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Tom primo della classe - Boonen domina le nostre pagelle | Cicloweb

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Tom primo della classe - Boonen domina le nostre pagelle

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Come ogni stagione che se ne va, anche quella appena trascorsa ci lascia non senza importanti spunti di riflessione.
Il più importante è sicuramente la nuova organizzazione del ciclismo mondiale, attraverso l'istituzione del Pro Tour, che qualche risultato ha ottenuto, nonostante la necessità di un periodo di rodaggio.
Un altro aspetto che la stagione 2005 ci ha restituito, è il lato più "romantico" di questo sport. Crisi, imprese, corridori che vincono da marzo ad ottobre. Questo è il ciclismo, che forse in queste ultime stagioni si era un po' perso, ma che, lungo le strade quest'anno, è finalmente tornato.
Quante cose sono successe in questo 2005, quanti nomi, quante emozioni.
È sempre difficile tirare le somme, giudicare, dare voti, ma ugualmente ci proviamo, cari lettori, appassionati, amici, per potervi far rivivere ora, davanti al monitor, l'intensa stagione che l'autunno ci ha portato via.


Boonen - 10-

Le parole per descrivere il giovane fiammingo sono già state tutte spese. E forse dovrebbero esserne coniate altre. Nell'attesa che la Crusca ci assista, ripercorriamo la straordinaria stagione del belga.
Dal Tour del Qatar al Mondiale, passando per due tappe alla Parigi-Nizza, il Tour del Belgio e due sue tappe, il GP3 Harelbeke, il Fiandre, la Roubaix, una tappa al Tour de Picardie e due al Tour de France. Arrivi in solitaria e volate di gruppo. C'è tutto nel 2005 del ragazzone di Mol, che impone la sua pesante candidatura a monopolizzare parecchie classiche negli anni venturi.
Intanto questa stagione è stata e sarà sempre la sua, l'iride che indosserà nel 2006 è un inconfutabile prova a suo favore.
Promosso a pieni voti Tom! Il meno è l'unico rimbrotto che ci sentiamo di fare al nuovo signore del pavè: non aver visto il traguardo di Parigi alla Boucle (a causa di un dolore al ginocchio) e quello di Madrid alla Vuelta, ma in quest'ultimo caso, ha avuto ragione lui.


Di Luca - 9

L'ultima Coppa del Mondo era atterrata in Italia, dall'Italia riparte il nuovo Pro Tour. Finisce sulle spalle dell'abruzzese, la prima, e molto "modaiola", maglia bianca di leader del circuito internazionale.
Stagione incredibile quella di Danilo, al di là anche di ogni sua più rosea aspettativa.
Domina nei Paesi Baschi, domina sulle Ardenne, sorprende e regala spettacolo al Giro. Mette subito in cassaforte la leadership del nuovo circuito Uci, e forse proprio questo ci impedisce di vedere il Di Luca "cattivo" e determinato che conosciamo, nella seconda parte di stagione.
Il punto che gli manca per raggiungere il massimo è dovuto a questo finale "pigro" e alla (pur comprensibile) "stecca" della Liegi, che gli impedisce di centrare l'hat-trick, riuscito nel 2004 a Rebellin, anche se quel giorno le gambe di Danilo erano comprensibilmente stanche e Vino e Voigt davvero imprendibili.


Petacchi - 9

Ancora una volta il più vittorioso: 25 centri in questa stagione.
Inizia presto, prestissimo, alla prima gara del calendario italiano, il GP Costa degli Etruschi: è solo il buongiorno. Prosegue in Spagna dove le temperature sono più miti. Sette vittorie tra Ruta del Sol e Comunitat Valenciana. Torna in Italia alla "corsa dei due mari", dove duella con Freire e vince tre tappe. Tutto è pronto per il grande giorno: Milano-Sanremo. Che volata! È insuperabile e in Via Roma batte tutti in uno sprint che rimarrà nella storia.
Ma non è sazio. Aragona e Romandia. Altre quattro volate. Arriva il Giro, il suo Giro, che lo scorso anno gli ha regalato nove affermazioni. Non inizia bene, la concorrenza è agguerrita, il treno sbaglia un paio di arrivi. A Ravenna però si sblocca e inizia un filotto di quattro successi tra cui quello di Milano, nella passerella finale.
L'estate è tutta dedicata a preparare il Mondiale. Corre la Vuelta, vincendo 5 tappe, per trovare il fondo e la condizione per la volata iridata. Fa le prove, proprio a Madrid sul rettilineo del percorso del Campionato del Mondo, ma il giorno della corsa più importante dell'anno è tutto da dimenticare. La squadra si sacrifica per lui, ma AleJet va in crisi a 10 km dalla fine, vanificando così tutto il lavoro della seconda metà di una stagione comunque da ricordare.


