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A chi piace il Giro 2006? - Lo abbiamo chiesto ai protagonisti | Cicloweb

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A chi piace il Giro 2006? - Lo abbiamo chiesto ai protagonisti

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Simoni: «Nessuna paura, ma farò corsa d'attesa»
È un Simoni sereno e sorridente quello che incontriamo pochi minuti dopo la presentazione dell'89a edizione del Giro d'Italia. Se Gibo fosse un modello e Zomegnan un sarto, potremmo dire che questo Giro è tagliato e cucito su misura per il trentino.
Sembrano dissoltesi del tutto le ombre che avevano avvolto Gilberto durante questa stagione difficile; se ne sono andate con la firma del nuovo contratto che lo lega alla formazione spagnola Saunier Duval, con la quale potrà correre il Giro finalmente svincolato da scomodi ordini di scuderia e con la squadra votata totalmente alla sua causa: centrare la terza affermazione nella corsa a tappe della penisola, che gli sfugge da due anni.
Con la pacatezza e la disponibilità che lo contraddistinguono, Simoni risponde alle nostre domande e lascia trasparire le sue ambizioni, le sue perplessità, ma anche le preoccupazioni che riguardano questo Giro che ha appena preso vita in una fredda serata di metà novembre, al MazdaPalace a Milano, laddove tra poco più di 6 mesi sfreccerà il gruppo compatto pronto per la passerella finale (per la volata siamo ancora in dubbio, ma Vinokourov non c'entra!), con la maglia rosa sulle spalle di chi avrà dimostrato di saper domare al meglio quello che si preannuncia un percorso da brividi.
Gilberto, il Giro si è mostrato ai nostri occhi. Che te ne pare?
«(sorride) È duro...».
Partiamo dal principio analizzando il percorso. La cronosquadre: il Tour la toglie dall'edizione 2006, il Giro la reinserisce.
«Mi sembra un continuo rincorrere. Certo è un gesto atletico notevole, per certi versi anche bello. A me per esempio piace molto seguirla in tv, ma correrla proprio no. Diciamo che è di troppo, ma in questo Giro di troppo c'è un po' di tutto e alla fine sarà una corsa per scalatori».
L'ultima settimana?
«Ci sarà da dosare per bene le forze, non solo in quella settimana, ma anche prima, per non arrivarci troppo stanco. Nella terza settimana bisognerà gestirsi bene giorno per giorno, però io ho già fatto giri duri come questi e per me non è una novità. Anche la Vuelta anche se è più in là nella stagione, richiede una gestione delle energie ottima e penso di saperlo fare».
La cronoscalata (se si farà) e l'idea delle due semitappe: che idea ti sei fatto?
«Non penso che il Ghisallo possa decidere la corsa, e penso che la soluzione delle due semitappe non toglierebbe ai velocisti la possibilità di giocarsi lo sprint a Milano».
Visto il percorso, quali delle ultime tappe credi che possano essere decisive?
«Un arrivo in salita è sempre decisivo e quest'anno sono tanti. Tutte le ultime tappe, viste le grandi salite, sono decisive. Scalate come il San Pellegrino, il Fedaia o il Plan de Corones già da sole farebbero una tappa, affrontate insieme ad altre montagne sono davvero dure».
Per il secondo anno di fila si vuole rievocare il ciclismo eroico proponendo un tratto in sterrato. Il Plan de Corones lo conosci?
«Sì, e mi lascia perplesso. È duro. E poi è molto rovinato. Vorrà dire (ride) che faremo cambio bici, andremo su in mountain bike. Anche se devo riconoscere che lo scorso anno il Finestre era davvero perfetto. Vedremo...».
Nel 2006 avrai la squadra al tuo servizio. Cosa cambia con il fatto che correrai da solo e non con Cunego?
«Mi sto rendendo conto che sto vivendo un periodo molto sereno, perché mi sono liberato di un peso, di tante preoccupazioni. E poi mi rasserena il fatto che ho una squadra che crede in me, che crede che io possa ancora fare bene. Mi hanno preso all'ultimo, in un momento per me difficile, sono felice. Poi avrò a disposizione una formazione forte, ricordo in particolare Koldo Gil, che lo scorso anno ha già vinto una tappa a Pistoia e poi Garate, che fa sembre bene qui al Giro».
Che Giro hai in mente ora?
«È un Giro duro, un Giro in cui non ho voglia di prendermi la responsabilità della corsa, ci saranno tanti corridori che potranno farlo e che hanno voglia di vincere. Insomma, credo sia un Giro in cui si potrà anche attendere, aspettando le montagne».
Ma almeno a casa tua farai il diavolo a quattro?
«I trentini dovrò scaldarli, perché solitamente sono molto freddi, perciò mi auguro di fare bene».
Hai più voglia di cimentarti in questa nuova sfida o più paura visto il terribile percorso?
«A 35 anni non si può avere paura. Certo bisognerà stare concentrati, ma la voglia c'è ancora, più della paura».
Prima di salutarci, qualche nome è d'obbligo.
«No, non voglio fare nomi ora, è prematuro, però certamente saranno scalatori. Ci sarà Rujano che vorrà far bene, anche se non potrà più contare sull'effetto sorpresa come lo scorso anno. Non lo lasceremo correre coperto, dovrà scoprire le sue carte anche lui da subito. E poi se proprio devo sbilanciarmi e dare un nome secco dico Danilo Di Luca, che sicuramente preparerà la corsa rosa molto bene».

