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Amstel Goldrake - Schleck invulnerabile in Olanda | Cicloweb

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Amstel Goldrake - Schleck invulnerabile in Olanda

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Eccolo qui: Frank Schleck è diventato grande. La sua venuta al mondo dei vittoriosi era un evento atteso da tempo, ora che è diventato realtà festeggiamo questo ragazzone lussemburghese che fin qui, al di là di un titolo di campione nazionale conquistato di fronte alla scarsa concorrenza che può riservare un paese piccolo come il suo, non aveva nel palmares affermazioni di rilievo. Anzi, proprio non aveva affermazioni di alcun tipo.
Epperò, epperò, quante presenze del giovane Frank negli ordini d'arrivo che contano, quante azioni importanti nelle corse più blasonate: l'ultima la ricordavamo alla Milano-Sanremo, quando tra la Cipressa e il Poggio fu protagonista assoluto; ma come non sottolineare i piazzamenti dello scorso anno? Secondo al Campionato di Zurigo, secondo al Giro dell'Emilia, terzo al Giro di Lombardia; gli mancava sempre un quid, un'ultima sgomitata, un tantinello per issarsi sul gradino più alto del podio; nonostante ciò, eravamo tutti coscienti che dal momento in cui il lussemburghese avesse infranto la tradizione negativa, nessuno l'avrebbe più fermato: nel senso che la sua prima vittoria di peso sarebbe stata la prima di una lunga serie.
Ed eccoci ora qui a pensare su quale traguardo Frank potrà ripetersi, da qui a breve, ma soprattutto eccoci qui a parlare di questo suo successo odierno, per niente scontato e facile, tutt'altro. Ottenuto sfuggendo ad una muta di cani da caccia assatanati, e costruito partendo in un punto poco consono, poco atteso. Non su un muro, ma su un tratto di pianura, come a dire "non ho bisogno di particolari alchimie, oggi vi tolgo tutti di ruota in ogni caso ed in qualsiasi situazione".
Frank Schleck è partito dopo il Keutenberg, ha fatto la sua sparata e poi, da passistone a cinque stelle qual egli è, ha impedito il rientro di chi lo inseguiva, mantenendo un ritmo vertiginoso ed impossibile per le gambe di un gruppo di campioni che però, troppi galli in uno stesso pollaio, non ci stavano a fare la corsa l'uno per l'altro; e quando qualcuno di loro ha capito che la lepre fuggiva via, e si è messo a fare il suo dovere di cacciatore, era ormai troppo tardi.
L'encomiabile Wesemann di giornata, lui su tutti, e poi l'altrettanto encomiabile Serguei Ivanov, uno che l'Amstel la pratica come un piacere più che come un lavoro, non hanno potuto nulla. Hanno limato qualcuno dei quasi 20 secondi che Schleck aveva messo in cascina, ma nemmeno il Cauberg ha più potuto respingere le giuste e legittime ambizioni del giovane lussemburghese.
Uno che ha un cognome che è uno schiocco di frusta, uno che ha festeggiato proprio ieri i suoi 26 anni, uno che ha avuto la forza di vincere e poi di commuoversi all'arrivo (perché, non ci vuole forza per lasciarsi andare?), uno che rivedremo al fianco di Ivan Basso nel corso di questa stagione: e già, perché il vivaio è quello lì, è quel Team Csc che Bjarne Riis, infinitamente più bravo e degno come diesse rispetto a quanto fu da corridore, sta conducendo ad una serie di successi che non si limitano al solo orticello (e chiamalo orticello) delle corse a tappe: una Csc che l'anno scorso risultò prima nella classifica a squadre del Pro Tour, e che quest'anno ha tutto per ripetersi. Da Cancellara, una settimana fa, a Schleck: nomi nuovi nell'Olimpo dei campioni, ma nomi attesi, non certo firme di autorevoli sconosciuti passati di lì per caso. Niente da dire, l'ultima utopia del ciclismo vive oggi in Danimarca, e si anima del lavoro di Riis e di continui risultati positivi che ne certificano la bontà.
Per dirla tutta, non ci aspettavamo oggi, giorno di Pasqua, di vedere un Wesemann così forte. Avevamo imparato ad apprezzare il tedesco poi divenuto svizzero sulle pietre del Fiandre e della Roubaix, ma ne sottovalutavamo la portata sulle salitelle ardennesi, anche se la conformazione orografica dell'Olanda è evidentemente più adatta alle sue corde piuttosto che quella della Vallonia belga: sarà difficile che il rappresentante della T-Mobile infili un'altra prestazione tanto convincente tra Freccia e Liegi, nei prossimi giorni. Comunque anche quest'anno Steffen ha lasciato una traccia di sé, e non nel Giro di Sotto Casa, ma in gare che sono elemento fondante della stagione. Non ha vinto, pazienza: quel che conta è che ci sia stato, e che giustifichi l'inserimento del suo nome tra i favoriti di queste gare anche tra un anno.
Gli italiani: avevamo un Bettini che ha dimostrato di essere in crescita impetuosa, quel Bettini che avevamo trovato, scintillante, nella Tirreno-Adriatico e che poi, purtroppo, ci era stato eclissato da una caduta nella corsa dei due mari. In seguito a quella, sia la Sanremo che il Fiandre (il suo vero sogno proibito) erano sfuggiti, passati in cavalleria; ora però, con l'avvicinarsi della Liegi, la sua Liegi, quella che l'ha imposto e confermato all'attenzione generale, il Grillo sta ritrovando un colpo di pedale niente male. Bene bene, aspettiamo un'altra settimana per vederlo al suo best. Anche se resta un minimo di disappunto dovuto al fatto che, tra Fiandre e Amstel, Paolino non è riuscito a infilare nel curriculum il nome di una classica da 90 che non ha ancora vinto. Un eventuale successo a Liegi, importantissimo per carità, non aggiungerebbe alla sua carriera quel che avrebbe aggiunto un'affermazione sul Grammont o sul Cauberg (ciò non vuol comunque dire che, tra una settimana, se Bettini dovesse farne una delle sue, non saremo qui a cantargli tutto il nostro amore).
Rebellin, anche lui, ci ha fatto vibrare con la sua presenza nelle fasi calde della corsa. Lui che l'Amstel l'ha vinta due anni fa, uno dei più scrupolosi corridori del gruppo, ma anche uno di quelli di cui si parla di meno (quanto meno in rapporto ai risultati ottenuti), non è andato lontanissimo da un ritorno in grande stile; se il principio dev'essere in ogni caso quello della prospettiva, aspettiamolo nei prossimi giorni su quei traguardi che nel 2004 l'hanno definitivamente imposto nel libro d'oro del ciclismo mondiale.

