«Non ci sarà solo Cunego» - Intervista a Martinelli, ds Lampre
Eccolo il Martinelli che non t'aspetti dopo una stagione per certi versi molto travagliata: sereno, sorridente, e soprattutto convinto di aver finalmente intrapreso la strada giusta, per Cunego ma non solo.
Una Lampre consapevole di aver molte frecce al proprio arco e che guarda al futuro con rinnovate ambizioni, non più investendo tutto sul Giro, la ciliegina su una torta che stavolta prevede tanto, tanto altro ancora.
Cominciamo con un bilancio sul 2005. Soddisfatto o meno della stagione appena conclusa?
«Quella passata è stata sicuramente una stagione difficile, che non definirei deludente visto che anche da annate come quella appena conclusa si può sempre tirar fuori qualcosa di positivo, e difatti ci ha lasciato degli importanti insegnamenti da sfruttare in futuro. Diciamo una stagione strana, perché con Damiano capitano insieme con Simoni pensavamo tranquillamente di poter essere protagonisti al Giro d'Italia e addirittura di vincerlo con una certa facilità, ed invece ci siamo trovati a fronteggiare delle problematiche sicuramente importanti: un Gibo molto forte ma non fortissimo, e un Damiano che, per una serie di motivi, di cui il principale è sicuramente stato la mononucleosi, non è andato come si sperava. È stata però anche la stagione di un bel Bennati, che sono convinto raccoglierà quest'anno quello che ha seminato l'anno scorso, laddove non l'ha già fatto, con vittorie e piazzamenti in corse di grande lustro, ma anche di un Marzano che al secondo anno ha cominciato a prendere un po' le misure, e di un Ballan che finalmente è riuscito a vincere, dimostrandosi grande protagonista in una corsa difficile come il Fiandre. Sono consapevole comunque che, andando a stringere, quello che balza subito all'occhio è la defaillance di Cunego, anche se poi vincere quattro corse per qualcun altro è un traguardo importante; ma venendo da una stagione come il 2004, incredibilmente positiva, era normale aspettarsi di più».
È per questo che avete quindi cambiato tipo di progetto per il futuro?
«Sì, è nata la convinzione di una squadra intorno ad un capitano che sarà Damiano, non in concorrenza o in coabitazione con nessun altro, e spalleggiato da un team abbastanza giovane ma con delle ottime prospettive davanti».
Il vostro è stato infatti un mercato molto sostanzioso. Con quali intenzioni?
«Sono andato alla ricerca di corridori con caratteristiche di cui l'anno scorso eravamo più carenti, nel tentativo di riuscire ad arrivare al prossimo Giro con una certa serenità di risultati, e le possibili affermazioni di corridori come Napolitano, Marzoli, Santambrogio, Corioni, oltre ai già presenti Bennati e Ballan su tutti, daranno a Damiano la possibilità di arrivare al Giro senza l'assillo del risultato a tutti i costi. Faremo in modo che fin da subito ognuno di loro abbia le proprie occasioni da poter sfruttare, di modo da portare fieno in cascina per il team. E questo anche nell'intenzione di non essere sempre in fondo nella classifica Pro Tour che, pur non contando poi molto, è comunque un parametro importante per capire qual è la base tecnica della squadra. Certo, questo sempre Petacchi permettendo, perché se lo spezzino ripete le stagioni fatte in questi ultimi anni agli altri non rimarranno altro che le briciole. Ritengo comunque che quest'anno c'è una squadra molto completa e competitiva sia nelle piccole che nelle grandi corse a tappe, così come per le corse di un giorno».
Questo nuovo progetto ha portato anche a cessioni importanti; tra queste forse la più sorprendente è quella di Mazzoleni. Come pensate di rimpiazzare il forte corridore bergamasco?
«Mazzoleni è stata sicuramente una perdita dolorosa e tecnicamente importante, ma quando abbiamo capito che era difficile riconfermarlo, visto che c'erano di mezzo tanti soldi, lo abbiamo subito rimpiazzato con Bruseghin, che personalmente ritengo dello stesso livello di Eddy. Certo, Mazzoleni lo si conosceva già mentre Marzio avrà bisogno di tempo per inserirsi, ma sono sicuro che, da gran professionista qual è, non avrà nessun tipo di problema in tal senso».