Eugenio Vittone

 


Sella: «Sono fiducioso, c'è tanta montagna»
Ha già partecipato a due edizioni del Giro d'Italia: nella prima ci ha fatto emozionare con una splendida e solitaria vittoria a Cesena; nella seconda ha sfiorato il colpaccio con un "pazzo" attacco all'inseguimento dei fuggitivi di giornata nella tappa dello Stelvio. Il "Salbaneo" (folletto che nelle tradizioni popolari vicentine popolava le zone boscose) fa pretattica e dice di non sentirsi pronto alla scalata in classifica, ma il percorso del 2006 ci sembra molto adatto alle sue caratteristiche e abbiamo pensato di interpellare direttamente l'interessato.
Emanuele, allora, ti piace questo nuovo Giro?
«Certo che sì! È un gran bel Giro, per parafrasare l'amico Paolo Belli. Senz'altro adatto agli scalatori. Personalmente non mi piace tanto la partenza dal Belgio, perché se è un Giro d'Italia, deve essere corso in Italia. Non tanto la prima tappa all'estero che ci può anche stare, ma le due successive personalmente le avrei preferite in Italia in quanto ritengo più bello un Giro classico che percorra le nostre strade».
Non pensi che la motivazione che ha spinto l'organizzazione a partire dal Belgio sia da ricercare nella voglia di far acquisire maggior visibilità alla corsa rosa anche all'estero?
«Non conosco bene le motivazioni che hanno portato la partenza in Belgio. Personalmente sapevo solo dell'anniversario di Marcinelle, perciò avrei visto bene esclusivamente la partenza, per ricordare i nostri connazionali morti in quel terribile incidente e tutte quelle persone di origine italiana che tuttora vivono e lavorano in Vallonia».
L'ACCPI (Associazione italiana dei corridori professionisti) ha criticato la disposizione delle due giornate di riposo, qual è la tua opinione?
«Il primo giorno, così come è strutturata la partenza, è necessario in quanto il trasferimento dal Belgio non è semplicissimo, sia per gli atleti che per i mezzi al seguito. Anche il secondo è indispensabile per raggiungere Pontedera senza grossi affanni. Il problema è che poi ci aspetteranno 11 tappe (12 se ci saranno le due semitappe conclusive) molto impegnative, in cui un altro giorno di riposo avrebbe giovato, in un giro in cui saremo sottoposti ad un grosso stress fisico ma anche psichico. Tutti questi problemi, più che altro logistici, ci obbligheranno a dosare le forze per non trovarci nelle ultime decisive tappe in riserva troppo presto».
Negli ultimi anni abbiamo visto aumentare lo spazio a disposizione nel palinsesto televisivo Rai, a favore di eventi come quello andato in scena al MazdaPalace. Anche questi avvenimenti avvicinano la gente al ciclismo?
«Sicuramente è molto utile trasmettere la presentazione in tv, in quanto il Giro d'Italia è uno degli eventi più seguiti e dando spazio anche a queste manifestazioni di contorno si invoglia la gente a seguire questo sport. Credo inoltre che sia interessante, per la gente che ci vede sempre fare fatica e dare spettacolo in sella ad una bici, poterci seguire anche in questi appuntamenti più "mondani". Navigando in internet mi sono accorto che moltissimi appassionati erano interessatissimi al percorso del 2006 e reputo molto utile il diffondersi di questo mezzo di informazione sempre molto aggiornato e facilmente accessibile anche per uno come me, che con il computer non si trova a proprio agio».
Nel nostro forum di Cicloweb scrive un "personaggio" che tu dovresti conoscere. Ti suona familiare il nome "Morris"?
«Altroché! L'ho visto poche settimane fa ad una cena. Mi aveva invitato come ospite sportivo ad un incontro a Forlì e mi diceva che partecipava attivamente nella vostra community. Lui è proprio un personaggio, ovviamente nel senso buono del termine. È uno che la sa lunga ed è molto piacevole parlarci assieme perché è simpatico e molto preparato, quando inizia a parlare non riesci più a ribattere perché con le sue parole "incanta"».
L'accrescere della popolarità del nostro sport è data anche dall'avvento di giovani promettenti e brillanti, anche sotto l'aspetto fisico. Come giudichi la chiamata sul palco di Grillo durante la presentazione, magari a tuo discapito?
«Penso che dovendo chiamare uno per squadra, hanno logicamente preferito Paride a me, perché lui è più "personaggio". Ora io non so se nei prossimi anni dimostrerà tutto il suo valore, ma se dovesse andare forte, come mi auguro per lui, la sua simpatia e la sua allegria lo renderebbero un beniamino di molti appassionati. Poi l'amicizia con Paolo Belli ha reso il tutto più divertente sia per noi che per tutti gli spettatori».
