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Ecco i futuri leoni del pavé - Intervista doppia: Ballan e Franzoi | Cicloweb

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Ecco i futuri leoni del pavé - Intervista doppia: Ballan e Franzoi

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Alessandro ed Enrico, tanto vicini, quanto lontani: uno in ritiro a Siracusa in compagnia di Cunego, Bennati, Tiralongo e Napolitano, l'altro a Lecce per disputare gli Assoluti Italiani di Ciclocross di sabato 7 gennaio.
Rappresentano le migliori speranze azzurre per quel che concerne le tremende Classiche del Nord, dove la pioggia, il vento, il fango e il freddo la fanno da padroni.
Abbiamo pensato di proporre loro un simpatico faccia a faccia a distanza, in cui ci riassumeranno il loro 2005 appena concluso e sveleranno i programmi e le ambizioni di un 2006 che, perlomeno per Enrico, è iniziato prima ancora che terminasse il 2005.

Molti addetti ai lavori ripongono in voi le speranze italiane di vittoria nelle Classiche del Nord, voi cosa ne pensate?
Alessandro: È una bella responsabilità; io sono contento di queste dichiarazioni nei miei confronti e penso lo sia anche Enrico: siamo giovani ed essere considerati il futuro del ciclismo italiano in quelle gare è una bella soddisfazione.     Enrico: Io sono anche troppo contento di queste considerazioni, ovvio che hanno il loro peso però io ho ancora tutto da dimostrare anche nel ciclocross, per cui ho due obbiettivi.
 
Vi conoscete ormai da qualche anno, in quanto compagni di squadra alla UC Trevigiani di Remo Mosole; che rapporto si è instaurato fra di voi?
Alessandro: Conosco Enrico da 5 anni ormai, da quando è passato dilettante nella squadra dove ero io. Si è instaurato da subito un bel rapporto fra di noi e ora che mi ha raggiunto anche in Lampre mi sento un po' come un fratello maggiore, cerco di dargli dei consigli e trasmettergli quel pizzico di esperienza in più che ho acquisito, penso che stia crescendo bene.     Enrico: Ho un buonissimo rapporto con lui; abitiamo anche abbastanza vicino e se possiamo uscire in bici assieme lo facciamo molto volentieri.
 
Siete quasi conterranei, vi allenate assieme?
Alessandro: Qualche volta sì, in quanto Enrico ha la ragazza che abita nel vicentino e quando capita usciamo assieme verso Marostica e Bassano. Solitamente esco con Pozzato e Tosatto, ma non disdegno nemmeno le uscite da solo nella zona di Valdobbiadene, che pure mi piace molto perché la percorrevo quando ero in maglia Trevigiani.     Enrico: Io abito ad una trentina di chilometri da casa sua e le nostre strade spesso si incrociano quando esco in bici verso Bassano.
 
Come archiviate il vostro 2005?
Alessandro: Io lo ricorderò in maniera molto positiva, se lo scorso gennaio mi avessero proposto i risultati ottenuti, ci avrei messo la firma. Sono molto contento per quanto ho fatto in Belgio in primavera e per la vittoria, seppur un po' bizzarra, ottenuta alla 4a tappa del Benelux (gara Pro Tour, ndr). La ciliegina sulla torta è arrivata dalla convocazione al mondiale di Madrid; ero molto felice di prendere parte alla spedizione azzurra per stare vicino a campioni come Bettini e Petacchi. Mi è dispiaciuto non correre perché il percorso mi piaceva, sapevo di essere uno di quelli a rischio ma come secondo anno da prof mi va bene anche la convocazione come riserva... dicono che quando entri nel giro della nazionale dopo fai fatica ad uscirne, speriamo sia veramente così.     Enrico: Per quanto riguarda la strada, è stata una bella esperienza, in quanto il primo anno è difficile ambientarsi velocemente, inoltre bisogna lavorare un po' per gli altri e per cui nel complesso non è così facile esordire.
Per quanto riguarda il cross, fino ad oggi sono abbastanza soddisfatto, anche se mi sarebbe piaciuto vincere una corsa internazionale ad alto livello; corsa che mi è scappata per un soffio mercoledì a Loenhout, in Belgio. Peccato, ma speriamo che si ripresenti presto un'altra opportunità.
 
