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Verbrugghe anticipa tutti - Savo e Honchar ok, Di Luca soffre | Cicloweb

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Verbrugghe anticipa tutti - Savo e Honchar ok, Di Luca soffre

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Partiamo dalla fine? Partiamo dalla fine: Rik Verbrugghe, che già due volte ebbe la gioia di alzare le braccia al Giro d'Italia negli anni scorsi, ha vinto la tappa. L'ha vinta a modo suo, cioé infilandosi in una fuga da lontano e poi assestando la sua stoccata a un passo dal traguardo, poco più di 4 km, piantando in asso i 4 compagni di ventura e resistendo, sulle dure rampe di Saltara, al ritorno furente del gruppo degli uomini di classifica. Il suo Giro potrebbe già finire domattina: non è mai facile, per un finisseur, lasciare una traccia in una gara a tappe di questa importanza. Verbrugghe ce l'ha fatta, e tanto basta perché il suo bilancio sia ampiamente in attivo (e non parliamo solo del bilancio in rosa, ma proprio di quello dell'intera stagione): insomma, un ingaggio per il 2007 è già in cassaforte, non si lascia a piedi un vincitore di tappa al Giro.
Però, non ce ne vorrà l'esperto belga della Cofidis, la sua affermazione a Saltara è l'aspetto meno intrigante di questa giornata. Sui primi contrafforti dell'89esimo Giro d'Italia, erano infatti chiamati a battagliare gli uomini di classifica. E non sono mancate le schermaglie, anche se qualcuno si aspettava certamente qualcosa di più congruo.
Quantomeno era lecito aspettarselo dal momento che, dopo 90 (dei 236 km totali, la tappa più lunga della corsa rosa), si era creata una situazione (sulla spinta di Bettini) che vedeva, all'inseguimento di Scheirlinckx e Calzati (partiti al mattino), ben 30 uomini. E tra avventurieri e turisti per caso, si trovavano anche dei nomi molto interessanti. Intanto un uomo di classifica riconosciuto, Juan Manuel Gárate, campione nazionale spagnolo, quinto al Giro l'anno scorso.
E poi (qui partivano le fantasticherie) una serie di gregari di prim'ordine: Valjavec, Vila e Petrov, mandati in avanscoperta da Cunego; Spezialetti e Wegelius, compagni di Di Luca; Julich e Sorensen, al soldo di Basso; Mori e Pinotti, luogotenenti di Simoni; Pérez Cuapio e Laverde, team-mate di Sella; Missaglia, Illiano, Anzà e Barbero a favore di Rujano.
Quale, tra questi, aveva il ruolo di punto di riferimento in avanti in attesa dell'attacco del capitano dietro? Per lunghi chilometri si è vissuta una fase di attesa, nella convinzione che il Catria, piazzato poco oltre la metà della tappa, avrebbe visto movimenti importanti tra gli uomini di classifica. Anche perché tra i 30 c'era un solo Discovery, White, e siccome questo stato dei fatti non dava alla squadra americana ampie garanzie, i compagni di Savoldelli sono stati obbligati a tirare: anche per questo, la situazione tattica era interessante.
Ma sulle dure rampe (con alcuni tratti in sterrato) del Catria, ha prevalso il controllo tra i big. Nessuno ha azzardato l'attacco, tutt'altro: dopo lo scollinamento, il gruppo ha rallentato, permettendo a chi si era staccato di rientrare. Tra questi, la maglia rosa uscente Pollack (che comunque alla lunga avrebbe mollato la presa), e soprattutto José Rujano, che ha patito problemi di stomaco (come anche altri compagni di squadra, tra cui Bertolini - ritirato - e Anzà) e ha perso terreno sul Catria. Una volta rientrato, il venezuelano è comunque riuscito, pur con qualche sofferenza, a restare coi migliori fino ai piedi dell'erta finale di Saltara.
Col rallentamento di Basso e soci, i fuggitivi hanno preso il volo. Tornati su Scheirlinckx (Calzati si era perso per strada), Gárate, Efimkin, Verbrugghe, Vila, Yakovlev, Peña, Mori e Kessler, gli 8 superstiti dei 30 hanno guadagnato fino a 7' sul gruppo. Un'enormità, considerato che Gárate non è l'ultimo arrivato, e con un simile margine rischiava di installarsi (perlomeno) sul podio fino a Milano.
Ma mentre dietro le squadre dei più forti si organizzavano, con Liquigas, Csc e Gerolsteiner a mettersi a inseguire, davanti Gárate non trovava la collaborazione praticamente di nessuno: ovvio, visto che Vila è compagno di Cunego, Mori lo è di Simoni, Yakovlev di Scarponi. E così, chilometro dopo chilometro, il margine si è ridotto sensibilmente.
Il povero Juan Manuel è stato comunque ammirevole, nel tentativo di far saltare in qualche misura il banco, e di regalarsi un Giro da protagonista vero, e non da semplice regolarista che, alla lunga, passetto dopo passetto, scala la classifica fino a portarsi a ridosso dei primi. Gli è andata male, non per colpa sua, e chissà se potrà trovare un'altra giornata in cui riprovare a giocarsi il tutto per tutto.
