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Fabian arriva in tempo - Crono a Cancellara, Dekker leader | Cicloweb

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Fabian arriva in tempo - Crono a Cancellara, Dekker leader

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No, le condizioni meteorologiche questo scherzo di cattivo gusto non ce lo dovevano fare. Non ce lo meritavamo. Venivamo da tre anni di Tirreno-Adriatico (da Pozzato a Freire, passando per Bettini) decise dagli abbuoni di tappa, e qualcuno che ci vuole bene, lassù, aveva illuminato i disegnatori delle tappe: una cronometro vallonata di 20 km ed un arrivo in salita, 1105 metri dei Monti della Laga, tra Marche e Abruzzo.
Troppa grazia? Forse, ed è la stessa cosa che avranno pensato in questi giorni gli dei del meteo, riversando ghiaccio, neve e pioggia, agenti atmosferici conditi da forte vento ed una temperatura decisamente troppo invernale, pur essendo così vicini alla primavera. Non è facile far mente locale sui risultati di una cronometro che regala il primo successo stagionale al Team Csc di Bjarne Riis, squadra che finora aveva ricevuto in cambio dal 2006 soltanto una serie inenarrabile di infortuni: ultimi a farne le spese Breschel (in una piccola corsa a tappe belga), O'Grady e Bak (entrambi alla Tirreno).
È Fabian Cancellara a festeggiare, e francamente non godeva di particolari pronostici lo svizzero, visto il ritardo patito fin qui su un percorso che non doveva sfavorirlo così tanto. Dietro di lui, il belga Hoste e poi l'olandesino Thomas Dekker, non ancora ventiduenne, ma già in grado di vestire la maglia di leader in una corsa Pro Tour come la Tirreno-Adriatico. A sottolineare i meriti dell'olandese, la temporalità della prova contro il tempo, che ha visto Cancellara e Hoste incontrare la pioggia (gelata, in verità) soltanto nella prima parte del percorso, a differenza del nuovo leader Rabobank, di un ottimo Jaksche e di un Alessandro Ballan sempre più sorprendente, che hanno preso torrenti d'acqua lungo tutto il percorso, dovendo per forza tirare un po' di più i freni nel corso della discesa.
Ottime cose si scorgono nell'ordine d'arrivo: 4 italiani nei primi 10. Il già citato Ballan, poi Pellizotti, Basso e Savoldelli. Per i primi due, ottime prestazioni in vista del gregariato per Cunego e Di Luca al Giro d'Italia; per la seconda coppia, la conferma di un'attitudine che nel prossimo Giro potrà davvero far pendere la bilancia a loro favore nei confronti di tutti gli altri favoriti.
Delusioni sparse arrivano da diverse latitudini: in primis Leipheimer, indicato tra i papabili di oggi, che "passeggia" con 1'56" di ritardo al traguardo; Hincapie, solo 12° all'arrivo con 1'04" di ritardo; e poi Filippo Pozzato il quale, nonostante a cronometro sia tutto fuorché scarso, arriva con 2'09" da Cancellara e compromette ogni velleità di vittoria finale. Poi, non è che ci aspettassimo chissà che, per carità, ma 3'10" per uno specialista come Klöden dovrebbero far capire lo spessore di questo corridore, assolutamente anonimo fino a luglio.
Ripetiamo, anche con un po' di ridondanza che ci perdonerete, che la soppressione della tappa di domani in favore di un circuito con arrivo a Torricella Sicura ci toglie parecchio mordente, perché a questo punto avremmo discusso sulla tenuta di Thomas Dekker in salita, avremmo accreditato Jaksche e Danielson dei favori del pronostico per tappa e vittoria finale, avremmo guardato con occhi clinici sia Savoldelli che Basso (4° e 7° in Classifica Generale, bravi!), ci saremmo aspettati scintille da Bertagnolli e Garzelli, entrambi con un ritardo superiore al minuto (anche "e mezzo", nel caso del varesino, che ha sicuramente patito l'assenza fino al 4 marzo dalle competizioni). E invece niente di tutto ciò. Non saranno gli abbuoni a decidere questa Tirreno (anche se speriamo il contrario, e vi spieghiamo dopo il perché); sarà la cronometro. Meglio? Mah...
Di Luca nel 2002, Petito nel 2004, Freire nel 2005: questi gli ultimi tre vincitori a Torricella Sicura. Ovviamente i grossi calibri non tenteranno qualcosa di spropositato, anche perché la Rabobank è forte di Boogerd e Flecha, tanto per fare due nomi, e domani potrebbe addirittura fare il bis di tappa con Oscar Freire, oltre che puntare alla salvaguardia della maglia giallorossa di Thommasino, che è in forma e non patirà di certo la frazione di domani.
Le nostre speranze - dove "nostre" vuole significare "italiane" - sono allora tutte riposte in Alessandro Ballan, splendido 5° oggi a 20" dal nuovo leader, che poi è lo stesso distacco che patisce nella Classifica Generale; potrà provare l'anticipo domani, il veneto, la voglia c'è e le tappe di Tivoli, Frascati, Paglieta e Civitanova Marche - tutte finite nei primi 10 - lo dimostrano grandemente. Non dovrà arrivare in volata, perché Freire ed Astarloa sono più "specialisti" del portacolori della Lampre, ma dovrà rischiare l'anticipo. Con la condizione che ha, nulla gli è precluso.
Domani, però, guarderemo la tappa con un velo di malinconia. Sappiamo di non essere soli. In caso contrario, vi chiediamo perdono sin da ora.


