Pozzato, sei bellissimo - Filippo vince una grande Sanremo
Finora la cosa più famosa di Filippo Pozzato era la curatissima capigliatura: i più cattivelli del gruppo dicevano che non scattava mai se c'era vento, perché non lo si vedesse in primo piano con la chioma spettinata. E poi Pozzato a qualcuno non stava tanto simpatico: troppo bello, troppo vanitoso, troppo arrogante (fu tra i protagonisti del mobbing ai danni di Simeoni al Tour 2004).
Troppo predestinato, pure: se ne parla da un secolo come di un possibile vincente, anzi stravincente, perché è dotatissimo; cresciuto nel vivaio Mapei, è da sempre circondato da un'attesa che qualche grattacapo (leggi: pressione) gliel'ha dato. Pozzato ha ancora l'invidiabile età di 24 anni, addirittura uno in meno di quel fenomeno di Boonen. E all'attivo ha una tappa vinta al Tour, un paio di Trofei Laigueglia, la Tirreno-Adriatico 2003, e - vinti nell'arco di una settimana l'anno scorso - una Classica di Amburgo e un Giro del Lazio.
Tutto questo fino a ieri. Perché oggi Pozzato impareranno a conoscerlo tutti, proprio tutti: infatti Filippo, vicentino di Sandrigo, ha vinto nientemeno che la Milano-Sanremo. Una Milano-Sanremo bellissima, entusiasmante, incerta fino all'ultimo metro; una Milano-Sanremo che, dopo due volatoni consecutivi (Freire 2004 e Petacchi 2005) torna a sorridere ad un finisseur: e questo significa che forse il tanto sospirato cambiamento (indurimento) di percorso tarderà ancora a venire.
Pozzato si è mosso in cima al Poggio, andando dietro ad un Ballan letteralmente scatenato, partito fortissimo e capace di scavare 10" tra sé e il gruppo (e tutti sanno quanto sia arduo, al giorno d'oggi, fare il vuoto sul Poggio). Pozzato, perfetto ingranaggio di una macchina altrettanto perfetta (la Quick Step), ha svolto molto bene il compito che gli spettava: ha preso la ruota del collega e non ha collaborato minimamente alla fuga perché nel plotone aveva Boonen, favorito (con Petacchi) in caso di arrivo in volata.
Il peso dell'azione è rimasto per intero sulle spalle di un Ballan potentissimo; sui due, dopo qualche pedalata, è riuscito a riportarsi Astarloa, poi in discesa sono arrivati anche Schleck (che era davanti ed era stato superato lungo la salita), Nocentini e Sánchez González. 6 uomini in testa all'entrata di Sanremo, una situazione pro-attaccanti come da tempo non se ne vedevano.
E dietro la Milram (squadra di Petacchi) a tirare disperatamente per ricucire un margine di 10" che ha iniziato a calare quando davanti è venuta a mancare la spinta propulsiva di Ballan, e gli altri non hanno trovato un accordo: Pozzato era troppo veloce perché i vari Astarloa e Nocentini scegliessero di portarlo in carrozza al traguardo, dove li avrebbe battuti con una gamba sola.
Ma la Milram aveva già perso quasi tutti i suoi gregari in precedenza, per ricucire sulla prima fuga di giornata (otto uomini: Allegrini, Matveyev, Cheula, Contrini, Carlström, Etxebarria, Auger e Scheirlinckx, partiti al km 27 e ripresi al 260, dopo aver avuto fino a 11' sul gruppo), e poi su un'intensa azione del già citato Schleck e di Reynés, Moerenhout e Trenti, che ha preso le mosse dopo la Cipressa (a meno 16 dal traguardo). Eccola, proprio questa è l'azione chiave della giornata: il caso (il caso?) vuole infatti che Trenti sia un uomo della Quick Step, l'ennesimo uomo pericoloso (perché veloce) di cui lo squadrone belga pullula letteralmente.
E così Boonen, Bettini, Pozzato e il resto del team a star caldi in mezzo al gruppo, e Milram a tirare chilometri e chilometri (aiutata nell'occasione dalla Rabobank, sul Poggio). Errore grave di Stanga: Zabel doveva entrare in quell'azione, lui o chiunque altro (anche Velo, o Sacchi, perché no?), a maggior ragione visto che la squadra aveva già perso qualche pezzo per strada: la Cipressa (su cui è successo poco: un forcing della Lampre, un bell'affondo di Garzelli, durato troppo poco, un contropiede di Moletta, stop. Niente Bettini, ma il Grillo non ci ha provato nemmeno dopo).
