Un Vino ubriacante - Doppio Alexandre: tappa e quinto posto
Che campione, che mago, che matto che è Alexandre Vinokourov. Il kazako è una fonte di spettacolo continuo, e non si ferma mai, neanche all'ultima tappa. La classifica diceva che la miseria di 2" lo separavano, dopo la crono di Saint-Etienne, dal quinto posto di Levi Leipheimer.
Con tutto il rispetto per l'americano della Gerolsteiner, non era nemmeno troppo giusto che lui, regolare ma quanto mai anonimo per tutto il Tour, precedesse quel fuoco d'artificio vivente che è Vinokourov.
Un altro, al posto suo, si sarebbe messo l'anima in pace e avrebbe tirato i remi in barca; ma se è per questo, un altro al posto suo si sarebbe anche depresso dopo i 6' persi a Courchevel, e invece, siccome un altro è un altro e Vinokourov è Vinokourov, il giorno dopo la sua debacle alpina Alexandre si mise in testa di vincere e rientrare in classifica, e ci riuscì attaccando da lontanissimo su montagne come Madeleine, Télégraphe e Galibier.
E oggi, come degna conclusione del suo Tour di alti, bassi e fantasia, siamo certi che abbia guardato quei 2" e, con un sorriso sornione, abbia pensato: "Questo Leipheimer me lo bevo d'un sorso". Il piano del kazako è andato in scena al primo sprint intermedio, a metà tappa. Sfruttando una leggera salitella, Alex è scattato secco per andare a prendere l'abbuono che gli avrebbe permesso di superare il rivale; ma la Gerolsteiner vigilava, e ha scatenato un inseguimento che, se pur non ha impedito a Vino di conquistare i 6" destinati al primo al passaggio, ha permesso a Leipheimer di piazzarsi al secondo posto e di rintuzzare, con i 4", l'attacco. Stesso tempo, a quel punto, ma la somma dei centesimi nelle cronometro avrebbe favorito l'americano, a quanto pare.
Ora, a posteriori, diciamo: per fortuna che Levi ha risposto al kazako su quel traguardo volante. Perché così Alex si è trovato nella condizione di doversi inventare un'altra magia. E puntuale, l'ha inventata.
Sul circuito dei Campi Elisi, con il tempo di gara ormai neutralizzato per la pioggia (per evitare rischi di cadute) e quindi con Armstrong già investito del successo finale, gli scatti si susseguivano. Ma tutti erano tenuti a tiro dal gruppo tirato dalle squadre dei velocisti. Per tornare al discorso di base, però, bisogna dire che "tutti" non sono Vinokourov.
E infatti quando il kazako ha piazzato la sua stoccata, a due chilometri e mezzo dal traguardo, è parso subito chiaro che quella non era un'azione come le altre. Insieme a lui si trovava incidentalmente Krivtsov, che però non ci ha creduto fino in fondo, e si è staccato dopo nemmeno un chilometro. Vino invece, testardo e caparbio, è andato avanti come un mulo, tenendo quei due passi di margine sugli inseguitori.
Colpevole la Gerolsteiner ad aver sottovalutato non tanto l'azione in sé, quanto - prima - l'idea che Vinokourov potesse davvero provare ad attuare quella follia. Fortunato (audax iuvat!) Alex ad essere raggiunto da un discreto proiettile come McGee, che ha dato nuovo impulso alla manovra offensiva e con le sue trenate ha collaborato sensibilmente a tenere il gruppo a distanza di sicurezza. Ma la voglia di Vino era talmente tanta che in volata l'ha pure spuntata sull'australiano, che pure è una ruota molto veloce.
Le motivazioni sono tutto, o quasi, nella vita. Ma bisogna saper fare leva, su questi stimoli, bisogna saper toccare i tasti giusti. Vinokourov tutto questo lo sa fare alla perfezione. E conferma che uno dei motivi per amare il ciclismo oggi viene da lontano; dal Kazakistan, per la precisione.