Napolitano nella pioggia - Coppi e Bartali, bene anche la Csc
La Settimana Coppi e Bartali è una corsa che piace sempre di più. Costruita su un percorso abbastanza eterogeneo, attira molte star in un periodo in cui non ci sono troppi altri appuntamenti in giro per l'Europa. Egoisticamente, da italiani, avremmo addirittura da gioire per la cancellazione della Settimana Catalana (sostituita dalla ben meno prestigiosa Vuelta a Castilla y León), che ha dirottato sulla prova organizzata dal GS Emilia un po' di attenzioni e anche di nomi interessanti. Se non festeggiamo, lo facciamo perché sappiamo che comunque la perdita di una gara con una buona tradizione, come la Catalana, non è un bene per il ciclismo; allo stesso tempo, siamo però contenti per la crescita della Coppi e Bartali.
E siamo contenti per la crescita di Danilo Napolitano, ragazzotto siciliano migrato al nord per correre, che ormai ha quasi perso l'accento originario, e si è lasciato alle spalle anche altre cose: per esempio, i mille dubbi che lo hanno accompagnato nei primi tempi del professionismo, quando in troppi lo davano come inadeguato per la grande scena: troppo ciccione per primeggiare e anche solo per battagliare coi più forti, figurarsi, sul primo cavalcavia prenderà mezz'ora di ritardo, e via chiosando e criticando (distruttivamente).
Invece già l'anno scorso Danilo ha battuto addirittura Petacchi, in un'occasione (alla Bernocchi), e poi ha inanellato una serie di successi vigorosi (anche il Giro di Romagna) che lo hanno proiettato nel Pro Tour, in maglia Lampre. E quest'anno Napolitano ha vinto una tappa al Giro del Mediterraneo, ha legato molto con Bennati (e con Cunego, e con Tiralongo, grazie a un miniraduno in Sicilia in pieno inverno), e alla Milano-Sanremo è arrivato a disputare la volata finale, piazzandosi al quinto posto.
Tutto ciò l'ha calato di diritto nel ruolo di velocista-faro di questa Coppi e Bartali, e lui non ha tradito le attese, andando a sprintare con inaudita potenza sul traguardo di Riccione, bruciando negli ultimi metri Rigotto (che già si stava idealmente fregando le mani per il successo), Fischer, D'Amore, Pollack.
Il successo però non ha dato a Napolitano la prima maglia di leader. Infatti il tempo è stato neutralizzato a 7 km dal traguardo, vista la pioggia sul circuito di Riccione (ben lontana, la cittadina romagnola, dall'immagine estiva per cui è celebre), e vista la lungimiranza degli organizzatori, che hanno preferito snaturare un minimo il finale di tappa, pur di non avere problemi di cadute (che avremmo potuto avere con un arrivo col coltello fra i denti). Tanto in ogni caso non sarebbe stata, questa prima frazione, quella che avrebbe dato un indirizzo alla corsa e alla classifica.
Buon per Graziano Gasparre, che è scattato sulla salita di Scacciano e ha preceduto di qualche secondo il gruppo, conquistando così il primo simbolo del primato. Gasparre lo ricordavamo per un avventurato pronostico nel prologo del Giro di due anni fa: "Voglio arrivare in alto per poi prendere la maglia rosa nelle prossime tappe, con gli abbuoni", disse. E poi arrivò ultimo... Dopo di allora, non lo si era più visto a buoni livelli, lui che nella De Nardi qualcosa di discreto l'aveva fatto intravedere. Ora è nella Amore&Vita, rinforzata dal munifico sponsor McDonald's, e quindi speranzosa di salire di categoria in futuro (ora il team di Fanini è tra le formazioni Continental): quindi, in quest'ottica, fanno bene anche queste piccole soddisfazioni.
Molto più importante, ai fini della classifica, la cronosquadre del pomeriggio. Non è una prova amata, ma ci sarà al Giro e bisogna farci i conti, volenti o nolenti. Quindi, tanto vale cimentarvisi come si deve. La Csc ha vinto, lanciando Zabriskie in testa alla classifica. Ma non è una novità, perché gli uomini di Riis eccellono in questa specialità, è risaputo. Basso, dall'esterno, un sorriso l'avrà fatto, perché, se pure Zabriskie non verrà al Giro, chi sarà al suo posto ne erediterà ruolo e capacità: lo schema è eccellente, e cambiare gli uomini (ovviamente parliamo di uomini grossomodo equivalenti) non cambierà di molto il senso della questione.
Alle spalle dei Csc, trenino tedesco formato da T-Mobile e Gerolsteiner (anche in questo caso, la tradizione pesa), e poi una Lampre che ha impressionato favorevolmente: e se non fosse stato per una caduta di Napolitano, che ha pagato il contrappasso della vittoria mattutina (ma per fortuna non si è fatto troppo male, pare), rallentando così il team, e per un tratto troppo bagnato in cui gli uomini di Martinelli hanno un po' patito, avremmo visto Cunego e compagni sul podio di giornata.
Lo stesso Damiano ha mostrato qualche significativo passo avanti, relativamente alla posizione in bici e al feeling con il mezzo da crono. Non vincerà contro il tempo, ma presumibilmente saprà difendersi meglio rispetto al passato.
Un passo dietro alla Lampre c'è la Liquigas, mentre la Saunier Duval di Simoni ha pagato dazio più pesantemente: Gibo dovrà capire bene come impostare la squadra al Giro, perché non potrà permettersi di perdere tanto terreno nella cronosquadre di Cremona.