Marco Grassi

Le pagelle della Amstel

Team Csc - 9
La Csc è partita più piano rispetto al 2004 di Jaksche e al 2005 di Julich e Voigt, ma ora è partita davvero, eccome se è partita: Cancellara a Roubaix, Sastre ad Amorebieta ed ora il lussemburghese a Valkenburg hanno dato il giro di chiave al potente motore della fuoriserie di Riis, già punzecchiato da un Basso eccellente al Critérium International. E dire che gli infortuni di Andy Schleck, di Bak, di O'Grady e di Breschel avrebbero abbattuto un plotone militare, figuarsi una squadra di ciclismo. Ora lo stesso Basso si riaffaccerà tra Huy ed Ans prima del Giro d'Italia, mentre oggi il prezioso lavoro di Kroon ha prima scremato il gruppo sull'Eyserbosweg, poi quando è partito Frank ha tamponato, controllato e tenuto a bada gli inseguitori. Well done!

Schleck F. - 9
Ottima progressione che ha sfiancato il pur bravo Sinkewitz nel tentativo di accodarsi, invano. Determinato il passista lussemburghese che non ha mai fatto trapelare la minima intenzione di voltarsi e di verificare cosa stesse accadendo alle proprie spalle. Ha fatto il vuoto oggi, Frank, e dopo il bellissimo 2005 ed un 2006 iniziato tra alti e bassi (5° alla Parigi-Nizza, bravo a Sanremo, sfortunato protagonista di una caduta al País Vasco) ha brindato al primo successo, e che successo!, con birra e lacrime. Sapore amaro al gusto, forse, ma dolcissimo per tutti gli altri sensi.

Wesemann - 9
Non sempre il secondo è il primo dei battuti, e non sempre è meno bravo del primo. Oggi lo svizzero (ma vinse il Fiandre battendo bandiera germanica) Steffen è stato semplicemente più sfortunato di Schleck, e - ahilui - ha la sfortuna di correre in una corazzata (Paolo Villaggio l'accosterebbe alla Potëmkin, accompagnando il tutto da un paio d'aggettivi non proprio complimentosi) che perde pezzi, e occasioni, in tutti i modi ipotizzabili. Ha saltato il "suo" Fiandre per infortunio, ma l'abbiamo visto davanti sia alla Roubaix sia con lo splendido piazzamento di oggi: fuga, lavoro per Ivanov, ancora un tentativo, 2° posto sul Cauberg. Bravo.