Ciclocross: specialità in cui eccelle Enrico, quindi facciamo riposare un po' Alessandro, e gli chiediamo quali saranno le sue prossime gare, che ne dite?
Alessandro: Eh no! (ridacchia) Ho fatto una gara a fine novembre a Faè di Oderzo, per gioco, perché mi hanno invitato. Mi è pure piaciuto, solo che ho trovato una giornata da tregenda, dopo tre giorni di pioggia consecutivi che hanno creato un pantano inenarrabile. Tutti questi fattori avversi non mi hanno comunque privato di una giornata molto divertente. Ho visto che oltre ad andare forte, bisogna anche saper correre e avere molta tecnica, sono molto contento di aver provato, chissà che un giorno non decida di emulare Enrico.     Enrico: Sabato ho i Campionati Assoluti Italiani, dove punto a riconfermare la maglia tricolore, anche se so che non sarà facile ripetersi perché pur essendo sempre più o meno gli stessi avversari, ogni anno anche loro migliorano.
 
Chi temi in particolare?
Enrico: Ce ne sono vari, c'è Aurelio Fontana che va molto forte, poi anche Toffoletti, Zampedri e anche lo stesso Malacarne che è appena passato. Son corridori che vanno forte e si difendono anche a livello internazionale.
 
Siamo sicuri che anche Alessandro sarà presente a Lecce. Vero?
Alessandro: Mi piacerebbe andarlo a vedere, sono qua vicino, per modo di dire! Ma penso che alla fine lo guarderò in televisione sperando di... vederlo bene.
 
Veramente noi intendevamo dire che tu avresti gareggiato…
Alessandro: (Risata) No no no, meglio di no, andrei a rimediare veramente una gran brutta figura contro dei campioni. La gara che ho fatto era fra noi professionisti, ed è andata bene perché eravamo in sette rendendo piacevole una competizione in cui abbiamo riso e scherzato più che gareggiato a tutta. Lascio ad Enrico le gioie del cross, per ora...
 
Il 28 Gennaio a Zeddam (Olanda) si corre una particolarissima gara di ciclocross a cui tu tieni molto.
Enrico: Sì, il Campionato del Mondo è il mio principale obbiettivo e spero che la condizione migliori ancora un pochino; comunque penso di presentarmi in ottime condizioni in quanto ambisco ad un posto sul podio, ma ogni corsa ha storia a sé, per cui è difficile prevedere.
 
Sven Nys ha annunciato che in maggio prenderà parte al Giro del Belgio su strada e che nel 2007 si dedicherà anche alla Mountain-Bike, partecipando ai Mondiali di Hooglede e puntando alle Olimpiadi di Pechino 2008: secondo te l'olandese può essere un vincente anche su strada?
Enrico: Mah, Nys è un fenomeno e probabilmente riuscirà a fare bene anche su strada, perché non è assolutamente l'ultimo arrivato e ha tutte le possibilità per andare forte. Anche sulla Mountain-Bike, vedendo i percorsi che ultimamente hanno presentato alle Olimpiadi, che assomigliano più a dei "cross prolungati", in quanto molto veloci e pedalabili e che quindi per un crossista sono ottimali.
 
Secondo te, con il passare degli anni, la preparazione e le gare di ciclocross non danneggeranno il tuo rendimento su strada?
Enrico: Ovviamente bisognerà trovare il giusto compromesso di riposo, magari non invernale, ma estivo. Poi dipenderà sempre anche dalla squadra, dagli interessi che potrà avere rispetto alla specialità o meno.
 
Solitamente il periodo invernale viene utilizzato dai team ciclistici per le agognate "ferie". Come si comporta il Team Lampre nei tuoi confronti?
Enrico: Ci sono delle gare qui in Italia, magari un po' più insidiose, in cui la squadra mi assiste direttamente. Altrimenti nella mia attività di crossista sono indipendente. Tuttavia ho un team di persone belghe che mi segue in Belgio e mi dà una grossissima mano e quando arrivo lì sono seguito da loro al 100%.
 
