Ivan sempre più grande - Altro assolo di Basso sul Bondone
Versione stampabileIvan Basso va oltre ogni possibile immaginazione. Veste ancora una volta i panni di Devastator e praticamente umilia tutti gli avversari, ma quali avversari, purtroppo per loro non sono in grado di avversare niente lungo il cammino inarrestabile della maglia rosa.
Ci si affannava a trovare temi, ci si immaginava che qualcuno potesse lottare quasi alla pari con il varesino: l'arrivo in salita del Monte Bondone, si diceva, avrebbe messo le ali ai piedi di Simoni, che correva in casa. Avevamo perfettamente ragione: la tappa di Trento ha davvero messo le ali ai piedi a Gibo. Ma il problema è che nemmeno questo basta a reggere il confronto con lo straordinario Basso con cui tutti stiamo avendo a che fare.
Simoni vola, quasi: e nonostante ciò, anche se si mette alle spalle oltre 160 corridori, paga un minuto e mezzo in 7 km a quello che ormai non si può più fare a meno di definire, interamente, compiutamente, indubitabilmente, un fuoriclasse.
Un fuoriclasse che assesta un altro colpo al Giro, non possiamo nemmeno dire che sia quello del ko perché già sul San Carlo ci eravamo espressi più o meno in questi termini: se Basso mena fendenti sulle salite a lui più adatte (come oggi), nelle crono, e anche nelle scalate più ardue (come a La Thuile), non si vede davvero all'orizzonte un modo per lottare ad armi pari.
Simoni, con pessimo humour, qualche giorno fa aveva parlato di pistolettata nelle gambe; pare chiaro che in gruppo viga una totale sfiducia nei confronti della possibilità che Basso sia battibile: sono tutti convinti che solo un evento extra-agonistico potrebbe mettere fuori causa Ivan: l'anno scorso, con l'attacco di gastroenterite sullo Stelvio, successe proprio una cosa del genere. Ma ovviamente speriamo con tutto il cuore che non avvenga, perché questo corridore sta meritando tutti i risultati che ottiene, è un simbolo: con l'abnegazione, la tenacia, la voglia di migliorarsi stagione dopo stagione, Basso ha raggiunto livelli impensabili.
Ed ora andrà al Tour da strafavorito, per tentare una doppietta (Giro e Tour, appunto) che solo Roche, Indurain e Pantani hanno centrato negli ultimi 20 anni (e prima di loro soltanto Coppi, Anquetil, Merckx e Hinault). A conti fatti, non si può non ammirare il corridore Basso. L'amore è cieco, la simpatia umana è soggettiva. Ma ciò che Ivan sta facendo in questo Giro sconfina nel campo dell'oggettività, e l'ammirazione, almeno quella, gli è davvero dovuta.
Della tappa di oggi che dire? Dopo la fuga del giovane colombiano Rubiano, finita alle pendici del Bondone, la Csc di Ivan ha preso in mano la situazione. Il ritmo dei gregari di Basso è stato sufficiente per staccare tre quarti di gruppo (tra gli altri Scarponi e Danielson, che era ottavo in classifica); a 12 km dalla vetta, Piepoli si è messo in testa aumentando l'andatura per favorire un attacco del suo capitano Simoni.
La sferzata del pugliese ha fatto fuori in un colpo solo Di Luca, Savoldelli e Cunego. Il Falco paga un'allergia che ne sta minando l'umore e le potenzialità; Di Luca non è praticamente mai stato all'altezza, in questo Giro. Nel 2005 fu quarto, quest'anno ha incentrato la stagione sulla corsa rosa e gli va male. Avremmo bisogno di una controprova, per capire se l'uovo fuori dal cesto era quello di dodici mesi fa o quello che abbiamo oggi sotto agli occhi. Ma l'abruzzese avrà il coraggio di riprovarci?
Quanto a Cunego, siamo alla disperazione. Spettacolosa la sua esplosione nel 2004, l'anno scorso fu deludente ma ebbe l'alibi di quell'accidenti di mononucleosi. Quest'anno invece stava bene, e invece il suo Giro in pratica è finito allo scatto sulla Maielletta. Da quando Basso l'ha ripreso e sorpassato, quel giorno, Damiano è entrato in un tunnel da cui non è ancora venuto fuori. Forse è giù di condizione (ma è possibile?), o forse patisce a livello mentale la superiorità di Ivan: nel senso che il varesino è più forte, d'accordo; ma se non fosse di tanto superiore, magari anche le prestazioni di Cunego non sarebbero così scadenti.
Ai 12 km, quindi, davanti con Basso e Simoni sono rimasti (tra quelli di classifica) solo Gutiérrez e Belli. Ai 9 km Gibo si è giocato il tutto per tutto, partendo secco ancora con Piepoli. A Basso (come già sulla Maielletta con Cunego) sono bastate quattro pedalate per rientrare su Simoni, e poche di più per staccarlo e spiccare un magico volo di 7 km in cui ha scavato distacchi incredibili.
E il tutto, con una tale non-chalance, con una tale naturalezza, da dimostrare di essere in crescita di condizione.
Tanto che ormai ci si deve aggrappare solo alla teoria per non considerare questo Giro già finito. L'appiglio a cui Simoni e soci si possono aggrappare è che finora lo svolgimento tattico delle tappe di montagna è stato sempre uguale, con un'unica salita finale presa a gran ritmo dalla Csc e con gli scalatori puri (anche se ormai, di fronte a questo Basso, anche questa distinzione perde di significato) già a soffrire dalle prime rampe. Ora le cose cambiano, arrivano i tapponi con diverse salite, e quindi si potrebbero architettare delle tattiche ad ampio respiro.
Di certo siamo curiosissimi di assistere alla frazione di domani, quel Plan de Corones inedito con gli ultimi km in sterrato e con pendenze impossibili (fino al 25%): ci si farà del male, non vorremmo essere nei panni dei girini.
Marco Grassi