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Giro d'Italia da Fenomeni - Salite regine nella corsa rosa 2006

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Partirà dal Belgio uno dei più bei Giri d'Italia che mano umana abbia mai disegnato. Lo diciamo praticamente ogni anno, ma ogni volta puntualmente veniamo sorpresi (in meglio) dagli organizzatori, sempre capaci di inventarsi cose buone e giuste per il bene e la gioia del pubblico della corsa rosa. "Italians do it better", potremmo dire in uno slancio di nazionalismo, riferendoci alla realizzazione di un Giro che non ha niente a che vedere con il suo cuginastro francese, quel Tour che non sa darsi un tono diverso dall'ingessatura a cui si è autocondannato da troppi anni.
Ma non siamo qui per polemizzare con gli altri, visto che all'ordine del giorno c'è questa festa italiana di un Giro che è stato presentato al MazdaPalace di Milano, in un'atmosfera di gala, ma anche di rimpatriata, con la presenza di tanti amici del ciclismo, del presente e del passato.
Un Giro bello, senz'altro, e soprattutto duro: durissimo, tanto che qualche mugugno già nei giorni scorsi si era levato dal gruppo (l'Assocorridori si era opposta alla cronoscalata nella semitappa del mattino, l'ultimo giorno di gara). Ma si sa, i ciclisti dovranno pedalare, e già sudano freddo al cospetto dell'imponente altimetria che si è parata davanti ai loro occhi. Ma se loro pensano sin d'ora a come attaccare o salvarsi sulle tantissime salite della corsa rosa numero 89, i tifosi già sognano lo spettacolo a cui potranno assistere: il terreno davvero non manca, e tutti i protagonisti potranno ritagliarsi importanti momenti sotto i riflettori.
Ma vediamolo nel dettaglio, questo Giro 2006. Si parte il 6 maggio dal Belgio, come tutti sanno: l'occasione di ricordare la tragedia della miniera di Marcinelle (in cui nel 1956 morirono 136 emigranti italiani) si salda alla consueta fame di ciclismo che anima quelle lande. Il cronoprologo di Seraing sarà la prima passerella, a cui seguiranno tre frazioni in Vallonia. Bravi, Mauro Vegni e Angelo Zomegnan (i responsabili di Rcs Sport che hanno realizzato il tracciato), ad approfittare dei percorsi per proporre alcune delle più importanti côte che animano corse come la Liegi-Bastogne-Liegi. Non semplici frazioni per velocisti, dunque, ma ampio spazio per chi vorrà fare il diavolo a quattro sin dall'inizio (pensiamo al Bettini visto quest'anno, ma anche a Di Luca o ad altri specialisti delle classiche del Nord).
Quindi primo giorno di riposo, per un necessario rientro aereo in Italia. Si ripartirà giovedì 11 maggio da Piacenza e alla volta di Cremona, con una cronosquadre, esercizio che al Giro mancava dal 1989. Non è proprio il massimo della vita, per dirla tutta, ma perlomeno è breve (38 chilometri), e quindi non inciderà troppo nel risultato. E così, facciamo contenti gli sponsor delle squadre, che amano i trenoni di corridori tutti in divisa.
Tappa piatta a Forlì, molto mossa a Saltara, dopodiché si approda al primo arrivo in salita, sulla Maielletta: una scalata più dura di quelle che solitamente punteggiano gli Appennini nella corsa rosa, e un primo scrollone alla classifica è garantito. Ancora un paio di frazioni di transizione (Termoli e Peschici, con insidie che potrebbero respingere i velocisti), poi il secondo giorno di riposo-trasferimento, quindi giovedì 18 cronometro di 50 chilometri a Pontedera.
Che per Petacchi e soci non sarà un Giro facile, si capisce guardando la Livorno-Sestri Levante: per sprinter, in teoria, ma in pratica c'è l'ennesima mina piazzata sul percorso (il Passo del Bracco, vicino al traguardo).
Da sabato 20 maggio, non si scherza più: il San Carlo, molto duro, svetta di fronte all'arrivo di La Thuile; il giorno dopo Domodossola accoglierà il gruppo proveniente dalle scalate di Gran San Bernardo e Sempione; la frazione di Brescia (questa sì, piattissima) quasi scompare alla vigilia del secondo arrivo in quota, sul Bondone, alle porte di Trento. È questa la frazione (16esima) che apre di fatto l'ultima terribile settimana di Giro.
Mercoledì 24 terzo arrivo in salita, a Plan de Corones, un'ascesa durissima (punte del 30%!) e per di più con gli ultimi chilometri in sterrato. Si balla anche nella tappa di Gemona (ma le tre salite del tracciato non saranno esiziali), quindi le Dolomiti accoglieranno due tapponi incredibili: Forcella Staulanza, Marmolada, Pordoi e arrivo sul San Pellegrino nella 19esima frazione; Tonale, Gavia (Cima Coppi, salita più alta del Giro) e Mortirolo nella 20esima, che arriva all'Aprica.
E con ciò, arriviamo a sabato 27. Ma come se tutto ciò non fosse già abbastanza, anche l'ultima giornata di gara prevede una grande novità: si tratta della cronoscalata del Ghisallo, prevista per celebrare l'apertura del Museo dei Ciclisti nei pressi del famoso santuario, e che potrà serbare gli ultimi scossoni alla classifica: 11 chilometri di ascesa che offriranno il vincitore del Giro 2006 alla consueta passerella finale a Milano.
Che dire: veramente, di tutto di più. Vedremo meno volate, una solo crono da specialisti, ma in compenso quello che potrà accadere sui tanti percorsi misti e sulle infinite salite cancellerà tutte le perplessità di quelli che parlano di Giro troppo duro. Un po' come se ci si potesse lamentare di una partita con troppi gol.

Marco Grassi

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