Insomma, la Milram era messa talmente male che è stato addirittura Zabel a doversi sobbarcare una lunghissima trenata, dai meno 2 ai meno 1, per riportare il gruppo sui fuggitivi.
Ma il plotone ci è arrivato col fiatone, sugli attaccanti; e nulla ha potuto quando, nel momento esatto del ricongiungimento, Nocentini è partito in contropiede, e Pozzato gli è andato appresso. Rinaldo, encomiabile, ha finito subito la benzina; il vicentino, invece, ne aveva ancora, essendosi fin lì risparmiato; e allora è volato da solo verso il traguardo, 400 metri di straordinaria bellezza emotiva, col gruppo che rombava alle sue spalle e lui che non s'è voltato neanche una volta, inseguendo la sua stella polare, quel traguardo da sempre sognato, una chimera diventata per una volta realtà.
Appena 10 metri alla fine hanno separato il vincitore dal gruppo in cui un Petacchi superbo, senza ormai compagni di squadra a lanciarlo (ha le qualità per vincere anche senza treno, sì che le ha), è partito lunghissimo perché vedeva Pozzato ormai quasi irraggiungibile; e infatti non è riuscito a chiudere il buco, ma una cosa l'ha fatta: ha stracciato tutti i rivali, Boonen in primis. Ha dimostrato che se avesse avuto una squadra più forte, gliel'avrebbe fatta vedere, al Campione del Mondo. Può sembrare una magra consolazione, ma non lo è, e Petacchi qualche sassolino dalla scarpa (di quelli madrileni) potrà pure toglierselo.
Poi Paolini (altro terzo posto dopo quello del 2003), poi Napolitano, tenace quanto basta per rientrare dopo essersi staccato sulla Cipressa e poi bravo nella volata (avrà tempo per migliorare), poi Freire (di più evidentemente non poteva) e anche Garzelli, che si è cimentato nello sprint con risultati lusinghieri.
Poi gli altri, sconfitti, delusi, soddisfatti comunque, sarà per un'altra volta, per un'altra Sanremo; questa, di Sanremo, è tutta di Filippo Pozzato.
Le pagelle della Sanremo
Pozzato - 9,5
È stato davanti sin dalla Cipressa, andando a fare l'andatura con Boonen a ruota e Bettini al fianco; è stato il solo, pronto, a replicare allo scatto al fulmicotone del fortissimo Ballan. Poi, una volta in testa - con Boonen dietro a marcare Petacchi - non ha collaborato perché alla Quick Step andava bene sia arrivare col gruppetto (Pozzato è veloce e se la sarebbe giocata con Astarloa) che arrivare in volata (con il duello TornadoTom-AleJet). Ultima curva ad "S", Milram che rintuzza l'attacco, Nocentini che prova a partire, e Pozzato - gamba stratosferica - che lo marca. Il toscano si sposta, gli fa quasi il buco, il treno di Petacchi è stanco, e ai 250 metri Pozzato ha 30 metri di vantaggio sullo spezzino, ci crede e non li perde. Alza le braccia con due bici di vantaggio. Bravo Pippo!!
Quick Step-Innergetic - 10
- L'abbraccio di Bramati a Pozzato in fondo a Via Roma, una volta terminata la corsa, è già da 7,5: ma la chiave di volta è Guido Trenti, carta impensabile che disorienta tutti, la Milram in primis. Nuyens che lavora da lontano, Bettini che è davanti ma non troppo (ha solo seguito Carrara lungo la discesa della Cipressa), un Pozzato maiuscolo ed un Boonen che sa essere faro e specchio per le allodole allo stesso tempo: fece così all'Het Volk (Pozzato 4°), fece così a Kuurne (Nuyens 1°); Bettini spera che si ripeta al Fiandre...
Ballan 10
Ci perdonerà Pozzato, ed anche se non avrà la compiacenza di farlo, beh... Alessandro Ballan è il vincitore morale di questa Milano-Sanremo (il che, all'atto pratico, significa poco più di un "Premio Combattività"). Una selezione impensabile sul Poggio, una sparata da applausi e che ci ha fatto sobbalzare di gioia e stupore: ha avuto la sfortuna di trovarsi un Pozzato in versione Lupin, compresa la poca collaborazione di Astarloa, Nocentini, Frank Schleck (altro bellissimo corridore) e Samuel Sánchez. Ciononostante, 8° all'arrivo. Bravo Alessandro, bravo davvero.
