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Il delfino di Svezia - Lövkvist si prenota: «Giro e Tour» | Cicloweb

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Il delfino di Svezia - Lövkvist si prenota: «Giro e Tour»

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Si vede che è un ragazzo, nonostante sia molto alto e già pedali molto forte. Quando ti avvicini vedi la pelle imberbe e i capelli spettinati come moda insegna, e parlandoci ti accorgi di quanti sogni un ragazzo che corre in bicicletta spera di realizzare.
La carriera di Thomas Lövkvist, svedese della Française Des Jeux del 1984, è da predestinato: nel 2004, a soli 20 anni, vince il Circuit de la Sarthe con un attacco di 171 km, risultato riuscito - a quell'età - soltanto a corridori come Anquetil e Lemond, due tipi mica da ridere, si piazza 2° alla Parigi-Camembert ed arriva 2° - a paritempo con il transalpino Calzati - nel Tour de l'Avenir. La squadra francese non pullula di talenti, e tra McGee, Cooke, l'evanescente Casar e l'abulico Eisel spiccano senz'altro le doti, e la parabola lucente, di Thomas Lövkvist, che porta sul dorso le insegne di campione nazionale a cronometro, titolo conquistato davanti un certo Backstedt, uno che ha provato qualche tempo fa (in verità con scarsi risultati) un record dell'ora, seppur dietro derny, ma comunque un record dell'ora: di potenza il ragazzo ne ha.
Però il dubbio che possa essere cresciuto a pane&cronometro è forte, e per un ventenne non sarebbe di certo il massimo: di contro, essere passato professionista a 19 anni e mezzo può essere un chiaro segnale di una crescita calma e costante, senza la ricerca particolare di assurdi risultati ad effetto, così, tanto per comparire. Il 2005 di Lövkvist è roseo, e seppur non è festeggiato dalla vittoria individuale, neppure parziale, di qualche corsa, il suo nome inizia a circolare con insistenza nelle azioni delle gare che contano: il Giro del Mediterraneo chiuso al 5° posto, la Parigi-Nizza al 12°, il Giro dei Paesi Baschi corso accanto a McGee ed i migliori in salita, un Tour de France da apprendista, e poi le "chicche" delle prestazioni offerte nel Giro di Germania (14°), nel Giro di Polonia (miglior risultato: 4° in classifica generale, davanti a un certo Danilo Di Luca) e nel GP di Zurigo, prima classica di un certo prestigio conclusa nei primi dieci (8°, stesso risultato del Laigueglia corso ad inizio stagione).
Se avete bocca buona e siete disposti anche a pazientare, segnatevi il nome di questo svedesino dal corpo maestoso, perché il 2006 potrebbe vederlo come il corridore - tra le tante promesse proposte dall'anno passato - che sorprenderà di più.
La tua stagione 2005 è stata molto lunga: è iniziata a febbraio con il Giro del Mediterraneo ed è terminata ad ottobre con il Giro di Lombardia. Come pensi che una stagione così intensa possa ripercuotersi su un giovane come te?
«Spero possa avermi dato l'incanalatura corretta per la mia carriera futura. Ho corso tante tra le corse più importanti e lo stesso farò l'anno prossimo. Spero che questa stagione, la mia seconda tra i professionisti, possa avermi portato un po' di esperienza in più, anche perché in alcune corse l'esperienza è fondamentale e correrle da ragazzo può essere senz'altro un vantaggio».
Hai dato dimostrazione, a 21 anni, di correre per buoni risultati sia le brevi corse a tappe che le classiche vallonate. Pensi di essere più adatto alla classifica finale di un Grande Giro o credi di poter far meglio nelle classiche?
«Mi sento molto adatto ai Grandi Giri, e sto lavorando duro perché vincere il Giro d'Italia e il Tour de France è sempre stato il mio sogno. Forse non nel 2006, ma già tra un paio d'anni spero, e penso, di poter iniziare ad essere seriamente competitivo per la classifica generale. Per adesso punto a far bene nei giri brevi, dove peraltro posso capire come gestirmi nelle corse a tappe; in questo senso l'esperienza al Tour de France del 2005 è stata molto importante, ma diciamo che se dovessi scegliere un obiettivo per il 2006 - verosimile - potrebbe essere il Giro di Germania, una corsa che mi è piaciuta molto, ma correrò per far bene anche la Parigi-Nizza ed il Criterium del Delfinato».
