Petacchi fa prove di iride - AleJet primo sul circuito Mondiale
Che determinazione, Petacchi! A una settimana esatta dal Mondiale di Madrid, AleJet dimostra di poter vincere su quel rettilineo.
Se vogliamo lasciare da parte la scaramanzia, dobbiamo convenire che questo Petacchi da solo vale tre quarti di iride. L'altro quarto starà nella squadra, che dovrà tenere cucita la corsa (molto più difficile al Mondiale che non nell'ultima rilassata tappa di un grande giro, come è stato oggi), e poi stare attentissima su quel curvone ai 600 metri. Ora l'abbiamo visto e sappiamo che è insidioso: oggi è stato Mugerli a provare ad approfittare del rallentamento per andarsene, ma se al suo posto tra sette giorni ci sarà un Vinokourov, per l'Italia saranno dolori. Per questo chissà se non sarà il caso di provarci noi per primi, con un Bettini: se va, va il Grillo; se non va, c'è AleJet in agguato.
Oggi, in ogni caso, è bastato un uomo a Petacchi per gestire il complicato finale: e quando ai 200 metri lo spezzino ha messo il suo turbo, non c'è stato più niente che potesse mettergli i bastoni tra le ruote. Ci ha provato Zabel, più tignoso del solito, ma oltre ad affiancare quelle gambe dinaMitiche (provocando anche un improvviso, leggero. lecito scarto del proprietario dei suddetti arti verso il centro della strada) non ha saputo andare.
In definitiva, c'è da considerare anche che questo arrivo non del tutto lineare può provocare qualche rimescolamento di carte, rimettendo in gioco velocisti che normalmente vengono battuti con molto più margine da Petacchi. Ininfluente invece il pensiero della distanza doppia, tra una settimana, rispetto a quella coperta oggi: perché se il nostro capitano azzurro non ha stravinto a Madrid, bisogna ricordare che non è arrivato nella capitale spagnola fresco e riposato, e non solo per i 20 giorni di gara che aveva alle spalle.
Infatti nell'ultima tappa della Vuelta AleJet non ha fatto un solo sprint: ne ha fatti ben quattro. Prima dell'ultimo e decisivo, lo spezzino aveva una piccola missione da compiere, doveva strappare a Heras la maglia della classifica a punti (il colore è ambiguo: azzurro con degli ovalini gialli, con piccolo dubbio sulla forma di tali ovalini, che potrebbero sembrare anche pesciolini).
L'impresa era ai limiti dell'umano, e per questo abbiamo aperto sottolineando la determinazione di Petacchi; perché ci ha creduto, anche quando sarebbe stato molto molto più facile lasciar perdere. Heras aveva stamattina 169 punti, Alessandro ne aveva 132, addirittura meno di Menchov. Come recuperare? Come colmare il divario di 37 punti? Semplice: vincendo i tre sprint intermedi (4 punti per ogni traguardo volante) e conquistando la tappa (25 punti), si andava pari pari a 37. E appaiando Heras in testa alla graduatoria, la maglia sarebbe finita a Petacchi (5 vittorie di tappa contro 2).
La Fassa Bortolo ha tenuto insieme il gruppo (anche se c'era poca voglia di fare follie, tra i tanti possibili outsider di giornata), poi ci ha pensato Petacchi a mettere le cose a posto, conquistando davvero, uno dopo l'altro, i tre sprint intermedi (sul primo Scarponi, per conto di Heras, ha provato a rovinare il piano dello spezzino, ma senza fortuna; dopodiché alla Liberty avranno detto "massì, se Petacchi conquista la maglia bravo lui, e pace a noi", e non hanno più interferito coi piani della Fassa).
Fatto il grosso del lavoro, non restava che l'ultima volata, quella che abbiamo raccontato all'inizio; e la vittoria finale (5 tappe, record personale del 2003 eguagliato) non è che un coronamento a una Vuelta corsa splendidamente da AleJet, in costante crescendo di condizione e di risultati, e onorata fino alla fine come un irreprensibile, ammirevole professionista.
Ora Petacchi si fermerà a Madrid fino a domenica prossima, e aspetterà qui prima i compagni di nazionale, poi l'appuntamento della vita. Col pensiero, almeno con quello, gli saremo tutti vicini.