Ivan ci prova in tutti i modi - Basso attacca, tappa a Serrano
Un Tour agli sgoccioli offre ancora lampi di spettacolo, e soprattutto offre un Ivan Basso che ancora non si accontenta, e prova in tutti i modi a staccare Lance Armstrong. Salvo poi ammettere che «Lance è imbattibile, non molla di un metro, e io ce la sto mettendo tutta per metterlo in difficoltà», anche se poi «il Tour non è ancora assegnato, finisce domenica», e a questo punto se non sapessimo che Ivan è un gran bravo ragazzo ce lo immagineremmo di notte a infilare spilloni in una bambolina voodoo del texano.
Già, perché solo un qualsiasi malanno (o una caduta) potrebbe togliere Lance di mezzo, dato che se tecnicamente è vero che il Tour finisce domenica, è anche vero che spazio per attaccare non ce n'è più: non ce n'è domani, nella pur interessante Issoire-Le Puy en Velay (153 km molto mossi, ma destinati al più ad accogliere un'altra bella fuga di comprimari), né tantomeno nella crono di sabato a Saint-Etienne, figurarsi poi nella passerella finale sui Campi Elisi, col pensiero del gruppo già rivolto alle vacanze.
Tutto questo non toglie che Basso sia stato una volta di più davvero bravo. La salita che portava all'arrivo di Mende (intitolata a Jalabert che qui vinse nel '95, nel giorno della festa nazionale francese - il 14 luglio - e per di più in maglia trois couleurs di campione nazionale: fu un tripudio, oltralpe) è durissima ma purtroppo breve (solo 3 km), e quindi l'attacco del varesino, puntuale come da annunci della vigilia, non ha potuto giovarsi di un terreno particolarmente adatto.
Ha scremato il gruppo, lasciando davanti tre colossi e mezzo (Ivan e Lance, e poi ovviamente Ullrich, e il buon Evans, ottavo in classifica), ma a Basso è mancata la distanza, per poter seriamente impensierire Armstrong.
E comunque vedere l'americano in maglia gialla dannarsi per tenere la ruota di uno scatenato Ivan riempie di orgoglio noi italiani, che in quest'ultima settimana abbiamo riconosciuto nel varesino un vero campione, che non ha avuto paura di esporsi e di giocarsi (quasi) a fondo le sue chance per porre un termine alla tirannia a stelle e strisce, prima che questo termine arrivi per autoimposizione domenica, col ritiro del grande Armstrong.
Il Basso timido di dodici mesi fa, quello che a La Mongie raccattava una bella vittoria di giornata per grazia ricevuta dal grande feudatario di Francia, e che non si azzardava mai a uscire dalla ruota del marziano per provare a punzecchiarlo, non c'è definitivamente più. Ora c'è un campione che, seppur abbia un palmares assai scarno, è consapevole dei suoi enormi mezzi, e non si spaventa di mettersi faccia a faccia contro il più temuto competitore dell'era contemporanea, di sfidarlo, di punzecchiarlo, di mettere in discussione la sua leadership nella corsa che ormai pare a lui consacrata.
Basso non ha staccato Armstrong, ma di buono c'è anche che ha distanziato - non si sa mai - Rasmussen, terzo in classifica, di ulteriori 37". Buon per Ullrich, pure, che domani potrà provare a riprendersi il podio contro il tempo e contro il danese, mentre Ivan ormai è in una botte di ferro, e al 99% porta a casa un secondo posto che migliora il terzo dello scorso anno e che in prospettiva non può che far sognare il pubblico italiano.
Tutto questo mentre la vittoria di tappa l'ha festeggiata lo spagnolo Marcos Serrano Rodríguez, andato in fuga al km 39 con altri 9 (tra cui Pellizotti), col gruppo che ha lasciato fare. Sull'ascesa finale Serrano è rimasto dapprima con Merckx e Vasseur, poi a un chilometro dalla vetta li ha staccati. Insieme alla Milano-Torino 2004 è il più bel successo della sua carriera. Complimenti.