Durante il Giro di Polonia sei stato tra i più forti in salita, e nel 2004 sei stato campione nazionale a cronometro. Come ti alleni affinché il bilanciamento delle due qualità non vada ad intaccare un equilibrio che pare sulla buona strada per emergere nei Grandi Giri?
«Equilibrare i periodi e le modalità d'allenamento è sicuramente il metodo migliore. La resistenza e le ripetute le patisco ancora un pochino, per non parlare dei cambi di ritmo in salita, terreno non affatto facile per un ragazzo con la mia muscolatura. Ma a me piace faticare in allenamento, ed il lavoro duro non mi spaventa. Riesco a sentire parecchio le sensazioni, e questa è una buona cosa».
C'è un corridore a cui ti ispiri, o di cui punti ad emulare la carriera? Hai un idolo in bicicletta?
«Tra quelli del passato mi piace Indurain, ma preferisco rivolgere l'attenzione a quelli che ho visto correre personalmente, anche perché per quanto mi è possibile cerco sempre di rapire con lo sguardo qualche loro segreto. Il corridore che mi piace di più, anche per un'affinità di caratteristiche, è Jan Ullrich. Lui e Lance Armstrong sono i ciclisti che insieme hanno vinto quanto di più non si possa desiderare: 8 Tour de France, la Vuelta a España, il Campionato del Mondo su strada, il Campionato del Mondo a cronometro e l'Olimpiade. Come risultati, punto ad emulare loro».
Tanti parlano della prima settimana del Tour come di sette giorni massacranti, con ritmi altissimi e caldo mostruoso. Per un nordico come te il caldo potrebbe rappresentare un problema. Come hai vissuto l'esperienza del Tour de France nel 2005, anche in ottica futura?
«Non ho avuto particolari problemi, anche se il mio era un Tour per fare esperienza e quindi non ho patito affatto il peso della responsabilità, né di qualche prospettiva particolare. Come già ho detto nel 2006 non credo che riuscirò ad essere competitivo, ma sicuramente proverò maggiormente a mettere la testa fuori dal gruppo e cercare di respirare un po' l'aria del gruppo dei migliori, ovviamente senza assilli né obiettivi iniziali definiti. Cerco di fare un passo alla volta, e tramite questo procedimento spero di poter essere uno dei pretendenti al podio tra un paio di anni. Quest'anno l'ho "soltanto" scoperto».
Ti vedremo nel 2006 al Giro d'Italia?
«Mi spiace, ma con la Française Des Jeux abbiamo scelto di correre soltanto un Grande Giro, sia nel 2005 che nel 2006, ed essendo una squadra francese la scelta ricadrà sicuramente sul Tour de France».
La "menzogna Armstrong" pubblicata dall'Equipe ha fatto parlare molto. Prima hai citato l'americano tra i corridori in attività che guardavi più spesso per rubargli i segreti. Che ne pensi di questa vicenda?
«Ho letto l'Equipe, senz'altro, ma le basi su cui fondare la mia opinione si appoggiano quasi totalmente su quegli articoli e sulle vicende che hanno riportato. Dovrei avere un quadro più ampio dell'insieme per dare un parere costruttivo, ma posso assolutamente affermare che spero nell'innocenza di Armstrong, in quanto la sua colpevolezza sarebbe davvero un brutto colpo per il ciclismo».
Tu che ci hai corso insieme - anche se non come antagonista - puoi dire di aver visto correre un atleta "umano"?
«Ero abbastanza nelle retrovie quando lui iniziava a far sul serio, ma riguardavo tutte le tappe in tv alla fine della giornata e posso dire solo che Armstrong andava veramente molto forte. Più forte di quanto io abbia mai visto fare agli altri corridori. Detto questo, lo ripeto, di più non ne so».


Mario Casaldi

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