Basso - 8,5

Che grinta! E che corridore! La sua maturazione sembra proprio giunta a compimento. È un Basso convinto dei propri mezzi quello del 2005, forte in salita, migliorato e forte a crono, fortissimo di testa.
Punta dritto al Giro, conquista la maglia rosa al primo arrivo in quota. Poi la crisi, ormai epica. Svuotato e impotente sullo Stelvio, la sua salita e l'arrivo a Livigno sono commoventi. Si rifà a Limone Piemonte e a Torino.
Il pubblico ormai lo ama e lo aspetta sulle strade di Francia, dove da anni continua a migliorarsi. Per la prima volta attacca Armstrong, ma l'americano è imbattibile. Il secondo posto è il massimo capitalizzabile.
Dopo il Tour, è lui a recitare la parte dell'Armstrong in Danimarca, corsa voluta dallo sponsor e che Ivan non vince, stravince, con un dominio assoluto.
Manca un po' nel finale di stagione, sarebbe stato bello vederlo protagonista nelle ultime classiche e specialmente al Lombardia, corsa con la quale ha un conto in sospeso.
È comunque comprensibile la stanchezza, dopo un anno con Giro e Tour corsi ad alti livelli.
Dice che nel 2006 correrà solo la Grande Boucle; noi ci auguriamo di vederlo protagonista anche sulle strade di casa nostra, per provare la doppietta, riuscita solo a grandi campioni, che proprio lui, quest'anno, ha dimostrato di poter centrare.


Bettini - 8,5

Influenza, problemi respiratori e 60 (!) giorni di antibiotici, lo tengono lontano dai suoi abituali livelli. Ma quando il Grillo torna a saltare... signori giù il cappello. Paolino è uno spettacolo, incontenibile.
Bisogna attendere maggio per vederlo esultare, ma l'attesa è ben ripagata. Sullo strappo di Tropea mette il turbo, stacca tutti e indossa la prima maglia rosa della sua carriera, che nei giorni seguenti si "palleggerà" con Di Luca, in una sfida tra amici tutta da vivere e, visto il personaggio in questione, da ridere.
Dopo il Giro ancora problemi per il livornese, che si fa di nuovo vivo alla Vuelta, per preparare la corsa iridata, perché a Paolo quando si parla di Mondiale, si drizzano le antenne. Acquista pian piano condizione e agilità, si toglie anche lo sfizio di battere Petacchi a Valladolid.
Il Mondiale è da cancellare, è il più in forma, la squadra non lo assiste e la spedizione azzurra fallisce miseramente. Il Grillo, generoso, l'unico a salvarsi.
Ma ormai la forma c'è, il dopo-Mondiale è tutto per lui. Arrivo in solitaria, sotto il diluvio, a Zurigo, lunga, lunghissima volata sul lungolago di Como e fa suo anche il Lombardia, monumento che ancora mancava al palmares.
È quasi un peccato che la stagione finisca per Bettini, ma se queste sono le basi per il prossimo anno, state certi, ne continueremo a vedere di "bischerate"!


Savoldelli - 8,5

"Ho fatto un po' il furbo, ma volevo vincere...". Con queste parole il Falco si scusa con Basso, per averlo bruciato in volata a Zoldo Alto, primo arrivo in salita del Giro 2005. Savo torna alla vittoria dopo due stagioni difficili e sfortunate. È felice. E non sa ancora cosa lo attende; che lotta, che fatica, ma alla fine, grazie all'intelligenza sopraffina dimostrata nel saper gestire le forze e a qualche alleanza (che, come chi si fa ben volere, non ha difficoltà a trovare), a Milano il Giro è suo.
Al Tour è gregario dell'extraterrestre. Paolo si sente onorato, sa che lo aspetta tanta fatica sulle strade di Francia. Forse quello che non si aspetta, e perciò enormemente più bello, è una vittoria: ebbene, il Falco, sceso dalla Val Seriana, centra un'emozionante successo di tappa a Revel, al termine di una fuga nella quale è il più generoso.
Stagione da incorniciare e, dopo tante sfortune, speriamo di poter vedere il Savoldelli del 2005 ancora a lungo.