Analizziamo i passaggi fondamentali della prossima corsa rosa. Sei intimorito dalla presenza di quasi 100 chilometri, da affrontare contro le inesorabili lancette del cronometro?
«Il cronoprologo e la cronosquadre non mi preoccupano particolarmente. Il prologo è corto e non influirà moltissimo; la cronosquadre consentirà di limitare i danni contro il tempo grazie anche ai compagni, mentre la crono di Pontedera potrebbe costare parecchi minuti, a noi scalatori, se non la si affronta con la giusta concentrazione e condizione fisica, anche in considerazione del fatto che si arriva da un giorno di riposo che, molto spesso, ha portato più danni che benefici. Ma sono abbastanza fiducioso perché poi c'è veramente molta salita e noi scalatori avremo a disposizione il terreno per rimediare».
A Passo Lanciano non si deciderà il Giro, ma probabilmente vedremo chi non lo vincerà, sei d'accordo?
«Sì, certo. Penso che il primo arrivo in salita assesterà qualche scossone alla classifica, ma bisognerà stare sempre molto attenti perché le tappe più tranquille potrebbero rivelarsi le più insidiose. In questo la squadra sarà molto utile per cercare di tenere le prime posizioni e non rischiare di rimanere coinvolti in cadute, soprattutto all'inizio quando i partecipanti saranno ancora molto numerosi».
Dopo due positive partecipazioni alla corsa rosa, spesso all'attacco, come interpreterai la prossima edizione?
«Nelle prime settimane rischierò il meno possibile cercando di risparmiarmi per l'ultima che si presenta veramente difficile e senza un attimo di tregua. Le ultime cinque tappe, con ben tre arrivi in salita, non consentiranno più a nessuno di nascondersi e penso che il divertimento per chi ci guarderà sarà assicurato. Io personalmente non credo di correre all'attacco, ma di rimanere in attesa, vedere cosa fanno i big ed eventualmente tentare di accodarmi ai loro tentativi. Poi ovviamente se durante gli ultimi giorni la condizione dovesse essere buona, proverei qualcosa».
Cosa pensi dell'inserimento di tratti sterrati nelle tappe di montagna?
«Lo scorso anno nella penultima tappa eravamo fra due ali di folla che letteralmente ci sospingeva, segno che la gente ha apprezzato. Sicuramente è qualcosa di unico per lo spettacolo, che entusiasma anche noi, però è solo un qualcosa che va ad aumentare un grado di difficoltà già di per sé elevato. Alla fine sul Finestre abbiamo corso su di un tratto sterrato veramente in perfette condizioni, molto bello e quindi si poteva andare tranquilli, però non si può dire come sarebbe stata con la pioggia, non mi entusiasmerebbe molto imitare Sgarbozza e salire camminando nel fango con in mano la bici a pezzi!».
L'anno scorso eri partito molto bene con i piazzamenti a Lugano, alla Milano-Torino e alla Tirreno-Adriatico, poi cosa è successo?
«Nel momento in cui dovevo riposarmi un po' mi è venuta una fastidiosa bronchite che mi ha costretto a letto, vanificando parte della buona preparazione che avevo fatto sino a quel momento. Poi sono rientrato al Giro d'Oro e al Giro del Trentino per cercare di riacquisire una discreta forma. Al Giro ho pian piano ritrovato una buona condizione che mi ha permesso di rientrare in classifica pur mancando l'acuto, ma a tre tappe dalla fine ho avuto una ricaduta che ha quasi messo a rischio la conclusione della mia gara. Al termine del Giro ho staccato la spina per riprendermi completamente e riposarmi un po'. A luglio sono rientrato alle gare riuscendo a centrare una buona vittoria di tappa e la classifica finale del Brixia Tour».
In conclusione, facci qualche nome oltre al tuo per il Giro 2006.
«Ah beh, il mio lo potete pure togliere! Vedremo, sicuramente devo fare ancora molta esperienza e maturare un po'. I miei favoriti coincidono con i soliti noti: Simoni senza dubbio si candida per un posto sul podio con le buone prove di fine stagione; Cunego avrà una grossa voglia di riscatto; Savoldelli dovrà difendere la maglia; Rujano se andrà forte come lo scorso anno si giocherà il Giro considerando anche l'esperienza acquisita dalla precedente edizione; Di Luca si è trovato in una condizione particolare, se uscirà bene dalle classiche con una condizione stratosferica come quella di quest'anno lo vedremo nuovamente lì davanti a battagliare, dei cinque è comunque quello che vedo meno adatto per le corse a tappe, ma potrei sbagliarmi o aver saltato qualcuno, anche volutamente...».

