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Le parole di Pozzato - «In una settimana tutto è cambiato» | Cicloweb

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Le parole di Pozzato - «In una settimana tutto è cambiato»

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Vedi una chioma bionda sorridere ed allargare le braccia al cielo, e ti viene in mente che quella scena l'hai già vista sei giorni fa, in Germania, ad Amburgo per la precisione. Manca solo l'abbraccio con Paolini non appena passato il traguardo, perché stavolta la festa Quick Step è stata singola e non in coppia. Vince Filippo, detto "Pippo", Pozzato, vicentino classe 1981 indicato sin da molti anni come uno dei talenti più fulgidi del panorama ciclistico italiano ed internazionale.
Crebbe nella Mapei, Pozzato, in quella fucina di talenti che il team di Squinzi allevò qualche anno fa. Quei ragazzi (Cancellara, Rogers, Giordani, Freire, tanto per citarne alcuni) hanno cambiato team, sono andati a correre altrove dopo che quel laboratorio di ciclismo si fermò in contemporanea all'uscita di scena del marchio Mapei dal ciclismo. In Fassa Bortolo Filippo Pozzato iniziò subito col botto: successo di tappa nel circuito di Sabaudia e vittoria finale della Tirreno-Adriatico. Tutto questo nel 2003, a marzo 2003, quando il biondo vicentino non aveva ancora compiuto 22 anni.
Prima si era imposto nel Trofeo Laigueglia, classica ligure di inizio stagione che di solito premia campioni affermati o campioncini in erba con le stimmate inconfondibili dei cavalli di razza. Battè Di Luca, Erik Dekker, Boogerd e Bettini, tutti corridori che avevano fatto delle vittorie il loro pane quotidiano. Poi le incomprensioni con Ferretti, per il ruolo marginale assegnato al corridore durante la Milano-Sanremo (dove, tra l'altro, cadde lungo la discesa del Poggio) e qualche battibecco di troppo senza pensare all'allenamento più che al contorno del ciclismo.



Pippo Pozzato sul podio del Giro del Lazio


Dopo quella Tirreno-Adriatico, insomma, il buio. Un po' di luce tornò l'anno scorso durante il Tour de France, quando si aggiudicò una tappa lasciando intravedere le doti di finisseur e passista-veloce che tutti gli avevano riscontrato l'anno precedente. Il tutto, ovviamente, condito dal bis nel Trofeo Laigueglia, corsa che nessun corridore è riuscito ad aggiudicarsi per due volte prima di Pippo.
«Ci tenevo a far bene, a dimostrare gratitudine alla squadra e far vedere loro che non avevano sbagliato a puntare sul sottoscritto - confessa nel dopogara il vincitore del 71° Giro del Lazio Filippo Pozzato - e direi che ci sto riuscendo. Che strano però, fino ad una settimana fa ero a 0 vittorie ed ero una delusione, anche per me. Dopo il Giro della Regione Vallone, dove ho colto un buon secondo posto di tappa, ho capito di avere un buon colpo di pedale e la Classica di Amburgo ed il Giro del Lazio vinti in sei giorni non fanno che dimostrarlo. Spero adesso di tenere la condizione per San Sebastian, il Giro di Germania ed il Giro di Polonia, che sono le prossime corse del mio calendario. Forse sono percorsi troppo duri per uno con le mie caratteristiche, ma sarebbe un peccato vanificare una condizione eccelsa come questa».



Pozzato tra Fischer e Szczawinski sul podio di Nettuno


È raggiante, Filippo, concede mille foto, ma non autografi, forse più "perditempo". «È stato commovente verificare e vedere - aggiunge il vicentino - come un Campione qual è Paolo Bettini, che ha vinto un oro alle Olimpiadi e due Coppe del Mondo, si è messo a disposizione del sottoscritto. Ha ripreso da solo Emanuele Sella, che pure aveva avuto una buonissima intuizione ed andava davvero forte, e quando mi è passato vicino per dirmi "oggi vinci tu, tranquillo" nello stesso tempo mi ha responsabilizzato e caricato. La volata? Semplice, anche se avevo un po' lo spettro del Campionato Italiano e forse sono partito troppo lungo; ma, visto com'è andata, magari parto un po' lungo anche la prossima volta». E l'abbraccio con Bettini a fine corsa è senz'altro un ulteriore spot per il ciclismo.

Gli altri due nomi che compongono il podio della prestigiosissima corsa italiana sono due nomi (e cognomi, di cui uno difficilissimo!) che non suscitano entusiasmi e non spostano le folle, ma per battere corridori come Di Luca, Iglinskiy e Garzelli sono sicuramente corridori validissimi: il brasiliano Murilo Fischer, già vincitore di una tappa nell'ultimo Giro della Cina, e Krzysztof Szczawinski, polacco che negli sprint è sempre ottimo piazzato.
«In caso di arrivo in volata era proprio Fischer il corridore da aiutare - ci spiega Valerio Agnoli, ragazzo frusinate che si è messo in evidenza con una fuga da lontano - e la mia squadra, la Naturino-Sapori di Mare ha svolto alla perfezione questo compito. Peccato per la caduta negli ultimi chilometri di Filippo Simeoni, che ci teneva particolarmente a tentare l'anticipo della volata nel circuito cittadino conclusivo. Personalmente sono soddisfatto della mia corsa, anche perché ero reduce da una gastrite che mi aveva debilitato in settimana, ed in quanto punto a caricare la gamba in vista del Trittico Lombardo di fine agosto, dove spero di centrare la prima vittoria in Italia».



