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In Francia c'è Napo-Leone - Napolitano vince al Méditerranéen

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Due gare in maglia Lampre: un 3° ed un 1° posto. Non male come avvio.
In realtà tali accadimenti stupiscono poco se sono accompagnati dal nome&cognome del ciclista che li ha ottenuti: il ragusano Danilo Napolitano, scoperta di Omar Piscina e del Team L.P.R., corridore in grado di vincere nel 2005 Giro di Romagna e Coppa Bernocchi davanti ad assoluti protagonisti della stagione come Daniele Bennati (suo attuale compagno di squadra) ed Alessandro Petacchi. Un velocista potente, potentissimo. Un protagonista futuro, ma tremendamente attuale, del panorama delle ruote veloci. Sabato scorso, a Donoratico, la volata lanciata al corridore "di casa" Bennati; 2° l'aretino e 3° Danilo, dietro ad AleJet.
Oggi, a Marignane, prima tappa di un Giro del Mediterraneo che, pur presentando un campo di partenti non all'altezza delle ultime edizioni, resta sempre un appuntamento di grande prestigio, abbiamo visto un canovaccio contrario, e "Napo" è finito di una bici e mezza davanti ad Erik Zabel, con l'ultimo vagone Bennati che s'è piazzato in 5° posizione esultando con il compagno.