Andrea Sacconi

 

Zomegnan: «Torneremo al sud nel 2007»
Angelo Zomegnan, responsabile degli eventi sportivi di RCS Sport e patron della corsa Rosa, nonché disegnatore assieme a Mauro Vegni del percorso, dichiara che «questo Giro è davvero molto bello. Duro, selettivo, adatto agli scalatori. E siccome sono gli scalatori i ciclisti che piacciono di più alla gente, ci aspettiamo che il Giro d'Italia 2006 possa essere davvero molto, molto spettacolare». Su alcune province un po' trascurate dal Giro 2006, Zomegnan dichiara che «di province in Italia ce ne sono molte, ed ovviamente scegliendone qualcuna si deve necessariamente andare a discapito di qualche altra. L'anno scorso, ad esempio, sono state valorizzate molto le valli del Piemonte che ospiteranno quest'inverno le Olimpiadi invernali, mentre - dopo la promozione del 2005 - sono state un po' snobbate, ma credo sia comprensibile. Lo stesso dicasi per il sud della Penisola, che ha vissuto l'esordio del 2005, vivrà quello del 2007, e che è stato limitato nei percorsi dall'edizione di quest'anno».
Già in diretta televisiva l'ex giornalista della Gazzetta dello Sport aveva preventivato l'ipotesi che l'ultima giornata di corsa potesse non svolgersi su due semitappe, anche se effettivamente la presentazione, le cartine ed i chilometraggi le annoveravano come certezze, in quanto l'UCI doveva dare la propria conferma. Punzecchiato sulle percentuali di realizzazione di tale proposta esclama un "ponziopilatesco" «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere», come se poi la realtà non sarebbe venuta a galla. Difatti, qualche giorno fa l'evento (le due semitappe finali) è stato messo in seria discussione dall'Unione Internazionale, così come le semitappe di Giro dei Paesi Baschi e Giro di Polonia, al pari della corsa Rosa eventi "Pro Tour". 

