La passione sulle strade - Storie di tifosi dal Giro d'Italia
Versione stampabilePassione, calore, amore, odio, gioia, rabbia. Può uno sport convogliare tutti questi sentimenti nei cuori dei tifosi o dei semplici appassionati?
Certamente sì, se si parla di ciclismo, con picchi altissimi nelle fasi salienti delle corse a tappe, nella fattispecie durante l'ultima settimana del Giro d'Italia.
Passione che traspare dall'attesa per la tappa, ore e ore prima dell'arrivo dei corridori, talvolta addirittura giorni, tende, auto, roulotte, camper, assiepati lungo i percorsi che saranno attraversati dai corridori in pochi minuti. Val la pena spendere tempo e denaro in quelle che spesso sono snervanti attese? Probabilmente sì, considerando la fiumana di gente festante, che giornalmente inondava le strade rosa e che al termine di ogni tappa tranquillamente refluiva verso casa.
Fiume, nome adatto per le centinaia di migliaia di persone accorse a vedere i passaggi dei girini, fiume multicolore, riprese aeree che ben illustrano la moltitudine che condiva la carovana.
Carovana di giramondo, tende piazzate sulle salite storiche, come i beduini del deserto, sistemate giorni prima, spesso al freddo di una stagione non ancora contraddistinta da temperature miti, specialmente in montagna. Addirittura neve beffarda, parafrasando Gianni Morandi ci verrebbe da cantare all'Angelo della Rosa: «Scende la neve Zomegnan, non si arriva più sul Plan». Quanto ci sarà rimasto male il patron della Gazza? Tanto, sicuramente tanto, innanzitutto per il mancato ritorno di immagine, ma anche perchè in fondo in fondo pure lui coccolava il suo sogno e si sa che non è mai bello svegliarsi nel pieno della notte.
Non saranno stati molto contenti nemmeno i tifosi muniti di camper, accorsi in centinaia sul Furkel Pass per scalare, in qualche modo, lo stesso sogno del patron della rosa, tanto meno se il loro sogno si interrompeva con l'invito alle 8 di mattina a spostare il camper, senza un consiglio sul dove!
Vendetta, terribile vendetta avrebbero consumato poche ore dopo gli sfigati che, intimoriti dai "gentili" inviti allo sgombero, avevano spostato il proprio mezzo, lasciando il piazzale libero ai mezzi della carovana.
Terribile vendetta dunque, meglio se servita fredda, in questo caso se tiepida meglio ancora, considerando che al termine della tappa è uscito un timido sole che ha reso un vero e proprio pantano il parcheggio dei mezzi RCS.
Esilarante la serie di sfottò e di "ombrelli" alla Tonkov - tanto per usare un paragone ciclistico legato al Giro - con cui i tifosi deportati prima hanno deriso i malcapitati guidatori delle macchine al seguito della carovana. Davide batte Golia, la storia continua.
Tempo da cani dunque, poveri amici dell'uomo, tra poco arriverà la stagione estiva e con essa le agognate vacanze di milioni di italiani, quanti di loro porteranno con sé il proprio amico a quattro zampe?
Noi ne abbiamo visti molti accompagnare i propri padroni lungo le strade, alcuni a modo loro incitavano i ciclisti, altri si vestivano della maglia di leader e vedendoli non potevamo rimanere indifferenti alla simpatia che trasmettevano.
Tanta simpatia trasmessa anche dai tantissimi appassionati stranieri giunti sulle nostre strade, miracoli del Pro Tour? Forse sì, fra i tanti difetti anche qualche pregio, fatto sta che ne abbiamo incontrati tantissimi, baschi, belgi, tedeschi, sloveni e chi più ne ha visti più ne metta.
Spagnoli intimoriti ai piedi del Mortirolo, che timidamente ci chiedono dove possono trovare una fontana e qualche minuto dopo dove possono imboccare l'infernale ascesa al passo.
Baschi festanti, che incitano la propria squadra, mai veramente competitiva, ma non per questo da denigrare, bandiere, canti: dove i nazionalismi dividono, il ciclismo li unisce al resto dei tifosi.
Baschi esplosivi su una salita incandescente, clima finalmente estivo con il finire del Giro, sole che illumina le migliaia di persone sui passi, risparmiandoli dalla fastidiosa pioggia e dal freddo dei giorni precedenti.
Maledetto Pro Tour, lui e le sue squadracce francesi, un po' meglio quest'anno a dispetto dei pullman rimasti invischiati nel maltempo del Furcia (quello della Bouygues Telecom)...
Pro Tour che ha lasciato a casa molti giovani professionisti italiani, che hanno comunque scalato le montagne del Giro, chi in borghese, chi a piedi, giovani promesse non sfuggite all'occhio degli esperti e degli appassionati più smaliziati.
Chissà che nell'osservare i big del momento, dalla comoda posizione del tifoso, non carpiscano qualche trucco del mestiere da utilizzare al momento opportuno, quando cioè le regole saranno più democratiche anche per i loro piccoli ma preziosi team.
Questioni di budget, meno alti che in altri sport sull'orlo del precipizio, seguiti da molti più appassionati, che in concomitanza con il Giro hanno provato a seguire le due ruote e siamo certi che siano stati in molti ad abbandonare per un attimo la palla rotolante a favore della corsa rosa.
Chissà che chi deve capire capisca, che il telespettatore medio è stanco di veder ad ogni ora lo stesso sport, molti vogliono assistere anche ad altre manifestazioni, i picchi di ascolto del Giro ne sono la prova, capaci di oscurare anche il Dio pallone.
Molto ironiche alcune frasi scritte durante le tappe da qualche tifoso in vena di scherzi, tre su tutte: «Luciano, fammi entrare nel... Giro» (Pontedera), «Moggi aiutaci tu» (Mortirolo), «-Calcio +Ciclismo» (San Pellegrino); quest'ultima, generosamente, sarebbe da modificare in «-Calcio +Sport» in modo generico, rendere più uniforme la visibilità mediatica di tutti gli sport, anche quelli minori, questo non solo in concomitanza dei grandi eventi sportivi recenti, come lo sono stati ad esempio il Giro e le Olimpiadi invernali. Questo è il messaggio che molti appassionati hanno lanciato con la loro presenza sulle strade d'Italia.
Ma la cosa più bella di questo sport è l'obbiettività dei tifosi lungo i percorsi. Difficilmente assistiamo ad episodi in cui viene insultato qualche corridore che non rientra nelle proprie simpatie, si ricordano casi molto rari.
Tanti erano i dualismi conclamati di questo Giro, ma alla fine l'appassionato di ciclismo è quasi sempre il primo ad applaudire anche il rivale del proprio beniamino e - cosa splendida - anche l'ultimo che giunge al traguardo.
Come non menzionare quel Carl Naibo, che tanta simpatia ha riscosso, resistendo ai guai fisici durante la prima settimana, e portando a casa un onorevolissimo ultimo posto in classifica generale, che pur non regalandogli una meritata e storica maglia nera, gli ha riservato scroscianti applausi ad ogni passaggio.
Chi ce lo fa fare di seguire i ciclisti in giro per il Giro? Boh!
Forse siamo pazzi noi, ma a giudicare dalle migliaia di persone che abbiamo visto lungo le strade, forse pazzi sono quelli che non riescono ad appassionarsi a questo sport, che è prima di tutto fatica e sacrificio, ma che pur riservando solo ai primi la gloria non lesina applausi e incoraggiamenti anche a chi passa per ultimo sotto lo striscione d'arrivo.
Andrea Sacconi