Il Direttore Tecnico della nazionale di Ciclocross Fausto Scotti è stato duramente criticato per le sue scelte tecniche; qual è la tua opinione in merito?
Enrico: Io con Scotti ho un buon rapporto e non ho mai sentito grosse critiche nei suoi confronti. Immagino che siano dovute alle convocazioni, ma secondo me ha fatto buone cose, cercando di aiutare i più giovani nella partecipazione a gare di buon livello che privatamente verrebbero loro precluse. Il mio personalissimo parere è che ha fatto bene a dare un'opportunità a tutti.
 
Torniamo ad interpellare Alessandro altrimenti Bennati ce lo sequestra.
Ci tenevi in modo particolare a far parte dei 9 uomini Lampre al Tour de France 2005 ma non è stato possibile. Ci sei rimasto molto male?
Alessandro: Diciamo che non ero molto contento di rimanere a casa, ma sapevo che era lo scotto da pagare per un giovane al secondo anno da professionista, devi andare dove ti mandano, sei soggetto a molti cambi di programma rispetto a quelli presentati ad inizio stagione, vieni utilizzato per sostituire l'ammalato o il compagno che non può andare a correre. Purtroppo pensavo di andare, perché sono ormai due anni che sono professionista (il 2006 sarà il terzo, ndr) e devo ancora partecipare ad un grande giro a tappe, sia esso Giro, Tour o anche Vuelta; mi sarebbe piaciuto provare per vedere i miei limiti attuali e capire dove potevo arrivare, inoltre è pur sempre utile per fare esperienza.
 
Alessandro, l'anno scorso hai vinto a La Panne, al Benelux, sei arrivato 6° al Fiandre e 3° in una tappa del Giro di Germania; ma quand'è che ti vedremo primeggiare anche in Italia?
Alessandro: Mah (ride, ndr), in Italia ho corso veramente poco, stavo facendo il conto qualche giorno fa e avrò fatto una decina di gare qui da noi su settanta, circa, da me disputate nel 2005. Quest'anno spero di farne di più in Italia in modo da farmi conoscere anche dai miei connazionali in terra natia, anche se non disdegnerei vincere qualcosina in Belgio.
 
Ragazzi, ma questa mitica Parigi-Roubaix, fa davvero paura a voi corridori?
Alessandro: Secondo me sì; non è nemmeno da considerare "gara", perché per quel che mi riguarda è più paragonabile ad una prova di forza. Il primo anno che l'ho disputata mi ero veramente spaventato perché non ero riuscito ad arrivare all'arrivo per problemi alle mani, in quanto non riuscivo a tenere il manubrio a causa delle vibrazioni date dal pavè. L'anno scorso avevo paura di incappare nello stesso problema, ma per fortuna l'allenamento specifico mi ha permesso di sopportarlo abbastanza bene. È sicuramente una gara dura, ma ho capito di poter essere abbastanza competitivo, anche se sono conscio che mi serviranno degli anni per migliorare, per conoscere bene i percorsi, i punti decisivi della gara. Spero un giorno di poter essere fra i primi ad entrare in quel mitico velodromo.     Enrico: È una corsa un po' atipica; io l'ho fatta questo anno e mi è piaciuta moltissimo, pur cadendo malauguratamente due volte ho guadagnato un trentesimo posto. Secondo me è un buon piazzamento, anche perché mi fa supporre che senza inconvenienti sarei potuto arrivare un po' più avanti. È molto strana, all'inizio il pavè non dà molto fastidio, ma con il passare dei chilometri lo si sente sempre di più, finché diventa difficilissimo pedalarci sopra; si inizia a traballare sulla bici a tal punto che sembra impossibile andare avanti. Ci sono corse altimetricamente molto più dure, ma per come la vedo io, questa è una gara a sfinimento dove è il pavè a spaccarti le gambe e a farla da vero padrone.
 
Ambite a domare il pavè?
Alessandro: Diciamo che ci proverò, come ci ho provato l'anno appena concluso, dove purtroppo sono caduto un paio di volte nei momenti decisivi, a causa della pioggia che ci ha fatto scivolare in una decina, facendoci attardare. Sicuramente potevo arrivare più avanti del 47° posto, quindi ci proverò quest'anno.     Enrico: Certo, spero con il passare degli anni di maturare una buona esperienza e puntare a fare bene.
 