 

Mario Casaldi

 

Savio: «Tutti per Rujano, ma spazio anche a Belli»
L'89° Giro d'Italia è e sarà oggetto delle cronache non soltanto grazie ai protagonisti che lo animeranno: si tratta infatti di un Giro scoppiettante già da sé, ricco di novità e soprattutto contrassegnato da molte, molte salite. Se i velocisti storcono il naso di fronte a un tale percorso, Gianni Savio, team manager e ds della Selle Italia - Colombia, non può che mostrarsi entusiasta: «È un bel Giro, evoca il fascino del ciclismo antico e a noi piace particolarmente perché disegnato su misura per gli scalatori; categoria a cui appartiene il nostro giovane Rujano, che già quest'anno si è classificato terzo».
Savio spiega che il Giro d'Italia sarà l'obbiettivo principale della prossima stagione per il suo team, e che punterà, con Rujano, alla classifica generale.
Ancora incertezze su coloro che schiererà al via delle tre settimane in quanto l'organico 2006 è incompleto - ai 16 componenti della rosa attuale dovrebbero aggiungersi un paio di atleti - e perché il percorso, sebbene chiaro nei tratti essenziali, è ancora in via di definizione.
Una formazione volta alla classifica dunque, ma la combattiva Selle Italia - Colombia non si smentisce: «Il nostro battitore libero sarà Wladimir Belli: gli daremo spazio e sono certo che si migliorerà rispetto allo scorso anno». Altro corridore da tenere d'occhio sarà, a parer nostro, Walter Pedraza, giovane campione colombiano. La scommessa italiana di Savio si chiama Alberto Loddo, velocista ventiseienne cui ha offerto la possibilità di rilancio.
«In un mondo mediatico come il nostro aumenta l'interesse del pubblico che ama le imprese» afferma il Principe. Se è giusta la sua teoria, la Selle Italia - Colombia fa parte delle squadre che più riusciranno nell'intento di animare il pubblico con le imprese degli scalatori. Per questo, e per i risultati finora conseguiti, il team professional metà colombiano e metà italiano merita senza dubbio la partecipazione all'89° Giro d'Italia.

 

Enula Bassanelli

 

Cassani: «Petacchi sbaglia, velocisti abituati troppo bene»
Abbiamo incontrato Davide Cassani, commentatore tecnico ormai storico di RaiSport, e lo abbiamo punzecchiato su di alcuni aspetti del Giro d'Italia e del ciclismo in generale. Vede il malumore palesato da Alessandro Petacchi come una comprensibile difesa della categoria dei velocisti, «perché credo che 11 tappe per velocisti siano troppe, ed io nel Giro 2006 ne conto 7 se i velocisti si dimostreranno forti e determinati. Un terzo del Giro dedicato a loro credo sia il giusto numero, ma forse negli anni passati i velocisti erano stati abituati troppo bene, e questa inversione di tendenza potrebbe averli un pochino destabilizzati. Sarebbe un peccato per noi italiani non vedere Petacchi in corsa, credo che questo lui lo sappia e si regolerà di conseguenza». La durezza del Giro d'Italia induce Cassani a pensare che «qualche tappa potrebbe essere affrontata con prudenza, ma è anche vero che sì è gridato al record di durezza del percorso quando invece per me non è così: il Giro d'Italia 1999, secondo me, presentava più salite ed era più duro, ed anche guardando quelli trascorsi non è che ci sia stato chissà quale incremento. È un Giro molto bello, perché ci sono almeno 12 tappe dove la classifica cambierà, e quindi lo spettacolo sarà assicurato. Assisteremo ad un grande Giro d'Italia».
Uno dei possibili partecipanti alla corsa Rosa, almeno stando alle parole del suo team manager, potrebbe non essere al via per una squalifica, tutta ancora da confermare, per uso di Epo: «È un peccato, ma è giusto che se Heras ha sbagliato debba pagare. Ci rimette lo spettacolo, ma si guadagna in credibilità. Si sono commessi molti errori in passato sotto questo punto di vista e adesso purtroppo serve una linea rigida e dura. Io mi auguro con tutto il cuore che possa dimostrare la sua totale estraneità, come successo recentemente al nostro Fabrizio Guidi». In effetti, anche l'italiano che difende i colori della Phonak Hearing Systems, squadra elvetico-spagnola, era risultato positivo al primo test, che poi venne smentito dalle controanalisi, con esito negativo. «Sappiamo benissimo che il controllo sull'EPO può anche rivelare dei falsi positivi. Io mi auguro che ciò non avvenga e che si possa chiarire il tutto, anche perché come già ho detto prima i controlli ci sono, sono eseguiti in maniera rigida e non lasciano scampo», dice Cassani sull'effettiva credibilità di tanti controlli in cui non combaciano i campioni A (quelli dei primi esami) con i campioni B (quelli usati per le controanalisi).
Il facile accostamento "ciclismo=doping" di molti organi di informazione, dei media e dei non-appassionati è però fomentato nell'anno in cui viene smascherato il 7 volte vincitore del Tour de France Lance Armstrong e si grida alla positività senza attendere la conferma del 4 volte vincitore della Vuelta a España Roberto Heras: «È tutta un'altra cosa, ed è un discorso completamente diverso anche se si vuole parlare dei media. Se facciamo controlli antidoping a posteriori avremo probabilmente tutti positivi, perché se si vanno a fare controlli sull'atletica, sul calcio, sul nuoto e sul ciclismo di 20 anni fa chissà cosa uscirebbe fuori. Fare quello che ha fatto il Tour de France, secondo me, dimostra molto della scorrettezza di gestione della corsa francese».

