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Bettini l'arcitaliano - Secondo titolo tricolore per il Grillo

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«Avete ragione, mi manca solo il Mondiale ormai. Beh, ci stiamo lavorando...». Scherza allegro Paolo Bettini in conferenza stampa, come ogni volta. Eppure, solo fino a pochi minuti prima, le lacrime bagnavano quegli occhietti da toscano indomito. Paolo Bettini si è portato a casa un Campionato Italiano bello, combattuto, e lo ha fatto come solo lui sa fare. Correndo alla Bettini.
Anche oggi, è il caldo a farla da padrona. Alla fine, infatti, solo 38 corridori taglieranno la linea d'arrivo. Alle 10.30, quando la corsa parte, si suda stando fermi, e le ore più calde del primo pomeriggio non danno tregua nè respiro. La corsa parte in direzione Grado, affrontando un centinaio di km tra le regioni di Gorizia e Udine prima di ritornare nel capoluogo isontino, dove otto giri di un selettivo circuito attendono i corridori. Un primo tentativo di fuga vede coinvolti una ventina di uomini, tra i quali si segnala il campione italiano uscente Enrico Gasparotto, che, sapendo già di non poter essere competitivo a causa dei tanti malanni dell'ultimo periodo, ha voluto lo stesso onorare una corsa che gli ha dato tanto, soprattutto sotto il profilo della notorietà. Tra gli attaccanti, anche Pietro Caucchioli, attivissimo nel corso di tutta la giornata, e Ivan Degasperi, che resiste da solo quando il plotoncino si smembra (causa i ripetuti passaggi sul Monte San Floriano, e la Milram messasi in testa al gruppo a tirare) e davanti restano solo tre uomini: Marco Milesi, Alessio Signego e Alessandro Maserati. Il corridore del Team Ceramica Flaminia tenta a lungo il ricongiungimento ma viene assorbito dal gruppo, e stessa sorte tocca anche ai tre battistrada. Inizia un'altra azione condotta da Cavallari, Quinziato e Codol, ma il terzetto non avrà miglior fortuna. Nel frattempo Luca Paolini viene segnalato in difficoltà lungo il quinto passaggio sul San Floriano. Ma è nel sesto giro del circuito che la corsa si accende. Sulle rampe della salita Caucchioli prova ad andarsene insieme a Ferrara, scatenando la reazione di un Bettini che da qui in poi sarà a dir poco incontenibile. Tengono duro sia Garzelli che Bennati, ma quest'ultimo pagherà poco dopo lo sforzo fatto nel voler generosamente ricucire lo strappo sull'atleta de La California. Nel gruppetto che Bettini tenta di portar via ci sono anche Di Luca, Quadranti, Riccò, Mazzanti, Ballan e Celestino. Maserati non domo prova a scattare, e si porta dietro Mazzanti e Ermeti, che proseguono in solitudine per alcuni chilometri. In discesa è il giovane Visconti a cercare di riportarsi sulla coppia al comando, trascinando con sé anche Bettini e Bertolini, ma all'imbocco della penultima ascesa sul San Floriano il gruppo, composto di una quarantina di unità, si ricompatta. Muraglia e Bertuola provano a contrattaccare, ma la loro iniziativa è presto spenta, mentre in prossimità dello scollinamento è Garzelli a muoversi, con il Grillo toscano subito alle proprie spalle. Ancora uno scatto vede imporsi al comando Pietropolli, raggiunto subito da Solari. Tutto si decide nel corso dell'ultimo passaggio sul San Floriano: Bettini va a raggiungere da solo la coppia in testa, si mantiene al comando per qualche centinaio di metri, e poi viene raggiunto da dieci superstiti del gruppo sgretolato: si tratta di Caucchioli, Mazzanti, Di Luca, Ballan, Garzelli, Nocentini, Celestino, Moreni, Bailetti e Giunti. Saranno loro a giocarsela sul traguardo di Gorizia, con una volata che vede Bettini gettare la propria ruota davanti a quella di Celestino e Di Luca.
In un attimo, il podio, i fiori, i trofei, lo spumante che bagna le miss, il pubblico folto e, soprattutto, quella maglia tricolore, son lì a far capire al Grillo che per la seconda volta nella sua vita sarà un Campione Italiano.