Boonen - 8,5
Ha un carisma unico. In casa Quick Step fa le pentole ed i coperchi: dispone di una squadra strepitosa e questo forse già si sapeva, ma di questi tempi un capitano - un Campione del Mondo - che corre una Milano-Sanremo in questo modo è soltanto da ammirare. Ha forse capito che non avrebbe mai battuto Petacchi, e forse l'ha capito mentre tirava Pozzato, sulla Cipressa, quando il belga s'è lasciato andare ad una linguaccia più di sofferenza che guascona. Sarà un bravissimo direttore sportivo, tra più di dieci anni, quando smetterà dopo aver vinto - e fatto vincere - parecchie altre corse.
Lampre-Fondital - 8,5
A una giornata così, manca solo la vittoria. Anzi, manca la vittoria individuale, perché crediamo che il 5° posto di Napolitano (all'esordio, bravissimo Napodany!), l'8° di Ballan ed il 10° di Carrara valgano al team di Martinelli quantomeno il prestigioso titolo di team più bravo nella Classicissima. Gli attacchi (anche se il primo è stato più un timido allungo) di Carrara prima e di Ballan poi dimostrano come la condizione sia buona e come la voglia di non fare le comparse era tanta. Onore al merito.
Petacchi - 8,5
Che volata, Alessandro: che volata! Peccato per lo spezzino che la Milram si sia sfaldata un po' troppo presto, ma del resto questa era un'eventualità che già da qualche giorno serpeggiava nelle nostre pagine. Doveva essere un po' più coraggioso Stanga, e mandare qualche uomo in fuga sin dalle prime battute per sgravare la sua squadra dall'inseguimento. Insomma, come ha fatto la Quick Step. AleJet disputa una volata forse ancora più poderosa del 2005, ma non c'è verso. E probabilmente è giusto così: ogni tanto, per vincere, si deve rischiare di perdere.
Paolini - 7,5
Sì, lo ammettiamo: avevamo dubitato un po' di lui. Vero, verissimo, è inizio stagione e la forma non era ancora delle migliori. Ci cospargiamo il capo di cenere e lo ammettiamo senza problemi. Bello l'attacco di Garzelli sulla Cipressa, bravissimo il comasco a rimaner coperto fino alla fine e poi piazzare la zampata che lo porta sul gradino più basso del podio davanti a Boonen, già esultante per il compagno di squadra. Era commosso sul podio, magari ha perso il "treno-Ballan" e l'ha vissuta per un attimo come un'occasione persa. Ma non lo è. Lo rivedremo.
Allegrini - 7
Il voto è ovviamente da estendere a Contrini, Scherilinkx, Cheula, Matveyev, Unai Etxebarria, Auger e Carlström, fuggitivi della prima ora. Però Mirko ci ha anche riprovato, con l'acqua alla gola, al momento del ricongiungimento col plotone, e poi è un nostro forumista, e non possiamo esimerci dall'applaudirlo con vigore.
Massimiliano Mori - 6
Col fratello minore Manuele, 10° l'anno scorso, a casa per via di uno scafoide rotto e di una gastrite, il toscano della Naturino ci ha fatto prendere il più grosso spavento di giornata: ad Imperia, in una rotonda, è andato dritto ed ha picchiato il volto tra strada e marciapiede, rimanendo fermo steso per un po'. Poi si è rialzato, cosciente, con una ferita prettamente da pugile: con lo zigomo squarciato. Un incoraggiamento anche al team di Santoni: con lo spavento preso con Agnoli e poi il "guaio" occorso a Simeoni, sarebbe ora che la sfortuna lasciasse un po' in pace la compagine marchigiana. E magari si dimenticasse un po' del ciclismo.
Hushovd - 5
Era atteso come grande protagonista, con Boonen era stato l'unico in grado di battere Petacchi in volata, stava bene e la Tirreno l'aveva dimostrato. Anche su Cipressa e Poggio era parso brillante e pimpante, stando costantemente a ruota dei Quick Step e dei Milram. Addirittura un suo compagno di squadra si è adoperato negli ultimi chilometri nel collaborare con Zabel e Sacchi nelle ultime pedalate. All'arrivo, però, completamente assente. E anche se aveva capito che Pozzato era irraggiungibile, la solfa non cambia. Peccato, ma lo rivedremo al Nord.
Astarloa - 4,5
Perché, Igor? Perché Pozzato non collaborava, forse? Sì, vabbè, ma perché arrivare fuori da 10 quando puoi arrivare sul podio di una corsa come la Sanremo? Non la meritava, dici? Ma l'ha vinta uguale! Ci risiamo: la scarsa collaborazione alla fine del Poggio, sull'Aurelia, è sempre stato il capolinea di molti coraggiosi attaccanti. Evidentemente ad Astarloa è mancato parecchio coraggio.