Mario Casaldi

 

Ballerini: «Giro bello e "cattivo", ma io mi sarei arrabbiato»
A fine presentazione il Mazdapalace è colmo di tesserini verdi, quelli riservati alla stampa, che si lanciano all'inseguimento ed alla caccia dei corridori e dei probabili protagonisti della corsa presentata. Ascoltando gli addetti ai lavori, lasciati respirare un po' di più rispetto ai ciclisti, ci siamo imbattuti nella proverbiale simpatia e disponibilità di Franco Ballerini, uno degli ultimi esponenti italiani per quanto riguarda una corsa proibitiva come la Parigi-Roubaix e selezionatore della Nazionale italiana professionisti da Lisbona 2001, corsa dalla quale è iniziata la sua avventura azzurra che ha portato ad un Campionato del Mondo (Zolder 2002, Cipollini), un'Olimpiade su strada (Atene 2004, Bettini) e medaglie di argento (Lisbona 2001, Bettini), di bronzo (Verona 2004, Paolini) e di legno (Hamilton 2003, Bettini) nonché molte critiche riguardanti la gestione dei capitani, le convocazioni ed alcune scelte tattiche in corsa. Lo abbiamo interrogato sulle caratteristiche del Giro d'Italia 2006 e su quanto la corsa Rosa possa fornirgli indicazioni sul prossimo Campionato del Mondo che si svolgerà in Austria, sul circuito di Salisburgo, nel settembre dell'anno prossimo.
Il Ballerini corridore avrebbe retto pochissime tappe di questo Giro d'Italia, e lo sappiamo...
«...ci sarebbe voluto molto bicarbonato per uno con le mie caratteristiche...».
...Mentre il Franco Ballerini selezionatore della Nazionale italiana di ciclismo su strada che ne pensa?
«Preferisco commentare il Giro d'Italia da spettatore, e sicuramente da quest'ottica sarà un Giro molto, molto bello. Il ciclismo crea entusiasmo quando si riesce veramente a vedere la selezione, e nel ciclismo di oggi la selezione riescono a farla solamente pendenze e difficoltà importanti. Questo Giro d'Italia ha un po' di tutto: dalla cronometro a squadre a quella individuale, dalle grandi montagne agli arrivi in salita, quindi sicuramente creerà entusiasmo, farà innamorare molti tifosi, facendo incavolare taluni ciclisti e rendendone felici talaltri».
Se possiamo accostare le due maggiori corse a tappe possiamo dire che il Giro d'Italia 2006 si è un po' "tourizzato", inserendo quella cronometro a squadre che il Tour de France ha tolto.
«Il Tour l'ha tolta e il Giro l'ha inserita, io credo comunque sia una bella prova. Richiede impegno e completa il Giro d'Italia. Bisognerà poi vedere come saranno determinati i distacchi, se reali o con gli sbarramenti come negli ultimi due Tour de France, ma comunque non credo sarà l'esercizio cardine su cui costruire la vittoria di questo Giro d'Italia, vista l'ultima settimana».
Tornando all'incavolatura, così palesata, da parte di qualche corridore, che ne pensa del lamento provenente dall'Associazione Corridori Professionisti che si è schierata contro le troppe difficoltà nelle tappe e soprattutto contro le semitappe finali? Crede anche lei che rendendo più difficile un percorso si possa andare incontro alle intenzioni di lotta contro il doping e contro le soluzioni di buonsenso che forse i ciclisti si auguravano?
