bella progressione del vicentino. Negli ultimi 80 metri spunta, però, Oscarito Freire: si accosta ai due sulla destra del tedesco, sfrutta la scia fino all'ultimo, e lo passa negli ultimi 20 metri, di poco. Pochissimo. Anche qui, scene già viste nel finale di una Sanremo di due anni e mezzo fa, ormai.
Freire, Zabel e Pozzato si guardano e si chiedono chi ha vinto. Zabel sorride, forse amaramente, ma sorride. E noi lo applaudiamo ancora con più vigore, perché è sempre lì, da anni, da un decennio, forse più. Il tedesco dice a Freire che ad aver vinto è lo spagnolo. Oscar lo sa, ma mantiene un profilo basso, per far sì che l'eventuale delusione sia più facile da mitigare. Pozzato dà "il cinque" a Freire, poi anche a Zabel. Tra i primi cinque, la bella sorpresa del giovanissimo tedesco Ciolek, campione di Germania l'anno scorso, correndo ancora tra i dilettanti, in buona crescita, in attesa dell'approdo in una squadra Pro Tour, previsto per il 2007.
Bella lotta, bel finale. Con una conclusione incerta che conferisce onore ai contendenti. Onore... vabbè, diciamo gloria, diciamo applausi, e la parola onore lasciamola al di fuori dallo sport professionistico, va'.

Mario Casaldi



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