Rebellin - 8
McEwen le aveva incrinate, e in via Roma arrivò con una vagonata di minuti da Pozzato sul groppone; Davide, che le Ardenne le ama come alcune tra le cose più preziose, oggi ha corso con una costola fratturata. Sì, fratturata. Ed è arrivato 6°, patendo soltanto un po' il ritmo dell'ottimo Kroon sull'Eyserboweg e rientrando sui migliori in discesa, con Wegmann. Non ha dato cambi, non gli spettava: oggi gli spettano soltanto i nostri più sinceri applausi non solo per il piazzamento finale, ottimo se arrivato anche al 100%, ma soprattutto per la voglia di esserci, per la sofferenza di saper lottare in ogni condizione e perché, vivaddio!, il ciclismo ha forse chiuso con i finti certificati. Davide corre anche con le costole fratturate: giovani, prendete esempio.

Boogerd - 7,5
Ieri, solo ieri, il ciclismo ha festeggiato il compleanno di "PouPou" Poulidor, il francese che correva quando Anquetil prima e Merckx poi monopolizzavano le corse. I francesi lo amavano perché lottava sempre, nonostante spesso arrivasse secondo (anche se ha il palmares del campione che effettivamente era). Oggi Michael è arrivato 3°, con le braccia e il capo ciondolanti e intenti quasi a chiedere scusa al pubblico olandese, e già finì 2° nel 2005, nel 2004 e nel 2003, ancora 3° nel 2002. Fortuna che una volta, almeno, l'ha vinta. L'Olanda ama il suo "BouBou".

Kroon - 7
Ha promosso la fuga decisiva, scongiurando per l'ennesima volta in troppi pochi anni il gruppo più o meno compatto ai piedi del Cauberg. Ha scelto la "bartoliana" salita dell'antenna Eyserboweg per accelerare, ed è stata un'azione che ha fatto male a molti. Poi il lavoro di copertura per Schleck è stato encomiabile ed il 4° posto finale è anche una grossa soddisfazione per un olandese.

Bettini - 7
Ha dimostrato di esserci, è rimasto un po' vuoto sul Cauberg, ma probabilmente avrà pagato lo sforzo per riprendere Wesemann prima del Keutenberg e quando ha visto che il gruppo aveva desistito dall'inseguire il lussemburghese della Csc, e poi anche lo svizzero della T-Mobile, avrà preservato qualche energia per mercoledì, anche se il suo obiettivo dichiarato è la Doyenne, già vinta due volte, domenica prossima.

Ballan - 6,5
Peccato per l'11° posto, un punto nel Pro Tour se lo sarebbe meritato questo lungagnone veneto che sembra non conoscere fatica. In realtà la fatica l'ha patita, perché altrimenti quelli davanti non gli sarebbero scappati. Onore alla volontà di Ballan, comunque, che - lo ricordiamo per i distratti - è dal 14 febbraio (vinse il Laigueglia) che è nelle primissime posizioni in ogni ordine d'arrivo (han fatto eccezione la Tre Giorni di La Panne e la Gand-Wevelgem). Alla fine ha addirittura accennato ad una probabile partecipazione alla Liegi: sarebbe una scelta coraggiosa che col cuore appoggiamo, ma che con la testa ci sentiamo di sconsigliare. La stagione è lunga, Ale, e dopo il Tour ci sono un sacco di belle classiche.

Albasini e Thjis - 6
Partono in fuga al km 5, con Moreau e Schmitz, e sono gli ultimi ad arrendersi al ritorno del plotone. Coraggiosi, bravissimi e - da noi - sempre applauditi gli attaccanti di giornata.

Freire - 5,5
Pensavamo francamente potesse essere uno dei più seri candidati alla vittoria finale, ma evidentemente il fascino che questa corsa suscita ad un olandese è ben maggiore rispetto a quanto possa accadere ad uno spagnolo. E poi Boogerd era assolutamente in palla, il gruppetto con lo spagnolo di Torrelavega è arrivato vicinissimo al gruppo che si è giocato la corsa, ma non ce l'ha fatta. Ha comunque concluso nei 20, probabilmente la scarsa attività dell'anno scorso lo fa ancora un po' patire sulle lunghe distanze. La Freccia è più corta di una cinquantina di km, chissà...

