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Esce Bettini, entra Freire - Paolo deve ritirarsi, Oscar è primo

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Fosse un articolo di cronaca calcistica, potremmo aprire così: «Si alza la lavagna luminosa, purtroppo Bettini - infortunato - non ce la fa. Il mister, Sig. Tirreno-Adriatico, decide il cambio: esce il capitano e assoluto protagonista, Paolo Bettini, entra un altro campione, reduce da mesi di inattività, Oscar Freire!!».
I punti focali di oggi non possono non essere l'olimpionico e il tre volte iridato, con un passaggio di consegne avvenuto nel giorno di una pecca organizzativa in seno alla 41a Tirreno-Adriatico: i corridori, viste le impervie condizioni climatiche, hanno chiesto all'organizzazione di spostare la partenza della 3a tappa a Popoli, quindi dopo la prima asperità di giornata, e fare un giro in più intorno a Paglieta, aumentando da 3 a 4 i giri finali in circuito. Sia gli organizzatori che i direttori sportivi, a quanto pare, hanno risposto picche alle richieste avanzate da Bettini e Di Luca, in rappresentanza del gruppo.
Ebbene, ironia della sorte (anche se in questo caso da ridere c'è ben poco), la temuta discesa dal Valico Forca Caruso non crea problemi; ma è dopo, al km 80, che Lars Bak, già vincitore dello scorso Tour de l'Avenir, cade e Bettini, alle sue spalle, non può far altro che franargli addosso: abrasioni all'anca ed al gomito destro, e corsa in ospedale verso Popoli per gli accertamenti. Il Campione è caduto, il Leader è ferito: si ritira.
C'è amarezza, non lo nascondiamo, anche se gli esami hanno accertato l'assenza di fratture e pare che la partecipazione alla Milano-Sanremo non sia a rischio: e fortuna che l'incidente non è avvenuto sulla discesa del Valico, perché a quel punto sarebbe cascato il cielo sulla RCS. Certo, in ogni caso si poteva venire incontro a delle richieste (legittime, ad inizio stagione soprattutto) da parte della totalità del gruppo. Perché incaponirsi su una salita nei primi 25 chilometri affrontata con pioggia e freddo? Perché rischiare di andare contro l'incolumità dei corridori, in marzo?
Comunque, per una volta riponiamo la toga da pubblici ministeri e buttiamoci sulla cronaca della corsa. La parte bella del capitolo di questo libro che si sta scrivendo è fotografabile da alcuni punti chiave: il tentativo di fuga da "libro Cuore" dei gemelli Vladimir (Caisse d'Epargne) ed Alexandre (Barloworld) Efimkin, poi il terzo posto di Riccardo Riccò dopo il 9° posto di Tivoli e la sfortuna della foratura di ieri, ed infine quei meravigliosi 200 metri finali di Oscar Freire, figli del lavoro iniziato un po' prima da parte della Rabobank, con Flecha, Boogerd e Thomas Dekker a spianare la strada al campione cantabrico verso il successo di tappa e, vista la defezione di Bettini, alla conquista della maglia di leader.
Una maglia che lo riporta lì dove lo avevamo lasciato: sul gradino più alto del podio alla Tirreno, vestito di giallo-rosso prima e di bianco poi (con le insegne di leader del Pro Tour), colori che coprivano l'iride, così come lo stesso iride sarebbe stato messo in ombra - dal bianco Pro Tour ma anche da Petacchi e gli altri - pure in via Roma, dove un anno prima (da guascone) Oscar aveva beffato Zabel negli ultimi centimetri.
Ieri Bettini in conferenza stampa, all'ennesima domanda riferita al dualismo (o presunto tale) tra lui e Boonen rispetto alla Sanremo, aveva risposto più o meno così: «…occhio a Freire, cresce, cresce… fa 10°, 7°, ma prima o poi torna in condizione e son guai per tutti…».
Profetico sin da ieri Paolino, anche se la condizione dello spagnolo non ci sembra proprio eccelsa, visto lo scotto patito non appena passato il traguardo (faceva fatica a respirare e si è dovuto piegare sulla bici per recuperare lucidità), ma se questo è un primo passo verso il miglioramento, allora i "guai per tutti" son più vicini di quanto si possa pensare. Non vincerà la Tirreno, Oscarito, né ci proverà. Farà le cose con calma, proverà a Civitanova e San Benedetto del Tronto i rapporti per la volata, anche senza uscire troppo dal guscio: magari qualche sprovveduto penserà che "alla fine, in volata, non è ancora competitivo". Oscarito, in silenzio, proverà a zittire - di nuovo - parecchia gente.

Mario Casaldi



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