Bettini sbatte su Vaitkus - Paolo secondo, Cunego è nervoso
Niente: per Paolo Bettini non c'è proprio niente da fare. Nella nona tappa del Giro il Grillo si è letteralmente dannato l'anima, lui e la sua squadra, per mettere le cose in un'angolazione per lui positiva, ma non c'è stato verso. Torna in albergo con un altro piazzamento, e intanto sono più di due mesi che non riesce a mettere la sua ruota davanti a quelle degli altri.
Dopo la prosciugante (a livello di energie fisiche e mentali) tappa di Passo Lanciano, gli uomini di classifica si dovevano fare da parte nella Francavilla-Termoli, 127 km appena (la frazione in linea più corta), per lasciare il proscenio a velocisti, scattisti o avventurieri di sorta. Un percorso piatto per tre quarti, e poi mosso nel finale, si prestava a qualche tentativo di coraggiosi, ma non avremmo pensato che sulle salitelle molisane alle porte di Termoli avremmo visto andare in prima fila a battagliare i vari Basso e Cunego (sempre placido il primo, parecchio nervoso il secondo): invece è successo.
Sicuramente i big si sono portati avanti per evitare rischi (di cadute, di buchi, di ventagli), ma questa è la riprova che in questo Giro non c'è veramente un momento di relax, non ci si può distrarre, non si deve mai abbassare la guardia.
Ma parlavamo di Bettini. Col passare dei giorni è presumibile che i pochi velocisti del Giro abbiano sempre meno energie da spendere, e quindi di conseguenza aumentano le possibilità di affermazione del toscano. Lui lo sa bene, e per questo oggi ha messo la Quick Step a fare un'andatura elevatissima sui dolci saliscendi del finale. A più riprese i vari McEwen, Loddo, Ongarato, si sono staccati, per poi rifarsi sotto alla prima discesa disponibile. Ma questo tira e molla ha lasciato indubbiamente delle tossine nelle gambe, e infatti in ciò la tattica della squadra belga è stata esemplare: le trenate di Garate e dello stesso Bettini hanno fiaccato di molto le resistenze dello spauracchio McEwen, che è sì arrivato a disputare lo sprint, ma senza la brillantezza dei giorni scorsi.
Nonostante l'andatura elevata tenuta dal gruppo, le azioni di attacco si sono moltiplicate: prima Krivtsov e Monnerais, poi Scheirlinckx, Serpa, Davis e Clement (quest'ultimo a più riprese); poi ancora Rubiera, e Pellizotti (ottimo spunto, ma breve per il friulano), e ancora negli ultimi 3 km White, Kolobnev e Pauriol.
I tentativi sono stati tanti, l'esito uno: tutti ripresi dal gruppo, tirato nel finale da T-Mobile (Pollack), Milram (Ongarato), Quick Step (Bettini) e Lampre.
Ecco, la Lampre: perché tirare tanto nei chilometri conclusivi della tappa? Sulle prime avevamo trovato una risposta molto semplice e convincente: Damiano Cunego inizia a sentire puzza di bruciato intorno a sé: nel dopotappa di Passo Lanciano, era lampante la simpatia di Simoni e Di Luca nei confronti di Basso, che ha dei crediti da riscuotere anche rispetto a Savoldelli (da Zoldo Alto, Giro 2005). Questo significa che, anche a livello di favoriti per la maglia rosa, si stanno creando fisiologicamente delle parentele: è chiaro che se Simoni esce dalla classifica, darà una mano a Basso (tutto pur di non veder vincere il suo ex delfino ed ora acerrimo rivale Cunego).
E allora, siccome un Giro si vince anche grazie alle alleanze in corsa, la Lampre si starebbe muovendo in questa direzione: e oggi i gregari di Damiano hanno aiutato nel finale la T-Mobile e la Milram. I team di Ullrich e Ghisalberti potranno poi ricambiare nelle tappe di salita. Un discorso molto cristallino, che però si è scontrato con i malumori di fine tappa di Cunego e soci, malumori che lasciavano intendere altro (si è parlato di un equivoco in corsa).
Sia come sia, equivoco o non equivoco, se in Lampre sono furbi voltano a proprio vantaggio la vicenda, perché - volenti o nolenti - quell'aiuto a T-Mobile e Milram l'hanno dato; e quindi, se riuscissero a imbastire un discorso costruttivo con queste squadre che hanno scarsi (la Milram) o non fortissimi (la T-Mobile) interessi di classifica, sarebbe tutto di guadagnato per il prosieguo del Giro. Da un errore potrebbe nascere una svolta per la squadra di Martinelli (che, per dirla tutta, è stata fin qui parecchio raffazzonata).
Tra un malinteso e l'altro, si è arrivati al rettilineo finale. Bettini ha avuto anche la bravura di battezzare la ruota giusta, mettendosi dietro a Vaitkus e partendo non appena il lituano ha lanciato il suo sprint. Ma proprio quando è arrivato il momento di provare a passare l'avversario, alla sua sinistra e lambendo le transenne, il Grillo ha avuto un attimo di esitazione, un po' spaventato da una leggera scodata di Vaitkus.
Uno sprinter vero non si sarebbe impressionato più di tanto, in quel frangente, ma Bettini sta facendo un lavoro che non è il suo, e allora non ha avuto il coraggio di spingere fino in fondo. E ciò gli è stato fatale: malgrado l'esultanza del Grillo, è Vaitkus ad aver vinto per 2 centimetri, primo lituano a conquistare una tappa al Giro, e poi visibilmente emozionato, tanto da non riuscire a spiccicare parole. Terzo Pollack, abbonato ai piazzamenti, quarto un McEwen scarico. Nulla cambia in classifica, con Basso sempre in rosa.
Domani Bettini ha comunque un'immediata chance per rifarsi: da Termoli a Peschici sono 187 km con due salite a metà strada (Borgo Celano e Monte Sant'Angelo) e uno strappetto impegnativo che porta all'arrivo: oltre al Grillo, in allerta anche Cunego e Di Luca (che qui colse nel 2000 la sua prima vittoria al Giro). Insomma, scordiamoci che anche domani gli uomini di classifica possano rilassarsi.
Marco Grassi