«Io credo che i percorsi possano essere difficili e duri, ma le corse le fanno sempre i corridori e la loro interpretazione della gara. Ci sono corse pianeggianti che creano una selezione allucinante, mentre in gare più dure, magari, si vedono dei gruppetti di venti corridori giungere all'arrivo tutti insieme. Sarà l'interpretazione degli atleti a stabilirlo, certo che sulla carta è un Giro "cattivo" e questo va detto. Ci sono arrabbiature, però la fatica fa parte dello sport che si è scelto di fare».
C'è il rischio che l'eccessiva durezza di alcune tappe possa portare ad un'eccessiva prudenza? Ovvio che poi alcune pendenze faranno selezione anche se affrontate a ritmo blando.
«In alcune circostanze ci potrà essere qualche tappa affrontata con eccessiva prudenza, questo è possibile, ma sicuramente prima o poi arriveranno le tappe che offriranno le occasioni ai corridori di far valere le proprie qualità e dove si accenderà la bagarre. Ai tifosi piace vedere l'atleta che scatta e che stacca tutti, e nel Giro d'Italia 2006 c'è il terreno che lo permette. Ripeto: io sarei stato uno tra quei corridori che si sarebbero arrabbiati nel vedere un profilo altimetrico del genere».
Che ne pensa della quasi rinuncia alla partecipazione in diretta televisiva di Alessandro Petacchi?
«Credo fosse più una provocazione. Lui, il principe delle volate, che vede a primo impatto pochi arrivi adatti a lui si è sentito forse trascurato. Ma il Giro d'Italia per un italiano rimane sempre la vetrina più importante, ed anche se a prima vista ha voluto lanciare tale provocazione credo già che le notti a venire possano portargli parecchi consigli».
La prima parte del Giro d'Italia, così vicina nei percorsi alle Ardenne appena concluse, potrebbe permettere a Franco Ballerini di far lavorare un po' più serenamente un gruppo scelto di corridori verso i Campionati del Mondo di Salisburgo 2006, che sembrano più duri di quelli di Madrid 2005, senza dover contare necessariamente su un mese di agosto che molte volte induce i corridori a sforzi maggiori per farsi vedere e convocare in maglia azzurra?
«Intanto c'è da scoprire il percorso austriaco andandolo a vedere il prima possibile con i tecnici, ed in base a quello faremo alcune considerazioni insieme. Potremmo provare, analizzando i programmi dei corridori, a scegliere qualcosa già dai mesi di Ardenne e Giro d'Italia, ma credo comunque che quando si tratta con un uomo si debbano valutare giorno per giorno quali siano le sue condizioni. A volte creare una rosa, escludendo qualcuno, potrebbe poi costringere a far entrare uno di quelli esclusi facendolo sentire come una ruota di scorta e non sarebbe producente. Quelli prescelti dovranno essere prescelti veramente. Vedremo cosa si potrà fare».

 

Mario Casaldi

 

