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Re Basso I, il Giro è tuo - Veleno con Gibo. Tappa a Förster

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Va in archivio il Giro d'Italia 2006, e ci va con un grande campione che festeggia e una grande polemica che rimane nell'aria. Il grande campione, colui che ha conquistato il pubblico italiano coi suoi modi affabili e sereni e con le sue imprese in bicicletta, è Ivan Basso, ça va sans dire. Partito per essere contrapposto a Damiano Cunego, ha praticamente subito messo in chiaro che di lotta non era proprio il caso di parlare, visto che lui dominava sia nelle crono (e si sapeva da prima) che sul terreno delle salite, anche quelle dure in cui in teoria avrebbe dovuto correre in difesa.
Contemporaneamente all'esplosione di Basso, tra l'arrivo in quota di Passo Lanciano, la crono di Pontedera e la tappa del San Carlo, si consumava la deriva di Cunego: discreto nella prima di queste tre frazioni, Damiano ha corso malissimo (brutto anche a vedersi) la prova contro il tempo, e non ha saputo reagire nella tappa che arrivava a La Thuile. E così già sabato 20, a otto giorni dalla fine e con tutte le grandi salite ancora da affrontare, c'era una pietra tombale sulla grande sfida.
Nel giorno del Bondone, quello che ha consacrato definitivamente Basso, alla sua prima vittoria in maglia rosa, Cunego era un ectoplasma. Ma per fortuna il Piccolo Principe è riuscito a risollevarsi nelle ultime tre frazioni alpine, sul Furcia e poi nei tapponi di San Pellegrino e Aprica: Damiano è risalito in classifica, fino al quarto posto, e ha confermato che non abbiamo a che fare con una meteora, capace di vincere Giro e Lombardia nel 2004 per poi eclissarsi. E' giovane, ha solo 24 anni, e tanta strada davanti per migliorare: insomma, la sua sfida a Basso potrà essere rilanciata nelle prossime stagioni.
Delusi e deludenti: su tutti Di Luca, mai in gara e anzi in difficoltà sin da Passo Lanciano, la «sua» salita, quella su cui migliaia di abruzzesi si erano riversati per incitare l'eroe di casa. Danilo proverà a rifarsi al Tour, ma non sarà facile.
E poi Savoldelli, primo nel 2005 e decisamente sottotono quest'anno, anche a causa di un'allergia che ha reso difficoltosa la sua respirazione e ha contribuito (insieme ad un percorso troppo duro per lui) a livellarne verso il basso le prestazioni.
E - anche se non per colpa sua - Petacchi, che è caduto sulla strada per Namur e ci ha rimesso un ginocchio, poveretto, e ha lasciato che le (poche) volate del Giro fossero un affare privato di McEwen (ritiratosi come al solito in maglia ciclamino, accidenti a lui).
Infine, grande rammarico per il mancato arrivo a Plan de Corones, a causa di una bufera di neve che ha reso quasi impraticabile la durissima salita con 5 km in semi-sterrato che promettevano dolorose scintille.
Sorprese: su tutti, José Enrique Gutiérrez Cataluña, che fino a tre settimane fa era un perfetto sconosciuto e che probabilmente lo resterà anche dopo, se è vero che ha 31 anni e in 8 anni di professionismo non aveva conseguito nessun risultato di rilievo. Invece qui ha trovato un momento di grazia, è rimasto sempre coi migliori alla faccia di chi quotidianamente lo pronosticava tra coloro che sarebbero saltati, e porta a casa un secondo posto incredibile.
Se a Basso fosse successo qualcosa di male, ora avremmo probabilmente il peggior vincitore del Giro della storia. D'altronde va detto che la Spagna, negli ultimi anni, ci ha proposto diversi di questi fenomeni improvvisati, ma poi si scopriva che erano attaccati alle autoemotrasfusioni. Ovviamente speriamo ardentemente che non sia il caso di Gutiérrez, e anzi ci complimentiamo con lui per la tenacia che ci ha messo.
Il podio è completato da Simoni, vecchiaccio che non molla mai e che esce sempre alla distanza: per lui è la settima volta che chiude un Giro tra i primi tre. Ma non si può parlare di Gibo senza citare la grave polemica (che annunciavamo sopra) esplosa ieri e proseguita oggi con toni hard.
Nella picchiata dal Mortirolo, Basso aveva invitato Simoni (più forte di lui in discesa) ad aspettarlo, per poter andare insieme fino all'arrivo di Aprica. Gibo aveva atteso, convinto che poi Ivan gli lasciasse la vittoria. Invece Basso ai 3 km se n'è andato solo, scatenando la reazione di Simoni dopo il traguardo («Non è un uomo, mi ha preso in giro», questo il succo).