Le vostre pagelle del "Cosa conta alla Roubaix":
La fortuna
Alessandro: 10 - Perché basta una foratura per compromettere la corsa, non parliamo delle cadute in cui si perde un minuto senza battere ciglio.     Enrico: 9 - È brutto dirlo, ma è determinante, perché se fori sei molto penalizzato in quanto nei tratti stretti in pavè le ammiraglie fanno fatica a passare e quindi si viene molto spesso tagliati fuori brutalmente.
 
L'equilibrio
Alessandro: 8 - Sicuramente bisogna saper correre perché se non sai andare in bici non è nemmeno da provare ad attraversare un tratto in pavè a 40 all'ora, soprattutto se è bagnato e assomiglia più ad una lastra di ghiaccio che ad una strada.     Enrico: 6/10 - Se la gara è asciutta conta ben poco, basta saper andare in bicicletta, stare un po' attenti e non si cade; se è bagnata è molto diverso ed influisce molto di più. Forse io la vedo un po' più semplice perché sono abituato a correre nel fango.
 
Il fondo
Alessandro: 9 - È molto importante l'allenamento, perché alla fin fine i tratti in pavè vanno affrontati a tutta, come fossero degli strappi secchi, quindi bisogna essere molto preparati. Una Roubaix non la si prepara in un mese...     Enrico: 10 - Influisce principalmente, perché in una corsa massacrante di 260 chilometri, il difficile è proprio arrivare alla fine!
 
La bici
Alessandro: 7 - Non si guarda eccessivamente il peso come in una gara in salita. L'importante è che sia resistente. Gli accorgimenti classici si adottano il giorno della gara in base al terreno, se è asciutto o fangoso. In linea di massima le variazioni più significative riguardano la forcella, più alta per non permettere al fango di fermarsi sulla ruota davanti; poi il carro posteriore è più lungo per ammortizzare meglio i colpi del pavè.     Enrico: 7 - Anche la bici ha i suoi componenti particolari, entrano in gioco misure e materiali un po' diversi; questo anno in teoria dovrei correre con un telaio in acciaio, con un carro molto più lungo dietro e un piantone un po' più inclinato, perché sul pavè serve molta più potenza che agilità e quindi portando il baricentro più indietro, si ottiene una maggiore stabilità e si avvertono meno le vibrazioni davanti.
 
I gregari
Alessandro: 7 - Diciamo che in una gara così è importante stare davanti, ma è molto più importante avere la gamba. Poi se hai in squadra uno come Bennati, che ora è qua in camera con me e ascolta tutto attentamente (risate), che ti dà una mano è anche meglio.     Enrico: 8 - Secondo me sono molto importanti, perché i tratti in pavè è sempre meglio prenderli in testa e in questo i compagni sono fondamentali; considerando inoltre che si prendono a velocità altissime, stare coperti è un'ottima cosa in quanto si risparmiano energie preziose.
 
Sembra ormai imminente la conclusione della carriera di Gianluca Bortolami; quanto vi peserà la sua carismatica assenza in gruppo?
Alessandro: Non si sa ancora definitivamente, sta a lui decidere, ma penso che ormai stia per appendere la bici al fatidico chiodo, perlomeno come ciclista professionista. Lui ci ha trasmesso tante sue esperienze, in quanto di Roubaix e Fiandre ne ha fatti parecchi, ci ha dato molti consigli, aiuti, sarà una grossa pedina in meno per la nostra squadra, ma soprattutto un grande uomo e per questo a noi tutti dispiacerà un suo eventuale ritiro, anche se comprensibilissimo.     Enrico: Gianluca è stato per me, e non solo, uno dei "maestri" del pavè, mi ha insegnato molto in questo anno, sgridandomi quando era necessario e sicuramente mi ha aiutato molto.
 
Qual è la vostra opinione sulla crisi di Dario Pieri e sua relativa partenza?
Alessandro: Dario se riuscirà a rimettersi in carreggiata sarà un avversario molto duro; se tornerà ai livelli di tre anni fa, cosa che gli auguro, potrà nuovamente tornare a battagliare ad alto livello in quelle gare che tanto gli hanno dato.     Enrico: Secondo me deve regolarizzarsi un po'. È pur sempre arrivato secondo ad una Roubaix quindi le qualità ci sono, sta a lui saperle tirare fuori.
 
