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Liegi centro del mondo - Spettacolo assicurato in Vallonia

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Sarà che abbiamo una mentalità distorta, sarà che non poniamo limiti all'umana provvidenza, sarà che siamo sognatori, ma in questa Liegi-Bastogne-Liegi vediamo in rosso due numeri, e in nero tutti gli altri. 11 e 61. Lampeggiano, addirittura. Andate a cercarli nella starting list: sì, sono proprio loro, Ivan Basso e Damiano Cunego.
Accuratamente evitatisi fino ad ora, i due attesissimi protagonisti principali del prossimo Giro d'Italia hanno scelto come agone per il loro primo incontro proprio una delle corse più importanti del calendario, la Doyenne, la più antica delle classiche. E a 13 giorni dall'inizio della corsa rosa non si potrà evitare di trasporre alle strade del Giro quanto vedremo in Vallonia. Chi dei due sarà più in palla? Chi più brillante, chi più avanti di condizione? Finalmente, dopo settimane di ottimi risultati ottenuti però l'uno lontano dall'altro, li avremo gomito a gomito, ruota a ruota. E potremo trarre delle conclusioni.
Basso ha vinto, e per lui che non è veloce vincere non è mai banale; ha vinto parimenti corse non banali. Al di là della crono a La Sarthe, che lascia il tempo che trova, Ivan ha in carniere un Critérium International che rappresenta una delle più complete corse a tappe minori. Cunego ha iniziato a piazzarsi sin dalla prima corsa che ha fatto, a Murcia; e ha vinto alla Coppi & Bartali, al Giro d'Oro, al Giro del Trentino. Gare dal prestigio approssimativo (rispetto al Critérium), ma per vincere bisogna esserci sempre, altroché.
Non c'è dubbio che abbiamo negli occhi il magnifico Giro di Lombardia 2004, quando pensiamo a quel che potrà essere questa sfida. Magari i due ripetessero quella giornata, anche a parti invertite, ovviamente. Ma (masochismo!) anche pensare a due rivali che si corrono contro e poi magari vince un terzo incomodo, significa abbracciare una tesi foriera di matasse caldissime, che si dipaneranno poi nelle corse a venire. E le corse a venire sono il Giro d'Italia. Una Liegi buttata via in cambio di un Giro corso col coltello dai denti, senza esclusione di colpi tra i due? Ci fermiamo qui prima di essere denunciati a piede libero per istigazione alla follia.
Parlare di Basso e Cunego, Cunego e Basso, può sembrare un torto nei confronti di tutti gli altri. E lo è. Lo ammettiamo candidamente, lo è. Ma il problema è che in questa vicenda il tifoso di ciclismo, il giornalista e l'editore coincidono: il tifoso è sempre alla ricerca di sfide, di rivalità, di competitività, e qui saremmo di fronte ad una rivalità coi controfiocchi, un potenziale vincitore del Tour contro un già vincitore del Giro, c'è di che avere spettacolo su spettacolo; il giornalista è sempre alla ricerca di ciò che fa notizia, e figurarsi se una sfida Basso-Cunego (continuiamo a citarli in ordine alfabetico) non solo in una grande corsa a tappe ma anche in una classica monumento non aumenterebbe la tiratura dei giornali; e l'editore è sempre alla ricerca di un'idea che possa incrementare le vendite del suo prodotto, e allora ci ripetiamo, Basso-Cunego all'ennesima potenza fa solo bene al ciclismo italiano (e non solo italiano).
Parlavamo di terzi incomodi: e ce ne sono a bizzeffe, da Liegi a Bastogne ad Ans. Alcuni, per fortuna, sono anch'essi italiani; e naturalmente ne vien fuori ulteriore pepe su questa corsa che potrebbe essere davvero magica: e se vincesse Di Luca, che ci punta molto e che l'anno scorso ci arrivò scarico? Danilo ha dato buona prova di sé alla Freccia di mercoledì, è in crescita, conosce questa gara e la desidera. E tra l'altro, per continuare ad essere Girocentrici, se poco poco vincesse, si presenterebbe al via della corsa rosa (in questa stessa regione) con credenziali ulteriormente rafforzate.
Simoni, poi: anche lui ha deciso di esserci in seguito alle buone ultime prestazioni, e - ci giuriamo - perché non si dicesse che rifugge il confronto coi più giovani avversari. Manca Savoldelli, purtroppo, ma il Falco già in passato correva poco, poi ora è nella squadra che fu di Lance Armstrong, l'AntiCiclismo, e quindi corre meno ancora. Speriamo che al Giro sia competitivo come l'anno scorso; e manca pure Rujano, ma lui e la Selle Italia non vengono invitati in queste corse troppo internazionali.
In compenso ci sarà un Bettini che la Liegi l'ha vinta due volte, e un tris sarebbe veramente un'impresa delle imprese, visto che almeno 3 Doyenne le hanno vinte solo De Bruyne (1956, 1958, 1959), Merckx (5: 1969, 1971, 1972, 1973, 1975) e Argentin (4: 1985, 1986, 1987 e 1991). Bettini nelle ultime uscite è parso venir meno nei finali, ma a parte che ha sette vite come un gatto, e che la Liegi è comunque la "sua" corsa, lui stesso si è detto fiducioso. Staremo a vedere.
Così come staremo a vedere come si comporterà Vinokourov, che ha diradato i suoi impegni quest'anno, perché vuole ottenere il massimo al Tour de France: una filosofia che va nella direzione opposta a quella indicata da Basso. Inutile dire quale delle due pensiamo debba avere la meglio, pur col massimo rispetto per Alex, che resta un grande e che nel 2005 vinse la Liegi con una lunga fuga e con il determinante apporto di Voigt, suo compagno d'avventura che, sebbene partisse battuto in volata col kazako, non si risparmiò strada facendo.
E Valverde? Sarà appagato dalla sua sorprendente Freccia Vallone, o punterà subito al bis? E Boogerd? Invertirà la rotta che lo vede eternamente condannato a stare accanto ai vincitori nelle foto dei podi di tutte le corse più importanti? E Schleck? Saprà trovare una fenomenale conferma dopo la vittoria all'Amstel e la comunque ottima Freccia? Scopriamolo insieme nelle prossime ore.

Marco Grassi



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