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«Dico Lampre, ma sottovoce» - Ruggero Marzoli ci racconta le sue settimane da disoccupato

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Giungi al traguardo di Milano-Sanremo e Giro di Lombardia rispettivamente davanti al futuro campione del Mondo, Boonen, ed al neo vicecampione del Mondo, Valverde. Ti chiami Ruggero Marzoli, e corri con l'Acqua&Sapone-Adria Mobil. Avessi corso per una delle venti squadre Pro Tour, il piazzamento della Classicissima ti avrebbe portato in dote 15 punti, e con solo quest'ipotetico piazzamento avresti avuto più punti (con tutte le remore del caso) di Giuseppe Guerini, vincitore di una tappa al Tour de France (4 punti), di Leonardo Bertagnolli, vincitore di una tappa alla Vuelta a España (6 punti) ed addirittura di David Zabriskie, vincitore di una tappa al Giro d'Italia, al Tour de France e prima maglia gialla alla Grande Boucle (7 punti). Tutti corridori, questi, che non hanno avuto problemi a trovare un posto in squadra per il 2006.
Al contrario di Marzoli che, seppur tra i primissimi del ranking europeo dell'UCI - grazie alle vittorie al Trofeo Matteotti, nella natia terra d'Abruzzo, ed una tappa del Giro di Slovenia, ma anche il secondo posto a Larciano, a Prato ed all'Haut Var, nonché il quinto al Laigueglia, il settimo alla Parigi-Bruxelles ed il decimo al Giro del Piemonte ed alla Coppa Bernocchi - è ancora senza contratto per il 2006. Ci sono "rumors", è vero, ci sono contatti, non lo nega nessuno, ma di fatto nessun foglio è stato firmato dal ventinovenne corridore abruzzese e un team manager di una squadra Pro Tour. Lo avevamo sentito qualche tempo fa e ci lasciammo con la promessa di sentirci a metà dicembre. Promessa mantenuta, cogliendo anche l'occasione di chiedere a Ruggero Marzoli qualcosa su un piccolo intervento subìto.
Sabato sei stato operato. Dove sono intervenuti e, soprattutto, come stai?
«In luglio avevo avuto un'operazione ad una fistola sul soprasella che non mi permetteva di rendere al meglio e che ho dovuto far ripulire qualche giorno fa. Il problema è che questi sono interventi che possono anche avere ripercussioni un po' più in là con il tempo, e senza colpe particolari di nessuno. Adesso siamo andati un po' più a fondo e spero che il problema non si ripresenti più».
Capitolo contratto: abbiamo letto che nelle prime convocazioni dell'Acqua&Sapone non sei presente.
«Diciamo che procede bene: al 99% firmerò con la Lampre-Fondital. C'è da sistemare qualche piccola cosa, ma nel prossimo raduno conto di essere in gruppo con i ragazzi di Saronni e Martinelli. Tra quattro-cinque giorni si dovrebbe sistemare tutto e si avranno le dovute certezze; certo è che siamo già a metà dicembre e Ruggero Marzoli non ha ancora firmato un contratto con alcuna squadra. Un po' la cosa dovrebbe far pensare».
Come mai tutto questo tira&molla per ingaggiare un atleta presente ad alti livelli da molto tempo?
«La situazione del Pro Tour ha penalizzato molto i corridori e le squadre Professional Continental e Continental semplici. Con la vecchia classifica UCI, ed i risultati di quest'anno, sarei stato molto alto in graduatoria, ed invece con il meccanismo del Pro Tour e soprattutto dei suoi punteggi mi ritrovo ad aver fatto 7° alla Milano-Sanremo, 11° al Lombardia, ed altri piazzamenti - e vittorie - in corse minori che non mi hanno portato alcun punteggio Pro Tour solamente perché l'Acqua&Sapone non ne faceva parte. Anche per questi motivi ho voluto fortemente passare nel 2006 in una squadra del circuito Pro Tour».
Sei un po' più tranquillo anche a livello psicologico, adesso?
«Senz'altro sono più tranquillo, anche perché vengo da un'operazione e segnali reali e distensivi che portano ad un contratto concreto non possono che farmi piacere. Quando si profilava lo scenario che ho passato avevo anche mollato un po' con la bici, dico la verità, mi ero buttato un po' giù e la vedevo grigia. Fortunatamente, ma lo dico sottovoce, la situazione sta migliorando, anche se si è arrivati a metà dicembre e per un corridore come me che dovrà essere protagonista alla Tirreno-Adriatico non lavorare con tranquillità in inverno è penalizzante».
Hai già ripreso a pedalare o patisci i postumi dell'intervento?
«Ho sei punti tra ano e testicoli, e quindi si può immaginare quanto possa far male sedersi su una sella, ma anche fare i movimenti più naturali. Con un po' di fortuna e buona volontà conto di iniziare a pedalare tra 10 giorni. Mi alleno in palestra, ma comunque la palestra ha poco a che vedere con quello che è il mio lavoro. Però adesso, visti anche i buoni sviluppi delle trattative, lavoro anche con più voglia».
Sei sempre stato in contatto con il solo Saronni o hai avuto altre proposte?
«Avevo avuto contatti con Bevilacqua in casa Milram, ma lì già ci sono 30 corridori. E poi si sa che firmare un contratto in questo periodo implica anche l'accontentarsi a livello economico. Alcuni amici, tra i quali Andrea Ferrigato, mi ricordano che noi corridori siamo comunque fortunati, ma è anche ovvio - rispondo io - che in una carriera come quella di un atleta, circoscritta in pochi anni di vita, si prova anche a costruirsi un futuro. Invece qui ogni anno si è sul filo del rasoio e c'è una condizione di stress tra contratti ed affini che sfiora livelli esorbitanti».
Conosci già i termini dell'accordo con la Lampre-Fondital?
«Sul fattore economico, come già detto, stiamo limando alcune cose; invece la durata dovrebbe essere senz'altro di un anno, anche perché un corridore nelle mie condizioni - non più giovanissimo, proveniente da una Professional Continental, attualmente fermo per infortunio - firma per un anno puntando alla stagione del rilancio. Diciamo che la mia volontà di passare in una squadra Pro Tour dipende molto dalla fiducia che ho nei miei mezzi. Tutto questo non significa che non stessi bene altrove, per carità, ma è pur vero che se vuoi avere la certezza di programmare certe corse, faccio l'esempio della Liegi-Bastogne-Liegi o delle tappe del Giro, devi essere in una squadra Pro Tour. C'è anche un discorso economico: mentre nelle Professional c'è un tetto che non puoi sforare, nelle squadre Pro Tour non esiste. Più vai forte, più possibilità hai di essere ripagato degli sforzi».
In pratica, ti sentivi limitato.
«Non avevo prospettive di carriera. È come se in un'azienda non contasse avere quattro lauree e parecchi attributi, ma fosse più importante avere lo stesso cognome del capo. A me piace essere valutato per quello che faccio, e non che quello che faccio non venga valutato perché non faccio parte di un certo meccanismo. Purtroppo il Pro Tour evidenzia ancora di più questa differenza tra i movimenti, e le squadre, con certi sponsor e con certi budget rispetto alle altre. Quel tetto, non solo economico, che avvertivo in una squadra Professional Continental mi limitava, e credo che in una squadra Pro Tour questo tetto possa essere abbattuto vincendo una grande gara».


Mario Casaldi

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