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Un Bettini senza pietà - Paolino brucia Contrini e rivince | Cicloweb

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Un Bettini senza pietà - Paolino brucia Contrini e rivince

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Qualche giorno fa, nella seconda tappa vinta da Boonen alla Parigi-Nizza, ci eravamo affrettati nel ringraziare Nicolas Crosbie, francesino coraggioso dell'Agritubel che ci aveva tenuto incollati agli schermi, nonostante un finale scontato.
Continuando una sorta di corsa parallela, oggi Bettini - nella seconda tappa vinta in due giorni, come Tom - ha letteralmente bruciato Daniele Contrini, bresciano del Team L.P.R., ai 180 metri dal traguardo. Onore alla resistenza, al coraggio ed alla tenacia di Contrini, onore alla reazione composta al traguardo: niente lacrime né segnali di svenimento, niente "merolate" né gesti di stizza; soltanto una misurata, degnissima e più che comprensibile delusione subito sedata da un compagno di squadra (con una delle più classiche "pacche sulla spalla") e dal 3° posto - dopo il quarto di ieri - del campione ucraino Khalilov, compagno di squadra nel team diretto da Piscina e Maini.
I percorsi della 41a Tirreno-Adriatico continuano a piacere, sono ben disegnati e regalano emozioni anche se la seconda tappa sin dal principio, anzi ancor prima, ha perso uno dei probabili protagonisti nelle frazioni a venire: Daniele Bennati, già costretto al forfait durante il Giro della Provincia di Lucca di lunedì 6, oggi non è partito per il riacutizzarsi di una forma influenzale e per provare a recuperare per l'appuntamento che lo aspetta tra 9 giorni; la Milano-Sanremo.
È un peccato, però, perché anche se sarà al via l'aretino non avrà certamente la brillantezza e lo smalto che servono per arrivare davanti in via Roma e - come era nelle intenzioni del passista veloce della Lampre - diventerà ancora più difficile infilarsi nella lotta tra Boonen e Petacchi da una parte, e Bettini dall'altra. L'altro ritiro eccellente è di Emanuele Sella, anch'egli febbricitante ieri sera, che si è fermato strada facendo ed intorno alle 14 era già in procinto di tornare a casa: un peccato soprattutto - stando alle parole di Reverberi e Fontanelli - per la tappa di lunedì verso San Giacomo, dove lo scalatore della Panaria puntava al risultato pieno. Ma l'obiettivo forte di Lele è più in là, e si chiama Giro, ed una febbre a marzo è sempre meglio di una febbre ad aprile (cfr. Giro 2005).
Dopo i vinti - o presunti tali - ecco i vincitori: anzi, il vincitore. E potremmo addirittura porlo in maiuscolo, visto che da queste parti nelle ultime 48 ore tale appellativo accompagna solo e soltanto il nome e cognome di Paolo Bettini.
Un Bettini che ha messo a tirare la squadra da lontano, seppur senza cavare alcun ragno dal buco (soprattutto per merito dei fuggitivi), e poi si è appoggiato al treno Milram, strutturato per l'occasione in favore di Erik Zabel: uno Zabel probabilmente troppo entrato nella parte dell'ultimo vagone visto che, nonostante la "trenata" superlativa di Velo e Petacchi (ad onor del vero gli altri vagoni dell'estemporaneo treno si sono sfilati forse un po' troppo presto), il tedesco ha funzionato in pratica come trampolino di lancio per Paolo Bettini.
Una serie di errori, come ad esempio quello di Hushovd che ha permesso al toscano di sbarrargli la strada nonostante fosse piazzato meglio in curva, ha spianato insomma la strada al "Grillo" verso il bis, verso altri 10" d'abbuono.
Poi, la sparata di Bettini (che, per certi versi, somiglia un po' a quella di Freire a Tivoli nel 2005, anche se la salita della tappa di ieri era un tantino più ripida) che disarma, lascia a bocca aperta prima e ti costringe poi a sfregarti le mani per la veemenza degli applausi che merita.
Bettini ha già vinto due tappe alla Tirreno, come nel 2003, e sappiamo poi come andò a Sanremo; Bettini ha detto che in salita non è ancora brillantissimo, e probabilmente da un pimpante Garzelli (anche oggi tra i primissimi, 12°) perderà qualcosina. Ma Freire nel 2004 e Petacchi nel 2005 potrebbero anche consigliargli, visto che di cabala e di statistiche qualcuno addirittura ci campa, di puntare al 2° gradino della Classifica Generale a San Benedetto del Tronto. Se così sarà, brividi.