Avevamo incontrato "Napodany" qualche tempo fa nel ritiro Lampre di Terracina.
Danilo Napolitano approda nel Pro Tour, con la Lampre, all'inizio del 2006. Hai notato molte differenze tra questi primi ritiri con la nuova squadra e quelli dell'anno passato con il Team L.P.R.?
«Oltre alla parte atletica, in relazione alla quale ci sono velocità e modi di allenarsi totalmente diversi, ho trovato un'organizzazione veramente top class. Senza nulla togliere alla L.P.R., che per quanto la riguarda è altrettanto organizzata, qui con quasi il doppio dei corridori si respira lo stesso clima di serenità, e questo è sicuramente merito di chi gestisce entrambe le squadre. Poi il fatto di pedalare al fianco di compagni come Fornaciari e Cunego ti spinge a fare sempre meglio».
Oltre al primissimo raduno di Montecatini Terme, Napolitano ha preso parte al miniritiro svolto in Sicilia da alcuni componenti del team. Ci racconti com'è andata?
«Io ero sceso in Sicilia per motivi familiari, e mi hanno raggiunto quattro corridori per pedalare un po' con il bel clima isolano e coi bei percorsi che la mia terra offre. Abbiamo fatto dieci giorni veramente fatti bene, con allenamenti pregni di difficoltà, anche altimetriche, ed abbiamo messo tanti chilometri in cascina. Ballan, Bennati, Tiralongo, Cunego ed io abbiamo anche creato un bel gruppo unito, ci siamo conosciuti meglio: il bello dei ritiri è proprio quello, perché alla fine anche da casa ci si allena lo stesso. Però la coesione è importante, il gruppo pure, ed i ritiri fatti bene aiutano proprio a creare e cementare questi fattori».
L'anno scorso ci dicesti che il corridore che più t'aveva impegnato nelle volate vinte era stato Daniele Bennati, che ora ti ritrovi come compagno di squadra. Immaginiamo che in ritiro voi due vi siate parlati molto.
«Ne abbiam parlato tra noi ragazzi e ne abbiamo riparlato anche a nel ritiro corale. Ho conosciuto un Bennati favoloso, un ragazzo disponibile che non ha problemi ad aiutare. So che è giusto che venga aiutato per quello che ha fatto vedere l'anno passato e si merita con tutto il rispetto il ruolo di leader della squadra come velocista».
Preoccupazione sedata, quindi.
«Sì, perché so che se gli faccio da treno per le volate Daniele se lo merita».
L'anno scorso hai vinto tanto, e bene, anche contro velocisti di rango. Da quest'anno, però, Napolitano si dovrà abituare a scontrarsi continuamente contro i velocisti più forti del mondo. Il team ti ha già dato qualche consiglio a riguardo?
«Giustamente il team ti dà dei consigli e ti suggerisce degli accorgimenti; quelli non mancano mai. Ma io sono sempre del parere che bisogna provare, e stare in mezzo ai Petacchi ed ai McEwen per capire come muoversi e come gestirsi. Perché ricordo che tra il dire e il fare, c'è sempre di mezzo il mare. È giusto apprendere ciò che ti viene insegnato, perché in tante occasioni rimandare il pensiero ad un consiglio ricevuto, abbinato magari ad una precedente esperienza accumulata in qualche corsa passata, può davvero farti vincere o perdere una volata».
Quale sarà il tuo programma stagionale di gare?
«Oltre al G.P. Costa degli Etruschi di Donoratico ed il Giro del Mediterraneo, parteciperò alla Parigi-Nizza, Milano-Sanremo e poi si partirà per il Belgio per affrontare la campagna del Nord. La mia partecipazione a quel tipo di gare ancora non è ufficiale, perché quest'anno intraprenderò l'attività in pista, quindi non dovrei correre il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix per poi presentarmi il 15/16 aprile ai Campionati del Mondo su pista».
Da buon iscritto al nostro Forum di Cicloweb.it avevi chiesto pareri e consigli riguardo questa tua idea della pista. Ne hai parlato anche con Sandro Callari?
«Sì, e mi ha detto che devo crederci. Mi ha detto che devo essere convinto e che devo prenderla nel modo giusto. Ed io sono totalmente d'accordo con Callari, perché una cosa, se va fatta, o si fa per bene o non si fa proprio. Come inizio si è parlato principalmente di come assettare la bicicletta Wilier per l'attività su pista e sul come prepararsi all'appuntamento conciliando gli appuntamenti che ho col ciclismo su strada. Da marzo in poi, presumibilmente, si inizierà a pensare con un po' più di decisione alla pista».
Come e quando è uscito fuori il nome di Napolitano abbinato alla pista?
«A metà dicembre mi ha chiamato il mio ex direttore sportivo tra i dilettanti Mirko Rossato e mi ha detto che aveva fatto il mio nome dopo essere stato interpellato riguardo il rilancio del ciclismo su pista. Poi mi ha chiamato Callari ed ha iniziato ad espormi i suoi progetti, chiedendomi ovviamente cosa ne pensassi; gli risposi che dovevo pensarci bene, e che volevo parlarne con Martinelli, Saronni e con tutta la squadra. Da lì, parlandone con i tecnici Lampre, è iniziato il progetto».
E come ha preso la notizia la dirigenza tecnica Lampre?
«Loro sono assolutamente convinti, si sono messi totalmente a disposizione del progetto ed hanno dimostrato totale coinvolgimento. Ovviamente mi hanno chiesto la massima serietà e la ferma convinzione nel voler abbinare le due specialità, sempre per quel rischio che c'è nell'aria quando si vogliono fare troppe cose e poi non se ne fa bene neanche mezza. Il mio obiettivo principale, ora, è iniziare forte su strada; senza pensare alla pista, ma non per non essere disturbato dai pensieri, ma proprio per onorare l'impegno preso. Fino a marzo: strada; da metà marzo a fine Mondiale: pista; da fine Mondiale in poi: di nuovo strada».
Anche perché crediamo che Napolitano voglia testarsi in un Grande Giro, e se il Giro d'Italia sembra chiuso dalla squadra intorno al leader Cunego, ecco che rimangono Tour e Vuelta.
«Sicuramente il Giro è out, e se merito vado a correre il Tour de France. Comunque, se non sarà Tour de France, correrò sicuramente la Vuelta, però io farò il possibile per meritare la convocazione nei nove che prenderanno il via alla Grande Boucle. Tutti sappiamo che la squadra è valida in tutti i suoi componenti, e bisognerà andare forte in quel periodo se vorrò far parte dei selezionati».
Il tuo programma coincide in molti appuntamenti con quello di Bennati?
«Oltre a correre insieme il G.P. Costa degli Etruschi ed il Giro del Mediterraneo, correremo la Milano-Sanremo, mentre prima della Sanremo io correrò - come già detto - la Parigi-Nizza mentre Daniele correrà la Tirreno-Adriatico».
La Parigi-Nizza, dunque, potrà essere uno degli spazi più ampi per Napolitano.
«Gli spazi sono in realtà relativi, perché è vero che si parte per aiutare il leader nelle volate che è Daniele Bennati, ma è altrettanto vero che le vicissitudini delle corse spesso prendono pieghe inaspettate. Se uno starà male, o avvertirà sensazioni negative, non avrà problemi a far fare la volata all'altro, ed addirittura a lavorare per l'altro».
Ecco la magia di quel miniritiro siciliano.
«Bennati ed io siamo due ragazzi sinceri ed abbiamo deciso che le tattiche di squadra contano, sì, ma alla fine le gambe che sprintano sono le nostre ed a quelle dobbiamo fare affidamento».
Anche perché se Bennati e Napolitano sono alleati, i problemi saranno degli altri.
«Certo!! Quando uno dei due sarà convinto di poter far bene, avremo la certezza di poter contare su un risultato prestigioso. Quando staremo bene entrambi, avremo le spalle coperte dalle decisioni dei direttori sportivi. E poi, stare in due è sempre meglio: se fossimo soli e non stessimo bene, chi farebbe la volata?».
Ti affascina l'idea di provare la campagna del Nord?
«Ho disputato due gare in Belgio lo scorso anno, ma in un periodo in cui non ero brillantissimo. Però mi piace, mi piace come vengono affrontate quelle corse, mi piace il clima che si crea, mi piace la gente che c'è intorno ed a bordo strada. Vediamo le sensazioni che mi daranno nel 2006».

Mario Casaldi    

 

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