McEwen - 8

Sono 15 i successi stagionali per il velocista australiano, che comincia proprio a casa sua con la maglia di campione nazionale, per proseguire la striscia positiva al Tour Down Under. Continua con le tappe di altri piccoli e grandi giri: Qatar, Italia, Svizzera, Francia. Quando c'è volata di gruppo è sempre pronto a insidiare la ruota del favorito di giornata, e il nostro Petacchi lo sa bene, visto che al Giro proprio il "canguro" di Brisbane gli ha teso non poche trappole e imboscate. È, come tutti i principali velocisti mondiali, favorito per la corsa di Madrid, alla quale si presenta concentrato e determinato a cogliere il risultato pieno. In molti lo temono, data la sua capacità di "limare" e recuperare posizioni in gruppo, in vista di un eventuale arrivo in volata, ma le cose non vanno per il verso sperato e arriva nel gruppetto dove c'è anche il suo più grande avversario, il nostro AleJet, che transita sotto lo striscione quando Boonen ha già alzato le braccia al cielo da qualche secondo.


Fischer - 7,5

Accade tutto nella seconda metà di stagione per il brasiliano, che sulle orme del connazionale Pagliarini, ha preferito la bicicletta al pallone. Otto successi, da quello di maggio all'UNIQA Clasic, al più prestigioso Giro del Piemonte di metà ottobre. Vince anche al Qinghai Lake, a Castelfidardo, al Gp Industria & Commercio di Prato, al Memorial Cimurri e alla Milano-Vignola. Batte corridori illustri come Bettini, velocisti più affermati di lui come De Jongh e Grillo, vorrebbe la stagione continuasse ancora un paio di mesi, ma purtroppo per Murilo, per quest'anno i battenti si sono chiusi. Dà appuntamento al 2006, sempre con gli sgargianti colori della Naturino-Sapore di Mare, squadra che lo ha lanciato sulla ribalta e al quale Fischer è grato, al punto di rinunciare alla corte di alcuni team più importanti. "Quest'anno ho dimostrato di andare forte, però voglio crescere con calma" afferma il bravo e modesto brasiliano dopo l'ultima vittoria stagionale ad Alba.


Rujano - 7,5

Che rivelazione il giovane venezuelano, ultima scoperta dell'"esploratore" Gianni Savio. A soli 23 anni sale sul podio del Giro dopo aver stupito con le sue eccezionali doti in salita, riuscendo anche a vincere la tappa regina della corsa rosa, quella di Sestriere, dopo la scalata del polveroso e epico Colle delle Finestre.
È piccolo, capelli corti e orecchie a sventola, qualità che in montagna già portarono bene all'omino di Cesenatico, ed in effetti anche il giovane José è uno scalatore puro: quando la strada sale è veramente forte.
Deve ancora mettere un po' a posto la testa, come dice Savio, ma le doti e le premesse per una buona carriera ci sono tutte. Quando ancora nessuno sa chi sia, Rujano vince, dominando, la Vuelta al Tachira in gennaio; poi, come già detto, sorprende e finisce terzo al Giro d'Italia. Quindi sparisce un po', non lo trova più nemmeno la sua squadra, ma in ottobre torna grande e domina un altro piccolo giro sempre in Venezuela, il Clasico Ciclistico Banfoandes.
Il prossimo anno correrà fino al Giro con la Selle Italia, per poi approdare alla Quick Step, dove sicuramente Josè Rujano ne farà vedere delle belle.