Sul Monte delle Cesane, strappo durissimo posto a 40 km dal traguardo, tra gli 8 di testa perdevano contatto Efimkin (dopo aver pure provato a evadere), Kessler e Yakovlev; ma soprattutto, tra gli uomini di classifica andava in appannamento Danilo Di Luca. L'abruzzese, tra i più attesi del fine settimana (domani si arriva praticamente a casa sua), ha poi rivelato di essere andato in riserva già dal Catria; ma con grande tenacia, è riuscito a restare agganciato al treno giusto, e ha superato in maniera decente il momento negativo, arrivando a Saltara praticamente coi primi.
Ma l'attendismo dei Basso, dei Cunego, dei Savoldelli è stato disarmante: avevano a disposizione l'occasione di far fuori un cliente scomodo come Di Luca, ma non hanno preso iniziative, esattamente come avevano fatto qualche chilometro prima con Rujano. Ma mentre nel caso del venezuelano, mancavano in effetti molti chilometri alla fine (80), di fronte a un Di Luca in difficoltà a 40 dal traguardo sarebbe servito il coraggio di decidere: mettersi a tirare in maniera determinata, ricacciare indietro Danilo, eliminare subito dalla contesa uno dei pretendenti alla maglia rosa.
Tantopiù che Lampre, Discovery e Csc erano in formazione d'assalto (di lì a poco i gregari di Cunego si sono messi a inseguire in maniera forsennata i fuggitivi). Ovviamente non facciamo il tifo contro Di Luca, anzi siamo contenti che si sia salvato perché è sempre un protagonista in più per il Giro. Ma dal punto di vista tattico non si può non sottolineare con la matita blu quest'errore di Basso, Cunego e Savoldelli e dei loro direttori sportivi. E il cincischiare delle squadre più forti conferma in parte il sospetto che tutti abbiano un po' di timore per la durezza di questo Giro, e allora ci pensano due volte prima di fare il passo più lungo della gamba a tanti giorni di distanza da Milano.
Se Di Luca ha sofferto, scopriamo invece con estremo piacere che Ullrich sta benino, e infatti è stato praticamente sempre col gruppo dei più forti, senza andare in difficoltà sui mille saliscendi appenninici. Se domani regge a Passo Lanciano, potremo dire davvero di aver pescato il jolly, di aver trovato un inatteso pretendente per questo Giro. Ma al momento bisogna tenere i piedi ancorati al terreno, e ammettere che sarà molto difficile che il tedesco superi indenne l'arrivo in salita abruzzese.
La Lampre tirava fortissimo nel finale, dicevamo: e sì, perché Cunego stava bene e gli faceva certo gola l'idea di vincere o almeno piazzarsi, e di prendere un abbuono per avanzare in classifica. Grandi Bruseghin e Tiralongo (anche se poi Simoni li ha accusati di aver sfruttato qualche indebita scia delle moto della tv e dell'organizzazione), e il margine da Gárate, Mori, Vila, Peña e Verbrugghe è crollato nel finale. Ma non tanto da permettere il ricongiungimento in tempo utile: così Verbrugghe ne ha approfittato ed è andato a vincere, mentre gli altri 4 venivano ripresi proprio negli ultimi metri.
E qui, sulla rampa di Saltara, abbiamo potuto apprezzare una mezza fucilata di Savoldelli, che è emerso prepotentemente per andare a prendersi il secondo posto, mentre Cunego - inspiegabilmente - si è afflosciato sul più bello: c'è da preoccuparsi per Damiano, o i primi saliscendi di questo Giro lo hanno un po' fiaccato? Bene Basso e Simoni, arrivati a un passo da Savoldelli, benissimo Honchar, che resta in zona e riconquista la maglia rosa: l'ucraino, pur non essendo in primissima linea per la lotta al successo finale, è comunque un personaggio scomodo, che può tranquillamente puntare al podio.
Anche se l'azione del Falco a Saltara ha riempito gli occhi, c'è da dire che i margini sono ancora molto risicati, e le cose non sono cambiate granché rispetto a ieri sera. In realtà Savoldelli e Basso, i due favoriti che vanno meglio contro il tempo, hanno allungato un tantino rispetto a Cunego, Di Luca e Simoni, e se questa fosse una tendenza, per gli scalatori non ci sarebbe troppo da ridere; ma parliamo ancora di appena pochi secondi, e non sono queste le distanze che possano preoccupare un favorito dopo appena 7 giorni di gara.
Da segnalare, infine, le buone prove di Scarponi, Caruso e Danielson: stanno lì in agguato, e chissà che non venga presto il loro momento.


Marco Grassi

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