Vincitore al Giro delle Fiandre, vincitore alla Parigi-Roubaix; quando scalziamo Boonen dal gradino più alto?
Alessandro: Eh, nel 2010 ha detto che smetterà di correre, allora da quel momento ci sarà posto anche per noi (ride). Tom Boonen è un corridore fortissimo, che ha dimostrato di esserlo non solo in queste due gare ma anche in molte altre e il suo impareggiabile record ne è la dimostrazione. Purtroppo è un fenomeno e se riuscirà a mantenere la testa sulle spalle, veramente sarà dura batterlo; se invece farà la fine di Vandenbroucke rischierà di appannarsi presto, comunque gli auguro di andare ancora così forte perché è anche un bravo ragazzo.     Enrico: 21 Muri per ora per me sono traumatici. È molto dura, i primi passano via sciolti che sembra non sentirli, poi uno dopo l'altro appesantiscono le gambe e diventa sempre più dura. Dal mio punto di vista, il Fiandre è per certi versi anche molto più duro della Roubaix, magari ci farò un pensierino quando sarò più vecchio. Per quel che riguarda Boonen, posso affermare che è un fuoriclasse, sarà molto difficile batterlo. Sarebbe importante all'inizio tenergli la ruota, per me sarebbe già tanto.
 
Oltre a voi quali altri italiani possono dire la loro nelle Classiche del Nord?
Alessandro: Secondo me Bennati potrà dire la sua, il terzo posto alla Gent-Wevelgem ne è sicuramente la conferma, dopo che aveva avuto dei problemi fisici al Fiandre e alla Roubaix. In squadra abbiamo anche Fornaciari e Corioni, uno molto esperto mentre l'altro molto giovane ma che ho visto pedalare molto bene sul pavè lo scorso anno.     Enrico: Ce ne sono alcuni. Ma penso che deve scattare la voglia che ti porta a correre al Nord e non per determinate caratteristiche personali.
 
Quale corsa, oltre alle Classiche del Nord, vi affascina di più?
Alessandro: Il Giro d'Italia.     Enrico: Ho fatto corse molto dure, come ad esempio il Delfinato, dove ho visto Armstrong in vesti diverse da quelle del Fiandre. Ho visto come si preparava e pur essendomi piazzato in una tappa per me è stato durissimo tenere il passo di certi campioni. Ci sono altre corse Pro Tour con tanta salita, che per me non sono proprio congeniali.
 
La telenovela Cunego & Simoni è giunta finalmente al termine; dall'interno come avete vissuto questa vicenda?
Alessandro: Sicuramente due galli nello stesso pollaio non vanno mai d'accordo. Ora ognuno ha preso la sua strada e potranno fare molto bene entrambi. Per Damiano sarà una grande responsabilità in quanto dovrà riconfermarsi dopo uno sfortunato 2005; di Gibo si sa che è un grande corridore e saprà fare molto bene anche alla Saunier pur non avendo a disposizione la squadra che aveva qua. Sarà una bella battaglia al Giro, son convinto che vi divertirete, noi di meno...     Enrico: Sinceramente con Cunego non ho mai corso e con Simoni pochissimo, in quanto le corse che facevo io erano ben diverse. Comunque se tutti dicono che è un bene se si sono divisi sarà meglio così e quindi entrambi troveranno il loro giusto spazio e la loro giusta dimensione.
 
Opinione sul giro del 2006
Alessandro: Mi sembra molto duro, adatto appunto a gente come Cunego, Simoni e Rujano.     Enrico: È durissimo!
 
Nutrite qualche ambizione di partecipare al Giro?
Alessandro: Per ora sono nelle liste redatte dal team. Ho sempre detto che il mio programma era impostato sul Belgio e purtroppo poi rimane poco tempo di recupero per andare al Giro. Staccherò alla fine della Roubaix per una quindicina di giorni e dopo inizierò ad allenarmi su salite lunghe, prenderò parte al Giro di Romandia e qui decideremo con Martinelli, se è il caso di partecipare al Giro d'Italia, o di staccare un po' e magari preparare il Tour de France.     Enrico: Non ci penso nemmeno, è troppo duro per me, non sarei nemmeno adatto a svolgere determinati compiti.
 