Milram - 4
Knees, Poitschke, Den Bakker e Cortinovis son diversi da Tosatto, Bruseghin, Gustov e Codol, non c'è niente da fare. C'è da dire che la Milram al box ha anche lasciato tre ragazzi come Rigotto, Grivko e Visconti ed un bel vagone come Cadamuro. C'era bisogno di qualcuno che lavorasse da lontano, è vero, ma la Quick Step ha dimostrato come gli uomini in fuga siano importanti nell'economia di una squadra. Magari non tutti e quattro, ma anche la metà (azzardiamo Rigotto e Grivko, molto attivi alla Parigi-Nizza) sarebbero bastati a rendere tutto meno amaro.
Operatori Rai - 2
No, non siamo troppo cattivi, ma semplicemente giochiamo un po' sulle volte che gli uomini della Caisse d'Epargne di Echavarri si sono adoperati per mandare in un paese diverso da quello delle meraviglie la moto dell'operatore Rai che - a loro dire, e neanche troppo a torto - stava facendo un po' troppo da scia agli uomini Milram che inseguivano il gruppetto che comprendeva il loro compagno Reynés, 11° l'anno scorso, e sicuramente il più veloce - con Trenti - tra Moerenhout e Frank Schleck. Storcemmo il naso durante la scorsa Gand, bacchettiamo con decisione ora. Accanto, ragazzi, accanto: non davanti. Ok?
Le dichiarazioni dei protagonisti
Piove sul traguardo, quando la corsa finisce. Piove sulla giornata di Alessandro Petacchi, che ha visto la possibile seconda Sanremo della carriera sfuggirgli da sotto il naso. Però, il campione si vede anche e soprattutto nel momento della sconfitta, e cioè quando AleJet pronuncia le parole: «Posso vincerla ancora». Per bocca dell'addetto stampa Andrea Agostini, racconta cosa non è andato in corsa: «La fuga partita da lontano agevolata dal vento a favore ci ha costretto ad anticipare l'utilizzo di alcuni uomini; così Sacchi e Velo, che sarebbero dovuti entrare in gioco nel finale, sono dovuti intervenire già sul Poggio per ricucire la corsa. Alla fine, recuperare anche solo dieci secondi su Pozzato, dopo 300 km di gara, era difficile per chiunque. Zabel? Dopo l'arrivo è andato a scusarsi con Petacchi, e Ale gli ha detto che non doveva chiedere scusa proprio di nulla. In corsa si erano parlati, e Zabel aveva detto ad Alessandro: "Oggi io per te". Ale stava bene, sul Poggio sentiva la gamba buona, ma ha preferito dare fiducia alla squadra. Il punto di forza delle altre squadre è stato che alla Milram è toccato inseguire tutto il giorno non avendo inserito nessun uomo nelle fughe».
Dopo le dichiarazioni di Agostini, entra nella sala stampa un radioso Filippo Pozzato, che rilassato e sorridente si appresta a rispondere alle domande della folta platea. «Mi sentivo molto bene - esordisce - avevo un'ottima condizione già da qualche tempo, ma alla Tirreno ho preferito correre nascosto per non essere inserito tra i preferiti per la Sanremo. Oggi i capitani erano Boonen e Bettini, e il mio ruolo doveva consistere nell'entrare in qualche fuga importante, qualche fuga pericolosa. Però, anche a causa del vento a favore, non si è formato nessun gruppetto di fuggitivi decisivo, e così ho preferito mettermi davanti a far un'andatura regolare. Lo stesso Tom mi è venuto vicino e vedendo che stavo bene, mi ha detto che mi sarei potuto giocare le mie carte se la corsa lo avesse consentito. Temevo molto Vinokourov, ma ho visto che era dietro, e Bertagnolli, ma mi sono accorto che era già a tutta; poi avevo paura di Ballan, e in effetti è partito forte sul Poggio e ho provato a seguirlo. Credo che abbia fatto il numero più grande di questa Sanremo: era da tanto che non si vedeva un'azione così sul Poggio, non me l'aspettavo. Mi sono accorto che potevo vincere quando ero all'ultima curva del Poggio, e ho visto che dietro a noi c'era il vuoto. A quel punto la squadra mi ha ordinato di non tirare, perché c'era il gruppo con Boonen a soli dieci secondi da noi; e ammetto che mi dispiace non aver dati i cambi agli altri, perché ad Astarloa e Ballan sarà dispiaciuto non potersi giocare le proprie chanches. Nocentini ha fatto il furbo e non ha tirato, così a me non è rimasto altro che partire lungo, ai meno 300 dal traguardo: non mi sono mai voltato, guardavo solo sotto la bicicletta che non mi raggiungessero, e quando mancavano 20 metri all'arrivo mi sono accorto che ero da solo. La Sanremo è così: chi vince non deve solo essere il più forte, deve anche avere quel pizzico di fortuna più degli altri».