Mario Casaldi


A Landis una scialba Parigi-Nizza


Il paradosso vuole che mentre in Italia - terra di bel tempo e ottime temperature - la Tirreno-Adriatico annaspa nella pioggia e nel freddo, in Francia i corridori della Parigi-Nizza abbiano beneficiato di un week-end mite e soleggiato, come del resto promette il programma della prima gara del Pro Tour: la chiamano "Corsa verso il sole", e in effetti dalle rigidità dei dintorni di Parigi si è passati alle dolcezze della Costa Azzurra, un viaggio ideale che speriamo di intraprendere quanto prima anche da noi (e lo diciamo nel giorno in cui viene ufficializzata la cancellazione dell'atteso arrivo in salita della Tirreno, proprio a causa del maltempo).
Chiamiamo in causa quella cancellazione perché influirà pesantemente nel discorso comparativo che avevamo voglia di imbastire tra le due corse a tappe che si svolgono in contemporanea prima della Sanremo. E avremmo detto che quest'anno la gara organizzata dalla Rcs aveva surclassato in tutto quella proposta dai cugini transalpini. Ma la decurtazione a cui la corsa dei due mari viene sottoposta riequilibra un po' i piatti della bilancia.
Indubbiamente a questo punto il profilo altimetrico della Parigi-Nizza è da considerare più impegnativo, tecnicamente superiore e migliore rispetto a quello della Tirreno-Adriatico. E nonostante ciò, però, abbiamo assistito ad una corsa che ha palesato una discreta scarsità di temi caldi. In definitiva è del tutto mancata la lotta per la classifica: Landis si è conquistato la maglia di leader alla prima occasione buona, nella terza tappa, quella con la Croix-de-Chaubouret, andando in fuga con Vila. E poi, da lì in poi, non è mai stato attaccato, visto che le varie fughe a cui abbiamo assistito erano attuate tutte da comprimari (non in assoluto, ma relativamente alla classifica di questa Parigi-Nizza).
Quindi Landis è andato in carrozza fino all'ultima tappa, mai in difficoltà, mai messo in discussione come capoclassifica. E questo anche per una sorta di carenza di avversari di rango: quelli buoni erano troppo giù di condizione per poter pensare di fare la voce grossa (consideriamo che gli appuntamenti veri sono ancora di là da venire), e gli altri semplicemente non avevano le ali ai piedi.
Comunque Floyd si porta a casa un buon successo, che lo pone su un gradino di maggior rilievo in chiave Giro d'Italia: la corsa rosa sarà l'obiettivo centrale della sua stagione, e dopo tutto non è male se cresce il prestigio dei corridori stranieri che verranno a correre sulle nostre strade. Sa un po' di elemento autoconsolatorio, questo, ma al momento è il massimo che possiamo permetterci.
Per fortuna che la scialba Parigi-Nizza 2006 è stata riscattata dalla presenza di Tom Boonen, che ha vinto tre tappe e ci ha fatto vedere una magia, nella frazione di Rasteau, quando è passato nel giro di pochi secondi da un pesante rischio di caduta (con conseguente ripartenza da fermo) a un'entusiasmante rimonta in volata che gli ha permesso di tagliare il traguardo per primo.
Oltre a ciò, che resta di quest'edizione della corsa francese? Apertura nel segno di un Julich reduce da una delle sue migliori stagioni, e chiamato a una difficile conferma; chiusura con la vittoria di un altro espertone, Marcus Zberg che ha conquistato la tappa di Nizza, quella di oggi, con il Col d'Eze che - si sperava - sarebbe stato scenario di qualche battaglia di alto livello, e invece ci ha proposto l'ennesima fuga da lontanto (peraltro animata da ottimi corridori), col gruppo compatto a controllare.
Bella la vittoria di Patxi Vila - quasi un premio alla carriera per un ragazzo che ha dedicato una vita al gregariato - nel giorno in cui Landis ha preso la maglia giallobianca; bella le affermazioni a Digne-les-Bains di Joaquín Rodríguez, una quasi ex promessa del ciclismo iberico che farebbe ancora in tempo a venir fuori, a patto di diventare più concreto; e a Cannes di Andrey Kashechkin, a cui in molti predicono un bel futuro, e che quest'anno, con la nuova maglia Liberty, potrebbe davvero fare il salto di qualità.
Però il risultato, stavolta, è inferiore alla somma di tutti i fattori. Può succedere, nessuno si mette a fare processi; ma forse la storia poteva cambiare un po' (diventando più appassionante) se al penultimo giorno ci fosse stato un arrivo in salita. Speriamo che l'esperienza serva da lezione agli organizzatori.


Marco Grassi





 

 

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