Garzelli e Paolini - 5
Il primo può essere anche parzialmente scusato, aspettando le prossime corse di mercoledì e domenica. Il comasco invece manca clamorosamente, eppure era piazzato benissimo nel momento dell'allungo di Kroon. Il Nord del team di Amadio è iniziato malissimo con l'infortunio di Backstedt, il reindirizzo di Danilo Di Luca finora non sta trovando riscontri nel resto del team. Si attendono Freccia e Liegi, si attendono Garzelli e Di Luca. Nel caso di nuova impasse, diano spazio a Nibali, almeno è capace di farci saltare dalla poltrona!

Valverde - 4,5
Eh no, queste corse (ancora?) non le sente. Difetta di cattiveria e di visione di corsa. Spiace perché è un corridore potenzialmente in grado di vincere ogni classica, se solo ci provasse con determinazione. È ancora giovane, per carità, ma le classiche le stanno vincendo i corridori classe '80 come lui (Boonen e Schleck) o addirittura '81 (Pozzato e Cancellara), quindi ci vuole una svegliata, e di corsa, perché se si vince solo in Spagna (e neanche le corse più importanti) e in qualche tappa in Francia (Parigi-Nizza e Tour de France 2005) evidentemente c'è qualcosa che non va.

Sinkewitz - 4,5
Sarà stato stanco perché accodarsi al gruppetto di Kroon non è stato semplice e quel Leukemans davanti col cambio che non andava non era certo ciò che ci voleva, sotto sforzo. Però una volta nel drappello dei migliori si fa vedere pochissime volte davanti, e i più si aspettano uno scatto. Invece gli parte un paio di posizioni più avanti Schleck, e il giovanotto già 4° al País Vasco prova a seguirlo: venti metri che diventano venticinque, poi trenta, poi quaranta, poi si rialza. E nemmeno aiuta Wesemann, Bettini e Martín Perdiguero, i più attivi nell'inseguimento all'uomo di Riis. Ciononostante, all'arrivo si piazza 5°. Chi gli ha insegnato a dosare le energie?

T-Mobile - 4
"Ci sono un tedesco, un russo ed uno svizzero in bicicletta. Lo svizzero scatta, e viene ripreso; lo stesso lavora per i capitani, ma un avversario gli scatta in faccia; il tedesco, nel frattempo, prova ad accodarsi all'avversario, ma non ce la fa; e allora ancora lo svizzero si rimette a lavorare...". Li salva solo Wesemann. È vero, sembra una barzelletta. Sembra?

Mario Casaldi

La chiave tattica

La Csc ha vinto la corsa sull'Eyserboweg, riuscendo ad isolare Boogerd dagli altri Rabobank: Riis aveva dichiarato di avere due capitani in questa corsa. Uno era Kroon, l'altro Frank Schleck: 4° e 1° all'arrivo, e tattica di corsa encomiabile. L'olandese era più veloce allo sprint del lussemburghese, ma davanti c'erano corridori come Bettini, come Wesemann, come Rebellin e come lo stesso Boogerd, assolutamente in grado di battere il neo-Csc in una volata impura come quella che si sarebbe eventualmente disputata sul Cauberg. E allora è partito in anticipo il passista Schleck, che è riuscito a fare il vuoto e a vincere in solitaria. Logica e coraggio.
L'errore
Facile sparare sulla croce rossa, o magenta in questo caso, rappresentata dalla T-Mobile, ma anche la Rabobank oggi non è esente da colpe. Spreme Posthuma e Flecha all'inseguimento dei primi battistrada (che potevano essere ripresi anche una decina di km più tardi, senza alcun timore) e si ritrova con il solo Erik Dekker a dar man forte ai tanti (troppi?) uomini di punta di Breukink. Thomas Dekker e Freire hanno patito più la distanza che il ritmo, Boogerd è stato purtroppo messo in mezzo dalle tattiche di squadre con più uomini. E tornando alla T-Mobile, come è possibile che due tra i tre uomini presenti nel gruppo dei migliori (Sinkewitz, Ivanov e Wesemann) non si siano adoperati, o anche dannati l'anima, per riprendere Schleck? C'è da prendere il classico foglio protocollo e farlo riempire, da parte di tecnici e corridori, come si fa alle elementari: "Squadra" (questa sconosciuta).

M.C.

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