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A Zurigo è solo Italia - Bettini enorme, Pro Tour a Di Luca

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Una vittoria doppia: non è un risarcimento per la brutta delusione del Mondiale di domenica scorsa, del resto sarebbe impossibile; ma una vittoria doppia resta.
Paolo Bettini ha stravinto, nel freddo e sotto la pioggia, il Gran Premio di Zurigo, terz'ultima prova del Pro Tour 2005. E al contempo, Danilo Di Luca ha vinto lo stesso Pro Tour, la challenge che da marzo di quest'anno caratterizza il ciclismo d'elite.
Bettini, partiamo da lui. Aveva, ha una gamba incredibile; al Mondiale di otto giorni fa ha messo da solo in croce metà gruppo, poi non è stato supportato a dovere dagli altri uomini della nazionale, e le cose sono finite male per tutti: lui, migliore degli azzurri, ha chiuso solo al 13esimo posto (un risultato peggiore l'avevamo colto solo nel 1983 con Saronni 17esimo, poi bisogna risalire ai nostri nonni per incontrare simili debacle); gli altri dei nostri, da Petacchi in giù, si sono squagliati nel finale.
Bettini ha covato per tutta la settimana un'insaziabile sete di rivalsa. Bruciava dalla voglia di dimostrare a tutti che il Mondiale avrebbe potuto e dovuto essere suo; e per aiutarlo nell'impresa, ci si è messa una Quick Step in giornata di grazia. Fuori il fresco iridato Boonen (si è operato in settimana per una diverticolite), compagno di squadra di Paolino, il proscenio era tutto per lui.
La squadra belga del Grillo ha lasciato fare a un gruppetto di comprimari nella prima parte di gara, poi è entrata pesantemente in gioco negli ultimi cento chilometri. La scintilla è stata accesa da Verbrugghe, che è scattato intorno al km 130 (su 241 totali), portando via una fuga molto interessante: c'erano dentro due suoi compagni di squadra (Moreni e Sinkewitz) e c'erano dentro uomini veloci come Bernucci, Clerc (già all'attacco al mattino), Haussler, e altri solidi atleti come Barredo, Devolder, Moletta, Miholjevic e Grivko.
Una situazione ottimale, se Bettini, più avanti, avesse voluto portarsi su quel gruppo e usarlo come appoggio per i suoi intenti. Il Grillo era nel frattempo in un gruppo con il fido Paolini, pronto a spalleggiarlo, e con Di Luca, leader Pro Tour, con Cunego, con Rebellin, con Valverde: praticamente tutta l'aristocrazia in gara era al fianco del toscano; e allora, per beffarli tutti, Paolo non aveva che da sorprenderli.
Così ha fatto, in effetti: insieme al solito Paolini, Bettini è partito secco in un momento interlocutorio, a circa 70 chilometri dal traguardo. Gli altri hanno indugiato, e la coppia Quick Step si è portata in men che non si dicesse sul plotoncino dei fuggitivi, che nel frattempo erano stati parecchio avvicinati.
Troppa gente intorno, comunque, per Bettini, che nella situazione non si sentiva evidentemente a suo agio. I suoi compagni (Verbrugghe, Sinkewitz, Moreni, Paolini) hanno tenuto alto il ritmo, e lui, a 36 chilometri dal traguardo, ha piantato tutti ed è partito deciso. La pioggia, il vento, le avversità climatiche, pure un incidente meccanico (un salto di catena) nulla hanno potuto contro la progressione irresistibile del toscano.
Né i componenti del gruppetto di testa (che via via si sfilacciava sugli ultimi saliscendi di giornata), né quelli che inseguivano a maggiore distanza sono riusciti a organizzare un che di concreto per ridurre le distanze, che anzi aumentavano chilometro dopo chilometro. Alla fine Bettini ha potuto contare quasi tre minuti di margine sul secondo (Schleck, che ha avuto la meglio su Bernucci per la piazza d'onore).
Sembra strano, parlando di uno dei maggiori vincenti (tre Coppe del Mondo all'attivo, due Liegi, un altro GP di Zurigo nel 2001, l'oro olimpico e molto altro) degli ultimi anni, ma quello di oggi è appena il secondo successo in solitaria di Bettini (risalente il primo al Giro di Svizzera 2004: evidentemente le latitudini elvetiche fanno bene a Paolino, che da queste parti vinse anche la sua prima corsa da professionista, al Romandia del '98).
Come dicevamo in apertura, festa anche per Di Luca. Coi 20 punti guadagnati a Zurigo (dove è stato quarto), Danilo è ormai irraggiungibile in testa al ranking, visto che quelli a lui più vicini non parteciperanno alle prossime gare: un giusto premio per una stagione vissuta ad altissimi livelli dall'abruzzese, che però (francamente va detto) dopo il suo splendido Giro d'Italia, chiuso al quarto posto, si era dileguato un po' troppo dal palcoscenico internazionale.
 


Marco Grassi

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