Basso: Giro, vengo anch'io - Ivan cede al fascino della Rosa '06
Versione stampabileIl cerchio si chiude. L'ultimo tassello del mosaico è andato a posto, l'ultima pedina si è sistemata sullo scacchiere: tutto il resto è ora trascurabile.
Ivan Basso ha finalmente sciolto la riserva, ha lasciato da parte tutti i dubbi, e si è dichiarato con lo slancio che gli appassionati aspettavano: "Correrò il Giro d'Italia". Una semplice frase che significa tanto per il ciclismo italiano e per la più importante corsa del nostro paese. Nel mondo, Basso è considerato con buone ragioni il numero uno (per le corse a tappe) del nostro movimento. Si è conquistato questa investitura anno dopo anno, scalando tenacemente posizioni su posizioni al Tour de France, dapprima quasi timidamente, all'ombra di Armstrong (anche troppo, timidamente, se ripensiamo al Tour del 2004, quando esagerò a fare il ragioniere), poi con sempre maggior coscienza dei propri mezzi, fino al secondo posto di quest'anno, conquistato attraverso una condotta di gara brillante e grintosa.
Oltre a ciò, in questo 2005 Basso ha dimostrato ciò che ormai veniva considerato indimostrabile, e cioé che è ancora possibile, nel terzo millennio, disputare due grandi giri ad alto livello nella stessa stagione. In pochi ci provano ormai (viene in mente l'ottimo Paco Mancebo, podio al Tour, praticamente podio alla Vuelta, ma facendo corsa di difesa e non di attacco come il varesino); per questo serviva un richiamo forte che fungesse da catalizzatore per un'inversione di tendenza.
Eccolo qui, il richiamo: Basso quest'anno ha fatto Giro e Tour, impressionando bene nella corsa rosa (andata perduta in fondo ad una crisi gastrointestinale sullo Stelvio), e lottando alla grande nella Boucle. Ora, con Armstrong finalmente ritiratosi, Ivan avrebbe tutto da guadagnare (secondo alcuni) concentrandosi totalmente sul Tour: via il dominatore, la strada parrebbe spianata per il suo delfino.
Lui invece, in barba alle attese, in barba alle logiche troppo logiche, in barba anche alla lucida pelata di Babbo Bjarne che remava contro, in barba anche alle sue stesse prudentissime dichiarazioni recenti (l'avevamo sentito pochi giorni fa per un'intervista radiofonica, e quasi si era adombrato per la solita domanda, "Verrai al Giro?", rispondendo diplomaticamente che i programmi non lo prevedevano); insomma, in barba a tutte queste cose, Ivan è incappato in una cosa meravigliosa: semplicemente, si è innamorato.
Ha visto il percorso del Giro 2006, ha dapprima provato (forse) a opporre la ragione al sentimento, ma poi non ha potuto far altro che cedere. "Questo Giro mi è piaciuto molto fin dalla presentazione", ha detto Ivan in Danimarca, dove è in ritiro con la squadra.
Da quel 12 novembre ad ora è passato un po' di tempo, speso per convincere Riis della bontà dell'idea di doppiare, ancora una volta, Giro e Tour. Messi a confronto i due percorsi, non v'è ombra di dubbio che a livello di fascino quello rosa faccia impallidire quello giallo; e anche il ds del Team Csc, per quanto nordico possa essere, sempre di carne è fatto, e alla fine avrà compreso fino in fondo il moto che animava il suo pupillo Ivan. Così sia, avrà concesso Bjarne, pensando alle salite tanto care a Basso (e presenti in quantità al Giro), pensando alla cronosquadre che in Italia ci sarà e in Francia non più, pensando anche all'accoglienza che le strade di casa tributeranno al campione di Cassano Magnago.
Ivan stesso conferma quest'ultimo assunto: "Ho sentito di dover tornare perché già quest'anno il Giro mi ha dato qualcosa di importante, e c'era da finire il lavoro". Ancora, precisa: "Mi sono fidato dell'istinto, come negli ultimi anni. In fondo, devo a questo il mio salto di qualità". Musica per le nostre orecchie!
Basso spiega anche la "conversione" di Riis all'idea del doppio impegno: "All'inizio eravamo entrambi scettici, ma ora abbiamo le stesse certezze. Dopo il Tour, quest'anno, avevo ancora tanto da spendere (ha dominato in lungo e in largo un Giro di Danimarca corso praticamente con una gamba), e ciò mi fa guardare a questo progetto con fiducia". Ovviamente, non di sole parole sarà necessario nutrirsi, in chiave rosa: "Ho chiesto a Riis che la Csc sia forte al Giro almeno quanto al Tour". Sacrosanto.
Zomegnan, patron della corsa rosa, manco a dirlo è in brodo di giuggiole e si frega le mani pensando a quanto questa presenza rinnovi il "lustro del Giro e contribuisca ad elevarne il rango di eccellenza". E sì, perché stando a quanto trapela da casa T-Mobile, quel disgraziato di Jan Ullrich è parimenti orientato a correre il Giro prima del Tour. E si fanno anche altri nomi buoni (Landis, forse Mayo, mentre Heras doveva venire ma sarà quasi certamente squalificato). La starting list lievita, insomma, e forse i soli Mancebo e Vinokourov mancano all'appello (ma se si facessero tentare dalla grande sfida?).
E ciò, diamogliene atto, va ascritto al merito proprio di Zomegnan e di Vegni, creatori di un Giro che ha tanta personalità e che ha la volontà (e la capacità) di smarcarsi dal cono d'ombra del Tour: il Giro è questo, è diverso, non scimmiotta i cugini ma ha tutto per brillare di luce propria. Il Giro ha una sua dignità ben definita, e rimarcata da un percorso incredibile, affascinante, "da Fenomeni". (E aspettiamo che anche la Tirreno-Adriatico venga riqualificata con un tracciato vero, completo, che possa renderci un vincitore che si impone non solo grazie agli abbuoni).
Ma torniamo con piacere a quello che stavamo dicendo sulla starting list; gli stranieri li abbiamo citati, ecco gli italiani: a parte Garzelli, che ha anticipato il programma di correre solo la Grande Boucle, ci saranno tutti. E avremo la possibilità di vedersi fronteggiare nuovamente, e stavolta (si spera), ad armi pari e al netto di gastriti e mononucleosi, Basso e Cunego, ovvero i due che già nel 2005 avrebbero dovuto dar vita ad una rivalità sportiva da cui dovevano passare le nuove fortune del ciclismo italiano. I guai fisici di entrambi hanno spostato di un anno l'incrocio fatale, ma oggi come dodici mesi fa siamo qui a fremere al pensiero di una grande e leale sfida.
Come non bastasse, non vanno dimenticati i bravissimi protagonisti del Giro 2005, Savoldelli vincitore, Simoni secondo, il sorprendente Rujano (scalatore sopraffino, se solo si confermasse) terzo, l'altrettanto inatteso Di Luca quarto (per la prima volta in grando di lottare per la classifica di un grande giro). In più, aggiungiamoci qualche giovane che, come sempre, verrà fuori (Nibali? Pozzovivo?), o cercherà conferme a quanto di interessante già mostrato (Van Huffel?). Come non contare, quindi, i giorni che mancano al 6 maggio prossimo?