Chi vincerà il Giro del 2006?
Alessandro: Io spero lo vinca il nostro Cunego, ma vedo molto bene anche Rujano che ha dimostrato di essere molto forte.     Enrico: Speriamo Cunego.
 
E il Tour?
Alessandro: Io vedo bene Basso, in quanto tifo per gli italiani.     Enrico: Proprio non saprei, speriamo Basso.
 
Miglior giovane del 2005.
Alessandro: Gasparotto, come neoprofessionista, è stato quello che come risultati mi ha sorpreso più di tutti.     Enrico: Gasparotto, vincere il campionato italiano da neoprofessionista non è da tutti.
 
Sorpresa 2006
Alessandro: Spero io! Ma più realisticamente penso Daniele Bennati, che l'anno scorso ha vinto sei gare, di cui cinque Pro Tour, e pur essendo partito tardi a causa di problemi fisici ha saputo dimostrare di essere all'altezza. Personalmente io lo vedo come il velocista che, in Italia, rappresenta il vero successore di Petacchi.     Enrico: Nibali: l'esperienza fatta in questo primo anno gli gioverà molto secondo me.
 
La Lampre appartiene al circuito Pro Tour; c'è qualcosa che cambiereste per migliorare questo sistema?
Alessandro: Secondo me con il Pro Tour è sicuramente migliorata la situazione in squadre grosse come la nostra, perché ci dà più importanza. Però dall'altro lato della medaglia, ad esempio, le gare in Italia al di fuori del PT, hanno perso moltissimo valore, per la mancanza di molti corridori. Ora non so se gli organizzatori continueranno nel loro lavoro pur sapendo che gli atleti di spicco delle maggiori squadre non parteciperanno alle loro gare. Io cambierei i punteggi in quanto c'è troppa differenza fra vincere una tappa in un grande Giro e vincere una Classica.     Enrico: Il Pro Tour secondo me va bene così, perché attira molto di più i media, sono presenti sempre grandi corridori alle corse. Per cui la vedo come una buona innovazione. Pur penalizzando le piccole e medie squadre, questa era una manovra che andava fatta per dare maggiore risalto al ciclismo.
 
Doping... a che punto siamo?
Alessandro: Io penso che ci sia in ogni sport e, purtroppo, sempre ci sarà. Vi posso assicurare che controlli ne facciamo tanti, esami del sangue, esami delle urine dopo le corse, purtroppo nonostante tutti questi controlli c'è sempre chi è disposto a imbrogliare.     Enrico: Secondo me sono stati fatti notevoli passi avanti per debellare questo annoso problema e per rendere efficaci i controlli.
 
Che rapporto avete con Internet?
Alessandro: All'incirca una volta alla settimana controllo la posta, non sono un grosso amante, ma con calma e pazienza cerco sempre di rispondere a tutti gli appassionati che mi scrivono. Inoltre al mio paese stanno organizzando un Fans Club, quindi presto avrò anche io il mio sito internet!     Enrico: Io ho un mio sito internet che ho, purtroppo, recentemente un po' trascurato; essendo sempre di corsa mi son addirittura dimenticato di rinnovare lo spazio web e così non è nemmeno più raggiungibile. Conto di sistemare al più presto tutto, anche grazie alla mia ragazza Elena che mi dà una grossa mano a tenere i contatti con i miei tifosi, assieme a mio cognato Cristian.
 
Speranze 2006 e auguri?
Alessandro: Tutto quello di positivo che verrà sarà ben accetto, spero di riconfermarmi in Belgio e finire bene la stagione.     Enrico: Spero innanzitutto di fare un bel Campionato del Mondo a fine gennaio, vincere sarebbe troppo, ma un piazzamento di rilievo lo voglio cercare. Il prosieguo della stagione lo vivrò gara per gara, con un occhio di riguardo al mese di Aprile...
 



Andrea Sacconi

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