Stupisce ma non troppo la condizione di Pozzato, e ci si chiede quanto potrà durare: «Spero davvero che resti il più a lungo possibile, soprattutto alle Classiche del Nord, dove voglio dare una mano a Boonen e Bettini. Poi mi piacerebbe tornare ad allenarmi sulla crono, per poter competere anche nelle corse a tappe. Di certo non sarà un obbiettivo a breve termine; per adesso sono adatto alle corse di un giorno e al massimo alle corse a tappe di una settimana, perché sento di essere troppo pesante, e per vincere un Grande Giro bisogna andare forte in salita. Forse, se raggiungerò la giusta maturazione fisica, e se riuscirò a dimagrire un po', potrò pensarci. Per adesso ho trovato una buona continuità a partire dall'anno scorso, e vado avanti così».
Alla luce di questa prestigiosa vittoria, Pozzato potrebbe ambire a un ruolo più importante all'interno della squadra, quella attuale o casomai un'altra: «Io dico sempre che i risultati arrivano soprattutto grazie allo spirito di squadra. Ad esempio al Fiandre mi metterò al servizio di Boonen, perché è una corsa adatta a lui. Certo che mi piacerebbe provare ad essere il leader di una squadra, ma ora ho solo 24 anni, devo tenere i piedi per terra e procedere un gradino alla volta. Per adesso sto bene alla Quick Step, e spero di farvi parte il più a lungo possibile».
Mentre Filippo alzava le braccia al cielo sotto lo striscione del traguardo, alle sue spalle un altro corridore, uno con la maglia iridata, esultava, felice per la vittoria del compagno: Tom Boonen, commosso dalla contentezza, insieme agli altri compagni della Quick Step, si è subito avvicinato a Pozzato per complimentarsi e abbracciarlo. «Tom oltre ad essere un grandissimo campione è anche un grandissimo uomo», racconta Pozzato con gli occhi colmi di ammirazione e gratitudine. «Oltre alla soddisfazione di sportivo che ho provato dopo l'arrivo per la vittoria, ho anche provato quella umana di vedere i miei compagni felici e commossi per me: Boonen e Bettini, con gli occhi lucidi di gioia sono venuti subito a farmi i complimenti. Io dico sempre che la Sanremo è come un mondiale, mi è sempre piaciuta, ha il suo fascino particolare. Dico questo perché in effetti, oltre alla Sanremo, il mio grande sogno sarebbe vincere proprio il mondiale: portare la maglia iridata per un anno in mezzo al gruppo e alla gente dà una sensazione strana, attorno a quella maglia c'è un'atmosfera particolare. Infatti credo che il miglior corridore che potesse vincerla e fare così un'ottima pubblicità al ciclismo, sia proprio Tom Boonen. Spero di essere all'altezza di vincerla un giorno».
Cosa si prova a lasciarsi alle spalle Alessandro Petacchi? «Alessandro è un grandissimo campione, anche se è caratterialmente diverso da persone come Boonen o Bettini. Di certo mi regala una grande soddisfazione averlo messo dietro. Forse se fossi arrivato insieme al gruppetto dei fuggitivi che si era avvantaggiato sul Poggio avrei vinto lo stesso: non posso esserne certo, ma ne sono molto convinto perché mi sentivo davvero benissimo, forse meglio di tutti gli altri. Però i compagni di fuga sapevano che sono molto veloce allo sprint, e in particolare Ballan sapeva che stavo molto bene visto che ci alleniamo insieme, e proprio ieri gli avevo detto che sarei stato davanti. Così non hanno tirato più. L'unico che ci ha creduto fino in fondo è stato Astarloa».
A premiare il giovane Filippo sul podio in via Roma è stato nientemeno che il Re Leone, Mario Cipollini, vincitore della Classicissima di Primavera nel 2002. «Sul palco ho fatto la foto con Cipo, ed è stata una grande emozione per me perché ho da sempre una grandissima ammirazione per Mario. Lui mi ha detto subito: "Questo è il tuo momento, goditelo più che puoi, perché cose così ti segnano la vita"».