Simoni - 7,5

Gli anni, purtroppo, passano anche per Gibo, che però le unghie le sa ancora tirare fuori alla grande.
Comincia a vincere prestissimo, ovviamente in salita. Parigi-Nizza, Mont Faron il primo sigillo. Ancora in salita, sul terribile San Luca a ottobre l'ultimo, passando per il Giro dell'Appennino in aprile.
In mezzo un Giro d'Italia che lo vede come sempre protagonista, ma trova sulla sua strada un Savoldelli favoloso, che lo beffa per 28 soli secondi. 28" su più di 3000 chilometri: pensate a quanto è stato equilibrato questo Giro.
Si fa rivedere alla Vuelta, dove non brilla particolarmente, ma trova il colpo di pedale che gli consentirà di dominare con una facilità sorprendente il Giro dell'Emilia e di correre un gran Lombardia, battuto solo da quel funambolo toscano.
Va in archivio, anche per Simoni quindi, una stagione difficile, caratterizzata dalla bellicosa convivenza con Cunego.
Ne inizierà una nuova, con la maglia della Saunier Duval, dopo che sul suo futuro erano calate molte ombre, visto l'improvviso "imprevisto Ferretti", che lo aveva lasciato a piedi.


Vinokourov - 7,5

Quando è in gara è sempre una mina vagante. Dal kazako ci si può e ci si deve aspettare davvero di tutto, anche di vederlo scattare sui Campi Elisi.
Inizia a vincere a Liegi, dove batte un generosissimo Voigt, compagno di una fuga di 60 km che li condurrà da soli sulla salita di Ans. Prosegue la preparazione per il Tour vincendo la tappa del Mont Ventoux al Delfinato. Alla partenza della corsa a tappe francese, Vino, che nel frattempo si è vestito della maglia di campione nazionale, è il meno accreditato del trio T-Mobile (composto inoltre da Ullrich e Klöden). Fa un buon prologo, poi crolla al primo arrivo in salita. Da quel momento inizia il suo Tour: il giorno seguente fa l'impresa sul Galibier e giunge con Botero a Briançon. La volata è dominata dal corridore dell'est, che recupera così anche posizioni in classifica. Ma è a Parigi il capolavoro, e non al Louvre, bensì ai piedi dell'Arco di Trionfo: scatta, anticipa il gruppo e la volata con un'astuzia favolosa e conquista il quinto posto nella generale.
Davvero ubriacante questo Vino!
Dopo Parigi stacca un po', per preparare il Mondiale. È quinto a crono. Ci prova nella gara in linea, e quando lo fa... che paura per i suoi avversari. Ma le cose, sappiamo bene come sono andate.
Ad Alexandre non resta ora che fare una buona preparazione per presentarsi ancora più forte l'anno venturo, con la nuova maglia della Liberty Seguros.


Armstrong - 7

10 per aver centrato il suo obbiettivo stagionale, peraltro unico; 10 per il ritiro, che ci riconsegna un ciclismo più vero; 1 per come, ma ormai non è una novità, ha onorato il calendario. Media: 7, come i Tour vinti dall'extraterrestre americano, probabilmente il ciclista più discusso della storia. Il suo record quasi sicuramente resterà tabù, come speriamo lo resti anche il suo modo di correre.
Armstrong lascia, lo dichiara con largo anticipo, poi ci ripensa, poi ci pensa di nuovo, scoppia lo scandalo Epo (un po' tardi, no?), ma questo non è ciclismo.
Di questa stagione rimarrà un Lance che sì vince la settima Boucle, ma senza il dominio degli anni passati. Una sola vittoria (più la cronosquadre), proprio nel finale della corsa francese, la crono di Saint-Etienne; l'americano non aveva mai vinto così poco.
Lascia da imbattuto, lascia quando forse ancora potrebbe vincere un Tour. Non lo sapremo mai, ma il dubbio preferiamo non sia fugato il prossimo luglio.
Addio Lance!


Freire - 7

Corre metà stagione per colpa di un intervento ad un gluteo al quale si deve sottoporre. Un vero peccato perché il Freire visto a inizio anno era davvero un fenomeno. Un fulmine, vince tre tappe di fila alla Tirreno-Adricatico con una superiorità schiacciante, sembra che abbia il motore. Fa sua anche la classifica finale.
Ma già in febbraio aveva vinto in Spagna, ai trofei Mallorca e Alcudia. Un gran rammarico vedere il suo palmares stagionale di vittorie fermarsi alla Freccia del Brabante, a fine marzo.
Le premesse per una grande annata c'erano tutte. E anche le vittorie: sette in due mesi! Ma la fortuna lo ha abbandonato... al prossimo anno Oscar, speriamo sia più lungo di quello appena passato.