E cosa si aspetta invece da Valjavec?
«Voglio subito ribadire che al Giro sarà completamente a disposizione di Damiano, con un programma di corse in preparazione di questo grande appuntamento che sarà molto similare tra lui e Cunego. Poi, senza nulla togliere a Damiano, che andrà al Tour per fare esperienza, ci potrebbe anche essere un Valjavec che provi a curare la classifica in Francia, nell'ottica di una squadra che possiamo definire di battitori liberi».
Sempre in tema di corse a tappe è arrivato anche un corridore di ottime qualità come Tiralongo. Con quali ambizioni?
«È un corridore su cui credo molto; doveva arrivare già uno se non due anni fa ma gli impedimenti di contratto col team precedente hanno rimandato questo passaggio da noi tanto atteso. Bisognava trovare uno che fosse proprio l'angelo custode di Damiano, e sono sicuro che Paolo svolgerà al meglio questo compito, sia in corsa che fuori».
Cronologicamente parlando l'ultimo arrivato in casa Lampre è Ruggero Marzoli, giunto al termine di una trattativa molto lunga e travagliata. Quanto crede nel corridore abruzzese?
«Ho lottato molto con Saronni per prenderlo, perché secondo il mio punto di vista sarà, con Fiugeras, Commesso, Carrara e gli altri, una pedina molto importante per raccogliere ottimi risultati fin da subito. Questo perché sono corridori che hanno dimostrato molto ma non tutto, e che quindi per diversi motivi hanno un forte desiderio di riscatto».
Quali ritiene saranno gli antagonisti principali che contenderanno a Damiano la rosa finale su di un percorso così duro come quello del prossimo Giro?
«Sembra che quest'anno ci siano davvero tutti, anche se il corridore più difficile da affrontare sarà sicuramente Basso, perché ogni anno che passa lo vedo sempre più determinato e convinto, oltre che molto adatto ad un percorso che, oltre a molte salite, avrà comunque delle prove contro il tempo: ci sarà la cronometro a squadre dove il varesino è sicuramente avvantaggiato rispetto a tutti gli altri, anche se ritengo che la nostra squadra si potrà difendere benissimo; ma soprattutto una prova individuale come quella di Pontedera davvero molto lunga, e dove potremo sicuramente perdere minuti importanti, anche più di tre. Detto questo, restiamo comunque molto convinti delle nostre possibilità; se Damiano starà bene credo proprio che saremo all'altezza degli altri, ed ognuno farà le proprie strategie, che nel nostro caso saranno quelle di portare gente che vada forte soprattutto in salita, senza nulla togliere però a corridori forti e possenti come potrebbe essere Ballan, nell'ottica di riuscire a far bene nella cronometro a squadre ma senza per questo massacrare le gambe di Damiano».
Ci sono poi anche Simoni, Rujano e Savoldelli.
«Gibo è sicuramente un corridore che non molla mai e sarà insieme a Savoldelli un altro di quelli da tenere d'occhio, mentre un discorso a parte merita Rujano, che sarà chiamato a riconfermarsi dopo esser stata la più grande sorpresa della scorsa edizione. Però in tanti anni che sono nel mondo nel ciclismo ho visto veramente tanti corridori, soprattutto colombiani e venezuelani, andare fortissimo in una stagione e poi trovare invece un po' di difficoltà l'anno successivo. Ovviamente gli auguro di essere competitivo perché potrebbe solo far diventare ancora più grande e bello il prossimo Giro. Ho sentito che ci dovrebbe essere anche Ullrich, ma penso che se verrà lo farà solo per allenarsi al meglio per l'obiettivo Tour de France».
Un Giro che prevede una partenza di tappa dalla sua città, Rovato. Dopo le prove tricolori di ciclocross della scorsa stagione un ulteriore riconoscimento a lei, in qualità di assessore, ed alla cittadina bresciana.
«Ho lottato per aver un qualcosa d'importante nella mia città e credo che il campionato italiano dello scorso anno abbia dimostrato che ne valeva la pena. Una vittoria di tutti, che è stata ripagata con un ulteriore regalo dalla Rcs che ha scelto proprio Rovato come sede di partenza di una tappa per certi versi storica».
A proposito di GT, qual è la sua idea sulla diatriba tra l' Uci e gli organizzatori delle tre grandi corse a tappe in merito al Pro Tour?
