SuperBoonen altra stoccata - Ma il vero protagonista è Crosbie
Ma si ferma, Boonen? No, non si ferma. Continua a infilare una vittoria dietro l'altra, proseguendo nel suo percorso di avvicinamento alla Milano-Sanremo. Un percorso da schiacciasassi, nel corso del quale è già arrivato a 9 vittorie stagionali, ripetendo peraltro il suo brillantissimo avvio di Parigi-Nizza del 2005, in cui, come oggi, potè assommare due vittorie nelle prime due tappe in linea.
Domani l'interregno in classifica del belga sarà bruscamente interrotto dalla Croix de Chaubouret, 17 km di ascesa di prima categoria con scollinamento a 18 km dal traguardo di Saint-Étienne (com'era la storia? La Francia è fatta male, non ci sono salite al di là di Alpi e Pirenei, il Tour può essere disegnato solo così... e com'è che invece la Parigi-Nizza pullula di tante belle salite che non vengono mai affrontate dalla Grande Boucle?). Gli uomini che puntano a vincere la corsa verranno fuori, come le lumache quando piove, e quelli che invece hanno spadroneggiato negli ultimi due giorni se ne staranno rintanati.
Ma oggi, a dire il vero, di spettacolo ce n'è stato d'avanzo, per essere solo una tappa interlocutoria. Merito di uno svitato, Denis Crosbie: come definire altrimenti uno che va in fuga al km 11 di gara, conquista mezz'ora di vantaggio sul gruppo (che evidentemente si fermava a guardare le vetrine nei villaggi di passaggio), resiste bene sulle prime salitelle poste nella seconda metà del percorso, riesce a tenere in salvo ancora 10' sugli inseguitori a 30 km dalla fine, e poi, crollando nella più classica delle crisi di fame, riesce a perdere tutto il vantaggio in appena 10 km, sulle ultime due côtes di giornata.
Un'impresa a suo modo leggendaria, quella di Crosbie, che certamente avrà tempo e modo per raccontare a generazioni di nipotini "di quella volta in cui" eccetera eccetera. Per ora il quasi 26enne corridore dell'Agritubel (al suo attivo, di rilevante, un 149esimo posto all'ultima Parigi-Tours) si gode questa giornata di comunque meritata fama. Poi, a mente fresca, potrà capire se l'ammiraglia lo avrebbe potuto aiutare di più, ricordandogli di alimentarsi a dovere lungo il suo periglioso tragitto.
Quei senza cuore del gruppo, peraltro, avevano fatto di tutto per illuderlo, restandosene con le mani in mano per mezza giornata e dandogli sin troppo spago. Poi la prima sveglia al plotone l'ha data Iván Parra, mossosi col coequipier Marichal a metà tappa e guadagnando quasi 4': troppo per un uomo pericoloso come il colombiano, e infatti l'azione dell'ex corridore della Selle Italia, vincitore di due tappe alpine al Giro 2005, è stata come una sveglia per il gruppo, che si è allungato prima sotto l'impulso dei team da classifica, poi, visto che i tempi erano ormai maturi, grazie all'azione delle squadre dei velocisti.
Tra gli sprinter, la notizia bella è che Danilo Napolitano ha salvato le gambe sui tanti saliscendi di giornata. Il che è meno rilevante di quel che sembri a prima vista (in fondo per quasi 150 km oggi si è passeggiato, non corso); ma una sua importanza comunque ce l'ha, perché stiamo parlando di un corridore a cui le sibille preconizzavano facili rese sui cavalcavia, vista la stazza, e vittorie possibili solo sui percorsi a forma di tavolo da biliardo. Ecco invece la riprova (l'ennesima) che Danilo cresce bene, è responsabile, e riesce ad essere presente nel momento topico anche alla fine di tappe altimetricamente complicate.
Il momento topico di cui parliamo è ovviamente quello in cui, oggi, Napolitano ha sparato una pesante pacca sul sedere di Boonen per complimentarsi del successo del belga, dopo il tragurdo. Anche Davis, come già ieri, si è affrettato a riconoscere la superiorità dell'avversario; sì che, di fronte a tanta grazia di corridore, viene facile sdilinquirsi. Ma quest'abitudine ormai invalsa di dare la mano a chi ti ha appena battuto (Zabel è l'esempio più meritevole, nel settore) è davvero bella, anche perché si tratta di gesti spontanei e leali, che dimostrano che anche le rivalità sportive più accese possono essere messe in soffitta un centimetro dopo la linea del traguardo.
E infine, di Boonen, che dire che non sia già stato detto fino a poche ore fa? È forte, tanto forte, ma questa sua forza è una manna per Petacchi: se a Sanremo lo spezzino perderà, avrà perso contro un fuoriclasse assoluto; se vincerà, avrà battuto il grande Boonen. Pensaci bene, Ale, e dormi tranquillo: in via Roma, pur da campione uscente, hai ancora tutto da guadagnare.