In sala stampa sprizza gioia da ogni poro, mentre dichiara orgoglioso. «Ho corso alla mia maniera. Alla Bettini. Perché sperare che gli altri si stacchino senza fare nulla, sarebbe troppo bello...». E continua: «Anche se ci sono stati anni in cui ho vinto più di questo, devo dire che la stagione 2006 è quella in cui sto dimostrando di essere più costante, perché è da febbraio che corro ad alti livelli, anche se comunque c'è da dire che non ho incontrato grossi intoppi al di là della caduta alla Tirreno, che non era grave. Dopo il Giro d'Italia sono andato in Svizzera per vedere come stavo, e mi sentivo proprio bene. Sentivo che all'italiano avrei potuto tentare qualcosa di interessante. Insomma, sono venuto qui per vincere». E, riguardo alla corsa: «Io e Pippo abbiamo parlato in gara: abbiamo deciso di giocarcela. Lui mi ha detto che dovevo provarci io perché secondo lui avevo qualcosa in più, e che eventualmente, se non ce l'avessi fatta, avrebbe provato lui in volata. Ma io non mi son sentito sicuro finchè non ho tagliato la linea del traguardo, perché in un finale come quello di oggi c'erano molte, troppe occasioni per qualche sorpresa, anche negli ultimi metri». Il segreto del successo? «Durante la corsa ho provato a parlare con alcuni degli altri corridori, in amicizia...per sentire come stavano vivendo la gara. E tutti dicevano che stavano soffrendo per il caldo...così, ho deciso di dare due colpetti dei miei. A modo mio. Alle volte mi va male: ma quando va bene, c'è più gusto...». E adesso, cosa attende Bettini? «Adesso mi fermo per almeno un mese. Preferisco staccare ora e dedicarmi totalmente al mondiale, anche a costo di dover saltare qualche classica. Riposo, recupero le energie, e mi ripresento in forma per la Vuelta. L'anno scorso mi è servita per correre un buon mondiale, e vorrei che quest'anno sia lo stesso, anche perchè il tracciato di Salisburgo mi è ancora più congeniale di quello di Madrid. Ho deciso che correrò fino al 2008 compreso, quindi ho ancora tre occasioni per far mia anche la maglia iridata».
Danilo Di Luca, alla prima competizione dopo il Giro d'Italia, si ritiene soddisfatto del terzo posto: «Mi son sentito bene soprattutto nel finale, sono riuscito a riprendere il ritmo dopo uno stop non facile. Sono soddisfatto del terzo posto, anche se ovviamente quando si arriva fino a lì si cerca di giocarsi la vittoria....inoltre oggi si è visto proprio un bell'ordine di arrivo, battere Bettini sarebbe stato davvero difficile. Però questo risultato mi mette fiducia per il Tour, perché sono rimasto a casa per prepararmi, e vuol dire che mi sono allenato bene». Racconta così la volata dal suo punto di vista: «Dopo il fallito tentativo di Bailetti io ero a ruota di Bettini, e ho provato ad anticiparlo, ma lui è stato più veloce, e negli ultimi metri si è anche infilato Celestino tra noi, così ho chiuso terzo. Ma ripeto, va bene così: ho trovato quella condizione che al Giro non avevo». Una parola va anche alla squadra: «Eravamo in tanti, ma abbiamo lavorato alla perfezione. Io e Garzelli ci siamo parlati molto in corsa, e abbiamo provato in momenti diversi. Alla fine la gara è stata ad eliminazione, e quando il ritmo è aumentato sono rimasti soltanto i migliori». E ora, il Tour... «Lì ci sono molti obbiettivi possibili: una delle maglie, una tappa, la classifica...inoltre le cronometro mi fanno meno paura, perché non ce ne sono di piatte e tecniche come quella di Pontedera, quindi escludo di poter prendere minuti di distacco. Per adesso però non voglio pensare a nessuno di questi obbiettivi, vedremo come andranno le cose. Però di certo lì vado in cerca di riscatto».

Elisa Marchesan



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