Heras mito della Vuelta - Roberto recordman con quattro vittorie
Versione stampabileSettembre è il mese di Roberto Heras; la Vuelta è la corsa di settembre; la Vuelta è la corsa di Roberto Heras. Un sillogismo degno di Aristotele non spiega ovviamente molto di questo corridore che, quando si fa la conta di quelli che contano (scusate il bisticcio) nel ciclismo mondiale, viene quasi sempre trascurato.
Sconta il fatto di essere protagonista supremo di una corsa, la Vuelta, che malgrado gli sforzi dell'Uci e degli organizzatori non riesce ad elevarsi al livello degli altri due grandi giri. E così il fatto di aver vinto ben quattro Vuelte (record assoluto nella corsa spagnola) viene quasi sottovalutato dagli appassionati. Invece non è giusto, nei confronti dell'unico uomo che possa reggere in qualche modo il confronto, nell'ultimo decennio, con Lance Armstrong nella classifica dei plurivittoriosi delle più importanti corse a tappe, laddove il Robocop americano (Robocop perché ricostruito - la storia ci dirà come - in officina come il celebre personaggio cinematografico) assomma 7 successi (al Tour), e lo scalatore di Bejar segue a quota 4 (Vuelte). (Giacché stiamo, ecco il resto della classifica, parliamo del periodo dal '96 a oggi: Pantani, Gotti, Simoni, Savoldelli, Ullrich e Zuelle 2; Tonkov, Garzelli, Cunego, Riis, Olano, Casero e Aitor González 1).
Insomma, niente male come personaggio caratterizzante del periodo. Heras ha iniziato a vincere la Vuelta nel 2000, quando militava nella Kelme, gli avversari si chiamavano Zuelle, Olano, Casero, Tonkov, e lui era noto più che altro per una vittoria di tappa al Giro del '99 (nel giorno maledetto di Madonna di Campiglio, quindi - ahilui - non era legato nell'immaginario popolare a un bel ricordo). In quel 1999 aveva poi preso confidenza col podio della Vuelta, chiudendo al terzo posto, prodromo per la sua affermazione dell'anno successivo.
Prima della sua Vuelta 2000, in quella stessa stagione conquistò un gran bel quinto posto al Tour, risultato che, unito alla sua affermazione spagnola, fece pensare l'osservatorio del ciclismo di essere di fronte a un possibile rivale per Armstrong. Il quale non ci pensò due volte e se lo prese in squadra, sterilizzandolo così in ottica Tour. In maglia Us Postal Heras faceva il gregario in luglio e poi tendeva a scatenarsi in settembre. In questo modo arrivò secondo nel 2002, e ritornò in amarillo (allora la maglia del vincitore non era ancora "oro") nel 2003, beffando il sorprendente Nozal solo al penultimo giorno, nella cronoscalata dell'Alto de Abantos (appena 28" su Isidro gli garantirono quel sofferto successo).
L'anno scorso, nuova maglia e nuova vittoria: è stata la Liberty Seguros a fregiarsi del primo posto nella Vuelta con un Heras che, andato in testa a metà corsa, dovette guardarsi dal prepotente ritorno di Santiago "OGM" Pérez, poi pescato con le mani nelle flebo dell'autoemotrasfusione. Quindi quest'anno, la sfida con Menchov durata 15 giorni e poi finita anzitempo insieme all'interesse di una Vuelta disegnata malissimo e senza tappe vere nell'ultima settimana.
L'affermazione di questo 2005 è quella della maturità per Heras: ha vinto malgrado una ferita al ginocchio sinistro (15 punti di sutura) patita a metà gara; e ringrazia la squadra che, con una tattica perfetta, ha messo in croce il povero Menchov (abbandonato invece dalla Rabobank) sulla strada per il Puerto de Pajares, nell'ultima occasione possibile per fare la differenza e strappare la maglia oro al russo.
Il facile controllo della corsa negli ultimi giorni, e la noia che ne conseguiva, avrà confermato in Roberto la voglia di tornare a nuove sfide: lui che per un paio d'anni ha lanciato al Tour proclami poi caduti nel vuoto della sua forma scadente in luglio, ha intenzione di provare, ma realmente, a puntare tutto su una corsa diversa dalla Vuelta. E la scelta è caduta sul Giro, il prossimo, che sta nascendo in questi giorni e che per il momento si assicura la presenza di un concorrente davvero forte, a patto che sia una traslazione dell'Heras settembrino visto in questi anni, e non della controfigura mandata a scaldare il sellino al Tour nelle ultime due stagioni.
Heras potrà vincere il Giro? Perché no? Il corridore che abbiamo imparato ad apprezzare e anche ad ammirare in quattro Vueltas a España non teme confronti, non parte battuto in una corsa disegnata per chi sa andar forte in salita come tradizionalmente è la corsa rosa. Lo aspettiamo al varco, e speriamo che si presenti al meglio: se saprà imporsi, sancendo così un incontrovertibile salto di qualità, bravo lui; se vincerà uno dei nostri, il gusto per noi sarà moltiplicato.