Mario Casaldi




E Boonen fa un'altra diavoleria


Questa, Tom Boonen, ce la dovrà proprio raccontare. Quest'uomo ha il diavolo che lo tiene per mano, anzi, lui stesso è un diavolo. Altrimenti non si spiegano quegli ultimi 250 incredibili metri nella quarta tappa della Parigi-Nizza, a Rasteau.
Il Campione del Mondo venuto dal Belgio ha fatto un numero circense, una di quelle cose che se non le vedi non ci credi, o perlomeno fatichi a immaginartele. È successo che quella malandrina della catena è saltata nel momento in cui Tommy stava mettendo dentro l'11, il rapporto da volatone. Il salto di catena non è stato indolore, visto che, avvenendo nel momento di massimo scarico di potenza sul mezzo da parte del ragazzone di Mol, ha indotto la bici a una scodata paurosa.
Il sangue, "oddiocade!!!", si è gelato nelle vene di chi guardava; Boonen forse non si è nemmeno reso troppo conto del rischio che ha corso, o magari sì, ma era già proiettato all'azione successiva. Come abbia fatto, a quel punto (mancavano 200 metri al traguardo, e la volata era già lanciata. 200 metri, volata lanciata, ripetiamo e sottolineiamo), a riprendere a pedalare praticamente da fermo, trovando subito il ritmo per rimontare, nessuna legge fisica lo può spiegare; per questo ci appelliamo all'unica ipotesi plausibile: Boonen è un diavolo.
Zolfo o non zolfo, fatto sta che Tom ha ripreso a mulinare, in maniera devastante. In quel momento non avresti puntato un penny sulla possibilità effettiva che il belga riuscisse davvero a rifarsi sotto. Lui non si è accontentato di rifarsi sotto, no, lui è tornato prepotentemente davanti, superando inesorabilmente dei velocisti come Davis e Napolitano, che pure non sono gli ultimi arrivati. (O meglio, Napolitano in realtà è davvero l'ultimo arrivato, almeno per oggi! Così ha stabilito la giuria, che lo ha declassato e penalizzato di 20" per scie indebite dietro alle ammiraglie).
Insomma, Boonen riempie di sé una Parigi-Nizza che ha meno quarti di nobiltà, nella starting-list, rispetto alla Tirreno, ma che si sta rivelando il palcoscenico ideale - in questa stagione - per questo fantastico campione, che da solo vale il prezzo del biglietto.
Raggi d'Italia li abbiamo comunque potuti apprezzare, alla voce "Nibali". Lo Squalo dello Stretto si è fatto vedere ampiamente nel finale (dopo aver provato una minievasione già in avvio di tappa), attaccando con Chavanel e Voeckler, e facendo pure incazzare i due francesi (sarà un fan di Paolo Conte...), visto che - di fronte alla loro mancanza di collaborazione nella fuga - il ragazzino della Liquigas ha allungato da solo, in faccia ai colleghi, che quando l'hanno ripreso non gli hanno certo risparmiato rimbrotti.
L'azione di Nibali, Chavanel e Voeckler non ha condotto ovviamente a grossi risultati (visto che il gruppo voleva la volata), ma ci ha fatto apprezzare la grande personalità di Vincenzo. Con una simile faccia tosta, questo giovanotto ci regalerà diversi momenti di divertimento, nei prossimi anni.


Marco Grassi



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