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Calzati vince la sua finale - E da oggi diventa Lorient-Express | Cicloweb

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Calzati vince la sua finale - E da oggi diventa Lorient-Express

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Uno su mille ce la fa. O forse anche uno su cento, o su venti. Ma insomma, in ogni caso la percentuale di chi va in fuga e poi riesce a vincere non è elevatissima. Per questo Sylvain Calzati, 27enne lyonnaise, può considerarsi un privilegiato, perché oggi a Lorient è riuscito nell'impresa, notevolissima per un corridore medio come lui, di conquistare una tappa al Tour al termine (e per merito) di un'azione solitaria.
Calzati, che porta nelle generalità chiare origini italiane, ma che da oggi potrà agevolmente essere soprannominato Lorient-Express, era partito all'attacco dopo 45 dei 181 km della frazione. Una frazione facilina, che veniva dopo la crono di Rennes e che precedeva il giorno di riposo di domani, in attesa di montagne quantomai desiderate dal pubblico, che da dieci giorni aspetta un po' di spettacolo per dimenticare l'avvio da incubo del Tour.
Facile, quindi, ma come sempre nervosa, la tappa. E come sempre parte la fuga. Con Calzati c'è Zabriskie, uomo-quasi-da-classifica, deludente nella crono (partiva per vincere, è stato 13esimo) e voglioso di immediato riscatto, ma che poi non è andato più in là di qualche secondo di abbuono sui traguardi volanti (in ogni caso, bravo a provarci, è il primo big a farlo in una tappa interlocutoria); poi ci sono Carlström, Aerts, Halgand (italiani, manco a pagare); e quindi Kessler, compagno di squadra della maglia gialla Honchar e quindi qui presente nelle funzioni di stopper, che infatti collabora quasi niente alla fuga. Malgrado ciò, gli attaccanti ottengono oltre 7' di vantaggio massimo, prima che il gruppo si metta a inseguire.
E quando davanti l'accordo salta, col plotone a poco più di 2' di distanza a 32 km dal traguardo, Calzati guarda i colleghi, magari dà un'occhiata al computerino di bordo e al cardiofrequenzimetro, ma poi soprattutto guarda dentro di sé, e capisce che, ora o mai più, si deve andare. E va. Parte a occhi chiusi, guadagna uno spazietto che all'inizio sembra risicato. Ma oggi è il suo giorno fortunato.
Infatti una muraglia meccanica di moto (giuria, fotografi, organizzazione, ma in realtà pareva un raduno di centauri incrociato per sbaglio dalla Boucle) gli si forma davanti, e fende l'aria che è una bellezza. Gli permette di guadagnare rapidamente, e Calzati, che sarà poco vincente che ma non è certo un fesso, prende il largo. Nel giorno della finale dei Mondiali di calcio, può essere che si voglia investire un francese del ruolo di apripista (non regge l'ipotesi di premiare gli uomini di casa, che con Casper un successo l'hanno già incamerato).
Fatto sta che gli ex compagni di fuga non vedono più Calzati, che è anche bravo a crederci, a sfruttare l'occasione, a non mollare neanche per un istante, neanche per un metro. E siccome la buonasorte, stando ai padri latini, dà una mano agli audaci, e Sylvain audace lo è certo stato, con quel salto nel buio a 32 km dal traguardo, ecco che il giorno da fortunato gli diventa fortunatissimo. Il gruppo, infatti, che è in rimonta sui vari drappelli di attaccanti (alle spalle di Calzati ci sono Halgand - che aveva di poco mancato l'aggancio col treno giusto - e Carlström; più indietro Zabriskie, Aerts e Kessler), viene rallentato da una foratura di Boonen. Per il campione del mondo evidentemente non è proprio aria, se è vero che ai 15 km deve fermarsi per cambiare la ruota. Questo fatto indubbiamente frena il plotone, che di lì a poco, vista anche l'indubbia tenacia di chi è all'attacco, decide di tirare i remi in barca.
Ma sì, che Sylvain vada a vivere la sua giornata di gloria, non occorre scomodare sempre Warhol per asserire che se la meriti, che ne abbia diritto. Poi, da domani, anzi da martedì, inizierà forse un Tour più vero e interessante; anche se in realtà bisognerà aspettare giovedì per avere finalmente una tappa seria: l'approccio ai Pirenei, mercoledì, è abbastanza pleonastico. Ma avremo tempo per parlarne.

Marco Grassi



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