Il Giro sulle "Dolomiti Stars": «Percorsi duri e paesaggi splendidi»
"Sono i corridori a fare la corsa", è questa la frase di rito pronunciata da molti addetti ai lavori, ma chi rende possibile lo svolgimento della stessa? Ogni anno a decretare il vincitore sono le strade d'Italia, i percorsi, le tappe a cronometro, i tracciati nervosi, le salitelle, ma soprattutto i tapponi di montagna, spesso quelli Dolomitici.
Come non ricordare la tappa con arrivo a Zoldo Alto? Lo scatto di Simoni, la risposta di Basso, la crisi di Cunego, lo spettacolare attacco di Savoldelli in discesa e, dopo l'ascesa a Palafavera in compagnia di Basso, la ritrovata gioia per una vittoria che al Falco mancava da tanto, troppo tempo?
Il Giro offre emozioni dal punto di vista sportivo, ma percorrere l'Italia da cima a fondo consente di ammirare paesaggi non comuni che ci fanno viaggiare con la mente. Dal 2003-2004 il Consorzio "Dolomiti Stars", che riunisce gli operatori turistici delle aree Ski Civetta, Falcade, Arabba e Marmolada, si impegna, al fianco di RCS, nell'organizzare i passaggi rosa all'interno delle splendide Dolomiti venete. A pochi giorni dalla presentazione della seconda partecipazione alla corsa rosa abbiamo chiesto a Renzo Minella, responsabile marketing di "Dolomiti Stars", come stavano andando le cose: «Siamo molto soddisfatti dei risultati fin qui ottenuti, in quanto il nostro obbiettivo a breve termine era quello di localizzare geograficamente il "Dolomiti Stars" e grazie alle iniziative di Gazzetta questo risultato è stato raggiunto prima del previsto. Inoltre è nostra intenzione offrire agli appassionati, ma anche ai semplici turisti, dei "pacchetti vacanza" legati all'evento rosa».
Il connubio Dolomiti-ciclismo è da sempre molto sentito, dal prossimo anno saranno inoltre organizzati nuovi eventi di contorno alla corsa rosa: «Le nostre montagne sono molto amate dai pedalatori e molto frequentate per la bellezza dei paesaggi, ma anche per la spettacolarità dei percorsi sia su strada che off-road. Non ci limiteremo ad ospitare, come l'anno scorso, una tra le tappe più suggestive della corsa rosa: in ambito ciclistico, dal 2006, "Dolomiti Stars" darà anche ai cicloamatori la possibilità di percorrere da protagonisti le stesse strade su cui si saranno affrontati i campioni in lizza per la maglia rosa. L'appuntamento con la 1a Gran Fondo "Dolomiti Stars" è per domenica 28 maggio 2006, due giorni dopo la spettacolare tappa con arrivo a Passo San Pellegrino - Falcade. Inoltre, sempre con la collaborazione di RCS, organizziamo un Challenge sciistico a fine stagione in cui promuoveremo anche il Giro. Dal 5 al 7 dicembre ripeteremo la simpatica esperienza vissuta lo scorso anno, dove i grandi campioni del ciclismo del passato si cimenteranno in alcune gare sciistiche nel comprensorio "Dolomiti Stars"».
La tappa del 2006 presenterà un percorso con un dislivello altimetrico notevole; i ciclisti saranno concentrati nel loro sforzo massimo in salita, mentre gli spettatori potranno, nell'attesa, ammirare i magnifici panorami offerti dalla natura. I più suggestivi saranno sfiorati dal tracciato: «L'anno prossimo verrà valicato il Passo Staulanza ai piedi del Monte Pelmo e del Civetta; il Passo Fedaia con la meravigliosa Marmolada che offre da sé un grande spettacolo, anche se non siamo ancora in grado di confermare il passaggio per la "storica" strada dei Serai di Sottoguda, questa è comunque l'indicazione che abbiamo dato a RCS; il Passo Pordoi con lo sguardo sul Monte Sella e sul Sass Pordoi e infine l'arrivo in cima al Passo San Pellegrino dove si incontrano le Cime di Costabella, dell'Om, Bocche e Col Margherita».
"Dolomiti Stars" si è impegnata nella valorizzazione del territorio dolomitico e nello stipulare accordi di pubblicizzazione in modo da dare visibilità alla zona. L'accordo quadriennale con RCS ne è la prova più evidente: «Sì, stiamo inoltre pensando di organizzare comunque, anche al termine del quadriennio, un arrivo o una partenza ogni anno, in modo da dare continuità alla nostra iniziativa».
L'Italia presenta in ogni sua regione degli splendidi scenari ambientali anche se non è possibile presentarli tutti. Il notevole sforzo economico necessario per accaparrarsi un passaggio di tappa ha fatto storcere il naso a molti appassionati, soprattutto al centro-sud, che si sono sentiti snobbati dalla corsa rosa: «Mi rimetto alle dichiarazioni di RCS, che sono relative ad una richiesta scarsa e non qualificata, ma credo che già dal prossimo anno il sud sarà maggiormente interessato. Per quel che ci riguarda l'impegno è consistente, abbiamo infatti un gruppo di 5-6 persone che lavora tutto l'anno per coordinare i rapporti con gli enti territoriali e con RCS».

 

Andrea Sacconi

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An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano