Valverde, che peccato - L'iberico si ritira, tappa a McEwen
Alla vigilia dei Pirenei il Tour perde un protagonista e Armstrong un avversario. Alejandro Valverde è stato messo fuori causa da una fastidiosa tendinite al ginocchio sinistro, e ciao Francia. Beffa delle beffe, l'infortunio del miglior giovane (fin qui) della Grande Boucle ha avuto origine proprio nel giorno più bello, quello della vittoria di Valverde a Courchevel, in cima a una salita su cui lo spagnolo aveva resistito ottimamente (con Rasmussen e Mancebo) a Lance, per poi batterlo in volata.
Il texano ci rimase un po' male, e deve aver mandato qualche maledizione all'impudente ragazzo che aveva osato precederlo, sicché un colpo del ginocchio sinistro di Valverde contro il manubrio della sua stessa bici ha dato origine in pochi giorni ad una dolorosa tendinite. Impossibile pedalare come si deve, impossibile tenere il ritmo dei migliori, in special modo sulle tante cime pirenaiche che domani e domenica si susseguiranno senza lasciar fiato alla carovana.
Valverde ha provato oggi a resistere, a far passare in qualche modo 'a nuttata, ma il fatto è che il buio durava da tre giorni, e si faceva sempre più fitto. Nella frazione del Galibier Valverde ha iniziato a soffrire, poi ha sperato di riprendersi stando coperto nella tappa di ieri, imbottendosi al contempo di antidolorifici, ma la situazione è precipitata e oggi, capendo di non tenere le ruote del gruppo nemmeno in pianura, ha salutato la compagnia al rifornimento, dopo 76 chilometri di gara.
Che cascami avrà questo forfeit sulla corsa? Non secondari, se Valverde avesse avuto la capacità di confermarsi ai livelli delle Alpi. La Illes Balears non potrà più giocarsi la "tenaglia", tra Alejandro e Mancebo, per attaccare Armstrong; il quale si vede venire a mancare un avversario promettente e abbastanza vicino in classifica (3'16"). Ora la difesa della maglia gialla diventa un tantino più semplice per l'americano. Che felicità per chi si aspettava fuoco e fiamme sui Pirenei (dove peraltro il gran caldo attende i corridori).
Ma oggi c'è stata anche una tappa, corsa a perdifiato (quasi 47 all'ora, dov'è la novità?), e bisogna darne conto. Ha vinto MagicEwen, che ha centrato il suo terzo successo in questo Tour, eguagliando se stesso dell'ultimo Giro e migliorando il suo personale score al Tour, dove due volte (2002 e 2004) aveva portato a casa due vittorie, ma si era sempre fermato lì.
Anche oggi Robertino l'australiano ha fatto una monelleria, manifestatasi con una scodata sulla linea dell'arrivo che ha fatto innervosire O'Grady (già vittima delle testate di Tours). Ma, quand'anche fosse volontaria (e non pare poi troppo), la manovra è risultata del tutto irrilevante ai fini del risultato, e la giuria non ha preso in esame ipotesi severe nei confronti di Mc.
A dire il vero, Robbie e la sua Davitamon se lo sono dovuti proprio sudare, questo successo. La squadra belga ha dovuto tirare tutto il giorno per avvicinare cinque attaccanti che erano scappati a quasi 9' (Flecha, Horner, Voeckler, Turpin e DaCruz), e quando nel finale la benzina dei gregari di McEwen era finita, c'è stato l'intervento dei Discovery, che evidentemente hanno energie da vendere, a dare una mano per recuperare. Sorprendente quanto queste due squadre siano amiche, tanto da sembrare in alcuni frangenti quasi una cosa sola (torna in mente il lavoro di Ardila al Giro in favore di Savoldelli nella decisiva tappa del Colle delle Finestre).
Sia come sia, gli Esploratori di Armstrong hanno dato spinta al gruppo mentre davanti la situazione era cambiata, con Chavanel che negli ultimi 14 km si era inventato un numero davvero notevole, riagguantando da solo i cinque della prima ora e portandosi poi via Horner in un contropiede che è sembrato a lungo destinato a concludersi in trionfo, e si è invece afflosciato ad appena 200 metri dal traguardo.
Chavanel e Horner, anziché gestire al meglio il risicato margine, si sono guardati troppo nell'ultimo chilometro (cioè: non "troppo" in assoluto, non è che si siano fermati; troppo in relazione al fatto che su di loro incombeva un plotone lanciato. I due dovevano partire dal presupposto che secondo è meglio che decimo, e tirare a occhi chiusi fino a 50 metri dalla linea, e invece non l'hanno fatto); in quel mentre, Rodriguez stava già pilotando alla perfezione MagicEwen davanti a tutti, e l'australiano, vista anche l'assenza di Boonen, ha avuto vita facile contro O'Grady e Hushovd.
Rimarchevole il quarto posto di Guido Trenti, l'altro beneficiato dal ritiro di Boonen: finora era stato l'ultimo uomo del belga nelle volate, ora ci prova in proprio e ha iniziato da un quarto posto. Niente male, niente male davvero.