Oggi, prima della partenza, Basso è andato da Simoni per un chiarimento, negando di aver promesso all'avversario la vittoria. Il trentino ha smentito, dicendo «mi hai chiesto anche dei soldi per lasciarmi vincere». «Non è vero!», ha replicato la maglia rosa, «Vuoi che dica la cifra?», ha chiuso Gilberto, che poi anche dopo la tappa ha ribadito: «Per me Basso non esiste più, non provo niente per lui, l'ho cancellato». Non un gran finale per l'immagine dei due e del ciclismo. Ma non è detto che si debba sempre chiudere a tarallucci e vino: meglio la franchezza dell'ipocrisia.
Peraltro, senza questa polemica, che avremmo detto della tappa conclusiva dell'89esimo Giro d'Italia? 140 chilometri che promettevano totale assenza di agonismo, visto che solitamente l'ultima frazione è quella della passerella, della goliardia, degli scherzi in gruppo e dei brindisi in bicicletta.
Sorrisi per la Lampre, che è stata omaggiata dai suoi corridori nel passaggio a Usmate, davanti agli stabilimenti dell'azienda; sorrisi ma anche lacrime per Davide Bramati, che dopo una vita da gregario si è ritirato proprio oggi, al termine di questo suo ultimo Giro, e il gruppo gli ha concesso qualche chilometro di passerella, nelle vie di Milano, a raccogliere gli applausi del pubblico e degli stessi colleghi.
E poi la corsa, per quel poco che restava da dire: il traguardo volante del km 58, a Cambiago, serviva a Paolo Bettini per scavalcare Basso dalla vetta della classifica a punti (si era sul 158 a 147 per il varesino) e conquistare la sua seconda maglia ciclamino consecutiva. Missione compiuta per il Grillo, che ha raccolto 8 punti allo sprint intermedio, lasciando per l'arrivo l'impegno di conquistare l'inezia che lo separava dal raggiungimento del suo obiettivo.
Obiettivo minimo, farsi vedere anche nella tappa conclusiva per la Selle Italia, la squadra con più fughe all'attivo (ben 15): è stato Missaglia l'ultimo attaccante del Giro 2006, partito proprio dopo il traguardo volante e rimasto davanti per 20 km (con un vantaggio massimo di 3'10"), prima che il gruppo incredulo («Ma è davvero andato in fuga???») corresse a riprenderlo.
Brutta fine di Giro per Lorenzetto, invece, caduto a 15 km dal traguardo e costretto al ritiro. E poi la volata: il tedesco Förster sorprende i pochi velocisti rimasti, il giovane Richeze e l'esperto (sempre piazzato) Pollack, mentre Bettini non trova spazio per passare e chiude solo al quarto posto.
Dopodiché, il trionfo di Basso, in un tripudio rosa e col pubblico impazzito ai piedi del podio. Ora Ivan sposterà le sue attenzioni sul Tour de France. Secondo il suo direttore sportivo Bjarne Riis, la Grande Boucle avrebbe douto essere l'obiettivo unico del corridore di Cassano Magnago: troppo importante per non incentrare l'intera stagione su di essa.
Poi però Ivan ci ha messo del suo, e dopo aver visto il disegno del Giro 2006, si è reso conto che avrebbe potuto fare la differenza anche nella corsa rosa, con cui aveva lasciato un conto aperto un anno fa sullo Stelvio, quando venne fatto fuori da problemi gastrointestinali.
E così in autunno inoltrato è venuta la decisione che smentiva la precedente: Basso sarebbe stato al via al Giro, e si è trattato di una scelta felice, come abbiamo potuto vedere nelle ultime tre settimane. Per il bene del ciclismo, è un grande risultato che abbia vinto proprio Ivan, perché significa che è stato premiato un corridore che ambisce a doppiare vittoriosamente Giro e Tour, e cioè centrare un'impresa che per anni è stata resa impossibile da un modo di interpretare il ciclismo (il modo di Armstrong, per intenderci, ma anche di Ullrich) che è la negazione stessa della storia dello sport delle due ruote.
Il Tour, quindi: che resta comunque il momento centrale della stagione. In Francia Basso troverà una corsa diversa, con avversari diversi. Molte meno salite rispetto al Giro, e molta più cronometro. Dovrà correre in maniera differente, forse. Se la vedrà con Ullrich, che contro il tempo gli è superiore, e con Vinokourov e Valverde. Ma la vittoria nel Giro gli rende i gradi di primo favorito. Speriamo che li sappia onorare.


Marco Grassi

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