«Penso che, come tutte le cose, è normale che all'inizio ci siano delle difficoltà e che quindi non sia giusto mettersi a giudicare fin da subito ma sia meglio valutare l'iniziativa più nel lungo periodo. Ovviamente per quanto riguarda i grandi giri c'è anche da valutare il fatto che per le squadre nazionali medio-piccole ci sia, in caso di un'eventuale partecipazione, la possibilità di incamerare soldi freschi con cui poter mano a mano aumentare il proprio rango e la propria ambizione, e che quindi un giusto compromesso sia forse quello di ridurre il numero delle squadre Pro Tour a non più di 17, massimo 18, in modo da liberare posti in gara per le formazioni meno ricche».
L'ultima grande corsa a tappe ancora da analizzare è la Vuelta. Quali sono i vostri programmi e le vostre ambizioni per la corsa spagnola?
«Alla Vuelta cercheremo di andarci con una squadra abbastanza giovane, anche perché viene dopo che avremo corso Giro e Tour con Damiano, e dove si spera che avremo veramente tanto da spendere; punteremo quindi più a qualche vittoria di tappa che a curare la classifica. Penso inoltre che, come è stato lo scorso anno per Marzano, la corsa iberica possa essere utilissima per un giovane talento come Possoni, che potrà accumulare la giusta esperienza che gli tornerà sicuramente utile in futuro».
Ha parlato di un neoprofessionista come Possoni; viene anche in mente l'altro giovanissimo del team, Bono. Cosa vi aspettate da loro?
«Possoni è un corridore che promette tanto, fin da juniores, ed è stato cresciuto molto bene da Leali per tre anni. Per questo 2006 comunque lo lascerò sicuramente libero di scegliersi con calma la sua strada, anche se credo che nel giro di un anno raccoglieremo già qualcosa di positivo. Bono è il classico corridore che dove lo metti sta sempre bene; è un lavoratore quindi gli puoi anche limare un po' i programmi fin da subito».
È curioso notare che due vostri corridori che lo scorso anno hanno avuto dei piccoli problemi con i controlli antidoping abbiano poi preso due strade diverse: Scotto D'Abusco è andato alla Ceramica Flaminia, dopo esser stato licenziato dalla Lampre, mentre Petrov è rimasto con voi. Ci può spiegare perché?
«Capisco che da fuori sembrerebbero due situazioni abbastanza uguali mentre vi assicuro che sono due vicende molto diverse. Scotto D'Abusco è stato trovato con l'ematocrito alto, quindi con tutta probabilità reo di aver fatto qualcosa che in questo mondo è sicuramente da condannare. Mi fa piacere che sia rimasto nel ciclismo perché secondo me non è un corridore da buttar via, però in una squadra come la nostra era ormai entrato in una situazione in cui avrebbe fatto fatica a essere riabilitato completamente. Petrov è stato invece trovato con dei valori anomali, e tra questi sicuramente non l'ematocrito visto che tale valore era a 44. Anomalie che non davano la certezza ma solo il dubbio che avesse sbagliato qualcosa nel suo recente passato. È stato riabilitato perché pensiamo che sia un ragazzo che può riconquistare la nostra fiducia, e noi vogliamo crederci ancora».
Il nome di Terracina non può non rievocare il ricordo di Marco. Su un recente sondaggio interattivo è stato votato come il campione più amato degli ultimi 30 anni: un motivo di soddisfazione o di maggior rimpianto?
«Non lo sapevo e la cosa mi fa davvero molto piacere. È la dimostrazione che quest'uomo ha fatto innamorare tantissima gente, avvicinandola a questo sport, e vorrei che le persone prima di parlare avessero sempre a mente questo, e si ricordassero che stanno parlando di un ragazzo che ha pagato, tanto, e molte volte anche inutilmente. Lo portassero nel cuore, come faccio io».
Qual'è il suo rapporto con internet?
«In casa mia c'è mia figlia che è internet-dipendente, perciò non c'è notizia che non mi venga trasmessa. Personalmente ho poco tempo da dedicarci visto che spesso sono in giro e quando torno cerco di staccare completamente, però grazie a lei, che è giudice regionale di gara, sono sempre molto informato».
Giuseppe Matranga