Heras - 7 (sub judice)

Centra a Madrid il suo quarto sigillo nella corsa a tappe spagnola, quella Vuelta che ormai è l'unica corsa a dargli ancora soddisfazioni. Vince grazie ad un colpo di mano, in cui la sua squadra è perfetta a scortarlo fino all'arrivo di Pajares, dopo aver staccato Menchov, il giovane russo che gli ha dato non poco filo da torcere sulle strade iberiche.
Il Tour è, come negli ultimi anni, solo fonte di delusioni cocenti, il resto del calendario è purtroppo snobbato.
Di piazzamenti lontano dalle strade di casa nemmeno l'ombra. Anche per lo spagnolo, come per altri, il Giro potrebbe essere una nuova sfida da provare nei prossimi anni e a Heras non ne restano tanti.


Pozzato - 7

Minaccia quasi il suicidio, dopo essere stato battuto nella volata del Campionato Italiano. "Non me ne va bene una. A questo punto cosa devo fare? Spararmi?". No, Pippo si è rimboccato le maniche e ha colto il successo, che gli mancava da più di un anno, ad Amburgo, in una volata al colpo di reni con l'amico e compagno Paolini. Esplode di gioia il vicentino, tutte le ombre della prima parte di stagione si diradano, ritrova la fiducia nei propri mezzi e replica la settimana seguente a Nettuno, al Giro del Lazio. Conferma lo strepitoso periodo di forma al Giro di Germania, con una vittoria millimetrica su Jaksche.
La stoffa c'è, l'età per migliorare anche, visto che Pozzato ha solo 24 anni, non ci resta che aspettare e vedere cosa combinerà nell'avvenire, augurandogli che non sprechi le sue doti fisiche a causa dell'insicurezza, che a volte ha quando le cose non girano per il verso giusto.


Valverde - 7

Inizia presto la stagione il giovane Alejandro, vincendo il Trofeo Soller a febbraio e replicando il giorno dopo al Manacor.
Quest'anno è atteso in piena forma al Tour e per ben figurare sulle strade di Francia, Valverde, si prepara bene, anche se, a volte, un po' lontano dalle corse e dai riflettori.
Non vince moltissimo, ma riesce a mettere il suo sigillo in una tappa alla Parigi-Nizza e in due, consecutive, ai Paesi Baschi. Poi più nulla, ma in Francia pedala bene, è con i migliori. Batte Armstrong a Courchevel, in una volata vera, che il cow-boy texano voleva vincere a tutti i costi, sul primo arrivo in salita della Boucle.
Si deve ritirare pochi giorni dopo per colpa del ginocchio, quando era ben piazzato in classifica. Ha le lacrime agli occhi. Ora bisogna a tutti i costi pensare al Mondiale, in casa, a Madrid.
Sparisce dalla circolazione, ma chi gli sta vicino giura che si stia massacrando in bicicletta, per arrivare al top all'appuntamento iridato. Si presenta il 25 settembre, davanti al Santiago Bernabeu per il via della corsa. È scatenato, veramente in palla. Ci prova con la fuga. Offre a Bettini collaborazione per evitare la volata, ma Paolo deve declinare l'invito. Alla fine è medaglia d'argento, battuto in volata dal fiammingo Boonen; non sa neanche lui se essere felice o triste, ma ci giuriamo, già pensa al riscatto sulle strade del 2006. Hinault ci crede: "Valverde e Cunego il futuro del ciclismo".


Zabel - 7

Quando c'è da lottare Erik è sempre presente, ma non è più il brillante sprinter degli anni belli. L'età avanza, le unghie sono via via sempre più spuntate. Tanti piazzamenti, poche, due sole, vittorie.
Francoforte nel giorno della festa dei lavoratori e la Parigi-Tours, già sua in due precedente occasioni.
La prossima stagione, all'età di 36 anni, sarà compagno del Peta nella neonata Milram. Giura che non ci sarà nessun conflitto con lo spezzino e intanto si gode il meritato riposo, dopo una stagione un po' avara di vittorie, come sempre corsa dall'inizio alla fine.


Gasparotto - 6,5

Fa il colpaccio a Montesilvano, Pescara, dove infila in volata un Pozzato forse troppo sicuro di vincere. Invece la maglia tricolore va sulle spalle di questo giovane friulano, timido, ma disponibile. Campione Nazionale al secondo successo tra i pro'... mica male! Il primo è arrivato a maggio, a Cambrils, seconda tappa del Giro di Catalogna, dove brucia velocisti del calibro di Hushovd e Van Heeswjik.
I numeri li ha il giovane Enrico, anche se dopo il tricolore si è visto poco. Lo attendiamo nel 2006, sperando che possa onorare meglio quella maglia di Campione Italiano che indosserà fino al prossimo giugno.


Rogers - 6,5

La sua stagione è riassumibile nei 53 minuti, 34 secondi e 49 centesimi che impiega per percorrere i 44 chilometri e 100 metri del percorso di Casa de Campo a Madrid: la crono mondiale. L'australiano la centra oramai da tre anni di fila, è quasi diventato un appuntamento fisso. Talmente fisso che Rogers non ha vinto altro quest'anno. Il successo lo ha sfiorato al Giro di Svizzera, battuto l'ultimo giorno da Aitor Gonzáles, resuscitato per l'occasione.
Il bilancio non è dei migliori, qualche piazzamento in piccoli giri e nulla più, però un iride vale bene una sufficienza.


Cunego - 5,5

Doveva essere l'anno della conferma, dopo lo spettacolare 2004, che lo aveva addirittura portato in testa al Ranking Uci. Così non è stato. Varie le cause: cattiva gestione degli impegni e della preparazione (ha puntato troppo sulla crono); troppe pressioni attorno al ragazzo di Cerro che, ricordiamolo, ha solo 24 anni; la paternità, che sicuramente porta via molte energie fisiche, ma soprattutto mentali; infine la perfida mononucleosi che ha colpito Damiano questa primavera.
Al Giro sembrava partito forte, si era preparato bene vincendo una tappa al Romandia e terminando secondo in classifica generale, ma il risultato pieno tardava ad arrivare, mentre le pressioni aumentavano. Così alla prima tappa dolomitica Cunego cede di schianto, di testa e di gambe e la sua corsa cambia: ora il gioco di squadra per Simoni diventa prioritario in casa Lampre e Cunego deve fare da gregario. Si impegna, ma Gibo non ne è soddisfatto; la loro convivenza diventa impossibile.
Salta fuori dopo il Giro la malattia. Il recupero è lento e difficile, bisogna aspettare la fine di agosto per rivedere Damiano a braccia alzate sul difficile circuito di Arona, al Gp Nobili: Replica al Melinda una settimana dopo.
Poi, mentre si discute su come affrontare il finale di stagione, Martinelli decide: Cunego finirà l'anno in Giappone. Ed ha ragione! La Japan Cup regala al Piccolo Principe la vittoria nell'ultima gara della sua difficile annata.
Speriamo che il successo nella terra del Sol Levante segni una nuova alba nella carriera di Cunego, che a partire dal 2006 potrà tornare a farci vedere ciò di cui è veramente capace.


Ullrich - 5

Un'altra stagione sprecata per il tedesco. Oramai sono troppe e Jan non è più un ragazzino. La carriera gli scivola via davanti agli occhi, senza che il corridore della T-Mobile riesca a centrare più successi importanti.
Si ostina a puntare tutto sul Tour, si prepara al Giro di Svizzera. Parte bene, vince anche una tappa, finisce terzo; è lui l'avversario di Armstrong più quotato, invece... la solita delusione. Viene superato dall'americano durante il prologo: il suo Tour finisce dopo 15 chilometri. Migliora come sempre con il passare delle tappe, ma è troppo tardi. I chili di troppo al via gli sono, come di consueto, costati cari. A Parigi è sul gradino più basso del podio, ma è un piazzamento inaccettabile per chi, da anni, si intestardisce a voler indossare la maglia gialla sugli Champs Elysées, puntualmente fallendo, ma sacrificando a quest'obbiettivo l'intera stagione.
Non riesce nemmeno a sfruttare ad Amburgo la condizione che il Tour gli ha dato. Vince una tappa al Giro di Germania, ma anche qui la classifica finale non gli è amica: è secondo.
È sempre un peccato dover commentare così la stagione di un atleta che ha potenzialità fisiche da fenomeno, non supportate purtroppo dalla testa. Speriamo che il prossimo anno capisca finalmente i suoi errori e venga al Giro a preparare la Boucle: ne guadagnerà la corsa rosa, ma soprattutto Jan.



Eugenio Vittone

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