Un sorridente Cunego in ammiraglia a fine gara


La squadra rivelazione del Giro del Lazio, però, è senz'altro la Ceramica Flaminia, l'unico team laziale professionista (la sede è a Civita Castellana, nel viterbese) che alla fine ha riscosso il terzo posto finale (con il corridore polacco) e, perciò, il podio, nonché il premio per il miglior scalatore della prova (grazie alla fuga di Maurizio Varini).
È Massimo Podenzana, uno dei direttori sportivi della squadra (fu Campione d'Italia nel 1993 e 1994), a raccontarci le emozioni del team: «Per noi questa corsa valeva come un Campionato del Mondo, ed un terzo posto in un Campionato del Mondo è un ottimo risultato - trattiene le lacrime a stento mentre parla. La squadra è stata straordinaria, a cominciare da Varini, per finire a Martella, Spadi e Szczawinski, che con questa volata ci ha regalato un piccolo grande sogno. Il polacco è un corridore abbastanza veloce nei gruppi ristretti, e potrebbe essere un vincente in corse più dure. Nelle volate di settanta corridori è però un piazzato, ma a noi senz'altro va benissimo anche così. Per una squadra piccola come la nostra non è facile emergere, ed una vetrina importante come il Giro del Lazio potrà farci conoscere anche all'estero, per non parlare dei confini italiani. Oggi noi abbiamo vinto, e se siamo stati così bravi vuol dire che il nostro lavoro lo sappiamo fare».
Nulla di più vero, anche perché le squadre Professional, per non parlare delle Continental, hanno dei problemi di budget e sponsorizzazioni non indifferenti. «Ora ce ne andiamo alla Due Giorni Marchigiana - continua Podenzana - sperando di raccogliere ancora qualche bel piazzamento in vista del Trittico Lombardo, sperando magari in un invito per il Giro di Lombardia che si disputerà a metà ottobre. Ecco, un piazzamento al Lombardia, sarebbe il regalo più grande che possa sperare di avere da quest'anno di esordio».

Per dei protagonisti raggianti, ci sono anche le note dolenti: innanzitutto, la sede stradale del circuito cittadino di Nettuno, che gli atleti hanno percorso due volte e mezza (il terzo giro si è fermato con l'arrivo). Il lungomare Matteotti era perfetto, senza dubbio, ed ha assicurato una volata pulita e sicura; ma le altre strade... un pianto vedere, dall'elicottero della Rai, il fondo di strade come via La Malfa, via Cavour, il fondo sconnesso nella curva con via Romana che ha fatto cadere anche un corridore (si trattava di Failli, in quel momento in fuga), e quel dosso subito dopo la curva che immetteva sul lungomare Matteotti, causando più di qualche sobbalzo ai corridori lanciati.
Sicuramente una pecca organizzativa che non giova all'immagine del Giro del Lazio, né al futuro della corsa a Nettuno. Altra pecca, stavolta non imputabile alla gestione della corsa, lo spostamento della corsa ad agosto, invece che a settembre come fino allo scorso anno. Era sabato, era molto caldo, era agosto: tre condizioni che hanno portato molte persone in spiaggia piuttosto che sulle strade di Nettuno a tifare i corridori. Le fasi finali della corsa erano in realtà più "popolate", ma senza quel calore che una corsa così prestigiosa richiede: la RCS Sport dovrà puntare a riportare la gara a settembre, o magari ad ottobre prima del Giro di Lombardia, assicurandosi così un maggior numero di appassionati, di tifosi, ma anche solo di curiosi, ai bordi della strada.
Dopo Bettini (Giro del Lazio 2002), Bartoli (Lazio 2003) e Flecha (2004), un altro ottimo corridore nell'albo d'oro personale che Nettuno, da cinque anni a questa parte - quattro edizioni del Giro del Lazio e l'arrivo di tappa del Giro d'Italia 2001 vinto da Quaranta - tiene per il ciclismo.

A fine giornata, mentre gli inservienti dell'organizzazione spostavano le transenne e si ripristinava il traffico, drammatica conseguenza di una rimozione di automobile nelle zone di parcheggio riservate alla corsa: un uomo di Anzio, non trovando la macchina nel posteggio dove l'aveva lasciata, si è catapultato sul tetto del Comune di Nettuno minacciando di gettarsi se non gli fosse stata restituita la vettura. Vani i tentativi di Vigili Urbani e Polizia di farlo desistere, è servito l'avvento di uno zio del folle protagonista di questo teatrino a farlo scendere, non prima di aver fatto preoccupare per l'incolumità sua e dei curiosi che si erano assiepati ai piedi dell'orologio del Comune quando la lavorazione in ferro che orna il tetto del palazzo comunale stava cedendo perdendo un paio di pezzi che sono finiti inevitabilmente sulla strada.
Un amaro epilogo, per fortuna risoltosi senza feriti né gravi conseguenze, che magari si abbina anche al consiglio dato per la corsa: a settembre, con meno caldo, c'è anche meno pericolo di colpi di testa degli spettatori...

Mario Casaldi



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